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Autore: ElderClaud    26/07/2011    2 recensioni
Sette pietre, sette one shot per approfondire meglio una storia già iniziata.
Sette spaccati di vita per cinque personaggi in primis, più altre "comparse" che avranno da dire la loro in tutto questo turbine di eventi.
Perchè passare dal tragico al comico, nel grande percorso della vita, è una cosa davvero sottile.
prompt 1: [Nnoitra/Rukia];
prompt 2: [Zaraki Kenpachi centric][Zaraki/OC];
Prompt 3: [Szayel & Ulquiorra][Szayel centric];
prompt 4: [Szayel/Nemu][Szayel centric];
prompt 5: [Ichigo/Tatsuki][Ichigo centric]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Nnoitra Jilga, Szayel Aporro Grantz, Zaraki Kenpachi
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Raining Stones'
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Bene, rieccomi finalmente ad aggiornare questa mini raccolta, con un prompt che mi sembrava decisamente adatto per la coppia Szayel/Nemu. Coppia questa che non mi ispira ne allegria ne romanticismo, ma solo tonnellate di angst e gore che alle volte non fa poi così male all'umore.
Ovviamente si allaccia alle mie precedenti oneshot soprattutto a “Vendetta” e a tutte le altre dove appare Szayel Aporro Grantz, oltre che al capitolo scorso. Può essere letto anche senza aver dato una occhiata ai miei precedenti lavori.
A differenza del capitolo scorso questo è molto più dark e più che contenere lime direi che è sull'erotico.
Ad ogni modo, buona lettura!


4° Indossi il vuoto con classe




Nell'ombra ignota di una ricca e spartana stanza, qualcosa si muoveva con pigrizia verso un soffitto tinto di nera pece notturna.
Un suono sottile e delicato si librò nell'aria già viziata, simile ad uno sbuffo appagato di chi si concede una sigaretta come minuto di relax, catturando quasi senza volerlo l'attenzione di un paio di occhi verde scuro.
Nella pesante ombra della stanza da letto di Szayel Aporro Grantz – rischiarata solo da una tenue luce di un mattino malato proveniente in volo dalle veneziane abbassate – un intenso aroma di tabacco si riversò nella zona circoscritta del letto matrimoniale allo sbuffo del suo padrone appagato.
Sottili fili grigi, simili all'incenso esotico, rapirono per un istante l'attenzione di una imperturbabile Nemu Kurotsuchi prima che quest'ultima se ne tornasse a fissare il soffitto buio con la solita espressione che la caratterizzava.
Un gesto timido e apparentemente disinteressato, che non sfuggì all'attenzione di un brillante scienziato che ben pensò di aspirare maggiormente il filtro della candida sigaretta con fare soddisfatto.
“Uff...”
quasi come stesse gustando un dessert, dalle labbra sottili partì un altro docile sbuffo di fumo, cercando poi con sguardo appannato – a causa della carenza degli occhiali da vista situati al momento su di un comodino in compagnia di un reggiseno – una compagna che si muoveva appena sotto quelle lenzuola di seta nera. Profumate di lavanda e di sesso, parlavano ancora degli audaci movimenti che li avevano colti neanche dieci minuti prima.
“Siamo insolitamente loquaci a quanto vedo...” lo sguardo ambrato del dottore pareva crudele mentre letteralmente mangiava la pallida figura avvolta nelle lenzuola.
Quelle parole gli uscirono fuori così all'improvviso dopo un lungo silenzio senza però riuscire, in qualche modo, a destare la sua deliziosa ospite.
Non era la prima volta che Aporro riusciva a trascinarsi nel letto la figlia del suo peggior nemico.
Quel Mayuri Kurotsuchi che ormai aveva fatto il suo tempo ma che però, con l'insistenza di una pianta infestante, ancora continuava a dirigere il suo reparto scientifico anche se ormai era bravo solo a stendere con la macchina i cani altrui.
Oh, il paparino sapeva quello che la figlia combinava nel letto del suo acerrimo rivale, solo che... Non gliene fregava nulla?!
A Mayuri non importava se Aporro si portasse a letto sua figlia – questo il giovane scienziato lo sapeva benissimo – quanto era infastidito da ciò che lui avrebbe potuto scoprire su sua figlia. Ma forse era da considerare il fatto che vi era un lato affascinante se Nemu finisse spesso e volentieri nelle mani del giovane Grantz.
Magari il dottor Kurotsuchi poteva scoprire su di lei cosa quello stupido ragazzino stava architettando, su questo c'era da scommetterci parecchi sacchi.
Eppure era un destino così ridicolo quello della giovane Nemu, la quale pareva non volersi staccare in nessun modo da due uomini che altro non facevano, in tutti i sensi possibili, che sfruttarla come una mera cavia da laboratorio.

