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Autore: sweetPotterina    14/07/2011    18 recensioni
Hermione Granger decide di intraprendere il suo nuovo anno ad Hogwarts per poter completare la sua carriera scolastica. Con sè, porta però un piccolo segreto: il suo matrimonio con Ronald Weasley.
Troppo confusa riguardo i suoi sentimenti, si troverà di fronte a delle scelte da prendere che segneranno per sempre la sua vita: tra sbagli, gesti impulsivi ed imprevisti, scoprirà che a volte se lo si vuole veramente i sogni possono diventare realtà e come intraprendere la via apparentemente più facile non sia sempre la scelta giusta.
Dal secondo capitolo:
-Granger, che ci facciamo qui?
-Ho bisogno di un piccolo favore.
Era sconcertato. Cosa mai poteva volere la Mezzosangue da lui? E, soprattutto, cosa mai poteva darle?
-Di cosa si tratta?
Hermione lo guardò per un lungo istante prima di rispondere –Io voglio che tu faccia l’amore con me.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ombra costante'
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EPILOGO


Massimo segno della fine, è il principio.
(Carlo Dossi)

 



Molly Weasley si dondolava sull’altalena che suo marito le aveva costruito nel piccolo orto, cantando una ninnananna al bambino che aveva tra le braccia, lo sguardo rivolto al luogo che era diventato casa sua.
Un piccolo porto sicuro, ricco, felice. Vivo.
L’aroma della crostata appena sfornata giungeva dalla cucina su un lato.
Il sole estivo picchiettava sulla sua pelle lentigginosa già calda, e la piantagione, ormai libera dagli gnomi, fremeva di vita.
Molly sorrise tra sé, ripensando a tutto quello che era successo negli ultimi mesi, felice che alla fine tutto fosse andato per il verso giusto.
Intercettò l’arrivo di una materializzazione così si alzò dal dondolo ed entrò in casa. Dopo un piccolo bacio sulla fronte, depositò Teddy sulla sua culla e andò alla porta.
-B-buon giorno, signora Weasley.
Una giovane donna la salutò esitante, sicuramente sorpresa quanto lei di trovarsela di fronte.
Troppo stupita, si ritrovò a corto di parole mentre la ragazza tentennava imbarazzata sulla soglia di casa sua.
Fu salvata temporaneamente da sua figlia che irruppe nell’ingresso, abbracciando l’amica.
-Hermione! Finalmente sei arrivata.
La strega ricambiò il saluto, abbracciando Ginny con affetto.
Quando si staccarono tra loro calò un silenzio imbarazzante, in cui le tre donne alternarono il proprio sguardo fra il pavimento e i visi delle presenti, pieni di dubbi e incertezze.
Fu però proprio Hermione a spezzare la tensione, rivolgendosi inaspettatamente alla padrona di casa.
-Signora Weasley, mi dispiace moltissimo per come sono andate a finire le cose con Ron, io non volevo far soffrire nessuno, davvero. Ho cercato un modo che potesse evitare quanto è accaduto ma alla fine non sono riuscita a trovarlo.
I giorni successivi al matrimonio erano stati tremendi in casa Weasley: Ronald aveva passato le giornate chiuso in casa nel più assoluto silenzio, digiunando e gridando la notte in preda a feroci incubi. Tutti si erano preoccupati per la sua salute ma nessuno aveva osato fare alcunché.
Troppo arrabbiato e confuso, persino la caparbietà della madre aveva dovuto cedere al rispetto del suo dolore.
Non lo avevano visto versare una lacrima da quel giorno, benché la sua sofferenza fosse evidente dalle occhiaie troppo profonde, dal viso smagrito, dalla barba incolta e dal pigiama, sempre lo stesso, più logoro del solito.
Aveva perduto la voglia di vivere, si era lasciato andare alla deriva, come se aspettasse pazientemente che la morte lo prendesse.
Quando tutti pensavano di essere arrivati a un punto di non ritorno, tuttavia, ecco che l’avevano visto uscire dalla sua prigione, pulito e vestito di tutto punto, con un sorriso che seppur non arrivasse agli occhi aveva stabilito un nuovo inizio.
Molly si scrollò le spalle, accennando un sorriso tirato e mormorando con saggezza.
-Perché non c’era. Che poi alla fine ne soffrissimo tutti era inevitabile.
Il ricordo improvviso dei giorni cupi che aveva attraversato la sua famiglia diede involontariamente un tono più duro alla sua voce, più di quanto avrebbe in realtà voluto.
Vide Hermione chinare il capo, sinceramente dispiaciuta, torturandosi le dita tra cui teneva una piccola borsa di pelle, il cui manico sembrava potersi spezzare tanto forte era la stretta.
Hermione era sempre stata la più matura tra Harry e Ron, eppure adesso era cresciuta così tanto che Molly non riusciva più a ritrovare in lei la bambina che ogni anno passava la fine delle vacanze estive nella sua umile dimora.
-Avrei preferito che non fosse così. Ferire voi era l’ultima cosa che volevo.
Molly incrociò gli occhi caldi di Hermione, lucidi e tremendamente dispiaciuti, e si chiese se la sua famiglia non era stata la sola vittima il giorno di quel disastroso matrimonio.
