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Autore: apochan kenshiro    24/07/2011    3 recensioni
Il Mondo è un luogo unico e misterioso, vasto e sconfinato: vi sono quattro Regioni, più una Quinta, mitica, sconosciuta, leggendaria ...
Zaileh. Ha deciso di partire, per soddisfare la sua sete di conoscenza...
Teörija. Ha deciso di partire, perchè la sua terra è in pericolo...
Shoser. Ha deciso di partire, perchè il mondo sta cambiando...
Kokuro - sama. Aveva già deciso di partire, perchè le Regioni dovevano essere sue...
Queste e molte altre vite ed esistenze, che si intrecciano, in una storia di sorprese, magia, miti e leggende; tutto in un universo completamente nuovo e da scoprire...
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Questa è la prima storia originale in cui mi cimento e la sua "materia" non è in alcun modo semplice... vi ringrazio anticipatamente qualora vi foste incuriositi e la vorreste leggere; in tal caso sarebbero graditi dei commenti, positivi o negativi che siano...
Detto ciò non mi resta che augurarvi buona lettura...
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Acquaintance and knowledge

Mentre vai sulla strada, verso il sole che più alto si fa, troverai la Regione della luce e dell’amore.

Se tu ancor camminerai, verso il sole che scende giù, in quel dì tu scoprirai, terra di sapienza e più.

Continuando in cerchio e su, verso il sol che mai si fa, quella terra ci sarà, di potenza e di virtù.

Verso est, e tu lo sai, verso al sol che nasce e va, verso casa tornerai, terra di ingegno e onor.

Se il tuo viaggio completar, poi un giorno tu vorrai, verso il cuor del mondo tu, camminare sì dovrai.

Verso nubi ed alti mari, luoghi sconosciuti assai, verso la dimor celeste, dei primordi tu andrai.

La dimora della pace, dell’amor, della virtù, culla della vita nostra, di noi tutti, della lor.

Culla della vita …”

Zaileh cantava spensieratamente questa canzone, attraversando la tranquilla foresta di Riinne, mentre di fronte a lui il sole tramontava, illuminando il mondo con degli ultimi tiepidi raggi rossi. Quella canzone gli era balenata in mente, riportandolo indietro, al periodo in cui, assieme a tutti i ragazzi del villaggio, veniva istruito dall’anziano Potim, che tramite quella canzone, antica quanto il mondo, cercava di spiegare loro la divisione delle Regioni e le leggi che vi soprassedevano. Lui la stava usando quasi come promemoria, come traccia del suo itinerario: aveva intenzione di passare i monti di Afejl, per poi raggiungere quella che per lui era la sconosciuta regione del Sud, la mitica Soendo. Rimaneva estremamente ammaliato dai racconti di Potim, quando l’uomo narrava delle fantastiche creature mitologiche che avrebbero dovuto abitare quel mondo; sicuramente erano una leggenda (tutti sapevano che il mondo era unicamente abitato da uomini, piante ed animali), ma l’amore ed il calore, che sembravano animare quella terra, attiravano immensamente la curiosità di Zaileh, tanto da indurlo a cominciare la sua esplorazione senza metà da lì.

