Canto scritto per una mia
amica che ha voltato le spalle alla sua migliore amica e alla sua ragazza, che
ora si leccano le ferite in questo strano modo, commemorandola mescolando i due
sentimenti :P
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Lei è morta.
Non era una gelida giornata
invernale. Non era nemmeno un giorno di sole. Non pioveva neppure.
Non ha avuto ultime parole.
Ne volontà.
Angelo caduto, vittima del
mondo, fragile ricordo che necessita essere salvato.
Esistenza irreale, esistenza
dubbia. Forse sogno.
Sogno. Lei era un sogno.
"In questo momento il
mio"
Lacrime inutili, piangere
per qualcosa di mai esistito non porta a nulla. Ma il nulla è quello che resta
ora. Nulla di parole, nulla di ore passate a scavarsi l'anima, nulla di
pensieri abbozzati, condivisi, nulla di sogni, troppo lontani per poter essere
recuperati, troppo irreali per poter essere salvati. Troppo.
Il tempo si fa di nuovo
carnefice, uccidendo i giusti e i sbagliati, uccidendo complicità e presenza,
uccidendo promesse e futuro. Squarciando disegni, spegnendo fuochi di
comprensione bruciata, comprensione del dolore, comprensione della sofferenza.
Comprensione?
Lei era un sogno.
Si è spenta davanti a un pc
acceso. Polvere su una tastiera, ora non serve più. Ora c'è la vita. Quella
vera. Vita di volti, vita di vere risate, vita di incontri, di promesse
spezzate.
Andata. Non non so se ci
rincontreremo più. Non so se sia passata a miglior vita. Ma se mai la
rincontrassi vorrei dirle che tutto andrà per il verso giusto. Corti capelli
rossi scompigliati, così piccola nella mia testa, troppo per quel sedile su cui
stava, troppo per essere lasciata da sola. Piccola e fragile. Forse solo dentro
di me.
Non so se è mai esistita.
Non so se esisterà mai. Ma vorrei dirle che sarà felice. Di non piangere, di
non gridare, di non morire per un tabula rasa, sussurrato da una guida. Vorrei
dirle che anche se abbiamo una fine, a volte vale la pena di iniziare lo
stesso.
Vorrei dirle che
l'aspetterò. Non so se ci rivedremo. Ma spenderò il resto dei miei giorni in
una silenziosa veglia, in un muto dolore che non ha bisogno di parole. Lei lo
capirà. Aspetterò per ogni parola buttata, per ogni casto bacio del buon
giorno, per ogni lungo asterisco del momentaneo addio. Vorrei porgergliene un
ultimo, sapendo che sarà il mio Sogno a raccoglierlo. Aspetterò, perchè tanto
non ho niente di meglio da fare nella mia vita.
Niente di più importante.
Vorrei vedere il suo viso,
espressione di stupore e di abbandono, quando le dirò che quel futuro tanto
agoniato, noi non ce l'avremo. Vorrei sentire il suo pianto, urlo di perchè e
domande, quando le dirò che tra pochi giorni tutto sarà finito, che dovrà spegnersi.
Che dovrà lasciarmi.
Vorrei troppe cose, e tutte
sbagliate. Le vorrei, ma non le voglio. Solitaria lacrima su un viso
indefinito, capace di uccidere più di un addio.
Necessito aria, ma qui ormai
non c'è più nulla da respirare.
Lei si è spenta.
Vorrei dirle che una fetta di latte non sarà
mai così sola come ora. Non so cosa ha provato. Non so se era già passata a un'
altra vita. Ma quello che ho sentito nessuno lo cancellerà mai. Dentro di me,
lei viveva ancora. E ancora vive.
Le mie notti per quel Sogno
sono meno solitarie. Le mie notti le passo con chi ho perso. In quella prigione
di silenzio, io sento le loro voci. Le voci di quello che erano. Di quello che
eravamo.
