*Act II*
Her Lullaby
The rumors flew
but nobody know how much she blamed herself
Hermione
Granger si era chiusa in casa. Dopo il funerale di Lucius Malfoy si era negata
al mondo intero per dedicarsi interamente al suo dolore. Piangere. Solo questo
le importava. Piangere per cercare di sfogare ciò che la distruggeva.
Inutilmente.
Il
senso di colpa la schiacciava. La mancanza di Lucius era soffocante. Il
desiderio di non vedere più nessuno… allettante.
Che
senso aveva? Durante la breve prigionia dell’uomo non aveva parlato con nessuno
dei suoi colleghi al Cavillo, tranne Luna. Era l’unica ad averla trattata come
se non fosse successo niente. Come se non avesse mai tradito il Bambino
Sopravvissuto per una fuga d’amore con un pericoloso Mangiamorte. Come se non
avesse tradito anche lui.
Hermione
Granger era una traditrice.
Quelle
voci, quegli sguardi… li odiava. Tutti si permettevano di mettere bocca nella
sua vita, ma a che titolo? Cosa ne sapevano di lei, delle sue scelte, delle sue
rinunce?
Non
era stato facile abbandonare Harry, ma aveva dovuto farlo. Perché Lucius
sarebbe stato arrestato. Lei invece… avrebbe potuto appellarsi al perdono
dell’eroe del Mondo Magico senza incorrere nelle pene della giustizia.
Ma
non era riuscita a zittire la voce della sua coscienza, quella che l’aveva
spinta ad aiutare Harry di nascosto prima e apertamente poi.
Pur
dedicandosi anima e cuore a Lucius non aveva smesso di leggere e studiare mille
modi per sconfiggere Voldemort, aiutando l’amico
anonimamente. Sospettava che Lucius lo sapesse, senza mai dirle nulla. Gliene
era stata grata.
Alla
fine però il suo senso della giustizia aveva avuto la meglio su di lei.
Decidere di tradire l’amore della sua vita l’aveva distrutta dentro. Sentiva di
averlo illuso, giocato con lui e poi buttato via.
La
sera prima della partenza avevano fatto l’amore e si erano addormentati l’uno
tra le braccia dell’altra. Rimasta per lo più sveglia, Hermione aveva guardato
l’uomo per ore, pensando a tutto ciò che avevano vissuto insieme.
-
Ciao.- aveva sussurrato sfiorandogli appena l’orecchio con le labbra - Volevo
solo vederti.-
Quella
frase era loro. Il simbolo del loro amore. La sua prima dichiarazione.
-
E dirti…- un nodo alla gola -…che ti amo.- quasi senza voce.
L’aveva
baciato un’ultima volta, si era vestita e, messe le sue poche cose in una
borsa, era andata via. Lontano da lui.
Per sempre. L’incantesimo estensivo irriconoscibile l’aveva aiutata a
viaggiare più comoda, ma ad ogni passo si lasciava dietro un pezzo di cuore.
Con
l’anima distrutta e senza più lacrime era arrivata ai cancelli di Hogwarts, dove sapeva che Harry aveva trasferito la sede
operativa dell’Ordine della Fenice. Il castello era sicuro e ben protetto,
quindi le era bastato muovere un passo in più per far scattare gli incantesimi
di allarme.
Due
Auror che lei non conosceva l’avevano subito individuata e bloccata per
impedire una possibile fuga.
-
Sono Hermione Granger.- aveva detto - Chiamate Harry Potter, per
favore.-4immobile e silenziosa fino all’arrivo dell’amico, il cuore di Hermione
era quasi impazzito per la tensione.
E
quando lui era arrivato e l’aveva guadata come fosse stata un fantasma, lei
aveva detto soltanto - Sono tornata.-
Gli
occhi del ragazzo avevano cercato un’altra figura accanto a lei.
-
Non c’è.- un sussurro - Sono sola.-
Rientrare
ad Hogwarts era stato straziante. Solo Harry e Luna
non l’avevano guardata come fosse stata un’appestata o un Dissennatore.
Non l’avevano insultata, né schifata o giudicata.
