Ecco,
questo
capitolo è esattamente la trasposizione scritta di quello
che dicevo alla fine
del capitolo scorso: avevo intenzione di descrivere la giornata di Eddy
per
arrivare a casa con gli altri e vedere li quello che succedeva,
invece… Eddy ha
fatto di testa sua e io non ho potuto far altro che seguirlo nelle sue
farneticazioni mettendo nero su bianco quello che lui voleva.
Perciò
mettetevi
comodi, leggete e se avete delle rimostranze da fare ditele
direttamente a lui
(io non centro niente)
Buona
lettura
---ooOoo---
Quando
si era svegliato, la mattina presto come
al solito, Edward aveva sentito il classico prurito alla nuca di quando
arrivavano i guai.
Ed
in effetti non aveva avuto torto. Aveva fatto
un giro alla vigna nel settore 12, dove fortunatamente aveva trovato
tutto a
posto, nonostante i timori di Jasper e tranquillo era tornato a casa
per la
colazione. Qui Rosalie alle nove, gli aveva portato i cornetti con il
solito
caffè nero e la notizia che l’aveva chiamato il
direttore della banca, a causa
dell’ipoteca sulle terre. Il caffè era andato di
traverso.
Avevano
avuto due anni di vendemmia scadente con
uva buona per qualità e scarsa per quantità. Il
vino prodotto era stato
eccellente, come al solito, ma essendo poco e non potendo alzare i
prezzi più
di tanto, non erano riusciti a far fronte a tutti i debiti ed alcune
rate
dell’ipoteca erano “saltate”.
In
più la necessità di acquistare tre generatori
per l’aria calda da usare contro le gelate notturne, avevano
prosciugato tutti
i fondi faticosamente messi da parte negli anni precedenti. Erano al
verde e se
la banca chiudeva i rubinetti sarebbero falliti.
Dovevano
fare qualcosa. Forse era arrivato il
momento di sporcarsi un po’ le mani e mandare a fare in culo
i bei principi
morali che Esme gli aveva inculcato con tanto amore.
Come
amava ripetere il suo mentore
all’università: la conoscenza è potere.
E lui aveva la conoscenza che poteva
portargli il potere.
Non
avrebbe peggiorato la sua pedina penale, che
per ora era immacolata.
Non
voleva arrivare al ricatto per soldi, gli
bastava una dilazione e per quello che sapeva (sul modo in cui
l’aveva saputo
era meglio sorvolare) il direttore sarebbe stato ben felice di
concedergliela.
Jasper
e Rosalie avevano capito che era ora di
andare a parlamentare con la banca a Sonoma e lo aspettavano
tranquillamente
sulla jeep verde, mentre Edward raccoglieva dallo studio di Carlisle,
la
cartellina con i documenti dell’ipoteca per poi recarsi nella
sua stanza dove
aveva raccolto l’altro materiale.
“Ciao
Ed, stai andando via?” chiese serena
Alice, mentre il fratello chiudeva a chiave la camera-studio. Edward
era sempre
stato estremamente geloso di quella stanza che aveva adibito a suo
studio e da
quando aveva compiuto quindici anni nessuno aveva il permesso di
entrare,
neanche per le pulizie alle quali provvedeva lui personalmente.
Era
la sua unica fissazione e per questo sua
sorella lo perdonava comunque.
“Sto
andando in banca Alice. Vuoi un passaggio
in ufficio?” chiese Ed gentilmente
“Grazie
ma prendo la mia auto, devo anche andare
da alcuni clienti e ho bisogno di un mezzo” rispose. Da
quando l’anno prima
aveva finito l’università, Alice era stata subito
assunta in un grande studio
di grafica pubblicitaria di Sonoma, cosa utile anche per
l’azienda Cullen.
“Ragazzi,
sono pronto, andiamo” ordinò Edward
salendo sulla jeep guidata da Jasper.
“Credi
che dovremo cambiarci?” domandò il
ragazzo indicando la sua canottiera.
“No,
noi siamo gente che lavora e non dobbiamo
vergognarci di questo” rispose Edward ridendo, come se chi
lavora in banca in
realtà non facesse nulla.
Jasper
si posizionò meglio il suo amato berretto
da baseball e avviò il motore, direzione Sonoma.
La
banca era situata nella strada principale
della città e occupava tutto il palazzo di sette piani in
finto stile
neoclassico. Come pretenzioso era l’edificio, così
pretenzioso era il direttore
della banca che fece attendere i ragazzi per almeno un’ora
nella saletta prima
di riceverli. Se Edward era abbastanza sicuro sul modo di comportarsi,
sia Jasper
che Rosalie, avevano mal sopportato l’attesa ed erano stati
travolti da un
crescente nervosismo.
Finalmente
il direttore fece entrare i tre
ragazzi nel suo ufficio posto all’ultimo piano davanti a una
enorme finestra
che offriva una splendida vista sui tetti della città e, in
lontananza, sulla
vallata circostante.
