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Autore: Hikari93    26/07/2011    8 recensioni
Seguito di "-Ti va di incontrare i miei?- Attenzione: pericolo di gelosia da parte di un padre non del tutto normale!"
[Dedicata ad Ambra Chan, che ci teneva tanto al seguito e a Terra-chan, alla quale sentivo di dover dedicare qualcosa.
Miku Uchiha, figlia di Sasuke. Fidanzata con un ragazzo di nome Satoru. Unico problema: il papà è molto geloso.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 4: Inviti
 

 
 

-Come sei scocciante papà!- Miku si appoggiò sul tavolo, allungandosi quanto possibile, mentre borbottava contro quel testone di suo padre. –Perché non posso invitare Satoru a cena?-
-Non ho detto che non puoi invitarlo. Solo che non ti pare passi un po’ troppo tempo qui? Insomma, gli allenamenti, a volte il pranzo… ora anche la cena?- spiegò semplicemente Sasuke, dedicato più alla lettura delle notizie del giorno, che alla discussione che stava avendo con la figlia.
-Credo sia normale, è pur sempre il mio ragazzo.-
L’Uchiha si irrigidì, fu visibile dai capelli che spuntavano fuori dal bordo superiore del giornale, perché sussultarono leggermente. Dietro di lui, si udì un risolino femminile.
-Eppure, pensavo che la questione fosse risolta del tutto, per te.- si fece avanti Sakura, e dopo essersi asciugata le mani bagnate con uno straccio pulito, cinse le spalle del consorte, stringendolo in un semiabbraccio. –Non sarai ancora geloso, spero!- gli sussurro in un orecchio, sprizzando felicità da tutti pori quando l’interpellato si strinse nelle spalle, chiaro segno che era nervoso.
-Non capisco perché dovrei.- non la guardò in faccia, perché sapeva che lei avrebbe letto tutto, beffeggiandosi di lui con quei suoi sorrisi accompagnati dalla luce verde delle iridi.
-Se lo dici tu, Sas’ke.- bisbiglio, posandogli un dolce bacio sul collo e ritornandosene a rassettare le ultime cose in cucina. Dopodichè, sarebbe dovuta uscire per andare in ospedale.
Spenta la voce della donna, nella stanza rimase soltanto un silenzio insopportabile. Non erano pochi i momenti in cui accadeva una cosa simile, nonostante tutto, c’era ancora chi non c’era abituato, come il piccolo Itachi. Questi, difatti, smise persino di giocherellare con gli shuriken di cartone che, a dirla tutta, non emettevano nemmeno chissà quale rumore. Ma tutto, in quella occasione, sarebbe parso come un suono sgradevole, fuori luogo. Anche il cadere lieve di una piuma.
-E allora posso invitarlo?- chiese, infine, Miku, stufa di quell’eccessiva mancanza di comunicazione.
-Mh, come ti pare.-
-Allora è un sì.- proclamò il piccolo di casa, abbastanza entusiasta. Chissà che non avesse potuto ripetere l’addestramento di alcuni giorni prima. Prima che, però, la sua gioia venisse tutta fuori, questa venne disintegrata da un’occhiataccia furente di Sasuke, infastidito che anche una sua sola sillaba fosse interpretata in un modo diverso da quello che significava letteralmente, soprattutto se ciò avveniva con tanta schiettezza. Un ragionamento contorto, senza dubbio.
-Bene, allora stasera verrà qui!- Miku festeggiò sul posto, alzando le braccia in alto e ridendo allegramente.
Sasuke non potè fare altro che sospirare: non gli andava giù che il suo giudizio venisse quasi del tutto ignorato, anche se si trattava di una decisione stupida come quella.
 