Accompagnato dunque da questi pensieri, attraversava la foresta incontro al tramonto. La cosa che lo eccitava maggiormente era il fatto che, da secoli, nessuno (pochi uomini a parte) aveva più lasciato Errel, mettendosi alla scoperta delle Regioni; la cosa alquanto curiosa era che, nei tempi addietro, gli scambi fra le Regioni erano ferventi e continui, ma che improvvisamente erano cessati, gettando ciascuna terra nella chiusura più totale. Ciò che inoltre incuriosiva di più il giovane era la Quinta Regione: Potim ne parlava spesso, ma, a riguardo, tutti gli uomini, anziani ed adulti del paese, lo deridevano. Per tutti, a Kularah ed oltre, la Quinta Regione era solo una leggenda, creata dalle prime genti, per trovare una spiegazione alla nascita del mondo: chi infatti viveva o si era spinto fino ai confini estremi occidentali di Errel non aveva visto che un’immensa distesa di acque, spesso sovrastata da imponenti nubi. I vecchi del villaggio allora solevano dire, passando vicino all’olivo secolare, dove Potim istruiva la gioventù:“Ma cosa farfugli, vecchio? Sai meglio di noi che le Regioni sono quattro!”, oppure:“Io sono stato fino a Shayla, sul fiume Gyuma, e v’assicuro ragazzi che là non c’è altro che mare, una distesa infinita, ed io non mi ci avventurerei neanche se fossi giovane come voi!”, ed altre cose simili, spesso accompagnate da risate beffarde e di scherno, mentre gli occhi di Potim si velavano ed i ragazzi gli si stringevano attorno per confortarlo. Anche fra i ragazzi, però, c’era scetticismo: la maggior parte di loro, infatti, si stringeva a consolare l’uomo credendolo unicamente un anziano nostalgico di leggende, perché alla fine anche loro credevano nella legge pragmatica di Errel, ovvero la ragione dell’uomo che regola tutto il mondo e la razionalità della terra che regola la natura. Per tutti, infatti, umanità e natura, avevano un procedimento razionale, tramite l’intelletto per l’uomo e la ciclicità meccanica per la natura. Zaileh, invece, aveva deciso di andare oltre questa legge, che non riusciva più a soddisfarlo, e di scoprire cosa c’era oltre.

Mentre lui era immerso in ricordi e ragionamenti, che stavano delineando senza volerlo il suo cammino, il sole era tramontato, lasciando il lieve baluginio rosso e viola del crepuscolo, e la prima stella della sera era sorta assieme alla timida falce di luna. Zaileh, si guardò intorno, muovendosi per cercare riparo per la notte. Si allontanò dalla piccola striscia di terra che fungeva da sentiero e si inoltrò nella vegetazione. Poco a poco, il terreno ripido cominciò a diminuire di pendenza e gli alberi cominciarono a farsi più radi. Dopo non molto tempo, davanti agli occhi del giovane, si delineò una piccola radura, al cui centro si trovava un piccolo laghetto, dal quale poi si formava un corso d’acqua, un rivo, che scendeva giù sul versante; la zona inoltre appariva circondata dalle folte chiome dei pini e dei lecci che contribuivano, assieme alla nuda parete di roccia della montagna, a dare un senso di sicurezza alla radura.

Zaileh si mosse verso la riva del laghetto, poco più di una pozza d’acqua, le cui sponde erano circondate da giunchi e narcisi, e le cui acque, completamente immote, sembravano uno specchio, che rifletteva i raggi lunari. Tutto intorno c’era tranquillità e silenzio e solo ogni tanto giungeva il flebile canto di un coraggioso usignolo, che solo volava nella notte, testimoniando il suo amore. Il ragazzo si mise vicino alle sponde, poggiando la schiena su di un masso, che spuntava dal terreno; prese poi il suo mantello da viaggio dalla bisaccia e se lo sistemò come una coperta. Chiuse allora gli occhi, aspettando che la stanchezza stendesse il torpore del sonno sulla sua persona, facendosi cullare da quel silenzio confortante: aveva camminato tutta la giornata senza sosta, eccezion fatta per la piccola pausa al ruscello.

Il sonno ristoratore non si fece attendere, portando riposo alle sue membra.

All’improvviso, come avvertendo una sensazione, aprì gli occhi. Non sapeva esattamente quanto avesse dormito, ma scrutando in cielo trovò la falce che illuminava la valletta dall’alto, con i suoi pallidi raggi. Portò le mani al viso stropicciandoselo, cercando di destare i muscoli facciali dal torpore. Sollevando ancora lo sguardo, lo diresse verso il laghetto: inaspettatamente vide che esso emanava un curioso bagliore azzurrino, quasi glaciale, che faceva riverberare tutta la zona circostante del medesimo colore.

