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Autore: misspepper    24/07/2011    5 recensioni
Un viaggio tra alcuni ricordi perduti e mai raccontati di Severus Piton, il coraggioso Serpeverde che morì da Grifondoro.
Mentre la morte lo sta per reclamare, Piton rivive alcuni momenti della sua vita che preferirà tenere per sè e non rivelare mai a Harry. Tra i quali la prima volta che vide Lily, la lettera di risposta da Silente che Petunia ricevette, alcune giornate passate ad Hogwarts e la richiesta all'Oscuro Signore di risparmiare la vita della sua amata.
1. La prima volta che Severus vide Lily
2. Perchè Severus odia così tanto i Babbani
3. La lettera di Albus Silente a Petunia Evans
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Già s'avvicina l'ora che trepido ogni fiore
come un vaso d'incenso svapora sullo stelo;
solcano effluvi e musiche la sera senza velo;
malinconico valzer, delirante languore!
 
Ogni fiore svapora trepido sullo stelo;
il violino geme come un afflitto cuore;
malinconico valzer, delirante languore!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo.
  
Il violino geme come un afflitto cuore,
un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido!
Come un altare immenso è triste e bello il cielo;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore.

Un mite cuore, ch'odia il nulla vasto e gelido,
dei bei giorni che furono raccoglie ogni bagliore;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore...
Il tuo ricordo in me brilla come un cimelio.

 
 
*
 
Un pallido sole rischiarava flebilmente Spinner’s End e le sue malandate case: i suoi abitanti vivevano la loro triste esistenza seduti sull’asfalto malconcio, oppure passeggiando con la testa altrove, noncuranti delle urla rabbiose provenienti da una delle abitazioni.
La famiglia Piton era sempre stata strana – non che la via dove dimoravano avesse una miglior reputazione – ma in senso diverso, quasi magico. Eppure che ne potevano sapere di magia quelle povere anime che vivevano a Spinner’s End?
Erano tutti  miseri Babbani.
O, almeno, quasi tutti.
Casa Piton era famosa per le sue grida, per i bisticci degli alquanto “stravaganti” coniugi – Eileen e Tobias, così si chiamavano – e per i tremendi litigi notturni.
In quel preciso momento si stavano urlando addosso e chiunque fosse passato da quelle parti, avrebbe potuto giurare di aver visto sospettosi getti di luce illuminare la strada.
Un bambino di circa nove anni era seduto in un angolo per terra, con le ginocchia strette al petto ed il viso cereo nascosto dietro i lerci capelli color pece. Grosse lacrime gli bagnavano le guance smunte ed ogni urlo emesso dai propri genitori sembrava scuotere il suo corpicino.
Severus Piton odiava quando litigavano.
Odiava quel posto e, soprattutto, odiava tutti quei maledetti Babbani.
Odiava suo padre.
Tobias Piton non era un mago come lo erano Eileen e Severus; non era altri che un povero Babbano con la stessa capacità di provare emozioni di un pezzetto di ghiaccio -  con la semplice differenza che, almeno, il ghiaccio prima o poi si scioglie.
Sembrava disprezzare qualsiasi cosa, magica e non, ed era un uomo povero di amore, privo di dolcezza, dal carattere rude e poco incline all’affetto.
Severus non riusciva a smettere di singhiozzare: odiava vedere i suoi genitori litigare. Per quanto potesse disdegnare suo padre, era pur sempre un bambino e come ogni bambino avrebbe desiderato un po’ di armonia in famiglia, un elogio da suo padre, una carezza da sua madre...
« E tu?! » gridò improvvisamente Tobias rivolgendosi al piccolo Piton « Perché diavolo frigni come una ragazzina? Sii un uomo, smettila di piagnucolare! ».
Gli occhi neri del bambino si riempirono di terrore, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo il naso leggermente adunco.
« Maledizione, stupido ragazzino, se vuoi piangere sparisci dalla mia vista! VATTENE, VATTENE VIA! Dannatissimo moccioso! ».
Severus stette immobile dov’era, stringendosi ancor di più le ginocchia al petto e guardando speranzosamente verso la madre, aspettando una sua parola.
Ma Eileen non parlò.
 