Ma dopo quel breve giro di pensieri tutt'altro che puliti, la calma nell'ambiente che li circondava vene spezzata da piccoli gesti.
Alle parole quasi sussurrate del Grantz, nonostante il velo di strafottenza che le circondava, gli occhi della giovane donna si indirizzarono nuovamente sul padrone di casa con la stessa agghiacciante tranquillità di prima.
A differenza dello spietato amante – con la schiena appoggiata sul cuscino – lei se ne rimaneva sdraiata totalmente su di un materasso ancora umido, limitandosi a fissarlo in silenzio senza accennare ne un sorriso ne una qualsiasi smorfia.
E questo a Szayel Aporro piaceva quasi da morire. Anche il suo gesto inconsueto di allungare il braccio destro verso di lui – un gesto in apparenza automatico – e prendergli dalle labbra la sigaretta per poter pure lei usufruire di quella velenosa nicotina, erano atteggiamenti che stranamente lo soddisfavano.
Perchè era come averla in pugno ogni volta.
Ed era come avere in pugno lo stesso Mayuri, per quanto fosse certo che approfittasse pure lui di quei post appuntamenti per fare un check up completo alla maggiore delle sue figlie. In un circolo vizioso di esperimenti e sevizie, dove la sua figura “umana” veniva cancellata dal vocabolario dei due uomini. Divenendo qualcosa di incredibilmente speciale.

“Cara mia... Tu decisamente indossi il vuoto con classe

Non era nell'essere amici intimi che risiedeva la loro specialità. Anzi, persino lo stesso scienziato avrebbe detto che loro due non erano affatto degli amici.
Aporro non aveva amici, erano delle seccature e con il lavoro che faceva “amici” era sinonimo di “nemici”.
No, lui Nemu l'aveva conosciuta molto tempo prima, e non l'aveva mai considerata lontanamente una amica e neppure una amante accondiscendente. Ma un interessante soggetto di studio quello si.
Vi era stato un anno di università in cui era stato praticamente costretto a fare uno stage presso l'ospedale cittadino. Un luogo a dir poco penoso fin troppo pieno di casi umani, odiosi in tutti i sensi, e di ben altrettanta inefficienza e poca preparazione da parte di medici ben più – sulla carta almeno – preparati di lui.
Fu in quel luogo infernale – un posto in cui qualcuno, berciandogli addosso, aveva esplicitamente detto che se lo meritava assai – che vide per la prima volta Nemu Kurotsuchi.
All'epoca Szayel non era nessuno. Non era uno scienziato di fama internazionale come lo spudorato Kurotsuchi, ma solo uno studentello con la puzza sotto il naso.
Eppure, non poteva non pensare di aver ricevuto un aiuto dal cielo quando vide quella sfortunata ragazza su di un letto anonimo in una stanza altrettanto anonima e piena di macchinari medici.
Non poteva credere ai suoi occhi che la giovane pallida e piena di ecchimosi che riposava oltre la vetrata che li separava, fosse la chiave del suo futuro successo e carta vincente per battere quel folle – quanto geniale – scienziato pazzo.
Fu con un sorriso che si ampliava maggiormente in volto – quasi tremando da tante erano le emozioni che lo sovrastavano – che entrò nella stanza della giovane per osservarla più da vicino.
In quella macchia bianca qual era la stanza di un trafficato ospedale di città, la giovane Nemu aprì debolmente gli occhi lividi e mostrò ad un inquietante novizio le sue iridi verde scuro.
Due pozzi profondi e letteralmente spenti, in cui l'ambra del Grantz cadde a precipizio rapito da una incommensurabile fonte di informazioni vivente.
Cinque anni passarono da allora.
Cinque lunghi anni da quel primo e silenzioso incontro avuto dai due.
I piccoli sospetti del neo scienziato si rivelarono poi fondati quando riuscì ad entrare più in “intimità” con quella ragazza, dandosi in automatico del genio per aver intuito come quella figlia non fosse altro che la cavia degli esperimenti più pericolosi del padre.