-
Devo interrogarti.- l’aveva avvertita il ragazzo - Con il Veritaserum.-
-
Va bene.- aveva annuito - Lo so.-
Harry
aveva condotto personalmente l’interrogatorio all’amica per verificare la sua
sincerità, anche se il suo cuore si era già affidato a lei. Era così arrivata
la conferma che era davvero lei la fonte di quei preziosi aiuti anonimi, e
ancor più preziosa si era rivelata la sua presenza nei momenti più decisivi
della battaglia finale contro Voldemort.
Ma
nonostante tutto nessuno aveva mai smesso di incolparla: doppiamente infame,
doppiamente traditrice, doppiamente infedele.
Gryffindor senza onore né rispetto e lealtà.
Egoista.
Sconsiderata. Folle. Plagiata.
Inaffidabile.
Ron l’aveva
riaccolta con diffidenza, seppur velata di affetto. Ginny
invece non le aveva più rivolto la parola.
Così,
dopo la guerra e dopo la morte di Lucius, Hermione aveva disperatamente cercato
qualcosa che la aiutasse a lenire il dolore. E quale male migliore di quello
che aveva aiutato il suo amore negli ultimi mesi di vita?
For years and years
she tried to hide the whiskey on her breath
-
Hai bevuto?-
Harry,
dopo due mesi, era riuscito ad entrare in casa sua. Un piccolo bilocale in una
zona piuttosto tranquilla della Londra magica.
-
No.-
Negare.
Negare sempre.
Era
pallida e con vistose occhiaie violacee sotto gli occhi scuri. Il viso aveva
perso ogni colore. Probabilmente era anche dimagrita troppo per il suo fisico.
-
Come stai?- chiese, cercando bottiglie sospette qua e là con lo sguardo.
-
Bene.- mentì di nuovo - Settimana prossima torno al lavoro.-
Lui
sorrise - E’ una bellissima notizia!- esclamò più allegro del previsto - Luna
sarà contenta, le manchi.-
Annuì
distrattamente - Già.-
Da
quando parlare con lei era così difficile? Da quando sentiva di non essere più
un fratello per Hermione?
-
Senti, io… stavo per farmi n bagno.- disse la ragazza dopo un lungo minuto di
silenzio imbarazzato.
-
Un bagno.- ripeté Harry e guardò l’orologio: le tre e mezza di pomeriggio.
-
Sì.- sapeva di essere stata scortese, ma non voleva nessuno intorno, neanche
lui - Ti scrivo.-
-
Ok.-
-
Settimana prossima. La prima sera, dopo… quando torno al lavoro.-
Harry
credette a quelle parole e sorrise - Mi terrò libero.-
Il gufo non
arrivò mai a bussare alla sua finestra.
Decise
di farsi sentire lui il giorno dopo. Le mandò un biglietto e nella risposta
Hermione si scusò mille volte. Diceva di essersi addormentata appena rincasata
dal Cavillo. In realtà aveva pianto
tutta la sera. In redazione avevano finto di non vederla. Solo Luna le
aveva parlato, assegnandole alcuni articoli da scrivere per quella settimana.
Li
aveva finiti tutti entro sera. Non aveva neanche pranzato, si era solo buttata
nel lavoro, sperando di trovarvi conforto. Inutilmente.
Quella
sera, tornata a casa, si era scolata un’intera bottiglia di Fire
Whiskey.
Aveva
bevuto senza niente nello stomaco dalla mattina e questo aveva dato effetti
antipatici per tutta la notte. China sul water a tenersi i capelli da sola,
Hermione non riusciva a pensare a nulla.
Il
giorno dopo in redazione si accorsero tutti del suo terribile stato di salute.
-
Tesoro stai bene?- le chiese Luna a metà giornata.
-
Benissimo.- rispose abbozzando un sorriso stanco.
Andò
avanti così per sei settimane, ma ad un occhio attento non poteva sfuggire il
lento declino della ragazza. Solo dopo otto mesi dal funerale di Lucius Malfoy,
Hermione tornò al cimitero.
Tra
le mani aveva una singola rosa rossa con un nastro nero legato al gambo,
simbolo del loro amore, e il cuore in pezzi. Rimase ferma in piedi davanti alla
lapide per un’ora, e le successiva tre le trascorse a fissare il nome inciso.
Lucius Malfoy.
Il
suo Lucius.
Improvvisamente
sentì una morsa al cuore - Scusami.-
sussurrò - Scusami se sono mancata tanto.-
Da quel giorno
andò a trovarlo ogni sera.