Zaileh, liberatosi del proprio mantello, si mosse verso la riva carponi, animato da un’indicibile curiosità. Si posizionò prono sul terreno e, scostando giunchi e giunchiglie, acuì lo sguardo, tentando di carpire il segreto del bagliore, proveniente dalla superficie dell’acqua. Vagò poco con gli occhi, fino a quando non scorse qualcosa che catturò completamente la sua attenzione. Brillanti, luminose e bianche, gli apparvero inizialmente delle luci, fluttuanti sulla superficie del lago, poi, come dal nulla, avvolta in quell’atmosfera soffusa, apparve la sovrannaturale e stupefacente figura: era una donna, o almeno lo sembrava, dall’incredibile carnagione chiara, con occhi grandi e blu, labbra estremamente scure, con lunghi e morbidi capelli dorati; indossava una semplice veste corta, di pelle chiara, e sulla fronte portava un diadema a cerchio, che terminava con uno zaffiro a goccia; su gran parte delle braccia portava degli strani tatuaggi, simili alla scrittura antica, e dalla sua schiena (cosa più stupefacente) spuntavano delle gigantesche ali di farfalla, che sembravano fatte di carta velina. La maestosa figura femminile, di incredibile bellezza, stava fluttuando, circondata da quelle luci opalescenti, sulle acque del laghetto, creando lievi cerchi concentrici sulla superficie acquatica; poco dopo essersi mossa verso il centro del luogo, cominciò ad immergersi chiudendo gli occhi e recitando una nenia in una lingua sconosciuta. Il ragazzo, fra i giunchi, era rimasto ammaliato da tale apparizione e, con occhi spalancati, la stava osservando compiere le fasi di quello strano rito.

L’immersione, estremamente lenta, proseguì fino ai fianchi di lei; quando l’acqua arrivò a bagnarle il ventre, la nenia cessò e la figura aprì gli occhi. Seguirono diversi minuti si assoluto silenzio, in cui Zaileh non riuscì a comprendere cosa stesse accadendo. Improvvisamente il silenzio fu rotto da una lieve folata di brezza primaverile, con un quasi impercettibile sibilo, e dal rinnovarsi del dolce canto dell’usignolo, che cessò in poco tempo. Quello che seguì sconcertò non poco il ragazzo.

Alla fine del cinguettio dell’uccellino notturno, la figura riemerse dalle acque e si volse verso di lui, rivelando uno sguardo quasi glaciale. Il giovane si sentì pietrificato e non riuscì a muovere un muscolo né a proferire parola. Quella si avvicinò lentamente a lui, con un movimento quasi innaturale, levitante, e quando fu sufficientemente vicina, cominciò a parlare con un’incredibile voce flautata, quasi sovrannaturale:“Zaileh, uomo di Errel, del villaggio di Kularah, per quale motivo ti trovi qui, alla Fonte Cristallina, luogo vietato a qualsiasi creatura delle Cinque Terre, meno che alla stirpe delle Fate?”. Zaileh rimase completamente basito: quell’essere sovrannaturale aveva pronunciato il suo nome! “Allora, uomo di Errel,” continuò lei, “perché non rispondi alla mia domanda?”. Lui, riscossosi un attimo, scosse il capo, riprendendo possesso delle proprie facoltà:“Tu … come conosci il mio nome?! E … e … chi o cosa sei?”. L’espressione della fata, da inespressiva che era, mutò improvvisamente in un dolce sorriso, seguito poi da una risata argentina; poco dopo si ricompose, notando l’espressione stralunata del ragazzo davanti a lei, ma mantenendo comunque un’espressione distesa sul volto:“Povero piccolo abitante dell’Est … il tempo ha cancellato tutto … ha ridotto il vostro ingegno … che notizia amara di cui venire a conoscenza … eppure la grande madre ancestrale, la Dea della Luce, ce lo aveva predetto … chissà quale dolore per il padre Zeus … ma non temere, Zaileh … se mi dirai il motivo della tua presenza, saprai tanto che il tuo intelletto tornerà a brillare … sappi solo che io sono Shoser, regina delle Fate, che è una delle stirpi guida della Regione del Sud, Soendo …”. L’ultima parola pronunciata dalla fata fece completamente riscuotere il ragazzo, che cominciò a rispondere alla sollecitata domanda:“Siamo a Soendo?” “Sì, Zaileh … siamo al limitare dei confini fra Errel e Soendo … qui, più precisamente, siamo già nella Regione del Sud … tu non lo sapevi, ma il tuo villaggio è prossimo al confine …” “Ma … come fai a sapere tutte queste cose?” “Ogni cosa a suo tempo, uomo di Kularah … ti avevo posto precedentemente la mia domanda, se non sbaglio …” “Beh, sì, ecco … ho cominciato il mio viaggio da alcuni giorni e stavo cercando un riparo per la notte. Ho trovato la radura per caso ed ho pensato che fosse il luogo ideale …” “Dunque hai raggiunto la radura casualmente?” “È così …”. La fata assunse per un attimo uno sguardo pensoso, poi tornò ad avere un espressione distesa e pacata. “Se sei giunto per caso, non posso rimproverarti niente: le tue intenzioni era buone in fondo … bene … come ti ho promesso avrai ogni spiegazione. Mettiti a tuo agio, Zaileh, perché sarà una storia lunga …”. Zaileh accolse l’invito, tornando ad adagiare la schiena sulla roccia, accanto alla quale si era coricato. Lei si alzò in volo, per poi atterrare di fronte a lui e sedersi sull’erba bagnata di rugiada.

