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Autore: TiredEyes    20/03/2006    0 recensioni

Strappate le stelle dal cielo, non servono più. Le sento bruciare su di me, fari di fuoco, guardiani silenziosi di qualcosa di perso. Non rivoglio le stelle, perché alla fine verrà fuori che erano solo aerei. Creazioni umane. Menzogna e bugie, parole dimenticate.

- A Kia. Il mio sogno perduto. -
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immagini semitrasparenti, statiche fotografie nella mia mente

Canto scritto per una mia amica che ha voltato le spalle alla sua migliore amica e alla sua ragazza, che ora si leccano le ferite in questo strano modo, commemorandola mescolando i due sentimenti :P

 

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Lei è morta.

 

Non era una gelida giornata invernale. Non era nemmeno un giorno di sole. Non pioveva neppure.

 

Non ha avuto ultime parole. Ne volontà.

 

Angelo caduto, vittima del mondo, fragile ricordo che necessita essere salvato.

 

Esistenza irreale, esistenza dubbia. Forse sogno.

 

Sogno. Lei era un sogno.

 

"In questo momento il mio"

 

Lacrime inutili, piangere per qualcosa di mai esistito non porta a nulla. Ma il nulla è quello che resta ora. Nulla di parole, nulla di ore passate a scavarsi l'anima, nulla di pensieri abbozzati, condivisi, nulla di sogni, troppo lontani per poter essere recuperati, troppo irreali per poter essere salvati. Troppo.

 

Il tempo si fa di nuovo carnefice, uccidendo i giusti e i sbagliati, uccidendo complicità e presenza, uccidendo promesse e futuro. Squarciando disegni, spegnendo fuochi di comprensione bruciata, comprensione del dolore, comprensione della sofferenza. Comprensione?

 

Lei era un sogno.

 

Si è spenta davanti a un pc acceso. Polvere su una tastiera, ora non serve più. Ora c'è la vita. Quella vera. Vita di volti, vita di vere risate, vita di incontri, di promesse spezzate.

 

Andata. Non non so se ci rincontreremo più. Non so se sia passata a miglior vita. Ma se mai la rincontrassi vorrei dirle che tutto andrà per il verso giusto. Corti capelli rossi scompigliati, così piccola nella mia testa, troppo per quel sedile su cui stava, troppo per essere lasciata da sola. Piccola e fragile. Forse solo dentro di me.

 

Non so se è mai esistita. Non so se esisterà mai. Ma vorrei dirle che sarà felice. Di non piangere, di non gridare, di non morire per un tabula rasa, sussurrato da una guida. Vorrei dirle che anche se abbiamo una fine, a volte vale la pena di iniziare lo stesso.

 

Vorrei dirle che l'aspetterò. Non so se ci rivedremo. Ma spenderò il resto dei miei giorni in una silenziosa veglia, in un muto dolore che non ha bisogno di parole. Lei lo capirà. Aspetterò per ogni parola buttata, per ogni casto bacio del buon giorno, per ogni lungo asterisco del momentaneo addio. Vorrei porgergliene un ultimo, sapendo che sarà il mio Sogno a raccoglierlo. Aspetterò, perchè tanto non ho niente di meglio da fare nella mia vita.

 

Niente di più importante.

 

Vorrei vedere il suo viso, espressione di stupore e di abbandono, quando le dirò che quel futuro tanto agoniato, noi non ce l'avremo. Vorrei sentire il suo pianto, urlo di perchè e domande, quando le dirò che tra pochi giorni tutto sarà finito, che dovrà spegnersi. Che dovrà lasciarmi.

 

Vorrei troppe cose, e tutte sbagliate. Le vorrei, ma non le voglio. Solitaria lacrima su un viso indefinito, capace di uccidere più di un addio.

 

Necessito aria, ma qui ormai non c'è più nulla da respirare.

 

Lei si è spenta.

 

 Vorrei dirle che una fetta di latte non sarà mai così sola come ora. Non so cosa ha provato. Non so se era già passata a un' altra vita. Ma quello che ho sentito nessuno lo cancellerà mai. Dentro di me, lei viveva ancora. E ancora vive.