A
volte era lucida, altre così ubriaca da iniziare a parlare a vanvera e dire
cose senza un minimo di senso. Gli parlava del suo lavoro quando era in grado
di farlo - Oggi Kate non voleva passarmi alcuni rapporti di cui avevo bisogno.-
rise - Ci pensi? Ha quarantacinque anni e si comporta come una bambina. Solo
perché…- si bloccò di colpo e il sorriso scomparve dalle sue labbra.
-
Solo perché ti amo.-
Non
sapeva di non essere sola.
Aveva
gli occhi lucidi - Ma non importa. Non mi importa di nulla.-
Qualcuno
la fissava e lei non se ne era neanche accorta. La fissava in silenzio.
-
Mi importa solo di te.-
-
Ho visto la Granger.-
-
Dove?-
Un
sorriso mesto - Al cimitero. Va a trovare mio padre tutti i giorni.-
Harry
fissò gli occhi verdi nel suo caffè - Da quanto?-
-
Non lo so.- scosse la testa - La prima volta l’ho vista quattro mesi fa.-
Draco
Malfoy era cambiato dalla fine della guerra e dalla morte di suo padre. Ancora
prima, in realtà, quando l’aveva visto scappare con la giovane Gryffindor.
-
Dovresti tenerla d’occhio, Potter.-
Harry
si allarmò - Cosa vuoi dire?-
-
Puzza di whiskey. Si sente lontano un miglio.-
-
Quindi ha ripreso…-
-
Credo non abbia mai smesso.-
Al
biondo non importava particolarmente quello che Hermione faceva, né si
interessava della preoccupazione dello sfregiato. Ma osservando la ragazza sera
dopo sera aveva fatto sempre più caso ai suoi occhi. E non gli piacevano.
-
Ha lo sguardo di chi non ha più niente da perdere.- si alzò dalla sedia - E’
come il suo poco prima che…-
-
Grazie.-
Poco prima che
si lasciasse morire.
She finally drank her pain away
a little at a time,
But she never could get drunk enough
to get him off her mind
Harry
non riusciva a trovarla. Non era a casa né al lavoro. Aveva saputo da Luna che
Hermione aveva cercato di licenziarsi e lei, per evitarlo, da scrittrice di
articoli l’aveva spostata di mansione, assegnandole le bozze da correggere.
Questo
le permetteva di stare di più a casa e avere meno responsabilità di prima. Ma
le cose non andavano bene. Hermione continuava ad assentarsi dal lavoro o
presentarsi brilla già alle dieci del mattino.
Dopo
aver girato tutti i posti che conosceva si ricordò di un incantesimo di
localizzazione che non aveva mai usato, ma imparato per precauzione.
Gliel’aveva insegnato lei. Si stupì di trovarla in un locale babbano, una discoteca per la precisione. Hermione non
aveva mai frequentato discoteche, almeno non che lui sapesse.
Era
lì da sola? Come l’avrebbe trovata?
il
moro si poneva queste domande mentre entrava nel locale e cercava l’amica in
mezzo alla folla. La trovò. Era in
pista a ballare circondata da tre ragazzi che, a suo dire, si stavano prendendo
troppa confidenza con lei. Aveva un bicchiere in mano e di tanto in tanto
rallentava il ritmo dei passi per sorseggiare quello che sicuramente era un
drink altamente alcolico.
La
chiamò varie volte mentre le si avvicinava, ma la musica era troppo alta e lei
troppo presa da quello che stava facendo. Che, per inciso, ad Harry non piaceva
neanche un po’.
Scansò
uno dei tre polipi e afferrò la ragazza per un braccio - Hermione!-
Lei
lo guardò spaesata per qualche secondo, come se non avesse riconosciuto o non
aspettasse minimamente di vederlo lì.
-
Harry…?-
-
Ehi, che vuoi?- s’intromise uno dei tre tizi.
Lui
non lo guardò male, di più.
-
Vieni.-
Trascinò
letteralmente la ragazza fuori da quella stupida discoteca babbana,
a dir poco furante per quel comportamento assolutamente non da lei.
-
Che diavolo stai combinando?!- esclamò uno volta in strada. Ad occhi esterni
poteva sembrare di assistere ad un classico litigio tra fidanzati.
Nessuno poteva
immaginare cosa sarebbe successo quella notte.
