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Autore: Drop Of Blood    19/07/2011    2 recensioni
" Se il tutto si fosse svolto all'interno di un teatro, Marcus avrebbe interpretato una delle tante marionette che, inconsapevolmente, venivano manipolate per mezzo di invisibili, trasparenti fili.
Quelle parole non erano state partorite dalla sua illuminata mente, animata da sani principi e rispettabili valori, ma dalle instabili manie di grandezza di un vigliacco e sadico individuo che non aveva il fegato necessario a mostrarsi. "
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Secondo

 


" All children are artists. The problem is how to remain an artist once you grow up. "

 Pablo Picasso

 

 

 

Io ed Andrew eravamo di fronte la porta di casa di nostra zia Kristen.

Mio fratello chiuse la mano a pugno e alzò il braccio,lasciandolo a mezz'aria.

- Coraggio,fratellino. - mormorai,dandogli una leggera spinta.

Ma non fece in tempo a bussare,perché una donna alta,formosa,con capelli color fragola ed occhi color carbone,venne ad aprirci.

Appena ci vide,un sorrise splendente si dipinse sul suo volto.

- Angeli miei! Cosa ci fate qui? - chiese.

Nessuno rispose. Dopo pochi secondi,il suo sorriso scomparve.

- Cosa è successo? - domandò,ancora.

Non fu lei a parlare,ma il suo istinto materno.

Io e mio fratello non avevamo mai conosciuto i nostri genitori.

Nostra madre era morta,mentre nostro padre era un vigliacco che,venuto a conoscenza del fatto di aspettare un figlio,non si era assunto le proprie responsabilità ed aveva abbandonato la donna che diceva di “ amare “.

Avevamo solo due giorni,quando la mamma venne investita da un pirata della strada. Allora,una Corte Federale stabilì che Kristen sarebbe diventata la nostra tutrice,e lo sarebbe stata fino al giorno del nostro diciottesimo compleanno. All'età di quattordici anni,ci raccontò della prima volta in cui ci prese in braccio.

Eravate così piccoli ed indifesi. Ricordo quel giorno come fosse ieri. Un'infermiera arrivò e mi porse due fagotti,uno avvolto in una copertina blu,l'altro in una rosa. Un maschietto ed una femminuccia. Ero … Terrorizzata. Sembravate così fragili. Avevo il timore che,al più piccolo movimento,vi sareste sgretolati di fronte ai miei occhi.

Ero intenta ad ammirare i gioielli che avevo fra le braccia,quando l'infermiera fece ritorno. Mi disse che Anne,vostra madre,aveva lasciato una lettera per me. Con riluttanza,le diedi i miei angeli e presi la busta fra le mani. Iniziai a leggerne il contenuto. C'erano scritte poche,semplici frasi su quel foglio,ma riuscirono a trasmettermi l'Amore puro ed incondizionato che Lei provava per voi. Mi chiedeva,se mai un giorno le fosse successo qualcosa,di prendermi cura dei suoi piccoli,i suoi gemelli. E,in conclusione,espresse il suo ultimo desiderio.

Voleva che i suoi bambini si chiamassero Andrew Christian e Charlotte Rosalie. “,erano parole sue.

In quel momento,sapeva perfettamente che qualcosa non andava.

Ancora una volta,la sua domanda non ebbe risposta. E,quel silenzio,così saturo di preoccupazione ed angoscia fu,per lei,l'ennesima conferma che qualcosa di terribile era accaduto.

- Entrate. - mormorò,allora.

L'abitazione era di modeste dimensioni. Al suo interno prendevano posto due camere,un bagno,un cucinino ed un salotto. Le pareti erano dipinte di un caldo color crema;il pavimento era un parquet ben trattato,di una lucentezza serica.

Eravamo in salotto. Al centro della stanza vi era un tavolo in legno di mogano e,ai lati,tre divani in pelle color panna sui quali poggiavano cuscini dorati di diverse grandezze. Fra un divano e l'altro,inoltre,erano poste tre sedie,tutte provviste di imbottitura. Nonostante fossi cresciuta nella Grande Mela,circondata dal caos di città e da centinaia di taxi fosforescenti;lì,in quella minuscola ed apparentemente anonima casa,mi sembrò di tornare indietro di dieci anni. Mi sentivo protetta.

Io ed Andrew ci accomodammo l'una di fianco all'altro,Kristen di fronte a noi.

- Allora,cosa c'è che non va? - chiese,certa che finalmente qualcuno le avrebbe risposto.

Osservai mio fratello. Il volto cereo,le braccia tese lungo i fianchi,lo sguardo di cioccolato perso nel vuoto. Nella mia mente apparvero diverse immagini della sera precedente : Andrew accanto alla statua del Fondatore poi … Ashley che sostava su una panchina e salutava mio fratello con uno scintillante sorriso,esibendo una schiera di denti bianchi e perfetti.

Poi,di nuovo Andrew che,con passo lento e calcolato,le si avvicinava,mormorando un flebile ' Mi dispiace '.

Lui che,dominato dalla sete e dalla brama di sangue,le mordeva il polso,privandola della scintilla di vita che aveva sempre animato i suoi occhi turchini.