Sapeva che la ragazza non era la sola colpevole della rottura del fidanzamento con suo figlio, ma la sofferenza dei giorni successivi di quest’ultimo le aveva fatto piangere il cuore.
Non aveva mai visto Ron così triste. Forse, nemmeno alla morte di Fred, perché in quel periodo aveva avuto il conforto della donna che amava.
Stavolta, alla fine, Molly sorrise lievemente ma con sincerità, avvicinandosi alla giovane donna con sicurezza.
-Lo so.
Hermione le venne incontro, con gli occhi che mostravano tutto il suo turbamento per quella situazione tanto difficile.
-Mi potrete mai perdonare?- la voce di Hermione si era ridotta a un sussurro timido, come se non meritasse nemmeno ciò che aveva appena chiesto loro.
E Molly, nella sua obbiettività, sapeva che non era così.
Non era forse lei che, quando Hermione aveva salito i gradini dell’altare, aveva segretamente pregato affinché un miracolo potesse guidare i due giovani fidanzati sulla via più giusta?
Aveva sperato, che quella stessa via fosse anche la meno dolorosa.
Le prese quindi una mano, stringendola con forza.
-Non c’è nulla di cui tu debba essere perdonata, mia cara. Hai scelto secondo il tuo cuore ed è quello che Arthur ed io abbiamo sempre cercato di insegnare ai nostri figli. Non è colpa di nessuno se le cose non sono poi andate come noi speravamo. Non ne sono certo felice, soprattutto per mio figlio, ma noi tutti nutrivamo delle perplessità riguardo al vostro matrimonio, considerato l’ultimo anno.
Ginny strinse una spalla dell’amica, cercando di chiarire la confusione che le parole di sua madre avevano scatenato in Hermione.
Quest’ultima, infatti, si era aspettata rabbia, delusione e non comprensione.
-Ron ha spiegato a tutti che è stata una decisione che avete preso di comune accordo e che non è soltanto tua la colpa se la vostra storia è finita.
Quelle erano state le uniche parole di Ron in merito alla fine della loro storia.
Hermione guardò prima la sua migliore amica e poi la signora Weasley, mentre la propria espressione cambiava lentamente.
Era sbigottita.
Guardò oltre le loro spalle e vide Ron camminare incerto su e giù per la stanza, forse in combutta con se stesso su cosa fare: salutarla o far finta di ignorare la sua visita?
Alla fine lui intercettò il suo sguardo e rimase da lontano a fissarla, mordendosi le labbra.
Allora Hermione gli sorrise e con un piccolo cenno lo salutò.
Con enorme piacere e sorpresa, vide Ron, dopo un primo istante di tentennamento, ricambiare il suo saluto.
Sì, il perdono era possibile. Ma avrebbe lottato per ottenerlo, per ripagare il male che aveva causato alla famiglia più buona che avesse mai conosciuto. E forse, allora, avrebbe potuto iniziare a sperare di ritrovare quella famiglia che per tanti anni l’aveva fatta sentire a casa in un mondo in cui spesso si era sentita fuori posto.
Le piaceva credere, auspicare, in un nuovo giorno, in cui avrebbe riconquistato la loro fiducia e tutto sarebbe tornato come prima, forse, anche meglio.
E da dove iniziare se non dalla verità?
Hermione rivolse nuovamente l’attenzione alle due donne Weasley, stringendo con forza la mano di Molly, la donna che per molto tempo era stata come una madre per lei.
-Ronald è sempre stato un bravo ragazzo, ma se qualcuno è la causa della fine della nostra storia quella sono io soltanto.
-Hermione…- provò a fermarla Ginny, invano.
-No, tutta la tua famiglia merita di sapere la verità – disse, determinata a mettere fine a quell’anno di falsità.
Per quanto tutto era iniziato con le migliori intenzioni, non ne poteva più di quelle menzogne che avevano scatenato una catastrofe dietro l’altra come una catena inarrestabile. Era arrivato il momento di assumersi le proprie responsabilità e iniziare una nuova vita, in cui non ci sarebbe stato più spazio per le bugie.
-Signora Weasley, è stata tutta colpa mia. Io vi adoro tutti, per me siete sempre stati una seconda famiglia, come lo siete per Harry. E amo moltissimo Ron, ma non come lui merita. Per questo tra noi è finita. Ronald è un uomo meraviglioso e sarà fortunata la donna che saprà amarlo come non ho saputo fare io.
Molly si commosse per la sincerità delle sue parole, riconoscendo il lei la piccola bambina che anni prima aveva conosciuto.
Giusta e coraggiosa.
Con gli occhi lucidi l’attirò a sé, abbracciandola forte.
-Per noi sarai sempre una di famiglia. Sono certa che entrambi troverete la felicità, anche se su strade diverse - gli mormorò all’orecchio, quasi si vergognasse per quelle parole che potevano sembrare traditrici nei confronti del figlio.
Hermione strinse a sé la donna paffuta, sorridendo tra le lacrime, felice di quell’inaspettato riavvicinamento.
-Grazie, signora Weasley. Grazie.
La donna si staccò, asciugandosi le lacrime imbarazzata.
-Adesso sarà meglio che vada. Teddy starà per svegliarsi- si congedò infine, abbozzando un sorriso.
Hermione annuì, sorridendo di rimando.
-Vienici a trovare presto, Hermione. E abbi sempre cura di te.
-Non mancherò, signora Weasley- la salutò, prima che lei le desse le spalle e sparisse in cucina.