-
Mi stavo divertendo.-
-
Divertendo?- ripeté incredulo - Con tre buzzurri
che neanche conosci!-
Lei
fece spallucce - Li avrei confusi.-
-
No Hermione, sei tu quella confusa!- la afferrò per le spalle e la scosse -
Cosa ti prende?-
La
fissò negli occhi, ma lo sguardo prima vacuo della ragazza si fece arrabbiato,
pieno di risentimento - Lo sai meglio di me cosa mi prende!- esclamò, e con uno
strattone si liberò della presa dell’amico.
Lui
però non si arrese, le strinse le mano e dopo essersi allontanati dall’ingresso
del locale si smaterializzò con lei direttamente nel suo piccolo appartamento.
-
Adesso ti fai una doccia fredda e ti fai passare questa sbornia del cazzo.-
Non
era da lui parlare così né essere tanto autoritario, ma non era facile aiutare
Hermione. La trascinò in bagno e la tenne ferma nella doccia, mentre l’acqua
gelida investiva entrambi.
Dopo
un po’ di rimostranze la ragazza smise di agitarsi e restò immobile. Harry
chiuse il rubinetto e allungò un braccio per afferrare due asciugamani.
Hermione non prese quello che lui le porgeva. Se ne stava lì ferma, con la
testa basse e i capelli che le coprivano il viso.
-
Asciugati, ti ammalerai.-
Scosse
la testa - Basta.- disse in un soffio.
Potter
la guardò senza capire - Basta cosa?-
-
Non ce la faccio più.-
Alzò
gli occhi sull’amico. Piangeva. E da
lì prese a piangere come una bambina - Ogni giorno, ogni minuto… non va via!-
Si
portò una mano al petto e strinse la stoffa bagnata della camicia. Guardò Harry
con occhi disperati.
-
Fa male da morire.-
Lasciò
cadere l’asciugamano per terra e abbracciò l’amica. La strinse probabilmente
fino a farle male, ma non poteva sopportare di vederla ancora in quello stato
dopo tre anni.
-
Smettila di bere, ti prego.- le disse - Ti sta consumando.-
-
Sono già consumata.- rispose col viso contro il suo petto - Il whiskey mi
aiuta.-
Harry
afferrò la sua bacchetta posata precedentemente sul lavandino e asciugò
entrambi.
-
Cambiati, mangia qualcosa e vai a letto.-
-
Harry…- sembrava ancora più disperata -…non voglio essere lucida. Quando bevo
va un po’ meglio, ma non…- le mancava il respiro -…non serve.-
Credette
che all’amica fosse venuta una sbronza triste, in realtà quello era uno dei
suoi sfoghi più sinceri.
-
I sensi di colpa, la sua mancanza…- continuò.
-
Hermione,- la interruppe - sono passati tre anni.-
-
Per me non è passato neanche un giorno.-
Harry
aspettò che si calmasse, la costrinse a mangiare due toast e la mise a letto.
Quando la vide più tranquilla pensò di poter tornare a casa e fidarsi a
lasciarla sola, dietro le sue insistenze.
-
Sto bene.- continuava a ripetere - Ho solo avuto una sbornia triste.-
-
Se vuoi resto qui con te.-
Sorrise
- Ginny si arrabbierà.-
-
E’ stata lei a dirmi di cercati finché non ti avessi trovata.-
Sgranò
gli occhi, sorpresa.
-
Non ti parla, ma continua a volerti bene.- disse accarezzandole i capelli -
Dobbiamo curare il tuo alcolismo.-
-
Va bene.- bugiarda, ancora una volta.
Si
alzò dal letto poco dopo che l’amico era andato via. Il sorriso debole che gli
aveva mostrato era tra i più falsi che avesse mai usato.
Until
the night
Cercò subito una bottiglia
nella credenza in cucina. Quella sera era stata l’ultima prova del suo stato
fisico e mentale.
Aveva mentito ad Harry
quando aveva accettato di curarsi. In realtà non ci pensava affatto. Le andava
bene così, perennemente lontana, a volta di più a volte di meno, dal totale
stato di lucidità.
Si attaccò alla bottiglia
come un assetato nel deserto.
Come chi non vede la luce
da troppo tempo e arriva a bruciarsi la vista pur di godere di quel dono della
natura il più a lungo possibile.
Come chi riceve il primo
gesto d’amore.
Come chi, l’amore, l’ha perduto.