Allora, Zaileh, conosci l’origine del mondo?”, chiese la fata con la sua voce vellutata, “Beh, in un certo senso sì, ma credevo fosse una leggenda, un mito …” “Questo può risparmiarci molte spiegazioni inutili … sai cosa avvenne dopo la pace primordiale?” “Le popolazioni di tutte le terre vivevano in pace e concordia …” “… ma questa all’improvviso cessò, non è vero?” “Sì … portando alla chiusura di ogni regione i sé stessa … non ho mai compreso quale fosse il motivo … politico? Commerciale?” “No, Zaileh, niente di tutto ciò … si è trattato di incomprensione. Gli abitanti di ogni Regione posseggono un dono, che riflette la natura del loro padre o madre ancestrale …” “Quale dono?” “Immaginavo che me lo avresti chiesto … l’assopimento dell’ingegno a portato a questo velo di ignoranza nella Regione di Errel … come sai, ogni regione fu creata da un padre ancestrale: Norishi, la Regione del Nord, fu creata dalla dea Kali, che infuse ai suoi figli, i Demoni, la forza e la costanza, sue caratteristiche; cosa simile fece Woden, che creò la Regione di Oderlaad, ad Ovest, dando come dono ai suoi figli la sapienza; Amaterasu, dea della luce, creò questa Regione, Soendo, ed infuse ad i suoi figli ed abitanti il calore della luce, l’amore; infine Zeus, padre ancestrale della Regione dell’Est, Errel, infuse ai suoi figli, gli uomini, l’ingegno. Tutti questi doni portarono ad una visione della vita differente in ogni Regione, tanto che, ad esempio, i Demoni cominciarono ad ignorare la dea loro madre, mentre gli uomini, pensando di essere completamente autosufficienti, dimenticarono col tempo la loro origine ed i Padri. Le stirpi dunque cominciarono a chiudersi in sé stesse, talvolta dimenticandosi del resto del mondo, talvolta ignorandolo … il fatto che tu abbia deciso di cominciare il tuo viaggio, al di fuori della tua terra, è molto importante … significa che le nuove generazioni di Errel stanno cambiando, stanno recuperando il loro intelletto … anche qui a Soendo molte cose stanno cambiando … la natura è inquieta …” “La natura?” “Sì … il dono di ogni Creatura Mistica di Soendo consiste nel comprendere a fondo la natura, capire il suo linguaggio. Prima ho scoperto il tuo nome perché me lo ha sussurrato il vento, mentre l’usignolo mi ha raccontato da dove provenivi … le stirpi del Sud sono vera espressione del vivere a contatto con la natura, di esserne completamente parte: anche per questo, per il vivere fino in fondo l’essenza della nostra creazione, non abbiamo dimenticato, ma siamo piuttosto divenute stirpi estremamente longeve, in simbiosi con la terra … noi Fate possiamo volare, come le farfalle, come i coleotteri, come gli uccelli nel cielo …” “Quindi … cosa ti dice la natura?” “Stanno avvenendo grandi turbamenti nel mondo, di grandi proporzioni … gli alberi ed il vento del Nord non hanno saputo dirmi di più … proprio per questo sono giunta alla Fonte Cristallina, la fonte sacra della nostra stirpe, dove il nostro dono si amplifica …”. Zaileh spalancò gli occhi e divenne paonazzo:“Non avrò forse interrotto qualcosa d’importante?!?” “No … non ti preoccupare … non è stata colpa tua. Io mi sono distratta ed ho volutamente interrotto il rito … la tua presenza mi aveva estremamente incuriosito … ora sono stata ampiamente soddisfatta …” “Ah, meno male …”.