Rosalie
si sedette sulla poltroncina di fronte
alla scrivania senza neanche attendere l’invito, mentre
Edward si accomodava
nell’altra.
“Edward
Cullen, che piacere” sorrise mellifluo
il direttore Beckett.
“Beckett”
salutò Ed con un cenno di capo “Siamo
venuti per l’ipoteca” ricordò.
“Edward,
ragazzo, ti ho chiamato questa mattina,
ma solo per avvisarti dell’interessamento di una grande
azienda ad accollarsi
la tua ipoteca. Tu sai la politica della banca in questi frangenti, poi
con la
congiuntura attuale…”
Edward
strinse le labbra al fine di non
lasciarsi andare a conati di vomito contro del merdoso burocrate.
Rosalie,
guardava truce il direttore mentre
Jasper, non essendo avvezzo in questo genere di cose, cercava la
sicurezza con
lo sguardo rivolto ai suoi compagni.
“Ragazzi,
vi prego uscite” chiese Ed dopo aver
fatto un profondo respiro
“Edward,
non mi sembra il caso…“ provò a
controbattere Rosalie
“Vi
prego, non voglio mettervi nei guai. Da qui
in avanti la conversazione deve essere privata” rispose
sussurrando guardando
fisso il direttore che cominciava ad agitarsi sulla poltrona.
Non
appena le porte si chiusero alle spalle di
Jasper, Edward tornò a rilasciare un profondo respiro
rivolgendo la sua
attenzione al direttore.
“Non
è possibile darci una proroga? In questi
anni abbiamo sempre pagato, tranne le ultime due
rate…“ cercò di mediare
“Che
corrispondono a un anno di mutuo. Edward,
sai che con le crisi che ci sono oggi non possiamo permetterci di
andare
scoperti” rispose Beckett
“Ma
noi siamo sempre stati puntuali, sa anche
lei che abbiamo avuto delle difficoltà ma in questo modo ci
manda gambe
all’aria” puntualizzò Ed, sempre
più agitato
“Te
lo concedo, ma non posso fare diversamente.
Gli ordini vengono dalla sede centrale ed io in questi termini, non ho
margini
di manovra, anche volessi” rispose il direttore abbandonando
la sua aria
accondiscendente.
Edward
sospirò ancora, era il momento di
sporcarsi e lo avrebbe fatto sino in fondo.
Lanciò
sulla scrivania del direttore, la busta
gialla che aveva recuperato dalla sua stanza privata, mentre Beckett lo
guardava con aria interrogativa.
“La
apra e mi dica di nuovo che non può fare
nulla” ordinò il ragazzo
“Cullen
ti ho appena det …” aveva aperto la
busta ed era sbiancato “CHE SIGNIFICA?” si mise ad
urlare.
La
segretaria aprì la porta due secondi dopo “Ha
bisogno di qualcosa direttore?” chiese cortesemente mentre
guardava con aria
interrogativa
“Niente
Claire, tutto a posto” rispose il direttore
“Che
significa questo?” chiese con più calma
“Non
credo che questa domanda debba essere fatta
a me. Lei sa perfettamente cosa significa e di che cosa si
tratta” rispose
Edward con un piccolo sorriso di soddisfazione.
“Vuoi
ricattarmi?” chiese Beckett senza mezzi
termini ritirando i fogli nella busta come se fossero serpenti.
“Non
sono un delinquente e lei lo sa bene.
Voglio solo una dilazione. Non le chiedo l’estinzione del mio
debito, ne che
paghi lei al mio posto” rispose Ed tornando serio.
“Ok
mettiamo le carte in tavola Cullen. So che
con queste carte puoi mandarmi in galera per molto tempo e la cosa non
mi rende
felice neanche un po’ ma, sulle tue vigne hanno messo gli
occhi in tanti e una
impresa in particolare, ho avuto pressioni per mandare la
documentazione della
tua ipoteca ed era di questo che volevo parlarti oggi”.
“Chi
sono?” chiese Edward
“Le
industrie Explosion di Boston. Jacob Black è
uno squalo negli affari, riesce a scovare le carcasse da spolpare come
un
segugio e, mi spiace dirlo, ma oggi la carcassa sei tu” disse
Beckett indicando
il ragazzo di fronte a lui.
“Non
si può far nulla?” chiese con un filo di
speranza
“Non
te lo lascerebbero fare. Mi dispiace”
rispose il direttore continuando con agitazione “Cosa hai
intenzione di fare
con quella?” indicando la busta gialla
“Per
ora niente. Mi renda le cose più facili e
mi dimenticherò di questa” rispose Edward
sorridendo mentre usciva.
“Come
ci sei riuscito?” la curiosità divorava
Beckett adesso
“Nello
stesso modo in cui scoprirò qualche cosa
sulle industrie Explosion” rispose il ragazzo prima di aprire
la porta ed uscire
“Come
è andata?” chiese Rosalie.
