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Autore: gaccia    13/07/2011    7 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ecco, questo capitolo è esattamente la trasposizione scritta di quello che dicevo alla fine del capitolo scorso: avevo intenzione di descrivere la giornata di Eddy per arrivare a casa con gli altri e vedere li quello che succedeva, invece… Eddy ha fatto di testa sua e io non ho potuto far altro che seguirlo nelle sue farneticazioni mettendo nero su bianco quello che lui voleva.

Perciò mettetevi comodi, leggete e se avete delle rimostranze da fare ditele direttamente a lui (io non centro niente).

Buona lettura!

 

---ooOoo---

 

Quando si era svegliato, la mattina presto come al solito, Edward aveva sentito il classico prurito alla nuca di quando arrivavano i guai.

Ed in effetti non aveva avuto torto. Aveva fatto un giro alla vigna nel settore 12, dove fortunatamente aveva trovato tutto a posto, nonostante i timori di Jasper e tranquillo era tornato a casa per la colazione. Qui Rosalie alle nove, gli aveva portato i cornetti con il solito caffè nero e la notizia che l’aveva chiamato il direttore della banca, a causa dell’ipoteca sulle terre. Il caffè era andato di traverso.

 

Avevano avuto due anni di vendemmia scadente con uva buona per qualità e scarsa per quantità. Il vino prodotto era stato eccellente, come al solito, ma essendo poco e non potendo alzare i prezzi più di tanto, non erano riusciti a far fronte a tutti i debiti ed alcune rate dell’ipoteca erano “saltate”.

In più la necessità di acquistare tre generatori per l’aria calda da usare contro le gelate notturne, avevano prosciugato tutti i fondi faticosamente messi da parte negli anni precedenti. Erano al verde e se la banca chiudeva i rubinetti sarebbero falliti.

 

Dovevano fare qualcosa. Forse era arrivato il momento di sporcarsi un po’ le mani e mandare a fare in culo i bei principi morali che Esme gli aveva inculcato con tanto amore.

Come amava ripetere il suo mentore all’università: la conoscenza è potere. E lui aveva la conoscenza che poteva portargli il potere.

Non avrebbe peggiorato la sua pedina penale, che per ora era immacolata.

Non voleva arrivare al ricatto per soldi, gli bastava una dilazione e per quello che sapeva (sul modo in cui l’aveva saputo era meglio sorvolare) il direttore sarebbe stato ben felice di concedergliela.

 

Jasper e Rosalie avevano capito che era ora di andare a parlamentare con la banca a Sonoma e lo aspettavano tranquillamente sulla jeep verde, mentre Edward raccoglieva dallo studio di Carlisle, la cartellina con i documenti dell’ipoteca per poi recarsi nella sua stanza dove aveva raccolto l’altro materiale.

 

“Ciao Ed, stai andando via?” chiese serena Alice, mentre il fratello chiudeva a chiave la camera-studio. Edward era sempre stato estremamente geloso di quella stanza che aveva adibito a suo studio e da quando aveva compiuto quindici anni nessuno aveva il permesso di entrare, neanche per le pulizie alle quali provvedeva lui personalmente.

Era la sua unica fissazione e per questo sua sorella lo perdonava comunque.

“Sto andando in banca Alice. Vuoi un passaggio in ufficio?” chiese Ed gentilmente.

“Grazie ma prendo la mia auto, devo anche andare da alcuni clienti e ho bisogno di un mezzo” rispose. Da quando l’anno prima aveva finito l’università, Alice era stata subito assunta in un grande studio di grafica pubblicitaria di Sonoma, cosa utile anche per l’azienda Cullen.

 

“Ragazzi, sono pronto, andiamo” ordinò Edward salendo sulla jeep guidata da Jasper.

“Credi che dovremo cambiarci?” domandò il ragazzo indicando la sua canottiera.

“No, noi siamo gente che lavora e non dobbiamo vergognarci di questo” rispose Edward ridendo, come se chi lavora in banca in realtà non facesse nulla.

Jasper si posizionò meglio il suo amato berretto da baseball e avviò il motore, direzione Sonoma.

 

La banca era situata nella strada principale della città e occupava tutto il palazzo di sette piani in finto stile neoclassico. Come pretenzioso era l’edificio, così pretenzioso era il direttore della banca che fece attendere i ragazzi per almeno un’ora nella saletta prima di riceverli. Se Edward era abbastanza sicuro sul modo di comportarsi, sia Jasper che Rosalie, avevano mal sopportato l’attesa ed erano stati travolti da un crescente nervosismo.

 

Finalmente il direttore fece entrare i tre ragazzi nel suo ufficio posto all’ultimo piano davanti a una enorme finestra che offriva una splendida vista sui tetti della città e, in lontananza, sulla vallata circostante.

