Tutti i superstiti dell'ES si trovavano nell'ormai familiare stanza “va e vieni” che questa volta si era trasformata per loro in una sorta di salotto, abbastanza accogliente, che poteva ricordare vagamente la sala comune di Grifondoro ma addobbata con i colori di tre delle case di Hogwarts.

Era trascorso appena un mese dalla notte passata con Hagrid nella foresta proibita, l'autunno stava lasciando spazio all'inverno, e i corpi segnati dei ragazzi riuniti testimoniavano che non avevano seguito il consiglio dell'amico di stare lontani dai guai.

Micheal Corner camminava nervosamente aventi e indietro, misurando a grandi passi la stanza ed esprimendo il suo risentimento nei confronti della situazione in cui si trovavano: secondo lui non aveva senso continuare a farsi del male in quel modo.

“A quali miglioramenti ha portato tutto ciò che abbiamo fatto fin'ora?” Sembrava rivolgersi solamente alla ragazza dai capelli rossi seduta in mezzo a Neville e Luna, che però non gli aveva mai rivolto un solo sguardo dall'inizio della riunione.

“Siamo presi di mira dai Carrow! Passiamo più tempo in punizione che in qualsiasi altro posto, e non credo che ci sia bisogno di ricordarvi in cosa consistono le punizioni di quei due” Rimase in silenzio un secondo guardando i suoi amici: a quelle parole, Susan Bones scosse la testa come per cercare di far uscire dalle orecchie un brutto ricordo.

“Tutto ciò che stiamo facendo è...”

“Resistere!” Il corvonero si voltò di scatto verso la voce che lo aveva interrotto: Cho Chang gli rivolse uno sguardo furioso che si non si addiceva molto al suo viso delicato, poi continuò.

“Che cos'altro dovremmo fare? Accettare la nuova politica della scuola? Torturare i nostri stessi compagni? Fingere di non essere dalla parte di Harry?”

Ginny Weasley distolse per la prima volta lo sguardo dai suoi piedi e lo puntò su di lei non appena pronunciò quel nome, provando subito vergogna quando una punta di gelosia la colpì.

“Non ho detto questo Chang!” Corner aveva assunto un cipiglio seccato dovuto, in parte, all'essere stato interrotto.

“Oh andiamo Micheal! Non è che vogliamo attirare l'attenzione! È inevitabile! Ma in fondo è proprio ciò che vogliamo fare, è l'unico modo per noi di fare la differenza. Non avevamo scelta, dovevamo tornare ad Hogwarts, e tutto ciò che possiamo fare da qua dentro è dare un po' di fastidio.”

“Ma...”

“Basta...” La Weasley si era alzata improvvisamente; era la prima volta che i compagni sentivano la sua voce quella sera.

“Non possiamo passare le serate a ripeterci le stesse cose! Micheal...” i suoi occhi scuri incontrarono quelli dell'ex ragazzo.

“Se vuoi smettere con questa storia dell'ES, fa pure! Nessuno ti correrà dietro”

“Ma...” Il ragazzo sembrava offeso dall'ultimo intervento, ma Ginny non aspettò la sua risposta, e si precipitò fuori dalla stanza lasciando dietro di sé una scia di capelli rossi.

Imboccando uno degli ultimi passaggi secondari rimasti aperti per arrivare alla torre più velocemente, sentì la rabbia crescerle dentro.

Avevano tutti paura, e non erano i Carrow il problema: il fatto era che stavano lontani dalle proprie famiglie, non sapevano cosa stesse realmente succedendo fuori da quel castello, e in più erano tutti, dal primo all'ultimo, afflitti da un senso di inutilità mista a paura. La piccola Weasley in realtà era colpita da un altro tipo di sentimento, qualcosa di simile all'angoscia. C'era stato un solo momento, da quando era tornata a scuola, in cui si era sentita leggera: nell'istante in cui aveva incontrato lo sguardo limpido di Albus Silente nell'ufficio di Piton. Aveva avuto anche l'impressione che il vecchio preside volesse dirle qualcosa prima che il suo sostituto facesse irruzione nella stanza. Ciò che dava ancora più da pensare a Ginny, comunque, era proprio la reazione dell'ex insegnante di pozioni; li aveva trovati a rubacchiare nel suo ufficio, stavano facendo qualcosa di grave, e lui cosa faceva? Chiamava Hagrid e li mandava con lui nella foresta. Non poteva seriamente pensare che quella per loro fosse una punizione...c'era qualcosa in tutta questa storia che non quadrava.

“Verdeggiante.” Accompagnata da questi pensieri era arrivata alla sala comune di Grifondoro; superò il buco del ritratto della signora grassa e si lasciò andare sulla poltrona accanto al fuoco, una di quelle che Harry, Ron ed Hermione occupavano, intenti a confabulare tra loro, quando erano ad Hogwarts.

“Oh, sei qui...” Neville, piuttosto accaldato, aveva fatto capolino nella stanza.

“Eravamo preoccupati, che diavolo ti è preso là dentro?”. Ormai anche lui si era seduto lì accanto e il fuoco si rifletteva sulla sua faccia con dei giochi di colore.

“Niente...”

“Niente? Oh andiamo Ginny!”

“Voglio tornare nell'ufficio di Piton, devo parlare con Silente, cioè con il ritratto di Silente, ma il risultato dovrebbe essere lo stesso, vero? Anche se ora che ci penso non ho mai capito questa storia dei ritratti...”

“Ma sei matta?! Perché mai...”

“Devo, dobbiamo capire alcune cose...”

Neville non parve ancora convinto quando la rossa ebbe finito di rivelargli i suoi pensieri.

“E poi... l'ES deve trovarsi da fare qualcosa di più che rispondere male ai Carrow e rifiutarsi di fare ciò che dicono! Dai Neville! Lo dici sempre anche tu che abbiamo bisogno di agire.”

Le ultime parole dell'amica parvero convincere il ragazzo; e poi in fondo anche lui aveva notato qualcosa di strano nel comportamento di Piton.

“Va bene, penseremo a qualcosa con gli altri. Ti faremo entrare là dentro”

Con un sorriso compiaciuto Ginny si lasciò andare più affondo nella poltrona, accoccolandosi e lasciando che il calore del fuoco le infondesse un po' di tranquillità.

Questi primi capitoli servono un po' da introduzione, per entrare nell'atmosfera respirata dai membri dell'ES rimasto ad Hogwarts.
Grazie a coloro che hanno letto il primo capito, e a quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le "seguite".
Sono nuova, quindi sono buon accetti i consigli! Grazie.