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Autore: Tharon    21/07/2011    0 recensioni
(469 d.C)
Tavor, giovane ragazzo, vive con la sorella Tania, in un piccolo villaggio celtico tra le montagne della Valle d'Aosta. Per molte lune, con il viso fisso verso il cielo notturno, cercò di comprendere quale fosse la propria strada, una strada che gli avesse permesso di slanciarsi verso il futuro con un occhio sempre fisso verso il passato, verso la proprio tradizione, verso la propria origine; ma più cercava di capire, meno riusciva a raggiungere la propria meta. Anche grazie all'aiuto del pantheon di divinità celtiche, Tavor riuscirà a prendere la strada giusta e dopo numerose avventure e numerose battaglie combattute contro l'esercito di Teodorico, re degli Ostrogoti, il ragazzo meditando nel bosco di Faur, il bosco degli dei, capirà ciò per cui è veramente fatto.
Sono davvero gradite anche piccole recensioni :) potete inserire critiche, consigli e qualunque cosa pensiate dei capitoli. Possono essere un valido aiuto per la mia scrittura. grazie mille :)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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Caitilin e Gwen sono due sorelle che vivono nella casa accanto a Tavor e Tania. Con loro trascorrono la vita, tanto che spesso sembrano essere una famiglia veramente unita. (Prego i lettori di piccoli commenti, dubbi, domande e consigli per questo e per i capitoli successivi).

Tavor si alzò di fretta dal tronco che aveva faticosamente trascinato fino al fuoco e si diresse correndo verso la casa dell’amica. Caitilin era in effetti una delle migliori amiche del giovane. Si conoscevano fin dal giorno in cui erano nati, dato che avevano si e no tre o quattro giorni di differenza. Anche lei, esattamente con Tania, era una ragazza molto carina, con dei capelli castani fluenti che teneva raccolti con uno spago ricavato dalla corda, come la maggior parte delle altre ragazze del villaggio; dal volto leggermente allungato spuntava un naso aquilino sovrastato però da due stupendi occhi verdi, invidiati da tutti. Indossava sempre la stessa lunga sottana che le sfiorava i piedi, e attorno al collo aveva una collana con una pietra incisa, che aveva ricevuto in dono dai suoi genitori il giorno del decimo compleanno.

Viveva con sua sorella Gwen in una piccola casa di pietra vicino a quella del ragazzo, con il caratteristico tetto spiovente in legno ricoperto con un leggero strato di erba dal quale spuntava un esile camino già fumante. “E’ proprio un vizio! Tutti che si svegliano presto oggi!” pensò Tavor sorridendo. Salì le scale che portavano alla porta principale dando una lieve carezza a Declan, il loro cane, che, come al solito era sdraiato davanti al cancelletto della staccionata che circondava la casa. Bussò in modo deciso alla grande porta di legno sopra la quale era stato attaccata una pietra ovale con inciso lo stemma del villaggio, un leone che sputa fuoco. A distanza di anni riusciva ancora a ricordare il giorno in cui lui e Caitilin scolpirono lo stendardo sulla pietra; i due ragazzi si complimentarono vivamente e solo dopo molto tempo, oramai cresciuti, guardando il grosso ovale di pietra, risero apertamente vedendo quanto brutto e semplice era venuto.

Non ricevendo risposta, Andrea bussò nuovamente, questa volta con più forza. Dal retro della casa, una voce gridò: « Siamo in giardino! Chi è? ». Era la voce di Gwen, che a passo svelto veniva incontro al ragazzo. La ragazza aveva ventitre anni, uno in più di Tania. Essendo coetanee vivevano come sorelle e passavano la maggior parte della giornata assieme. Mentre nelle fredde giornate invernali passavano il tempo davanti al camino dimenticando il gelo per poche ore e osservando la neve che scendeva copiosa, nelle tiepide sere d’estate le si trovava fuori dalla porta di casa, sedute su delle sedie di legno a parlare, con i volti tinti di arancio, illuminati dalle straordinarie luci del tramonto, fino a quando migliaia di stelle strappavano il posto al sole, oramai sparito dietro alle alte vette. Molte erano le giornate in cui facevano lunghe passeggiate nei boschi, allungando la testa qua e la per cercare i prelibati funghi porcini sotto i tronchi delle querce e per avvertire il lieve e dolce profumo dei pini selvatici e dell’erica in fiore.

Gwen era snella e di bell’aspetto; aveva dei folti capelli ricci, e la frangia, che lasciava crescere oramai da molti anni, le copriva la parte destra del volto, rendendola molto più giovane e aggraziata di quanto già non fosse. Tuttavia aveva un piccolo problema: spesso, dopo avere corso, ansimava a lungo, tanto che le prime volte era riuscita a spaventare persino l’erborista del villaggio al quale era stato chiesto aiuto. Nonostante tutto era una grande nuotatrice e spesso la si trovava nel laghetto mentre lentamente cercava di arrivare il più vicino possibile ai cigni, per poi spaventarli balzando fuori dall’acqua con scatto felino.

I genitori delle due sorelle si trovavano molto lontani dal loro villaggio. Circa quindici anni prima, quando Caitilin era ancora in fasce, erano partiti con solo un carro e poche scorte di viveri per cercare di fare fortuna altrove. Prima di partire promisero a Gwen che sarebbero ritornati un giorno, e che non le avrebbero più abbandonate per nessun motivo. Ma molte lune erano già passate, molti campi erano stati arati ma di loro non si avevano più notizie, tanto che molti abitanti di Alivernia li credevano già morti. Le due ragazze avevano vissuto con l’anziana nonna per sei mesi; tuttavia questa morì di vecchiaia in un caldo giorno di primavera, quando le rondini, piccole macchie scure nel cielo azzurro, giunto oramai il tepore, tornavano ai loro nidi. Da quel giorno le due ragazze, proprio come Tavor e Tania, vissero sole, faticando e guadagnandosi da vivere con il sudore della fronte.

« Siete pronte? » chiese Andrea dopo aver salutato la più grande delle due sorelle.

« Si, stiamo finendo di sistemare i cibi e vi raggiungiamo subito! » rispose la ragazza col suo solito viso felice.

« Bene, allora ci vediamo sulla strada. Fate presto! ». E uscendo dalla piccola proprietà Tavor, correndo velocemente, tornò dalla sorella la quale nel frattempo aveva faticosamente tolto il maiale dal falò e lo aveva posto sopra un enorme vassoio argentato decorandolo con alcune foglie di alloro, prese dalle piante nel giardino posteriore della casa, e con del pepe nero pestato. Tutta la sua fatica era stata ricompensata; con un enorme sorriso, disse soddisfatta al fratello «Bene! Adesso vai a liberare Isla!»

  
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