Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Pipa_bella    21/07/2011    2 recensioni
La mia prima fanfic su Harry Potter. La paura di crescere, la voglia di farlo, l'amore, l'amicizia, la morte, non sono più quei concetti astratti e semplificati dell'infanzia. E i Malandrini lo sanno. Il primo capitolo è una specie di introduzione, è dal secondo che si cominciano a delineare i caratteri dei personaggi, quindi... Non demordete!
Ambientata durante l'ultimo anno ad Hogwarts del quartetto.
E' una storia di cui non sono particolarmente convinta, anche se per la prima volta in assoluto so esattamente cosa succederà e come andrà a finire! Una recensioncina non mi dispiacerebbe ;-)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Non capisci, Lunastorta? Silente non può far combattere deivecchi, gli serve qualcuno di giovane, forte, sveglio. Qualcuno come me, te e James. E, beh, Pete.” Aggiunse frettolosamente Sirius, gettando un’occhiata colpevole in direzione di Codaliscia, che lo guardava con aria molto delusa.
Ignorando lo scivolone di Sirius, Remus parve considerare l’ipotesi. Era allettante, certo, credere che Silente potesse aver bisogno di gente come loro per combattere il Signore Oscuro. Allettante, concluse tra sé e sé, ma decisamente poco probabile.
“Silente non ha bisogno di noi. Ha dalla sua maghi molto potenti.”
“Silente,” lo interruppe James, “ha bisogno di tutti coloro che siano disposti a combattere. Non è un gioco, Remus, non sta scegliendo la squadra. Dobbiamo essere in molti. Voldemort è sempre più potente, sta reclutando giganti, e troll, e ho sentito parlare anche di dissennatori…”
“Ma… I dissennatori sono, ehm… dalla nostra, giusto? Loro lavorano ad Azkaban…”
Peter si inserì piuttosto timidamente nella conversazione, cercando di placare l’angoscia che gli amici stavano facendo crescere in lui. Non amava sentir pronunciare il nome di Voldemort, era chiaro, e ogni volta che James o Sirius lo nominavano  – Remus solitamente era più cauto, non amando turbare i suoi interlocutori - , un brivido di terrore gli correva lungo la schiena.
“Non più, pare. Sono sfuggiti al nostro controllo, ma nessuno si prende la briga di farcelo sapere. Voldemort è pronto a combattere. Ora è il momento di decidere da che parte stare.”
James aveva concluso con tono sbrigativo. Era chiaro che avesse deciso da molto da che parte stare.
Remus annuì, pensieroso.
“Decidere da che parte stare, beh, il problema non si pone nemmeno, ma mi chiedo…”
Dopo qualche secondo di silenzio, parve essere giunto ad una conclusione.
“Avete ragione. Si, combatteremo. ”
“Ci sono cose per cui vale la pena morire!” Aggiunse allegramente Sirius, prima di scolarsi d’un fiato il bicchiere di whiskey incendiario che giaceva da un po’ dimenticato sul tavolo.
La sala comune riluceva del bagliore delle candele e dell’oro degli stendardi, nel camino ardevano braci ormai fiacche. Era molto tardi, ma nessuno parve mostrare il desiderio di lasciare il tepore e la luce soffusa per il freddo e il silenzio dei dormitori, specie dopo l’ultima affermazione di Sirius. Lo spettro della morte come possibilità aleggiava greve, nonostante l’energia e l’entusiasmo e la giovane età dei presenti. Il punto era, e questo Remus lo capiva probabilmente meglio di chiunque altro in quella stanza, che la morte se ne fregava dei loro diciassette anni. Se ne fregava delle buone intenzioni, dei discorsi ispirati, dei loro desideri. Se ne fregava del bene e del male, e delle cose giuste e delle cose facili.