Hermione rimase a chiacchiere con Ginny ancora qualche momento sulla soglia della Tana, adesso più forte e serena rispetto a quando era arrivata.
Era stata un’idea di Ginny passare dalla Tana prima della partenza, e l’amica era stata così insistente che non aveva potuto rifiutare.
Le era mancato il respiro quando, dopo un mese da quel fatidico giorno, aveva rimesso piede in quella radura incolta che circondava la vecchia torre diroccata e traballante. Ancor di più, però, le era mancato il coraggio di bussare alla porta e rivedere i componenti di quella famiglia che lei aveva tradito.
Se non fosse stato per Draco, che riluttante l’aveva accompagnata e poi, contro ogni aspettativa, incoraggiata, probabilmente a quest’ora non sarebbe stata lì a chiacchierare con la sua migliore amica e cosa più importante non avrebbe fatto quel piccolo passetto in avanti con la sua famiglia.
-Gin, ho le allucinazioni o è Lavanda quella ragazza accanto a Ron?- chiese a un certo punto alla sua interlocutrice, intercettando una solare chioma bionda attraversare il corridoio fino in cucina.
-No, è proprio lei. È comparsa un giorno all’improvviso, poche settimane dopo il matrimonio, e non se n’è più andata- chiarì Ginny, sbuffando sonoramente e al contempo scrutando sotto le lunga ciglia la reazione della sua migliore amica.
Ma Hermione sorrise tranquilla.
-Ai M.A.G.O. non mi ero accorta che si erano riavvicinati.
Il giorno degli esami tutti gli studenti del settimo anno erano stati travolti da una sempre più crescente trepidazione: con la bacchetta in mano e il naso perso in qualche libro per l’ultimo ripasso generale, ognuno aveva corso da un’aula all’altra per sostenere i propri M.A.G.O, silenzioso e nervoso.
Solo Hermione e Draco, che quel giorno erano riusciti a malapena a condividere la loro colazione sui pressi del lago, erano rimasti calmi e lucidi durante la giornata.
L’unico momento, tuttavia, in cui il suo equilibrio aveva rischiato di crollare era stato verso l’ora di pranzo, quando aveva notato l’arrivo di Harry e Ron.
Eccetto ricambiare il piccolo e triste saluto del suo migliore amico, aveva preferito rimanere in disparte, certa che fosse troppo presto stare così vicina al suo ex fidanzato.
In fondo, erano venuti per dare il loro sostegno a Ginny, non a lei.
Messa involontariamente al bando, in un angolino desolato al tavolo dei Grifondoro, aveva corso il pericolo di rompere quella sottile barriera che giorno dopo giorno l’aiutava a stare in piedi, nonostante tutto.
L’istante prima che un fiume di lacrime la inondasse, Draco, approfittando del momento di distrazione dei presenti, l’aveva presa per mano e l’aveva portata via, lontano da tutti.
-Diciamo che stavolta stanno facendo un passo alla volta. Lavanda sembra molto cambiata.
-Ma non i suoi sentimenti per Ron, quelli sembrano sempre gli stessi.
C’era una nota di amarezza nella sua voce ma Ginny sapeva che non era dovuta alla gelosia.
-Già- le rispose, incerta su come interpretare le espressioni cangianti dell’amica.
Hermione allora si raddrizzò nelle spalle, sfoggiando un sorriso felice.
-Sono contenta. Ron merita qualcuno che lo ami incondizionatamente.
Ginny sorrise a sua volta, sollevata.
-E tu, lo ami incondizionatamente?- le chiese divertita a sua volta, accennando un sorrisetto malizioso.
Hermione inarcò un sopracciglio in un’espressione confusa, prima di capire e sorridere complice.
-Direi più che altro follemente- rispose, sbirciando istintivamente alle proprie spalle.
-Ah, adesso capisco le valigie!
Hermione arrossì appena, facendosi subito dopo seria.
Quando aveva accennato all’amica, nella propria lettera, la sua improvvisa partenza, non aveva avuto modo di spiegarle per bene le ragioni che avevano spinto lei e Draco a quel folle gesto. Una ragione che aveva radici profonde e intime.
-Abbiamo deciso di prenderci del tempo per conoscerci meglio.
Anche l’espressione della rossa strega perse d’ilarità, ma si addolcì comunque lieta per lei.
-Per quanto tempo starai via?
Hermione parve pensarci un po’ su, prima di scrollarsi le spalle.
-Non lo so. Ma ti scriverò, Gin, promesso.
-Voglio ben sperare. Vedi di non dimenticarti di noi, altrimenti saremo costretti a venirti a trovare per una bella strigliata.
Era stato Harry a parlare, sopraggiunto alle spalle di Ginny, sorridente ma con occhi fintamente minacciosi.
Hermione, felice di poterlo finalmente abbracciare, fece un passo avanti per baciare sulla guancia il suo migliore amico, ma subito questo la attirò a sé in un forte abbraccio, come se anche lui non avesse desiderato altro in quel periodo di lontananza.
-Non potrei mai dimenticarmi di voi, siete i miei migliori amici- mormorò Hermione commossa, allungando un braccio per avvolgere anche Ginny, mentre si aggrappa alle spalle forti di Harry.
-Vi vorrò sempre bene.
-Anche noi- le risposero insieme Ginny e Harry.
Rimasero per qualche istante così, stretti come se dovesse essere l’ultima volta, finché Ginny, ormai con gli occhi gonfi, sciolse l’abbraccio cacciandola dolcemente via.
-Ok, adesso sparisci. Corri dal tuo furetto platinato, non vorrei che ricominciaste a litigare per colpa nostra.
Hermione face sparire subito una piccola lacrima, sorridendole piena di gratitudine.
-Grazie per tutto, ragazzi. Mi mancherete.
-Ci vediamo presto, Hermione- la salutò infine Harry, stringendo protettivo un fianco della sua ragazza, che intanto, troppo emozionata, le faceva già ciao con la mano mentre si allontanava.