Che cosa avesse portato il prode Mayuri a sfruttare una delle sue figlie come un topo da laboratorio, questo il Grantz non lo sapeva e neanche ci teneva a saperlo.
Forse la sfruttava poiché, dopo una vita spesa a fare esperimenti sulla propria pelle, il corpo di uno scienziato si degrada allo stesso passo di quello di un essere umano comune, senza tener conto che a fare esperimenti su se stessi poi c'è un degrado ben più maggiore.
Ma Nemu era sangue del suo sangue, quindi perfetta – ad una mente brillante e folle di scienziato – per assorbire quante più sostanze possibili nel silenzio più assoluto, che inevitabilmente finivano in contrasto tra loro con effetti collaterali disastrosi.
E ovviamente, tra le cause della sua salute precaria c'erano anche i suoi di esperimenti, oltre che a quelli del padre. Si poteva perfettamente dire che la guerra tra i due passava attraverso il corpo di quella ragazza.
Ma lo stesso Szayel Aporro trovava strano il suo comportamento. Un carattere che invece di portarla lontano da due autentici aguzzini, altro non faceva che buttarsi volontariamente nelle fauci del drago ogni santissima volta. Magari faceva tutto ciò per proteggere la sorellina minore – copia sputata di Nemu e ignara di che razza di persona senza scrupoli fosse il padre – oppure la sua devozione al proprio creatore era così ampia che ben volentieri lasciava che il Grantz le somministrasse varie sostanze per studiare quelle di Mayuri che, per ovvie ragioni, entravano in reazione tra loro dando non pochi problemi alla giovane donna.
Eppure c'era qualcosa che non quadrava, se lo sentiva.