Un attimo dopo Piton correva in lacrime per la strada, verso un posto sicuro dove nascondersi e consumare il proprio pianto senza essere visto dal padre.
Non appena ebbe messo abbastanza distanza tra di sé e casa sua, si fermò dietro un gruppo di grossi cespugli fioriti e si sedette sul prato umido.
Continuava a pensare che suo padre fosse solo uno stupido Babbano, mentre lui era speciale, era un bambino speciale. Tobias doveva essere geloso dei suoi poteri.
Perché Severus aveva ereditato la magia da sua madre e riusciva a fare cose incredibili: spostava le cose solo desiderandolo e poteva far accadere cose “particolari”, qualora lo avesse voluto intensamente.
In quel momento volle qualcosa che gli allietasse l’esistenza.
E poi udì una voce dolce e armoniosa.
« Tunia! Vieni, ho trovato un posto dove giocare! ».
Severus si alzò di scatto in piedi per lo spavento, ma si mantenne nascosto dietro ai cespugli. Allungò il collo con curiosità e scrutò attraverso le foglie.
Una bambina dai capelli di un luminoso rosso scuro e la pelle diafana stava correndo proprio verso il suo nascondiglio; aveva dei bellissimi occhi a mandorla, di un verde intenso e caldo. Severus pensò che fossero gli occhi più belli che avesse mai visto.
« Ma Lily! » protestò Petunia con disappunto « Qui è tutto pieno di fango! ».
Non aveva tutti i torti.
La forte pioggia del giorno prima aveva ridotto quel piccolo pezzo di collina un vero e proprio disastro.
Lily guardò intensamente la palude fangosa che si era formata, aggrottando le sottili sopracciglia ramate, come se si stesse concentrando, come se stesse desiderando che “qualcosa” accadesse. E come per magia, il terreno iniziò ad assorbire lentamente il fango, quasi come fosse una spugna, che fu sostituito da verdi ciuffi d’erba fresca.
Il nuovo manto erboso si ricoprì poi di delicati e colorati fiori.
Lily ne raccolse uno e se lo mise tra i capelli.
« Adesso possiamo giocare! » disse tranquillamente.
Petunia sembrava sconvolta, ma non quanto Piton: i suoi occhietti neri brillavano di una nuova luce mentre osservava la bambina trasformare il disgustoso e lercio pantano in un bellissimo prato fiorito.
In quel preciso momento, Severus si innamorò perdutamente di Lily – anche se se ne sarebbe accorto solo molto più tardi: l’emozione di aver incontrato un’altra persona speciale come lui lo aveva riempito di spumeggiante eccitazione.
Rimase a guardare le bambine giocare un altro po’, beandosi della vista di Lily e delle sue magie. Non appena se ne furono andate, corse immediatamente a casa con il viso illuminato da un’inequivocabile espressione di felicità.
 
Severus tornò più e più volte dietro i cespugli per vedere le due bambine giocare.
Soprattutto per vedere Lily.
La sorella sembrava essere una Babbana in tutto per tutto: gelosa della sorella, cercava sempre di fare in modo che mostrasse le sue doti magiche di fronte a lei.
A volte minacciava di andare a chiamare la madre e Piton intuì che nemmeno i suoi genitori erano maghi.
Quanto avrebbe desiderato farsi vedere e parlare finalmente con Lily.
Non riusciva a fare a meno di pensare a come fare in modo che questo accadesse ogni sera, mentre tentava di prendere sonno nel suo misero lettino. E quando il sonno finalmente arrivava, Lily continuava a popolare anche i suoi sogni.
Quel che Severus non sapeva ancora è che quella donna sarebbe vissuta per sempre tra i suoi pensieri e nel suo cuore, nel bene e nel male...
 
« Mi chiamo Severus. »
« Sono Lily, Lily Evans. »

  
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