***


-Finalmente! Credevo che tutte quelle lacrime alla fine vi avrebbero fatto annegare.
Hermione arrestò il passo e rimase a fissare a pochi metri di distanza lo guardo annoiato e infastidito del suo uomo.
Draco si era sbottonato l’ultimo bottone della camicia e, con la giacca sulla spalla, l’aspettava impaziente.
La strega gli sorrise e con le mani hai fianchi lo riprese divertita.
-Hai ascoltato tutto!
Draco alzò un sopracciglio e inclinò la testa di un lato, esprimendo come un bambino la sua innocenza.
-Non so di cosa tu stia parlando, Granger.
Era così bello. Ed era suo, completamente.
-Dì la verità, Malfoy: tu ti sei preoccupato- lo schernì con un sorrisetto derisorio e l’indice puntato su di lui.
Draco fece pochi passi avanti e prese il suo dito accusatorio, tirandola dolcemente a sé.
-Non ne avrei motivo alcuno, mia cara. Anche se tu volessi ripensarci, non hai scelta. Sei mia adesso.
Hermione alzò le braccia per cingergli il collo con aria maliziosa. Sul volto un’espressione chiaramente dubbiosa.
-Ma davvero?
Draco storse le labbra in una smorfia che aveva l’intenzione di annientare il suo divertentissimo gioco. Non si stava divertendo affatto.
-Davvero- sottolineò con serietà, stringendole i fianchi per rendere chiaro il proprio possesso su di lei.
-Anzi, al nostro ritorno provvederò io stesso affinché sia chiaro a tutti. Quel Potter…
Aveva fatto ricorso a tutto il suo autocontrollo per non intervenire quando le braccia del Salvatore del Mondo Magico avevano circondato il piccolo corpo della sua donna, neanche pochi minuti prima, con audace insolenza.
Ma ancora più insolente era stata Hermione, che non si era minimamente opposta a quel contatto.
Si calmò, ripetendosi che era nonostante tutto molto giovane e che ancora non conosceva tutto ciò che c’era da sapere sul corretto comportamento che pretendeva dalla sua fidanzata.
Anche se nessuno dei due l’aveva messa su quei termini.
Sembro mia madre!... ma poco importava in quel momento.
-E tu, la pross…
Non ebbe il tempo di finire la sua velata minaccia che la strega, nascondendo malamente le risa per l’evidente gelosia del ragazzo, s’issò sulle punte per baciarlo.
Saperlo geloso, la faceva letteralmente impazzire.
E Draco, riconosceva che almeno qualcosa l’aveva imparata su di lui.