-Satoru Inomiya, sei ufficialmente invitato a casa mia, stasera!- Miku pronunciò le parole in modo quasi solenne, in posizione retta e con gli occhi chiusi. Per quest’ultimo motivo, le fu impossibile osservare il colorito delle guance del suo ragazzo, che man mano andava a disperdersi nell’aria, lasciandolo bianco e pallido come un cencio.
-Fa.. fantastico.- provò ad infondere entusiasmo in quanto detto, ma si rese subito conto che il risultato non era stato dei migliori.
-Che c’è, non ti va?- lei lo guardo quasi studiandolo, e in quel momento il ragazzo pensò che somigliasse davvero tanto al padre, troppo. Cominciava a dubitare di una possibile futura convivenza con una presenza al contempo inquietante e tenera come quella di Miku.
-Niente, solo che…- parve rifletterci –potrei disturbare. Ecco, passo più tempo da te, che a casa mia.- l’aveva buttata lì, tentando di declinare gentilmente l’invito. Avrebbe anche potuto essere sincero fino in fondo con la sua Uchiha, ma sapeva che, in fondo, lei era una ragazza che, seppur non lo dava troppo a vedere, se la prendeva. Sicuramente, avrebbe sorriso, per poi scoccargli un bacio su una guancia e dirgli che non faceva nulla e che sarebbe stato per la prossima volta, sempre se avesse voluto. Per questo aveva optato per una semplice mezza verità: era tanto grave mentire per preservare la proprio salute fisica? Beh, perché aveva dedotto che più stava alla larga da Sasuke Uchiha e più ne giovava. Satoru non temeva nemmeno il passato del ninja come nukenin, quanto l’amore che gli leggeva in quegli occhi che parevano vuoti, quando si parlava dei suoi figli. Era spaventato da un sentimento puro come l’amore… quasi, quasi gli veniva da ridere.
-Non vuoi venire? Se è così basta dirlo!- Miku si mise i mani sui fianchi, ed assunse un’espressione, quanto più possibile, simile alla madre. La fama della forza di Sakura Haruno era arrivata anche alle orecchie del giovane, per cui non potè che temere – di nuovo – per la sua salute.
-Tuo padre ha saputo dell’allenamento che avete sostenuto?- chiese Satoru, sia per cercare di sviare il discorso, che per conoscere quanto sarebbe potuto essere arrabbiato Mr Uchiha. Perché non si era limitato a far maneggiare la spada all’Uchiha più piccolo, ma alla fine, anche Miku aveva voluto partecipare: strano, visto il suo opporsi categoricamente alle armi. Satoru ci ripensò e rise, ricordando la goffaggine della sua ragazza.
 
-Itachi sei un pappamolle!- gridò la ragazza mora dagli spalti – ovvero il porticato che dava sul cortile.
-Questa cosa è pesante! La fai facile tu!- il suo tono era offeso. Il bambino non sopportava di sentirsi dare dell’imbranato.
-Scommetto che se vengo là, la maneggio meglio di te, anche se non sono una ninja.- dichiarò Miku, altezzosa, puntando sul fatto che maisuo fratello le avesse dato corda. Anzi, pensava più di riuscire a spronarlo, per cui aveva parlato senza dar troppo conto alle proprie parole.
-E allora fammi vedere, Miku-sama!- fu la risposta del piccoletto, che si avvicinò alla sorella e intimandole di alzarsi per andare a far sfoggio della sua bravura.
Miku rimase a bocca aperta e spalancò gli occhi dallo stupore di ciò che aveva udito, assumendo la tipica espressione alla triglia.
-Non posso che dar ragione a tuo fratello, Miku. Su, facci vedere cosa sai combinare!- la esortò satoru, prendendola sul ridere. Non gli sarebbe dispiaciuto darle qualche lezione. Si trattava di una spada, ma in un suo modo contorto di concepire le cose, gli sembrava quasi romantico. Come quando si insegna ad andare a cavallo, pensò.
La ragazza era indecisa, perché non è che aveva tutta la voglia di perdere la faccia davanti a sue uomini, dimostrando, magari, di essere debole o quanto ancora. Però, allo stesso tempo non se ne parlava proprio di rinunciare, perché sarebbe stata una scelta ancora più imputabile, fonte maggiore di ilarità, soprattutto da parte di un certo amorevole bamboccio.
-Come mai ci metti tanto ad alzarti? Hai forse mangiato troppo e non riesci a sostenere il tuo peso?- dichiarò Itachi, beffardo, beccandosi un pugno in testa dalla sorella. Questa, poi, si sfregò le mani.
-Più che altro, temo di far fare una brutta figura a Sato-kun.- si alzò piano, ostentando una sicurezza che non aveva. Ma se c’era una cosa che aveva imparato era che l’apparenza contava parecchio, prima di uno scontro. Il sensei, quando lei ancora andava all’accademia, lo ripeteva più volte alla classe; certo, non raccomandava di essere spavaldi, ma questa era tutta una sua caratteristica, ereditata da chissà chi…
-Coraggio, impugnala.- Itachi, ancora massaggiandosi la testa, le porse la spada che fino a poco prima aveva usato. Miku lo ringrazio con un semplice ghigno, che doveva essere una specie di sorriso malriuscito.
-Cominciamo?- domando Satoru, ridendo.
-Perché ridi? Anzi, ripensandoci fai pure quello che vuoi, perché presto piangerai!- le passò una stana luce negli occhi quando lo disse, una sicurezza che non le era propria: forse stava tirando un po’ troppo la corda. Se davvero si fosse trovata contro dei nemici, sarebbe già stata sgozzata, come minimo.
-Allora non considererai il mio gesto come una mancanza di galanteria. Visto che sei tanto brava- pronunciò quel “brava” con un’enfasi che fece irrigidire la ragazza –posso risparmiarmi i convenevoli e cominciare per primo.-
Miku non fece nemmeno in tempo a dirgli che scherzava, che si ritrovò il ragazzo ad un palmo dal naso, l’arma alzata, come se volesse colpirla. Per istinto lei chiuse gli occhi e si riparò con le braccia, attendendo un colpo che – ovviamente – non arrivò.
-Vittoria lampo, ti ho sconfitta solo avvicinandomi.- la prese in giro Satoru, appoggiandole una pacca sulla spalla e sfiorandole quell’adorabile broncio, che aveva messo su, con le sue labbra.
-Non mi hai battuta, uffa! Non abbiamo nemmeno cominciato!- mugugnò, portandosi le braccia incrociate al petto.
-Prima di tutto, forse dovresti sapere che in battaglia non si chiudono mai gli occhi e che, se io fossi stato un reale nemico, ti avrei prima tranciato il braccio che avevi disposto in tua protezione e poi ti avrei passata da parte a parte. Credimi, non lo dico per offenderti, Miku-Chan, ma… - si fermò, riflettendo; guardandolo in volto, Miku vide che era leggermente rosso –ma ci tengo a te, quindi queste piccole nozioni non potranno che farti bene.- la strinse in una abbraccio, così da non essere costretto a guardarla negli occhi.
-Sato-kun?-
-Mh?- chissà cosa le avrebbe detto, pensava, forse se la sarebbe presa.
-Stai tranquillo che la prossima volta ti batto.- rise, affondando il capo nel petto di lui.
-Non ne dubito, Miku-Chan.-
Itachi, intanto, osservava la scena leggermente disgustato e annoiato: non riusciva proprio a capire certi atteggiamenti dei grandi.
 