Ancora una volta l’aria si riempì della risata cristallina di Shoser, alla quale questa volta si unì quella della voce da baritono del giovane:“Sei un umano estremamente pieno di allegria, totalmente lontano dal pragmatismo dei tuoi simili … che sia lode alla Dea della Luce ed al Padre dell’Est, perché finalmente gli uomini stanno recuperando il loro ingegno! Ascolta, Zaileh, come intendi proseguire il tuo viaggio?” “Beh, non so … io intendevo esplorare le Cinque Terre … non ho una meta precisa …” “Sarebbe di tuo gradimento ‘esplorare’ la mia reggia? Vorrei approfondire i cambiamenti del mondo col tuo aiuto … è molto tempo che un umano non entra nel nostro dominio …”. A questa richiesta gli occhi verdi del ragazzo brillarono di una luce sconosciuta, la luce della sete di conoscenza. “Sarebbe l’esperienza più incredibile della mia vita …” “Lo devo prendere come un sì?” “Sì. Accetto!” “Allora andiamo …”. Zaileh rimase perplesso:“Partiamo adesso?” “Certo … il sole sta per sorgere su Soendo ed il mio regno, nella valle di Laynor, non è molto vicino per le tue possibilità …” “Ma …”.

Mentre il ragazzo stava per replicare, verso oriente, appena sopra i monti, comparve una striscia bianca, luminosa, seguita poco dopo da una varia gamma di colori tenui, dal rosa all’arancione; poco dopo fu un’esplosione di luce e, con il cielo che diveniva sempre più chiaro, il sole cominciò a spuntare da dietro le vette.

Allora, uomo di Kularah, andiamo?”.

 

 

 

 

 

Salve a tutti! Sono apochan kenshiro, e ho avuto la malsana idea di imbarcarmi in questa impresa, nonostante vi siano in questa sezione autori decisamente migliori e più esperti di me in materia...

la scrittura della fan fiction è cominciata per caso: avevo buttato giù a caso, per ispirazione, la camminata di Zaileh, poi ho avuto questa idea folgorante (infatti ancora ogni tanto sento le scariche elettriche del fulmine che mi ha colpito…): un fantasy...

Ho deciso così di unire le mie conoscenze letterarie e cinematografiche, assieme a quelle di manga, anime e di varie mitologie (soprattutto quelle greco – latina e giapponese), e lo sclero ha poi ha avuto inizio...

Vi chiedo di essere clementi perché solitamente sono abituata a scrivere ben altro, ma questa idea mi è balenata in mente e ci ho provato.... se foste così gentili da lasciare un piccolo commento (quelli critici credo che sarebbero i più graditi, almeno per migliorarmi o capire in cosa sbaglio...), vi sarei riconoscente...

 

See you soon!


 

  
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