-Allora, sei pronta?
Mano nella mano e con la valigia a fianco si guardarono fissi, eccitati per ciò che li attendeva da lì a pochi minuti.
Un’estate completamente loro.
-Tu sei davvero sicuro di volerlo? Insomma, non hai parlato nemmeno con tua madre e un biglietto non è certo il massimo con tutto quello che è successo nell’ultima settimana. Non credi che abbia diritto a una spiegazione?
Se Hermione, dopo il matrimonio, aveva preferito rifugiarsi a casa dei suoi genitori, Draco aveva invece dovuto nascondersi nel castello nella vana speranza che sua madre scoprisse il più tardi possibile il suo folle gesto.
Così come la Preside McGranitt.
-Forse, ma non adesso. Ammetto che non era al settimo cielo quando l’indomani la Gazzetta del Profeta ha pubblicato la notizia: mi ha mandato la mia prima strilettera! Ma non ho voglia di sentire ciò che ha da dirmi, perché non m’interessa. Sono sicuro che potrà aspettare qualche mese.
Hermione non si lasciò convincere dal sorriso sghembo di Draco e dalla sua postura rilassata. Gli strinse la mano più forte e serrò in un pugno la mano libera.
Aveva paura Hermione, paura di svegliarsi improvvisamente e scoprire che tutto era stato solo frutto di un beffardo sogno.
Paura che lui un giorno potesse pensare che lei non valesse i problemi che sicuramente sarebbero arrivati per la loro unione, che si pentisse delle decisioni che aveva preso nel frattempo.
Paura che Draco potesse lasciarla perché non era alla sua altezza.
-Ma Draco…
Hermione non voleva essere causa di problemi per Draco, né tanto meno con sua madre che rappresentava l’unica parente rimastagli della sua famiglia.
Ma di fronte tanta determinazione e convinzione, la strega non poté fare a meno di arrendersi e sperare che lui stesse prendendo la scelta giusta per se stesso.
Il mago, infatti, le sorrise e ricambiò la sua stretta. Con la mano libera, però, le accarezzò una guancia fin sotto il mento prima di posarle un delicato bacio a fior di labbra.
-Taci Mezzosangue. Negli ultimi anni ho sempre agito nell’interesse della mia famiglia e nel rispetto del nome che porto. Ora che ho adempito ai miei doveri di figlio e ho restituito l’onore al mio casato, è arrivato il momento di pensare a me soltanto. E tutto ciò che desidero adesso è già qui con me.
La sua voce era roca, i suoi occhi azzurri limpidi come il cielo e il suo sorriso contagiante.
Poteva resistere a tutto questo?
No, Hermione non poteva. Per questo lo baciò, chiuse gli occhi e volò via con lui.

***

-Non glielo hai detto, vero?
Harry cinse la vita della sua ragazza e le baciò la nuca, inalando il profumo della sua pelle.
-No, non era ancora il momento giusto.
Harry le tracciò un sentiero di baci lungo la gola.
-Sai che se sarà l’ultima a saperlo s’infurierà. E pure tua madre, anche se lei credo abbia già capito qualcosa.
-Lo so, non le sfugge mai niente. Ma lasciarla nel dubbio è sempre meglio che darle una certezza. Non sono ancora pronta a farmi riempire di attenzioni, se non dal mio uomo- ridacchiò la strega maliziosa.
Lui le mordicchiò il lobo dell’orecchio.
-Vorrà dire che aspetteremo fin quando non potremo più nasconderlo. Sempre che tu voglia dirglielo al matrimonio.
Ginny smise di fingere di volersi divincolare dalle carezze di Harry, provando invece a voltarsi verso di lui per immergersi nel verde smeraldino dei suoi occhi.
-Quale matrimonio, Harry?
-Il nostro- le disse d’un tratto serio, facendo voltare la propria ragazza in modo da poterla guardare negli occhi.
Poi s’inginocchiò davanti a lei.
-Harry…- mormorò la strega incredula, abbassando lo sguardo e portandosi le mani stupefatta sulle labbra. Stava davvero accadendo?
Harry issò sul naso gli occhiali, che per l’agitazione il sudore aveva fatto scivolare giù, e si scompigliò i ribelli capelli neri, prima di tossire piano ed estrarre dalla tasca dei jeans un piccolo anello. Era tesissimo.
-Mia dolcissima Ginevra, sarei l’uomo più felice e fortunato della terra se accettassi di diventare mia moglie. Vuoi sposarmi?
Ginny fissò attentamente l’anello che tra il pollice e l’indice del suo fidanzato tremava impercettibilmente. Poi alzò nuovamente lo sguardo su di lui e seppe che le emozioni che riusciva a leggere sul volto del mago erano esattamente uguali alle sue.
Pura, immensa felicità.
-Finalmente, credevo non me l’avresti mai chiesto.
Scoppiò a ridere, perché in realtà tentava di non piangere.
Harry però rimase serio, anzi divenne sinceramente preoccupato.
-Questo è un sì?- chiese titubante, rimanendo immobile ai suoi piedi.
Con il cuore che non smetteva di palpitare, quasi lottasse per sentire altrettanto vicino la sua dolce metà, Ginny cadde a terra per saltargli al collo.
-Sì, amore. Sì.
Harry ci mise un attimo per registrare di non essere stato rifiutato, come se fosse mai stata un’ipotesi lontanamente presa in considerazione, e ricambiò il suo abbraccio stringendola forte.
Poi la baciò dolcemente, le mise tremante l’anello al dito e tornò a baciarla con infinita passione.
-Tesoro, credi che se c’è la svigniamo per qualche ora tua madre s’infurierebbe parecchio?
Ginny ridacchiò maliziosa, le labbra già rosse e gonfie.
-Solo per qualche ora?
Per tutta risposta, lui le insinuò le mani sotto la camicetta leggera, sfiorando la fresca pelle nuda.
Con un brivido, Ginny si premette di più contro il suo petto.
Poi, un pensiero improvviso.
-Harry, aspetta. Tu, glielo hai detto?
Ci mise qualche minuto prima di capire di cosa stesse parlando.
-No- mormorò con una smorfia.
-Hermione vorrebbe saperlo, lo sai- lo rimproverò dolcemente la sua ragazza.
-Sì, ma non sono ancora pronto a sentirmi responsabile della loro relazione di fronte al mondo. Se non gli avessi mai mandato quel biglietto, probabilmente starebbero ancora a rincorrersi.
Harry provò a scusarsi, ma in realtà, l’unica cosa che aveva in mente, era portare lontano la sua fidanzata.
-Probabilmente. Pensi che abbiamo fatto la scelta giusta?
Harry sapeva che Ginny era molto preoccupata per la sua migliore amica, lo era anche lui. Tuttavia, era anche vero che era stata proprio lei a suggerirgli di mandare quel biglietto al Serpeverde, mentre lui si disperava a poche ore dal matrimonio con nessuna idea in mente.
-Sì, sei stata tu stessa a riferirmi passo dopo passo quando in realtà fossero innamorati. Spero solo che abbiano imparato dai propri errori, altrimenti ne prevedo delle belle.
Si guardarono preoccupati in silenzio, finché poco dopo scoppiarono a ridere.
-Ti amo Harry.
Lui le sfiorò le labbra con le sue.
-Ti amo anch’io Gin.
POP.