Solo,e sottolineo solo,in un secondo momento,capii che quelle immagini non erano frutto della mia immaginazione,ma i ricordi della persona che sedeva poco distante da me. Era come se,in qualche modo,Andrew fosse riuscito a trasmettermeli. In quel momento,fui del fatto che la mia sanità mentale fosse ormai completamente compromessa.

Ero ormai decisa a rispondere alla domanda che nostra zia ci aveva rivolto,ma un tonfo sordo fece sì che le parole mi restassero bloccate in gola,formando un enorme groppo.

Mi voltai verso la fonte del rumore.

Una delle nostre valigie,la più pesante,era caduta dall'infinita pila di bagagli che avevamo depositato accanto alla porta d'ingresso.

Inevitabilmente,questa si era aperta,mostrando il sacco contenente il suo corpo. Alcune ciocche di platino uscirono dall'apertura del sacco,facendo sgranare le iridi smeraldine di Kristen.

In meno di un secondo,l'odore della Morte impregnò l'aria,e la stanza divenne improvvisamente troppo piccola per ospitare tutti e tre.

Nostra zia si tappò la bocca con la mano sinistra,per impedirsi di vomitare sul posto. Corse in bagno. Tornò due minuti dopo;vidi una perla trasparente partire dall'ampia fronte,scorrere per tutta la lunghezza del naso e,infine,morire sulla sua bocca. Probabilmente,per riacquistare un minimo di lucidità,si era rinfrescata il viso con un getto d'acqua fredda.

Rimase qualche secondo ad osservarci;gli angoli delle labbra di rubino piegate in un sorriso.

Provai … Sollievo.

Nonostante tutto,era riuscita a perdonarci.

Nei suoi occhi,tuttavia,potevo leggere anche … Tristezza e Pentimento.

Di cosa poteva mai pentirsi,lei? Lei,che aveva la coscienza candida come la neve.

Tornò al suo posto e mormorò :

- Scusatemi. Avrei dovuto … Raccontarvi questa storia molto,molto tempo fa. - più a sé stessa che a noi.

- Zia,cosa … Quale storia? Stai cercando di dirci qualcosa? - fu Andrew a parlare,rivolgendo uno sguardo interrogativo alla donna che avevamo di fronte.

Zia Kristen non rispose. Si alzò e,salendo su un divano,arrivò a prendere una scatola di forma rettangolare,nera e lucente,da uno degli scaffali.

Scese e,con estrema delicatezza,poggiò la scatola sul tavolo,spingendola nella nostra direzione.

La presi,rigirandola fra le mani. Era di metallo. Sopra,con un leggero tocco d'argento, vi era inciso un nome : Anne.

-  Quella scatola contiene tutte le risposte alle vostre domande. - dichiarò,improvvisamente.

Piccole gocce di sudore iniziarono ad imperlarmi la fronte,il  collo e le mani. Pochi strati di metallo mi dividevano dalla Verità.

- Ma,prima,è necessario che io vi racconti parte della storia.Vi ricordate della lettera che vostra madre mi lasciò? -

Io e mio fratello ci limitammo a rispondere con un leggero cenno del capo.

- Bene. Vi ho parlato solo di poche righe della lettera. - disse,estraendo un foglio piegato in due dalla tasca dei pantaloni in velluto.

 Me lo porse ed io,con mano tremante,lo presi,avvicinandolo alle mani di Andrew. Mio fratello afferrò il foglio e,lentamente,lo dispiegò.

La perlacea pagina era macchiata da fili d'inchiostro,che la mano del destino aveva intrecciato,formando una serie di frasi. Ad occhi chiusi,sfiorai la carte con l'indice ed il pollice e sentii alcuni solchi sotto i polpastrelli.

Dopo pochi secondi,alzai le palpebre.

Incerta,fissai lo sguardo in quello di mio fratello che,con un'occhiata supplichevole,m'incitò ad iniziare la mia lettura.

Mantenendo un basso tonò di voce,cominciai a leggere l'ultima lettera di nostra madre :

Cara Kristen,

Lui mi ha trovata. Non so come abbia fatto.

Non posso restare qui.

Così facendo,metterei in pericolo la vita delle persone che amo.

Primi fra tutti,i miei gemellini.

Se restassi qui a Tacoma,anche la tua vita sarebbe a rischio.

E non posso permetterlo.

Ho un immenso favore da chiederti.

Un''ultima richiesta,poi sparirò per sempre.

Sarà come se non fossi mai nata.

Sorellina,ho bisogno che tu li protegga.

Li affido a te,perché sono sicura che li crescerai come fossero tuoi figli,sangue del tuo sangue.

So che farai tutto ciò che è in tuo potere,per tenerli al sicuro.

Loro non dovranno mai sapere dell'esistenza della Magia,o di quella dei Vampiri.

Dovranno crescere come normali esseri umani.

Lontani da questo posto e da tutto ciò che mi riguarda.

Non ho dato loro dei nomi,ma vorrei si chiamassero Charlotte Rosalie ed Andrew Christian.