Rosalie si sedette sulla poltroncina di fronte alla scrivania senza neanche attendere l’invito, mentre Edward si accomodava nell’altra.

“Edward Cullen, che piacere” sorrise mellifluo il direttore Beckett.

“Beckett” salutò Ed con un cenno di capo “Siamo venuti per l’ipoteca” ricordò.

“Edward, ragazzo, ti ho chiamato questa mattina, ma solo per avvisarti dell’interessamento di una grande azienda ad accollarsi la tua ipoteca. Tu sai la politica della banca in questi frangenti, poi con la congiuntura attuale…”.

Edward strinse le labbra al fine di non lasciarsi andare a conati di vomito contro del merdoso burocrate.

Rosalie, guardava truce il direttore mentre Jasper, non essendo avvezzo in questo genere di cose, cercava la sicurezza con lo sguardo rivolto ai suoi compagni.

 

“Ragazzi, vi prego uscite” chiese Ed dopo aver fatto un profondo respiro.

“Edward, non mi sembra il caso…“ provò a controbattere Rosalie.

“Vi prego, non voglio mettervi nei guai. Da qui in avanti la conversazione deve essere privata” rispose sussurrando guardando fisso il direttore che cominciava ad agitarsi sulla poltrona.

 

Non appena le porte si chiusero alle spalle di Jasper, Edward tornò a rilasciare un profondo respiro rivolgendo la sua attenzione al direttore.

“Non è possibile darci una proroga? In questi anni abbiamo sempre pagato, tranne le ultime due rate…“ cercò di mediare.

“Che corrispondono a un anno di mutuo. Edward, sai che con le crisi che ci sono oggi non possiamo permetterci di andare scoperti” rispose Beckett.

“Ma noi siamo sempre stati puntuali, sa anche lei che abbiamo avuto delle difficoltà ma in questo modo ci manda gambe all’aria” puntualizzò Ed, sempre più agitato.

“Te lo concedo, ma non posso fare diversamente. Gli ordini vengono dalla sede centrale ed io in questi termini, non ho margini di manovra, anche volessi” rispose il direttore abbandonando la sua aria accondiscendente.

Edward sospirò ancora, era il momento di sporcarsi e lo avrebbe fatto sino in fondo.

 

Lanciò sulla scrivania del direttore, la busta gialla che aveva recuperato dalla sua stanza privata, mentre Beckett lo guardava con aria interrogativa.

“La apra e mi dica di nuovo che non può fare nulla” ordinò il ragazzo.

“Cullen ti ho appena det …” aveva aperto la busta ed era sbiancato “CHE SIGNIFICA?” si mise ad urlare.

 

La segretaria aprì la porta due secondi dopo “Ha bisogno di qualcosa direttore?” chiese cortesemente mentre guardava con aria interrogativa.

“Niente Claire, tutto a posto” rispose il direttore.

 

“Che significa questo?” chiese con più calma.

“Non credo che questa domanda debba essere fatta a me. Lei sa perfettamente cosa significa e di che cosa si tratta” rispose Edward con un piccolo sorriso di soddisfazione.

“Vuoi ricattarmi?” chiese Beckett senza mezzi termini ritirando i fogli nella busta come se fossero serpenti.

 

“Non sono un delinquente e lei lo sa bene. Voglio solo una dilazione. Non le chiedo l’estinzione del mio debito, ne che paghi lei al mio posto” rispose Ed tornando serio.

“Ok mettiamo le carte in tavola Cullen. So che con queste carte puoi mandarmi in galera per molto tempo e la cosa non mi rende felice neanche un po’ ma, sulle tue vigne hanno messo gli occhi in tanti e una impresa in particolare, ho avuto pressioni per mandare la documentazione della tua ipoteca ed era di questo che volevo parlarti oggi”.

“Chi sono?” chiese Edward

“Le industrie Explosion di Boston. Jacob Black è uno squalo negli affari, riesce a scovare le carcasse da spolpare come un segugio e, mi spiace dirlo, ma oggi la carcassa sei tu” disse Beckett indicando il ragazzo di fronte a lui.

“Non si può far nulla?” chiese con un filo di speranza.

“Non te lo lascerebbero fare. Mi dispiace” rispose il direttore continuando con agitazione “Cosa hai intenzione di fare con quella?” indicando la busta gialla.

“Per ora niente. Mi renda le cose più facili e mi dimenticherò di questa” rispose Edward sorridendo mentre usciva.

“Come ci sei riuscito?” la curiosità divorava Beckett adesso.

“Nello stesso modo in cui scoprirò qualche cosa sulle industrie Explosion” rispose il ragazzo prima di aprire la porta ed uscire.