***

Hermione aveva gli occhi chiusi, coperti dalla mano di Draco sul suo viso.
-Allora Malfoy, in quale delle tante case di campagna di paparino mi hai portato?- lo schernì, mentre metteva incerta un passo dopo l’altro.
-I Malfoy non hanno case di campagna. Troppi insetti- asserì con una smorfia al suo orecchio.
Prima che lei potesse replicare a quell’assurda asserzione lui, guidandola con una mano nella sua, aggiunse.
-Tieni gli occhi chiusi e non preoccuparti. Ti piacerà.
E quando l’attimo dopo riaprì gli occhi, capì che aveva ragione.
-Draco, ma questo è un piccolo angolo di paradiso terrestre!- esclamò meravigliata, mentre ammirava l’ampia, verde e profumata radura che la circondava. Un campo di fiori si estendeva a est, vicino a un piccolo ruscello, mentre dalla parte opposta sorgeva una piccola casa di mattoni, elegante e indubbiamente lussuosa.
Draco si compiacque con se stesso per quel luccichio entusiasta negli occhi della strega, anche se non sembrava affatto colpito dal paesaggio.
-E’ solo uno dei nostri cottage sul lago- asserì, infatti, facendo spallucce e incamminandosi verso la dimora.
Solo?
Hermione che era rimasta indietro, completamente inebetita, non tenne conto dell’aria stupida che doveva aver assunto e gli corse invece dietro, gettandosi alle spalle di Draco una volta che lo ebbe raggiunto. Ricaddero così sull’erba fresca, l’uno sull’altro.
Draco si girò imprecando ma ogni nota infastidita sparì quando notò il viso felice di Hermione. Sapeva che lei avrebbe adorato questo posto.
La prese per i fianchi issandola su di sé cavalcioni, ma prima che potesse avvicinarla per un nuovo bacio lei lo riprese.
-Dovresti vergognarti. Ostentare la tua ricchezza in questo modo. Sei un arrogante, borioso…
Il viso di Draco si distese, ma non si rese complice del divertimento della strega. Divenne d’un tratto serio nonostante sembrasse assolutamente sereno.
-È per questo che mi ami, non è vero?- la interruppe, accarezzandole i capelli.
Non avevano mai più parlato di sentimenti, dei suoi in particolare, per questo le parole le morirono in gola mentre sollevava lo sguardo su quello di lui.
Era la prima volta che lui parlava di amore.
-Sì, ti amo anche per questo- ammise imbarazzata ma, stavolta, senza nessuna vergogna.
Draco le accarezzò la guancia con un dito, seguendo i lineamenti del suo volto, i suoi zigomi.
-Ti amo anch’io, mia piccola e folle Mezzosangue.
Hermione provò un impeto d’amore traboccante per il mago, mentre sgranava gli occhi involontariamente per la sorpresa.
L’aveva detto sul serio? Stentava a crederci.
–Ma…
Draco le prese con gentilezza il volto fra le mani avvicinandola al proprio naso e guardandola intensamente negli occhi. Come se terra e mare si incontrassero finalmente per la prima volta lungo il confine.
-Sei riuscita a vedere chi sono, anche se nessuno, nemmeno io, mi riconoscevo. Hai avuto la pazienza di aspettarmi quando io pensavo di essermi perso. Hai avuto la forza e il coraggio di provarci fino in fondo, anche quando sapevi di non avere una chance ed io ero troppo cieco per vedere al di là del mio naso.
Hermione sorresse il suo sguardo, vedendovi tutta la forza dei suoi sentimenti. Ebbe come l’impressione che il cuore le cantasse nel petto.
Draco mi ama. Quanto aveva desiderato sentire quelle preziose parole!
Tanta era l’emozione che non si accorse di versare fiumi di lacrime fin quando Draco la strinse più forte e gliele asciugò a furia di baci.
-Ti amo, perché sei riuscita ad amarmi, nonostante tutto.
Il raggio di gioia che attraversò il cuore di Hermione fu luminoso e puro come la luce del sole.
Poi Draco le coprì la bocca con la sua e Hermione dimenticò ogni cosa.