Già quel pomeriggio Nemu si era presentata a Las Noches – il suo attuale e splendente luogo di lavoro – per fare una cosa che lo aveva lasciato totalmente stupefatto. Pur non lasciando trasparire nulla all'infuori della buona educazione che le era stata imposta da un'invisibile madre, furono le sue parole a sorprenderlo in modo assai curioso.
Vorrei chiederti scusa per l'incidente della volta scorsa”
Ci impiegò non poco per capire cosa quella ragazza dai semplici abiti neri cercasse di dirgli. Scrutandola da oltre la propria scrivania, per il dottore Nemu Kurotsuchi non dava modo di capire a quale fatto si riferisse nel modo più assoluto. Seduta rigidamente sulla poltroncina di pelle sintetica e con le mani conserte in grembo – tanto da dare l'idea di essere di fronte ad una severa dama borghese in un dipinto di fine ottocento – il Grantz dovette scrutare attentamente in quegli occhi verde scuro per capire a cosa si stesse riferendo.
La morte di quel piccolo cane di nome Verona, ad opera di Mayuri Kurotsuchi che allegramente lo aveva investito per fargli un dispetto, Aporro se la ricordava perfettamente – da allora il superstite Lumina, un pechinese di tre anni, non faceva altro che lamentarsi per la mancanza del compagno – quindi appena capito cosa quella piccola e falsa educanda stesse cercando di comunicare, un piccolo e perfido sorriso affiorò dalle sue labbra sottili e in precedenza imbronciate per quella visita a sorpresa.
Lesto ed elegante, distolse lo sguardo dalla propria ospite quel tanto che bastava per indirizzare gli occhi color ambra verso la propria sinistra.
Frugò poi circa qualche secondo dentro un cassetto della lucida scrivania di marmo nero, fino a trovare – tra gli ordinati documenti e le scatole di medicinale in ordine perfetto in un piccolo cestino di vimini – ciò che avrebbe fatto decisamente al caso suo.
Una boccettina di vetro ambrato si posò con delicata decisione sul freddo marmo dell'ufficio – con un suono timido che però ebbe il peso di un macigno nel cuore della donna – accompagnato da un sorriso fin troppo descrittivo da parte del giovane dottore.
Un piccolo prezzo che puoi accettare...”
La boccettina ancora non etichettata e quindi fuori commercio – in cerca di un tester per le prove che ne dessero il via libera alla vendita – di un medicinale a lei sconosciuto era il prezzo da pagare per lo strano, forse sincero, gesto di umiltà nel chiedere scusa per la follia di un padre che comunque amava indissolubilmente.
Anche se di poche parole lo scienziato si era fatto capire benissimo dalla pallida donna, che subito chinò il capo per non dare a vedere il lieve tremito del labbro inferiore in un istintivo stato di sconforto. Aporro sospettava che fosse strano che Nemu si presentasse da lui con il solo scopo di chiedere scusa per colpe non sue, ma non stette li ad indagare oltre sul fatto del perchè lei si trovasse li a chiedere il suo perdono dopo qualche mese dall'incidente.
Era una cavia di laboratorio. Doveva semplicemente lasciarsi studiare e vedere cosa il dolce paparino stesse architettando questa volta.
Io... Prendo già troppi medicinali...”
Una semplice riluttanza che poteva apparire inconsueta per il soggetto presente – succube all'inverosimile di un padre e di un altro scienziato privi di scrupoli – portò una lieve espressione imbronciata all'uomo che ancora giocava a passare il dito indice attorno al tappo cromato della boccettina anonima.
Era strano vedere Nemu così improvvisamente reticente nel farsi ispezionare, magari pure tagliare, oppure nell'assumere farmaci ancora non testati come in quel caso. Di solito rimaneva silenziosa e si limitava unicamente a eclissare lo sguardo verso il basso, pur rimanendo rigida e tenace come il padre le aveva duramente insegnato.
In questo caso invece, oltre a dargli una immagine più sofferente del solito – quasi rannicchiata nella poltrona con quelle sue spalle così incassate – nonostante fosse ancora ferma nella sua nobile postura, era quella sua disobbedienza a far storcere il naso ad un dottore che, se non era per scopi scientifici paterni, non capiva il perchè della sua visita.
Che cosa dunque l'aveva spinta nella bocca del drago in un modo così poco discreto?
Erano domande a cui il Grantz non prestò la doverosa attenzione al caso, non calcolandolo come l'inconsueto atteggiamento – ma poi neanche tanto – di una cavia in disperata e istintiva ricerca di una via d'uscita da un incubo senza fine. Una speranzosa salvezza inconscia che per lei non sarebbe mai arrivata, dato che ad attenderla prima o poi sarebbe sopraggiunta solo una morte con tutta probabilità lenta e dolorosa.
Per lui erano solo capricci e basta, avvalorati dalla sua aspra educazione di chi non voleva sentirsi dire un “no” e neppure frasi senza senso alcuno. Almeno per Szayel stesso.
E visto che se non era stato il padre a mandarla da lui con scuse così banali da apparire ridicole e derisorie agli occhi di tutti – non solo i suoi – forse erano appetiti ben più malsani che spronavano la pallida figura a concedersi a lui.
In tutti i sensi possibili. Portandolo per questo, a sorridere con una perfidia che avrebbe congelato persino un morto.