Parole.
Vorrei poterla stringere
seduta su quell'autobus, circondata da amiche invadenti, collo allungato per
leggere messaggi, di sos e di tentati salvataggi. Ricordatela così. Seduta su
quel pullman, la fronte appoggiata a un vetro annebbiato, fari di luce che le
sfiorano gli occhi. Il mio Sogno è ancora su quell'autobus in attesa di salvare
e essere salvata. E' ancora seduta davanti a uno schermo, dolorosa barriera non
ancora invalicabile. E' ancora alle prese con un'amica invadente e un ex
fidanzato pressante. E' ancora davanti a una finestra blu, a digitare pensieri,
racconti di piccolezze e annedoti. Ancora ai suoi occhi valgono qualcosa. E'
ancora l'unica che riesce sempre a strapparmi il sorriso, nonostante quello che
mi scava da dentro.
E' ancora un nome in una
fila a lato di una schermata, l'unico che mi illumina gli occhi, l'unico che
non ci sarà più.
E vorrei dirle che se ci
perderemo, sarà per colpa mia. L'ho lasciata morire, non vedendo i suoi
affanni, preoccupandomi solo del mio presente, distruggendo ciò che amava.
Vorrei dirle che non sbaglierà sempre solo lei. Errori grandi saranno i miei.
Non ho il tempo di dirglielo dove sta ora. Non ho modo di raggiungere quella
che era. Forse dove sta non le importa più. Dove sta non serve ricordare
giornate sedute a battere tasti. Non serve più.
Vorrei raggiungerla dove è
ora, afferrarla e squoterla, supplicando di lasciare andare il mio Sogno, di
rendermelo. Stingiti i capelli, fai colare via tutto quel nero e mostrami quel
rosso acceso tanto immaginario quanto reale. Vorrei raggiungerla dove sta ora e
chiederle se quel rosso è mai esistito. Visione dettata dall'impossibilità di
vedere, dall'impossibilità di godere di un qualcosa di reale,
dall'impossibilità di un animo contorto dagli spasmi della disperazione di
mostrare qualcosa che non sia debolezza e fragilità. Dolcezza.
Ho visto solo quello che il
mio Sogno mi mostrava?
Vorrei qualcuno a cui
leggere tutto ciò oltre che me stessa e un defunto dalla vita dubbia, mai
vissuta o capita solo in parte.
Non è stato un freddo giorno
invernale a portarmela via, ne la neve che cadeva irregolare fuori da una
finestra.
Me l'ha portata via il
tempo. I miei e i suoi errori. L'hanno portata via a quella che ritenevo essere
se stessa.
Tra qualche secondo mi sarà
portata via anche l'ispirazione, spentasi con una sigaretta, abbandonata in
mezzo guscio di uovo di Pasqua, ricevuto in una casa in cui non farò ritorno,
spentasi con l'uccisione della mia musa.
"Io non sogno più"
Mi sono stati portati via
tutti i sogni. Con lei se ne è andato uno degli ultimi che mi rimangono.
Spero che dovunque sia la
mia voce la raggiunga, dicendole che se mai dovesse incontrare ciò che era, io
ci sarò sempre. Che starò qui anche per cosa è ora.
Veramente non so dove sia
qui, ne dove sia andata lei. E questa volta non ci saranno ma.
Non piangetela, perchè ciò
che era è stato così forte da lasciarvi dentro abbastanza per sentirla viva.
Per sentirsi vivi.
Non piangetela, perchè a
quanto dicono ora è felice. Non importa che abbia dovuto uccidere ciò che era
per esserlo. O forse l'ho ucciso anche io.
Lei è morta.
E non si può tornare
indietro per cercarla. Non si può tornare indietro per capire.
Posso solo ricordare.
Il mio sogno è morto.
Resta solo questa pagina
scritta, pagina bianca al cospetto del nulla.
Pagina virtuale.
Come noi.