***

Novantasei, novantasette, novantotto, novantanove, cento. Adesso erano perfetti.
Posò la spazzola sul piccolo comò in vetro, rispecchiandosi ancora una volta sullo specchio a lei di fronte. Con il polpastrello tastò il proprio volto in cerca di rughe e imperfezioni che non le sarebbero appartenute prima di molti altri anni avvenire.
Quando ebbe finito la perlustrazione, soddisfatta, sorrise a se stessa alzandosi e dirigendosi sul suo letto a baldacchino rosa confetto.
Un regalo di suo padre, il desiderio accontentato di una bambina capricciosa e viziata.
Aveva appena lasciato ricadere le sue morbide ciabattine sul tappeto quando il suo elfo domestico comparì improvvisamente, facendola sussultare.
-Ti avrò detto mille volte di non sbucare in questo modo nella mia camera, Bubi. Se non sono io a chiamarti devi bussare fuori dalla porta. Fuori!- la sgridò innervosita la strega, portandosi una mano al cuore che ancora batteva forte.
Il piccolo elfo sgranò gli occhi in un’aria mortalmente mortificata e sparì in un batter di ciglia.
La giovane donna sbuffò esasperata, rialzandosi e lisciandosi la vestaglia, mentre poteva chiaramente sentire la creatura fuori dalla porta lagnarsi sotto le batoste che si stava auto infliggendo con il prezioso e antico candelabro.
Per fortuna, a lei non piaceva per niente quel polveroso e grigio cimelio.
-Stupido e inutile essere! Avanti- sibilò al lieve bussare alla porta.
Bubi entrò titubante, con le mani stritolate nel piccolo sacco che avvolgeva il suo sporco corpicino.
-Mi dispiace Padroncina. Bubi…Bubi non voleva…
Con un gesto stizzito della mano lo zittì.
-Per il pranzo è ancora presto e se hai rotto…
-No, Padroncina. Bubi sa che mancano ancora solo quarantasette minuti al pranzo. E Bubi non ha rotto niente, niente.
La strega inarcò un sopracciglio, portandosi le mani ai fianchi e torreggiando sul povero elfo con tutta la propria autorità. Perché diavolo l’aveva disturbata allora?
-E dunque cosa vuoi, si può sapere?
-Bubi voleva avvisare la sua Padroncina che ha visite.
La ragazza sgranò gli occhi, evidentemente sorpresa, rilassando piano le spalle.
-Visite? Come sarebbe a dire? Io non aspettavo nessuno.
-Lui non ha voluto dire il suo nome, Padroncina. Ha detto solo che vuole vederla subito e che in realtà lei lo sta aspettando, anche se è in ritardo.
La giovane padrona non comprese le parole dell’elfo, ma capì che non avrebbe ricavato un ragno dal buco se avesse provato a porre ulteriori domande all’ esserino. Bubi sapeva bene quanta poca pazienza nutrisse, quindi raccontava sempre subito ogni cosa che le interessava sapere.
Tuttavia, l’impertinenza dell’ospite l’aveva indispettita, non solo perché pareva essere molto sicuro di sé, presentandosi in casa sua senza alcun preavviso, ma persino arrogante, poiché le ordinava implicitamente di accoglierlo subito. Senza contare che era sola in casa, se si escludeva la servitù.
Subito! Una donna non scende mai subito.
-Non farlo entrare. Che attenda all’ingresso, io arrivo tra poco.
-Si, Padroncina. Come desidera.
POP.