She put that bottle to her head and pulled the trigger
And finally drank away his memory
Life is short but this time it was bigger
Than the strength she had to get up off her knees
Ogni
goccia di whiskey che le toccava le labbra era una lacrima che le cadeva dagli
occhi. Ogni sorso di quel liquido velenoso era una scia bagnata sulle sue
guance arrossate. Ogni respiro un singhiozzo.
Più
beveva più la sua disperazione cresceva. Di tanto in tanto mormorava qualcosa
che lei stessa faticava a capire. L’unico suono comprensibile che le usciva
dalle labbra era il suo nome.
Lucius.
Più
beveva più voleva bere perché, in una visione distorta, si sentiva quasi più
vicina all’uomo che non riusciva a smettere di amare.
-
Ti amo.-
Il
giorno dopo Harry decise di tirare l’amica fuori di casa per colazione e andare
subito da un medico che potesse aiutarla. Si era svegliato col pensiero di
andare subito da lei per agire il prima possibile. Come se un angelo
gliel’avesse sussurrato nel sonno.
Hermione
però non rispondeva al citofono prima né al campanello di casa dopo. Pensò che
stesse dormento o, cosa più probabile, che fosse così ubriaca da non sentire
nulla.
Un
semplice Alohomora
bastò per farlo entrare in casa dell’amica: silenzio, non si sentiva altro. La
chiamò diverse volte ma non ottenne risposta. Che fosse andata al lavoro?
No,
non lo credeva possibile. Di nuovo, qualcosa dentro di lui gli disse di
controllare tutta la casa prima di andare alla sede del Cavillo.
E la vide.
We found her with her face down in the pillow
Clinging to his picture for dear life
Qualcosa
dentro di lui andò in pezzi, nonostante all’apparenza Hermione sembrava solo
addormentata. Corse verso il suo letto, dove era sdraiata a pancia in giù con
due bottiglie di whiskey vuote sul materasso e una fotografia stretta in una
mano.
L’uomo
ritratto nella foto era Lucius Malfoy. Hermione doveva essersi addormentata guardando quell’immagine,
piangendoci su. Morendo con essa.
-
Hermione!- la chiamò mille volte e la scosse con forza - Svegliati, dai! Apri
gli occhi!-
Provò
qualche incantesimo di rianimazione ma furono totalmente inutili. Era troppo tardi per lei.
-
Hermione…- continuava a dire il suo nome, come se pronunciandolo all’infinito
la ragazza sarebbe tornata da lui - Hermione, non…- gli occhi sbarrati e
l’evidenza davanti al suo cuore distrutto - …non lasciarmi.-
Chiamò
dei medimaghi. Una parte di lui, quella che voleva
credere che tutto sarebbe andato bene, sperava. Sperava che lei riaprisse gli
occhi e si scusasse per quella sbronza troppo pesante, per averlo fatto
preoccupare, e che gli avrebbe detto di voler essere aiutata a star meglio,
perché voleva stare meglio, andare
avanti, fare quel passo verso la consapevolezza che non era ancora riuscita a
fare.
Ma non
successe niente.
I medimaghi confermarono la morte di Hermione Granger
datandola verso le quattro del mattino.
Il
whiskey l’aveva uccisa.
I
sensi di colpa l’avevano uccisa.
Le
chiacchiere della gente l’avevano uccisa.
L’amore
per Lucius l’aveva uccisa.
Harry
rimase immobile a fissare il volto esanime dell’amica finché non la portarono
via e si sentì chiamare da una voce conosciuta. Ginny.
Era subito corsa lì appena uno dei medici le aveva scritto un veloce biglietto
spiegandole cos’era successo.
Aveva
gli occhi lucidi ed erano evidenti i suoi sforzi di non piangere. Era molto
preoccupata per Harry. Hermione era sempre stata fondamentale per lui,
qualunque cosa accadesse pensava sempre all’amica, a coinvolgerla in tutto,
chiederle consiglio.
-
Harry…-
-
Hermione.- sussurrò il ragazzo - Hermione, lei è… è…-
Lo
abbracciò e lo strinse con tutta la sua forza. Accolse le sue lacrime, le sue
grida di dolore, il suo pianto disperato. Un altro squarcio nel petto di un
mago troppo giovane per aver subito già tante perdite importanti nella sua
vita.