Gettò una lunga occhiata ai suoi amici, fedeli compagni di sgangherate disavventure. Sirius, impegnato a rifinire con la magia un intarsio sul tavolo, Peter, semiaddormentato su una poltroncina di velluto, e James, a gambe incrociate sul pavimento, intento a completare un complicatissimo cruciverba su una vecchia pagina della Gazzetta del Profeta. Nessuno di loro era mai stato tanto vicino alla morte da riuscire a capire davvero quanto il prezzo della giustizia che proclamavano a gran voce fosse alto. Lui lo capiva perfettamente, era un lupo mannaro, si confrontava continuamente con la possibilità di uccidere ed essere ucciso. “E, a proposito,” pensò tra sé e sé “Mancano dodici giorni alla prossima luna piena.”
“Io salgo, domani mattina abbiamo Difesa contro le Arti Oscure e non possiamo permetterci di perdere una lezione, soprattutto adesso.”
Pete annuì, convinto, e si affrettò a trotterellargli dietro mentre gli altri due rivolgevano loro un saluto biascicato, persi com’erano nelle proprie occupazioni.
Rimasti soli, Sirius sollevò un sopracciglio in direzione di James.
“Allora, Ramoso, per quanto riguarda la tua cottarella per la Evans…”
James sollevò lo sguardo di scatto. “Non ho una cottarella per la Evans, e comunque, che c’è?”
“Se la smettessi con la fase della negazione, e cominciassi ad usare quella tuttigusti+1 al sapore di caccola che ti ritrovi al posto del cervello, capiresti che anche lei non ti è… proprio indifferente. Stasera in Sala Grande non ti toglieva gli occhi di dosso, e non per via di un incantesimo di adesione permanente.”
“Felpato, anziché preoccuparti per me, pensa alle tue, di ragazze. Una certa Ilona Wangrade mi ha chiesto se sei guarito dal vaiolo di drago, e non credo stesse scherzando.”
Sirius sogghignò. “Si, beh, una piccola bugia ogni tanto, per liberarsi delle ammiratrici troppo insistenti…”
I due amici scoppiarono a ridere, non curandosi del rimbombo delle loro voci nella grande sala vuota. Solo quando videro una ragazza in pigiama fissarli, palesemente seccata,  le risate si spensero rapidamente. James aveva riconosciuto, sotto i capelli arruffati e l’aria insonnolita ma battagliera, la giovane figliastra di Pomona Kenstone, Anthea. La signora Kenstone, una donna pienotta e gentile, era stata per molti anni sua vicina di casa, a Godric’s Hollow. Il suo trasferimento ad un villaggio vicino aveva provocato parecchio scalpore, specie perché la causa del trasloco era stato il matrimonio con il ricco signor Kenstone, un vedovo  garbato e molto amabile con una figlia a carico.
Anthea Kenstone fissò i due con malcelato disgusto, focalizzando la sua attenzione su Sirius.
“Sirius Black…” Il suo sguardo corse a James, che la guardava con interesse. “E James Potter, naturalmente. Chi altro? Pensavo aveste scagliato un dannato incantesimo gnaulante, invece stavate solo ridendo. Oh, beh, scusate se ho interrotto il vostro festino privato. Ad ogni modo, credo siano all’incirca le tre del mattino, e se non vi spiace, qualcuno qui dentro desidererebbe dormire.”
Sirius le scoccò un sorriso accecante. “Perché dormire, signorina Kenstone? Si unisca a noi, piuttosto.” Il giovane le lanciò la bottiglia di whiskey incendiario che lei fu costretta a prendere al volo.
Guardandolo come si guarderebbe uno Schiopodo Sparacoda particolarmente cattivo, Anthea gli rilanciò la bottiglia e fece per andarsene.
“Abbassate il volume, e non ci saranno conseguenze spiacevoli.”
La ragazza era già sulle scale dirette al dormitorio, quando Sirius le si parò davanti.
“Anthea Kenstone, fermati con noi.”
Lo aveva detto con il suo tono più suadente, che unito ai profondi occhi grigi, ai capelli troppo lunghi e alla sua aria di aristocratica eleganza, risultava sempre un’arma vincente.
“Sirius Black, non ti consiglio di impedirmi di salire queste scale.” Quel sorriso smagliante, quell’incrollabile sicurezza, non la mettevano a disagio. Né la lusingavano, anche se molte ragazze avrebbero venduto la bacchetta per trovarsi a pochi centimetri da Sirius.