“Niente,
non chiuderanno gli altri rubinetti, ma
l’ipoteca sta per essere rilevata da un gruppo di
Boston” rispose atono Edward
“Che
facciamo adesso?” chiese Jasper
“Qualcosa
mi verrà in mente” sospirò
“Ora
torniamo a casa che ho voglia di mangiare la torta che hai preparato,
Rose”
sorrise Ed strizzando l’occhio alla ragazza che si accomodava
sul sedile della
jeep.
Ritornarono
a casa cercando di essere allegri,
senza fare alcun riferimento agli affari.
Verso
metà strada videro una jeep nera ferma sul
ciglio della strada polverosa, con tre persone attorno.
“Rose,
ci siamo, un’altra macchina in panne”
sghignazzò Jasper. “Prova a legarti la camicia
sotto il seno e sciogli i
capelli, vediamo che effetto fai?” propose
Rosalie
si mise a ridere ma fece come aveva
detto il biondo. “Jasper, vorrei ricordarti che sei mio
fratello, non il mio
pappa” rispose mentre scioglieva i capelli che aveva legati
con una coda alta.
“Dai
Rose, ti difendiamo noi” ribadì Edward
ridendo
“Voglio
solo vedere le loro facce quando scendi
dalla macchina e vai a dare un’occhiata al motore. A volte la
scena è
impagabile” rise Jasper
“Ti
ricordi quello con la volvo, quante
borsettate ha preso da sua moglie perché aveva dato
un’occhiata al sedere della
nostra Rose?” rise Ed
“Ok
ok, però il pezzo di manzo in mostra sono
sempre io” sbuffò la ragazza
“Se
ci fossero delle ragazze in difficoltà stai tranquilla
che sfoggerei la mia conoscenza motoristica e non solo” disse
convinto Jasper
“Occhio
a non farti sentire da Alice o ti
castra” sottolineò Rosalie
“Ma
noi siamo amici vero?” occhioni modalità
cucciolo rivolto a Edward
“Finché
non la fai soffrire. Amici per la pelle”
confermò Ed
“Allora
posso stare tranquillo, abbaio ma
mordicchio solo il collo del mio folletto” rise Jasper
“Ti
prego! Io voglio credere che mia sorella sia
ancora vergine, anche dopo che avrà dei figli”.
Arrivarono
alla jeep nera e fermarono la
macchina scendendo ed iniziando la loro scena.
In
effetti, due su tre erano ragazzi che
rimasero imbalsamati di fronte alla prorompente bellezza di Rose.
L’altra
sembrava una giovane zitella inacidita,
con i capelli raccolti in una crocchia mezza disfatta e un paio di
enormi
occhiali di corno nero. Il corpo però, sembrava niente male,
seppure nascosto
da un castigatissimo tailleur, almeno questo era quello che pensava
Edward
mentre la squadrava nascosto dalla tesa del suo cappello.
Sorrise
al moto di stizza che la ragazza ebbe
verso i suoi compagni che erano completamente persi dietro il
fondoschiena di
Rose mentre prendeva la tanica di acqua.
“Dove
eravate diretti?”
“All’azienda
vinicola Cullen, sapete dov’è?”
erano loro? Erano già arrivati? Non aveva molto tempo per
disporre la difesa,
ma in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a salvare la sua
terra, concluse
pensando Edward, non appena sentì la direzione che quei tre
avevano.
Quando
si presentarono ebbe la conferma dei suoi
sospetti: era Jacob Black con il suo staff, ma chissà
perché ebbe la sensazione
che tra i tre, proprio Jake fosse il più innocuo.
---ooOoo---
Ecco
la stessa
giornata vista seguendo Edward.
E’
vero che quando
i personaggi ti spingono a scrivere determinati episodi non puoi far
altro che
assecondarli, anche perché, in caso contrario, non verrebbe
fuori nemmeno mezzo
capitolo in maniera decente.
Credo
che questo
fatto qualcuno la chiami ispirazione, io mi sento più un
burattino in mano ai
miei burattini (è complicato lo so ma anche io ho le mie
tare mentali)
Tornando
al nostro
eroe, il fatto che lui riesca a sapere cose così pericolose
da far andare in
galera il direttore della banca è parte integrante della
storia, uno dei punti
cardine.
Adesso
finalmente
arriveremo a casa Cullen, dove si inizierà a fare una
conoscenza più
approfondita dei nostri protagonisti.
Le
scintille alla
prossima puntata, che verrà postata? … Boh,
quando l’avrò scritta (cioè quando
sarò ancora preda burattina dei miei burattini) comunque mi
do la scadenza di
sabato della prossima settimana, Ok?
Adesso
vi prego, vi
preeeeeeeego (stile pecora) fatemi sentire la vostra voce con le
recensioni
(anche negative purché senza insulti, tanto me li do
già da sola normalmente)
baciotti