 

“Come è andata?” chiese Rosalie.

“Niente, non chiuderanno gli altri rubinetti, ma l’ipoteca sta per essere rilevata da un gruppo di Boston” rispose atono Edward

“Che facciamo adesso?” chiese Jasper.

“Qualcosa mi verrà in mente” sospirò “Ora torniamo a casa che ho voglia di mangiare la torta che hai preparato, Rose” sorrise Ed strizzando l’occhio alla ragazza che si accomodava sul sedile della jeep.

 

Ritornarono a casa cercando di essere allegri, senza fare alcun riferimento agli affari.

Verso metà strada videro una jeep nera ferma sul ciglio della strada polverosa, con tre persone attorno.

“Rose, ci siamo, un’altra macchina in panne” sghignazzò Jasper. “Prova a legarti la camicia sotto il seno e sciogli i capelli, vediamo che effetto fai?” propose.

Rosalie si mise a ridere ma fece come aveva detto il biondo. “Jasper, vorrei ricordarti che sei mio fratello, non il mio pappa” rispose mentre scioglieva i capelli che aveva legati con una coda alta.

“Dai Rose, ti difendiamo noi” ribadì Edward ridendo.

“Voglio solo vedere le loro facce quando scendi dalla macchina e vai a dare un’occhiata al motore. A volte la scena è impagabile” rise Jasper.

“Ti ricordi quello con la volvo, quante borsettate ha preso da sua moglie perché aveva dato un’occhiata al sedere della nostra Rose?” rise Ed.

“Ok ok, però il pezzo di manzo in mostra sono sempre io” sbuffò la ragazza.

“Se ci fossero delle ragazze in difficoltà stai tranquilla che sfoggerei la mia conoscenza motoristica e non solo” disse convinto Jasper.

“Occhio a non farti sentire da Alice o ti castra” sottolineò Rosalie.

“Ma noi siamo amici vero?” occhioni modalità cucciolo rivolto a Edward.

“Finché non la fai soffrire. Amici per la pelle” confermò Ed.

“Allora posso stare tranquillo, abbaio ma mordicchio solo il collo del mio folletto” rise Jasper.

“Ti prego! Io voglio credere che mia sorella sia ancora vergine, anche dopo che avrà dei figli”.

Arrivarono alla jeep nera e fermarono la macchina scendendo ed iniziando la loro scena.

 

In effetti, due su tre erano ragazzi che rimasero imbalsamati di fronte alla prorompente bellezza di Rose.

L’altra sembrava una giovane zitella inacidita, con i capelli raccolti in una crocchia mezza disfatta e un paio di enormi occhiali di corno nero. Il corpo però, sembrava niente male, seppure nascosto da un castigatissimo tailleur, almeno questo era quello che pensava Edward mentre la squadrava nascosto dalla tesa del suo cappello.

 

Sorrise al moto di stizza che la ragazza ebbe verso i suoi compagni che erano completamente persi dietro il fondoschiena di Rose mentre prendeva la tanica di acqua.

“Dove eravate diretti?”.

“All’azienda vinicola Cullen, sapete dov’è?” erano loro? Erano già arrivati? Non aveva molto tempo per disporre la difesa, ma in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a salvare la sua terra, concluse pensando Edward, non appena sentì la direzione che quei tre avevano.

Quando si presentarono ebbe la conferma dei suoi sospetti: era Jacob Black con il suo staff, ma chissà perché ebbe la sensazione che tra i tre, proprio Jake fosse il più innocuo.

 

---ooOoo---

 

Ecco la stessa giornata vista seguendo Edward.

E’ vero che quando i personaggi ti spingono a scrivere determinati episodi non puoi far altro che assecondarli, anche perché, in caso contrario, non verrebbe fuori nemmeno mezzo capitolo in maniera decente.

Credo che questo fatto qualcuno la chiami ispirazione, io mi sento più un burattino in mano ai miei burattini (è complicato lo so ma anche io ho le mie tare mentali).

Tornando al nostro eroe, il fatto che lui riesca a sapere cose così pericolose da far andare in galera il direttore della banca è parte integrante della storia, uno dei punti cardine.

Adesso finalmente arriveremo a casa Cullen, dove si inizierà a fare una conoscenza più approfondita dei nostri protagonisti.

Le scintille alla prossima puntata, che verrà postata? … Boh, quando l’avrò scritta (cioè quando sarò ancora preda burattina dei miei burattini) comunque mi do la scadenza di sabato della prossima settimana, Ok?

Adesso vi prego, vi preeeeeeeego (stile pecora) fatemi sentire la vostra voce con le recensioni (anche negative purché senza insulti, tanto me li do già da sola normalmente).

baciotti

 

  
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