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Autore: _Mary    14/07/2011    2 recensioni
Mentre si ride, si pensa che ci sarà sempre tempo per la serietà.
Bisogna ridere prima di essere felici, per paura di morire senza avere riso.
Il derubato che ride, ruba qualcosa al ladro; e se stesso deruba colui che spende un dolore inutile.
Regulus ride.
Seconda classificata all'"Alpha Leonis Contest" indetto da malandrina4ever e Lellas92 sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Regulus Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo secondo.

 

Bisogna ridere prima di essere felici, per paura di morire senza avere riso.

Jean de La Bruyère, I caratteri.

 

 

«Feccia».

Regulus alzò lentamente lo sguardo. Se non avesse saputo che quella parola era stata appena pronunciata da sua cugina, avrebbe potuto crederla una statua: era immobile, una mano stretta alla poltrona, la veste stropicciata, i capelli neri sciolti sulle spalle.

Ma, a guardarla bene, non avrebbe mai potuto crederla inanimata: il suo sguardo sembrava illuminato da una luce furiosa, e le nocche della mano erano sbiancate, tanta era la forza con cui le dita stringevano il bracciolo.

«Feccia» ripeté, quasi sputandolo tra i denti.

Si alzò, avvicinandosi al camino e incrociando le braccia al petto, nervosamente.

«Guardati intorno, Regulus. Guarda i tuoi vicini di casa Babbani. Guarda la gente che cammina per strada, e dimmi cosa vedi».

Regulus non rispose, ma tanto Bellatrix non voleva sentire le sue parole. Cominciò a tamburellare nervosamente sul braccio, impaziente. Perché quel giorno fosse venuta a Grimmauld Place era un mistero, per lui.

Il ragazzo si versò dell’altro vino elfico. Il tintinnio del vetro della bottiglia contro il cristallo del bicchiere fu coperto dal rumore dei passi dell’altra, che si diresse verso la finestra e scostò una tenda.

«Feccia» sibilò nuovamente. «Ma il Signore Oscuro ripulirà il mondo, Regulus. Lo purificherà».

Regulus aveva sempre trovato quasi infantile la fiducia di Bella nei confronti del suo signore, come se quel Marchio che lui le aveva messo addosso potesse essere una garanzia di raggiungimento di tutti gli ideali malati che aveva rincorso fin da quando aveva potuto. Era un timbro che la rendeva sua, nient’altro. Nessun impegno da parte di lui – tranne quello di usarla per i suoi scopi –, nessun sospetto o nessuna reticenza da parte di lei, che aveva bramato quel riconoscimento con ogni fibra del suo essere.

Bellatrix era folle: non si rendeva conto di essersi messa nelle mani di qualcuno che l’avrebbe distrutta.

D’altronde, non lo erano tutti, folli, ad ostinarsi a giocare, a tirare i dadi quando la partita era persa?

Regulus la vedeva intorno a sé, la follia: non aveva vesti dai colori sgargianti, ma la maschera subdola di un ideale o di un valore, che prendeva e accecava, e aveva accecato anche lui.

Sorrise tra sé, sfiorando il calice.

«Allora, al Signore Oscuro» brindò, alzandolo verso sua cugina. «Che possa restituirci la vista».

Lo vuotò d’un sorso. Ringraziò quel vino che gli permise di ridere e di essere creduto ubriaco, quando vide l’espressione sgomenta di Bellatrix, dalla parte opposta della stanza.



Secondo capitolo, pubblicato ora che fa più... fresco.
Ringrazio le anime pie che hanno letto il precedente, e ringraziamenti con gelato a coloro che lo hanno recensito.
A domani, con l’ultima flash!

 

 

   
 
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