Aveva
perso i genitori, il padrino tantissimi amici che amava. Ora aveva perso anche
sua sorella.
We laid her next to him beneath the willow
While the angels sang a whiskey lullaby
Al
funerale di Hermione Granger c’era più gente del previsto. Tanti compagni di
scuola, amici che non avevano creduto alle cattiverie su di lei, tanti altri
che l’avevano esclusa dalla propria vita pur continuando a voler bene alla
strega più brillante del suo tempo. C’erano anche tanti pentiti. Persone che
avevano bruscamente chiuso con lei o che non erano riusciti ad aprirle
completamente il cuore.
L’ultima
volta che Ginevra Weasley aveva parlato con Hermione
era stato per dirle che voleva bene alla ragazza che conosceva, non
all’estranea traditrice che era tornata con la coda tra le gambe.
Se ne pentiva.
Ronald
le aveva parlato poco dopo il suo ritorno, ancor meno durante gli sbalzi di
umore e salute dovuti all’alcool. Le sue ultime parole erano state di pura
circostanza.
Se ne pentiva.
Molly
Weasley non le aveva detto niente. Aveva semplicemente
smesso di considerarla.
Se ne pentiva.
Harry
Potter non aveva nulla di cui pentirsi ma si sentiva ugualmente in colpa. Si
accusava di non aver fatto abbastanza per l’amica, diceva che avrebbe dovuto
agire prima, che se l’avesse fatto… il suo crollo fisico ed emotivo era chiaro
sotto gli occhi di tutti.
Era
sembrata una pazzia ma all’improvviso aveva detto di voler seppellire Hermione
accanto a Lucius Malfoy.
Gli
avevano detto che nessuno l’avrebbe mai accontentato né ci sarebbero stati
pareri favorevoli. Invece ce ne era stato uno, ed era stato decisivo.
Chiese
di restare solo ancora un po’ con sua sorella e Ginny
fu contenta ad accettare quella richiesta controvoglia.
Fu
pochi minuti dopo che si fece avanti. Era rimasto in disparte durante tutta la
cerimonia funebre, e quello era il momento giusto e più discreto di farsi
vedere.
-
E’ stato doloroso?- chiese dopo aver affiancato il Gryffindor
- Voglio dire… se ne è accorta?-
Scosse
la testa - Dicono che si è semplicemente addormentata.- rispose in un sussurro -
E non si è più svegliata.-
Abiti
completamente neri, tanti fiori sulla lapide. Gliene aveva donato uno anche
lui, perché lei aveva portato uno ogni sera per suo padre.
-
Grazie per…- disse Potter poco dopo - …beh, per avermi appoggiato. Se proprio
tu non fossi intervenuto probabilmente non mi avrebbero ma preso sul serio.-
-
E’ morta per lui.-
La
verità. Pura, semplice. Crudele.
-
La Granger è morta per mio padre.- Draco ancora non poteva crederci - Sentivo
di doverlo fare. Per… entrambi. Sono morti perché - gli costava dirlo, ma alla
fine aveva dovuto ammetterlo e accettarlo - credo si siano amati davvero.
Tanto.-
Il
moro annuì - Si sentiva in colpa. Tradire lui per salvare tutti. È proprio da
Hermione, sacrificare se stessa per gli altri.
Draco
riconobbe verità in quelle parole. Sapeva che la ragazza si era cancellata
dalla vita dei genitori per salvarli e che li aveva spediti dall’altra parte
del mondo. Perché la priorità era combattere Voldemort,
a costo di dare tutta se stessa e anche di più.
-
Mi dispiace.- guardò il ragazzo accanto a lui - Non importa quello che è
successo. Era una brava persona.-
Harry
non trattenne una lacrima. La lasciò correre sul suo viso prima di asciugarla
col dorso della mano.
-
Andiamo via. Non ti reggi in piedi.- propose Malfoy - Lasciamoli soli.-
Si
lasciò condurre fuori dal cimitero da un taciturno e serio Draco Malfoy.
Ginevra corse subito incontro al suo ragazzo, salutò il biondo e lo vide andar
via prima di essere notato dagli altri.
Dietro
di loro, due anime tormentate dal rimorso e dal dolore si stavano finalmente ricongiungendo.
-
Ciao.- un semplice saluto - Volevo
solo vederti.- un desiderio realizzato - E dirti che ti amo.- l’essenza della felicità.