 Abbi cura di te,

        Tua Anne.

- Cosa significa? Magia? Vampiri? Insomma,cosa sta succedendo? - chiesi.

-  Io e vostra madre discendiamo da una potente stirpe di Streghe.

- Durante un viaggio in Russia,Anne conobbe vostro padre,Vasil. Un Vampiro. Contro ogni regola,se ne innamorò e,dopo nove mesi,nasceste voi. - spiegò.

Per un momento,solo per un momento,pensai fosse solo un sogno.

O almeno,sperai che lo fosse.

Desiderai ardentemente di svegliarmi e ritrovarmi nel mio comodo letto,ad Harvard. Di tornare alla mia vita,vita che mi era stata rubata.

Di potermi laureare e trascorrere il resto della mia esistenza circondata dalle persone che amavo. Ma,troppo presto,mi resi conto che quella era la nuda e cruda Verità. La mia non era mai stata una vita normale. Senza saperlo,ero sempre stata circondata dal Sovrannaturale. Un dubbio si insinuò nella mia mente,interrompendo le mie riflessioni.

- Discendiamo? Vuoi dire che nostra madre è … - lasciai la frase in sospeso,incapace di continuare.

-  Viva. - terminò Andrew.

Guardammo nostra zia;gli occhi di smeraldo coperti da un leggero velo di lacrime. Quello era il suo modo di chiederci perdono. Perdono per non averci messi al corrente di un “ particolare “ di importanza vitale.

Come biasimarla? Era stata proprio nostra madre a chiederle di tenerci all'oscuro,lei aveva semplicemente rispettato la sua volontà.

Mio fratello intrecciò le dita della sua mano sinistra a quelle della mia destra.

La pensava come me,ed era pronto a scoprire ogni singolo aspetto di quello strano telefilm in cui eravamo stati catapultati.

Con un cenno del capo,incitammo nostra zia a continuare.

- Vostra madre desiderava trascorrere il resto della vita con lui.Vasil,però,aveva piani diversi.Aveva avvicinato vostra madre con il solo scopo di ingravidarla e creare una nuova specie : un vampiro con i poteri delle streghe McKeith,uno degli esseri più potenti mai esistiti sulla Terra.

Anne,capiti quali fossero i suoi obiettivi,non gli rivelò di essere incinta,e tornò a Tacoma,la città dove eravamo cresciute.Non parlò a nessuno della sua gravidanza,tranne ad Arina,una strega che aveva conosciuto durante un viaggio in Bulgaria,e me.Ventiquattro ore dopo la vostra nascita,chiamò me ed Arina e ci chiese di incontrarci in una casa abbandonata,collocata nelle vicinanze dell'ospedale.

Lì abitavano,ed abitano tutt'ora,gli spiriti delle nostre antenate.

Anne chiese loro aiuto e,insieme,lanciammo un incantesimo su voi due che riuscisse a sopire la vostra natura di vampiri,in modo che poteste vivere una vivere normale. L'incantesimo sarebbe risultato nullo solo,e ripeto solo,se foste venuti a contatto con un vostro simile.

- Avete mai notato degli atteggiamenti strani,in qualche vostro amico? - domandò,infine.

Il mio cuore perse un battito.

Mi tornò alla mente quanto era successo nella sua stanza

- Lui … - soffiai. Evitai di pronunciare il suo nome,facendolo,mi sarei solamente procurata altro dolore.

- Chi? Chi è,Charlie? -

Non risposi alla domanda di Kristen.

Non trovai la forza necessaria a farlo.

Marcus era un Vampiro.

Incredibile,ma vero.

- Ecco,ora capisco. Comunque,manca una parte della storia.

Vasil,circa una settimana dopo la vostra nascita,capì l'inganno di Anne. Da quel giorno,iniziò a darle la caccia. E vostra madre,per impedire che riuscisse nel suo intento,prese una decisione estrema : supplicò Anton,un nemico di Vasil,di trasformarla.

Sono anni,ormai,che fugge da vostro padre. - aggiunse il tassello mancante al puzzle e tutto,d'un tratto,parve acquistare un senso.

-Potete aprire la scatola. - concesse zia Kristen,dopo alcuni minuti.

Insieme,io ed Andrew alzammo il coperchio della scatola.

Al suo interno,due fialette contenenti uno strano liquido trasparente.

Tolsi il tappo ad una e la portai vicino alle narici.

Incolore,insapore.

Inarcai un sopracciglio.

Dubitai del fatto che fosse semplice acqua.

- Cos'è? - borbottò Andrew.

- Il veleno di vostra madre. - rispose secca.

- Vedete;in questo momento,non potete definirvi dei “ vampiri completi “ . Per diventarlo,dovreste bere del veleno di Vampiro. - aggiunse,indicando con l'indice le due fiale.

- E se non lo bevessimo? - domandai.

- M-morireste. - balbettò Kristen.

Senza pensarci,bevvi d'un sorso il contenuto della fiala che avevo in mano.

Andrew mi imitò.

La gola iniziò ad ardere e la vista divenne pian piano offuscata.

Dopo,solo il buio.

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