“Hai intenzione di cruciarmi? Fermati un po’ con noi. Se ci troverai una compagnia così disgustosa”, “E non credo che lo farai”, pensò tra sé, “potrai andartene.”
Anthea sbuffò, allontanandosi dal giovane. Non gli piaceva affatto, Sirius. Era un ragazzino arrogante e viziato, abituato ad ottenere ciò che desiderava con la massima facilità. Tuttavia, quel whiskey incendiario la tentava parecchio, e James era un tipo a posto, nonostante la spavalderia che lo accomunava al migliore amico.
Va bene, Black. Avrai la tua possibilità. Ma solo per cinque minuti.”
James si limitò ad osservare quello scambio di battute, divertito. Non aveva ancora deciso se fingere o meno un attacco di sonno improvviso, lasciando pieno campo a Sirius, oppure se restare ancora qualche minuto a godersi la scena. Quell’Anthea sembrava un osso piuttosto duro, ma Felpato avrebbe saputo come ammansirla, al momento opportuno. Intercettò il suo sguardo, e l’occhiolino che l’amico gli fece senza farsene accorgere dalla ragazza gli disse ciò che voleva sapere.
“Bene, ragazzi, io non mi reggo più in piedi. A domani, Sir, e… Signorina Kenstone…” Fece un piccolo inchino in direzione della ragazza, e si defilò lungo le scale dirette al dormitorio, senza dare ad Anthea la possibilità di protestare.
D’altro canto, l’idea di rimanere in quella stanza cominciava a non dispiacerle poi tanto. Era calda, tanto per cominciare, mentre nel dormitorio femminile si gelava. Poi c’era quel whiskey, e anche una tavoletta di cioccolata a metà, e lei era davvero affamata. L’unico elemento di disturbo era Sirius, ma sarebbe stata perfettamente in grado di rimetterlo al suo posto, nel caso fosse servito.
Sirius la fissò per qualche istante. Era carina, nonostante l’aria scarmigliata e torva. Occhi verdi, una matassa di ricci indomabili e un fisico da schianto, per quanto riusciva ad intravedere sotto quell’enorme pigiama sformato. Dato che l’arroganza non lo aveva portato molto lontano, con lei scelse un approccio diverso. Da persona matura, ritenne.
“Mi spiace molto se ti abbiamo svegliata. Stavamo…”
Anthea lo interruppe. “Non ti dispiace affatto, non fingere. E lo so cosa stavate facendo, stavate ridendo di Ilona Wangrade. Sai, le farà molto piacere sapere che sei miracolosamente guarito dal vaiolo di drago…”
Sirius scoppiò a ridere.
“Si?”
“Eccome, non aspetta altro da mesi. Continua a ripetere che sei il suo ragazzo.” Aggiunse l’ultima frase colta da ispirazione improvvisa, subdolamente cattiva. Pur proclamando a gran voce e in ogni occasione possibile di detestare caldamente Sirius Black, a quanto pare non rinunciava all’occasione di mettere in mostra la propria ingegnosa ironia davanti a lui.
“Molto divertente.”  
“Si, lo credo anch’io.” Convenne la ragazza, con un ghigno stampato in faccia.  “E ora, Black, andrei a dormire. Domani mattina…”
“Abbiamo Difesa contro le Arti Oscure e non possiamo permetterci di perdere neanche una lezione, specialmente adesso.” Concluse Sirius, ripetendo le parole pronunciate poco prima da Remus. “Buonanotte, Kenstone. E’ stato un piacere, anche se di breve durata.” Così dicendo, si alzò per scostarle la sedia e si inchinò leggermente, mentre lei saliva le scale sbuffando.
Sirius si avviò alla scalinata opposta, ghignando. Non aveva dubbi in merito, era solo questione di tempo e Anthea sarebbe uscita con lui. “Grazie Ramoso,” pensò, scoccando un’occhiata all’amico profondamente addormentato nel letto a baldacchino dalle tende scostate.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pipa_bella