 

Le mie notti per quel Sogno sono meno solitarie. Le mie notti le passo con chi ho perso. In quella prigione di silenzio, io sento le loro voci. Le voci di quello che erano. Di quello che eravamo.

 

Parole.

 

Vorrei poterla stringere seduta su quell'autobus, circondata da amiche invadenti, collo allungato per leggere messaggi, di sos e di tentati salvataggi. Ricordatela così. Seduta su quel pullman, la fronte appoggiata a un vetro annebbiato, fari di luce che le sfiorano gli occhi. Il mio Sogno è ancora su quell'autobus in attesa di salvare e essere salvata. E' ancora seduta davanti a uno schermo, dolorosa barriera non ancora invalicabile. E' ancora alle prese con un'amica invadente e un ex fidanzato pressante. E' ancora davanti a una finestra blu, a digitare pensieri, racconti di piccolezze e annedoti. Ancora ai suoi occhi valgono qualcosa. E' ancora l'unica che riesce sempre a strapparmi il sorriso, nonostante quello che mi scava da dentro.

 

E' ancora un nome in una fila a lato di una schermata, l'unico che mi illumina gli occhi, l'unico che non ci sarà più.

 

E vorrei dirle che se ci perderemo, sarà per colpa mia. L'ho lasciata morire, non vedendo i suoi affanni, preoccupandomi solo del mio presente, distruggendo ciò che amava. Vorrei dirle che non sbaglierà sempre solo lei. Errori grandi saranno i miei. Non ho il tempo di dirglielo dove sta ora. Non ho modo di raggiungere quella che era. Forse dove sta non le importa più. Dove sta non serve ricordare giornate sedute a battere tasti. Non serve più.

 

Vorrei raggiungerla dove è ora, afferrarla e squoterla, supplicando di lasciare andare il mio Sogno, di rendermelo. Stingiti i capelli, fai colare via tutto quel nero e mostrami quel rosso acceso tanto immaginario quanto reale. Vorrei raggiungerla dove sta ora e chiederle se quel rosso è mai esistito. Visione dettata dall'impossibilità di vedere, dall'impossibilità di godere di un qualcosa di reale, dall'impossibilità di un animo contorto dagli spasmi della disperazione di mostrare qualcosa che non sia debolezza e fragilità. Dolcezza.

 

Ho visto solo quello che il mio Sogno mi mostrava?

 

Vorrei qualcuno a cui leggere tutto ciò oltre che me stessa e un defunto dalla vita dubbia, mai vissuta o capita solo in parte.

 

Non è stato un freddo giorno invernale a portarmela via, ne la neve che cadeva irregolare fuori da una finestra.

 

Me l'ha portata via il tempo. I miei e i suoi errori. L'hanno portata via a quella che ritenevo essere se stessa.

 

Tra qualche secondo mi sarà portata via anche l'ispirazione, spentasi con una sigaretta, abbandonata in mezzo guscio di uovo di Pasqua, ricevuto in una casa in cui non farò ritorno, spentasi con l'uccisione della mia musa.

 

"Io non sogno più"

 

Mi sono stati portati via tutti i sogni. Con lei se ne è andato uno degli ultimi che mi rimangono.

 

Spero che dovunque sia la mia voce la raggiunga, dicendole che se mai dovesse incontrare ciò che era, io ci sarò sempre. Che starò qui anche per cosa è ora.

 

Veramente non so dove sia qui, ne dove sia andata lei. E questa volta non ci saranno ma.

 

Non piangetela, perchè ciò che era è stato così forte da lasciarvi dentro abbastanza per sentirla viva. Per sentirsi vivi.

 

Non piangetela, perchè a quanto dicono ora è felice. Non importa che abbia dovuto uccidere ciò che era per esserlo. O forse l'ho ucciso anche io.

 

Lei è morta.

 

E non si può tornare indietro per cercarla. Non si può tornare indietro per capire.

 

Posso solo ricordare.

 

Il mio sogno è morto.

 

Resta solo questa pagina scritta, pagina bianca al cospetto del nulla.

 

Pagina virtuale.

 

Come noi.

 

 

  
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