Mezzora dopo, la strega scendeva con estrema grazia, e lentezza, le scale che l’avrebbero portata all’ingresso, dove il suo sgradito ospite l’attendeva.
Aveva indossato uno splendido abito da giorno violetto e aveva spazzolato nuovamente i suoi lisci capelli corvini per altre cinquanta volte. Aveva imbellettato il suo viso con un velo di trucco, sufficiente a far risaltare i suoi occhi scuri penetranti.
Aveva poi atteso altri dieci minuti, girando in tondo nella sua stanza, perché aveva avvertito una strana sensazione all’altezza dello stomaco che però non aveva saputo definire. Per questo, adesso, teneva ben salda la bacchetta all’interno della sua manica larga.
-Ciao Pansy. Pensavo che sarebbero passati altri trenta minuti prima di vederti scendere.
Il piede sinistro rimase a mezz’aria, tra lo scalino successivo, quando la voce che per tante notti aveva sognato la raggiunse.
Non può essere!
Era appena riuscita a intravedere i lunghi capelli neri e le spalle forti coperte da una finissima fattura italiana, quando lo riconobbe.
E per Morgana, lo aveva pure fatto aspettare mezz’ora. Avrebbe dovuto attenderla molto, molto di più.
-Blaise! C-che ci fai qui?- furono le sole parole che riuscì a dire, cercando di celare il suo stupore.
Smise di scendere i piccoli scalini, perché era certa che non sarebbe riuscita a fare un solo passo in avanti senza cadere. Le gambe le tremavano troppo.
In compenso non trattenne un sorriso, un raggio di quella gioia che era esplosa al solo rivederlo.
Il volto del mago però rimase imperscrutabile, lo sguardo fisso su di lei come a voler verificare la sua reazione, di fronte la sua presenza.
-Parto- lo sentì dire seccamente.
Ah. Un’esclamazione celata, rimasta con amarezza sulle sue labbra. Il suo sorriso si spense così come il suo entusiasmo nel rivederlo. Incrociò le braccia al petto, volgendo lo sguardo ad un quadro alla parete, il naso all’insù per mostrare tutta la sua indifferenza.
-Non capisco perché la cosa dovrebbe interessarmi, Zabini. Se poi ti aspetti che io ti aug…
Come ogni qual volta che il suo animo si sentiva tradito, umiliato, aveva iniziato a straparlare, per evitare di concentrarsi su ciò che le faceva più male.
Nei mesi precedenti, ad Hogwarts, si erano trovati, si erano avvicinati e si erano esposti l’un l’altro fino ad amarsi.
Pansy non aveva mai provato nulla di simile con nessun altro: lui l’aveva ricambiata e le aveva dato molto, molto più di quello che lei gli aveva offerto.
Nessuno aveva mai fatto tanto per lei. Nemmeno il ragazzo per cui aveva agognato tutto questo, di cui per tanti anni era stata innamorata.
E invece Blaise, il migliore amico del suo amante, l’aveva amata. Così tanto che alla fine se ne era innamorata a sua volta.
Purtroppo, troppo tardi si era accorta che il suo cuore aveva smesso di battere per l’uomo sbagliato ed era rinato invece per quello giusto.
Ricacciò indietro una lacrima, mentre sorreggeva con superbia il suo sguardo, reggendosi forte al corrimano.
-Ti andrebbe di trascorrere le vacanze estive con me, in Italia?
Un invito improvviso, sussurrato quasi con timidezza spezzò la rigidità sul volto del ragazzo, che lasciò invece spazio a lineamenti più dolci che Pansy aveva imparato a conoscere e interpretare.
Lui stava sperando di nuovo, in loro.
Fu allora che la strega si decise a lasciare il suo orgoglio in cima a quelle scale, scendendo rapidamente gli ultimi scalini con un sorriso sincero. Un sorriso innamorato.
Sì.



FINE



NOTE AUTRICE:
Come vedete, alla fine, non c’è una fine vera e propria, ma un punto da cui partire da capo.
Un nuovo inizio, una nuova vita per Draco e Hermione come per Harry e Ginny, per la nuova inaspettata coppia Blaise e Pansy come per la futura, forse, Ron e Lavanda.
Un lieto fine, un sorriso per tutti, poichè per nessuno di loro è stato sempre rose e fiori.
Sappiate che, in origine, il finale di questa storia era l'attuale capitolo 6. Ma non riuscivo proprio a concludere così com'era per questo ho aggiunto altri due capitoli: il settimo per chiarire i retroscena e l'ottavo per mio, e spero vostro, diletto.
Ho intenzione comunque di pubblicare un prequel e di scrivere un sequel. Ma non ho ancora nulla di concreto in mano, o meglio nel pc, perciò si vedrà con il tempo.
Non riesco a credere di star emettendo la fine di questa storia che è nata in un giorno qualunque, riuscendo comunque ad accompagnare la mia mente per molti altri avvenire.
Vi ringrazio tutti, miei cari lettori, per essere stati con me, per avermi incoraggiato… per aver semplicemente letto queste pagine che contengono sempre un po’ di me, dei miei sogni.
Non farò nomi, né numeri…sono certa che i miei ringraziamenti arriveranno a tutte le persone che con tanta pazienza mi hanno seguita silenziosamente fin qui e hanno aggiunto questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. Vi adoro!
Risponderò appena possibile a tutti i vostri commenti, - come non potrei farlo? Devo ringraziarvi adeguatamente!- nella muta speranza di trovarne nuovi. Conoscere il vostro parere, negativo o positivo che sia, ora che tutto si è concluso mi rende ansiosissima.
E per chi volesse ancora seguire i miei esperimenti, ho iniziato poco tempo fa una nuova Draco/Hermione: Da sempre Nobile, per sempre Mezzosangue.
Un saluto e un abbraccio carissime. Alla prossima… e Buone Vacanze!
Vostra, sweetPotterina.

   
 
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