-No, io ed Itachi ci siamo accordati, decidendo di starcene zitti. E puoi fidarti anche del nanerottolo: non perderebbe mai l’occasione di ripeter un allenamento con te.- era ritornata serena, come se la furia che le stava crescendo prima fosse stata assorbita dal ricordo delle sue gesta eroiche, perché sì, anche lei ci aveva ripensato.
-E allora vieni?- riprese lei, caparbia più di un mulo.
Satoru ci pensò: non sarebbe potuto essere più traumatico del loro primo incontro, no? Solo perché quando varcava la porta di casa Uchiha sentiva un’aria gelida entrargli fin dentro le ossa – stranamente solo quando c’era Uchiha-senior -, non poteva non accettare, sarebbe stato scortese. E nemmeno perché quando voltava le spalle al capofamiglia sentiva la schiena andargli in fiamme… non erano motivi sufficientemente validi per rifiutare un invito cortese, sicuramente desiderato ardentemente anche dal sopra citato Uchiha.
-Va bene, vengo.- proclamò sconfitto, come se quelle fossero le parole più terribile che avesse mai pronunciato. Come se dovesse essere condannato a morte. Si ritenne esagerato per quell’ultimo pensiero.
-Sono contenta, Sato-kun! E dire che prima sembrava che volessi rifiutare!- gli prese la mano e cominciò a camminare verso una destinazione non definita, mentre parlava con un’aria che non prometteva nulla di buono.
-Ma figurati! Non avrei mai potuto!- sorrise, con tanto di gocciolina stile anime a lato della testa. Poi, abbassò di un po’ la testa, quel tanto che bastava per toccare i capelli della sua ragazza con i suoi.
-Sato-kun, ti amo.- disse lei all’improvviso, con una velocità tale che sembrava doversi liberare di un peso.
Lui si distaccò, le prese il mento tra le dita e avvicinò il suo volto al suo.
-Non c’era bisogno di dirlo, lo sapevo già.- sorrise, per poi baciarla, ma senza approfondire tropo il contatto: dato che si trovavano per strada, infatti, al ragazzo non parve la cosa giusta da fare. Ma tra loro andava bene anche così.
-Però mi devi togliere una curiosità.-
Miku fu scettica all’udire quelle parole. Arcuò un sopracciglio e stette in ascolto.
-Me lo hai confessato perché tuo padre ha intenzione di uccidermi?-

 
 
 





Salve a tutti, gente! ^___^
 
Ero indecisa, all’inizio non riuscivo nemmeno a scriverlo questo capitolo, mi mancava la voglia e l’ispirazione. -.-
Ne approfitto anche per dire – come ho scritto nella mia page autrice – che le mie fic “in corso” subiranno un leggero ritardo quasi sicuramente “^^ (nel senso che potrò aggiornare anche dopo sette o otto giorni, non credo sia qualcosa di troppo grave, no? >///>)
Ragazzi vi saluto, perché mi è venuta un’idea per un’altra SasuSaku! *____*
Volo a metterla per iscritto! >w<
Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono, preferiscono, ricordano e seguono! >w<

 
 
  

   
 
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