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Autore: Ephi    11/07/2011    4 recensioni
[Storia sospesa causa altro lavoro in corso.]
Mai pensato che io non volessi essere come voi? Mai pensato che io volessi essere semplicemente Astoria?
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La Sala Comune era gremita di gente, chi al bancone agitava cocktail, chi comodamente chiacchierava reggendo un bicchiere di Whisky Incendiario, chi elegantemente giocava a scacchi e di tanto in tanto indicava con un gesto un altro giro di Martini.
Daphne si diede un'ultima occhiata allo specchio e si sorrise. Era bella, compiaciuta di se stessa, e doveva, perché lo era davvero. Uscì dal bagno e si diresse verso la sorella più piccola, in procinto di prepararsi anche lei, quella sera, un po' di malavoglia, ma per Daphne avrebbe fatto questo e altro.
- Tirateli su, quei ciuffi - le disse lei avvicinandosi e prendendo due forcine dorate, scoprendole un po' quel viso che le assomigliava così tanto. - Sei perfetta, adesso.
Astoria le sorrise, voltandosi. Pronta, proprio come doveva essere sempre.
Daphne le sorrise tutta contenta e andò a prendere i suoi trucchi, ma la sorella la fermò. - Faccio da sola, grazie Daph.
- Niente sfumature di blu, Ast, ricordatelo.
- Promesso. Scendi pure, che io arrivo.
Mentre abbondava di matita nera sugli occhi Astoria capì di non volere niente dei Greengrass, eppure aveva tutto. Stesso viso perfetto, stessa carnagione pallida, stesso biondo dorato, tutte cose che Daphne sapeva esaltare al meglio, cose che invece, lei, tollerava poco.
La ricordava bene la volta che era tornata a casa coi capelli rossi. Sua madre stette quasi per svenire, mentre la sorella la trascinava al piano di sopra per salvare la situazione. Alla fine, Daphne convinse la madre di aver immaginato tutto, avendola accuratamente posizionata sul divano, come se si fosse addormentata per caso, quel pomeriggio.
Ma oggi, aveva deciso di fare tutto questo per sua sorella. Si alzò e provò a salire su quei tacchi che aveva indossato una volta sola ad una di quelle feste che i Zabini davano a inizio primavera. Quasi rischiò di cadere due volte, ma alla fine riuscì a ritrovare l'equilibrio.
La sua figura slanciata la bloccò davanti allo specchio, e cominciò ad osservarsi. Il rossetto rosso che Daphne le aveva pennellato sulle labbra la rendeva una bambola di porcellana, come il vestito argento e nero che indossava. Si sentiva a disagio, molto. Respirò a fondo due, tre, quattro volte, uscendo dalla sua stanza.
A passi lenti raggiunse la grande scalinata, sporgendosi appena per vedere sotto nel grande salone. Daphne girovagava tra i tavoli, ridendo di tanto intanto con i suoi invitati. Notò Blaise dall'altro capo della Sala, mentre si intratteneva con delle ragazze. Anche Pansy era intenta a divertirsi, e non poco, scambiando battute con un avvenente compagno di scuola. Tutti erano a perfetto loro agio. Doveva esserlo anche lei.
Scendendo i gradini attirò non pochi sguardi, e la stessa Daphne, bellissima, nel suo vestito verde smeraldo, la raggiunse, dandole due baci sulle guance.
- Spero vi allieti quanto allieta me avere mia sorella Astoria in questa serata. Vi prego di essere con lei cortesi, come lo siete sempre con me. Buona continuazione – concluse Daphne, che riprese quello che stava facendo, dopo averla accolta come si deve.
In pochi secondi già una miriade di persone le erano intorno, presentandosi, altri Zabini, nuovi compagni, tutta gente che lei aveva solo visto per caso, ora le si dimostrava e la ammirava, come non aveva mai fatto.
- Uguale a Daphne, uguale! Mamma come siete belle! - continuavano a ripeterle, non appena faceva un passo. Ogni tre per due qualcuno le porgeva un bicchiere di Champagne, cosa che lei accettava volentieri, per non destare antipatie.
Dopo sei o sette bicchieri dovette fermarsi per forza, dirigendosi in una delle stanze collegate al salone. Si appoggiò al davanzale della finestra, per riprendere un po' di fiato. Quelle feste erano estenuanti, non riusciva a capire la carica della sorella.
- Non riesci a reggere la concorrenza?
Una voce parlò in quella stanza, ma non riuscì a capire chi fosse.
- Prego? - Chiese guardandosi in giro.
- Tua sorella. Direi che ha molta più fama di te e di sicuro più in voga. Eppure hai destato non poche attenzioni, questa sera, credo la raggiungerai anche tu.
- Sinceramente della fama me ne faccio ben poco.
- La prima persona da cui lo sento dire qua dentro.
Da una delle poltrone si alzò una figura in tailleur nero, spense la sua sigaretta nel posacenere lì accanto e si voltò verso di lei.
- Bhè, non posso che dire che le voci erano vere. Impressionante.
Il ragazzo la osservò ancora, facendosi avanti e uscendo dalla penombra. Aveva corti capelli biondi, più dei suoi, due occhi quasi vitrei, di quel grigio simile al fumo della sigaretta che andava dissolvendosi.
- Astoria Greengrass.
- Già. E tu chi saresti?
Lui parve stupito, ma sorrise, divertito. - Non mi conosci?
- Te lo avrei chiesto, altrimenti?
- Ehi, ehi, calma. Chiedevo l'evidenza.
- Bhè per me non eri evidente fino a stasera.
Lui rise, avvicinandosi. - Draco Malfoy – le disse, porgendole la mano. - Ovvio che non mi conosci, ad ogni cena a casa mia, dei Greengrass venivano solo tre su quattro, ora ricordo.
- Chiedo scusa per la scortesia, ma avevo di meglio da fare – le rispose, togliendosi quei tacchi bastardi.
Draco ritrasse la mano, tacendo.
- Bhè, che hai da guardare? - le chiese lei, prendendosi in mano le scarpe.
- Non sei abituata a portarle, vero?
- Preferisco le Converse.
- Le trovo bizzarre.
- Sono come me, allora.
Draco rise ancora, evidentemente divertito da quella assurda persona che si trovava davanti.
- Adesso scusami, ma devo andare, mia sorella potrebbe cominciare a preoccuparsi. Non posso scappare, gliel'ho promesso.
- Niente tacchi?
- Lasciami respirare fino alla porta, porca miseria. E piantala di ridere.
Draco alzò le mani, tacendo e chiedendo venia. La osservò uscire, mentre ricercava ancora quell'equilibrio, ridacchiando ancora fra sé e sé.
Era davvero la cosa più assurda che avesse mai visto in quel dormitorio, e di sicuro la meno adatta a farne parte, ma, sempre di sicuro, la più bella.





noticina: avrete notato che il capitolo di prima una sorta di prologo. ebbene, la storia contiuerà su questa base. ringrazio chiunque la legga perché ci tengo molto. see u soon :3
  
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