Se una qualunque creatura cercava salvezza in Szayel Aporro Grantz, andava prima o poi incontro ad un destino ben più peggiore.
Neppure lo stesso scienziato avrebbe detto chi tra lui e Mayuri fosse il peggio del peggio per quella povera ragazza, ma era ugualmente interessante notare i risvolti di quella loro relazione che non si fermava unicamente all'imbottitura di farmaci e smembramenti vari.
Relazione... Magari la si poteva definire anche così.
Di certo Nemu Kurotsuchi era un delle poche donne che con regolarità – almeno parziale – passava dalla sua camera da letto e a volte anche a cena fuori o nel suo stesso appartamento lussuoso.
Accidentalmente l'aveva pure presentata a suo fratello Yylfort e alla sua attuale ragazza – nonché amante occasionale dello stesso scienziato – Cirucci Tunderwitch.
E nonostante per quei due imbecilli dei suoi coinquilini la presenza della giovane Kurotsuchi era un evento alquanto insolito e curioso, stranamente per Szayel era stato un momento piuttosto divertente.
Il che era strano, visto che normalmente avrebbe vissuto una simile situazione come la più profonda delle seccature esistenti. Ma anche per quel giorno, Nemu passò nuovamente nelle sue stanze con la stessa indifferenza apparente delle volte scorse. E forse era questo a divertirlo per davvero.
Venendo consumata ogni volta con un'ardore che faceva quasi paura data la follia del suo amante, che più che amarla ogni volta – sotto quelle lenzuola che lasciavano il posto del profumo di lavanda con quello di corpi aggrovigliati tra loro – era come se la divorasse tutte le volte possibili.
Sapeva di essere affamato di carne così come della conoscenza in campo scientifico. Per lui che si trattasse del sesso più sfrenato o arrivare all'apice di aver compreso le funzionalità di un farmaco appena inventato, equivaleva all'orgasmo più assoluto.
Spesso e volentieri, sulla pelle della ragazza sua schiava lasciava segni tangibili di morsi fatti quasi a sangue, lasciati li apposta dall'impeto di una passione che esigeva a volte che quasi quel rosso fluido vitale sgorgasse fuori dalle sue sventurate prede.
Ma cosa ancor più sbalorditiva era vedere la sua indifferenza che andava a farsi benedire, in favore di un malsano piacere verso quei morsi e quelle carezze passionali non certo dettate da sentimenti puri, da credere che forse – alla fine della corsa – a Nemu magari non dispiaceva poi così tanto essere trattata a quel modo. Vivendo giorno per giorno in una perenne sindrome di Stoccolma, tanto da portarla a sgranare gli occhi terrorizzata per ogni morso – apparentemente – letale, stemperato solo dalla sua stessa voce che non mostrava affatto nessun tipo di terrore.
E anche questo a Szayel Aporro Grantz, piaceva da morire.

“Sai che vorrei farti una domanda?!”
Contro tutte le sue ben calcolate aspettative, dovette per forza notare come quella ragazza fosse per davvero più loquace del solito.
Lo scienziato sbatté ripetutamente le stanche palpebre per mettere a fuoco una figura femminile non meno disastrata di lui, cercando di capire cosa volesse dire con “domanda”.
“Che tipo di domanda?”
nel mentre che pronunciò quelle parole un po' perplesse, uno sbuffo di fumo fuoriuscì dalle sue labbra portandolo quasi a tossire per non aver calcolato bene il tempo di espirazione della nicotina.
Pertanto, irritato per quella sua stupida distrazione, decise di spegnere la sigaretta precedentemente sfilata dalle dita della ragazza sul posacenere nero posto sul comodino di fianco al letto.
Ad infastidirlo ulteriormente in quelle scarse tenebre mattutine – con una luce spettrale che ancora filtrava dalle veneziane abbassate – ci fu la titubanza della sua ospite che deglutì prima di rispondergli con coraggio.
Non riuscendo comunque a guardarlo negli occhi, fissando ancora una volta il soffitto anonimo.
Se io rimanessi incinta... Tu mi sposeresti?”
Era una domanda strana. Molto strana.
Tanto che lo stesso Aporro dovette assorbirla con qualche secondo di ritardo data l'assoluta scarsa consuetudine del quesito posto.
Si ritrovò per questo a sbattere maggiormente le palpebre, puntellando i gomiti sull'umido materasso e alzandosi un poco a sedere.
Sforzandosi quasi inutilmente di mettere a fuoco la donna che ancora riposava nel suo letto, cercò con stizza gli occhiali sul comodino alla propria sinistra per capire cosa quella cretina volesse dirgli con quelle parole assurde.
Una volta posti i candidi occhiali sul naso – senza un certo tremore – l'immagine di Nemu venne finalmente messa a fuoco in tutto il suo splendore mattutino.
Un livido nero come le ombre che li circondavano spiccava circolare e fresco appena sopra il seno destro della giovane, giusto nascosto lievemente dalle lenzuola costose e stropicciate. Altri segni di morsi oltre a quello le segnavano le spalle e pure il collo, non notati dalla giovane seppur estremamente dolorosi.
“Che cosa? Scusa ma... Credo che sia particolarmente poco fattibile – iniziò a parlare con una lieve nevrosi che lo portò ad arricciare gli angoli della bocca in un ghigno ironico, prima di continuare – imbottita di farmaci come sei dubito fortemente che tu abbia ancora possibilità di essere fertile.... Inoltre, non ho nessuna intenzione di commettere l'errore di mio padre”
Nelle sue parole lievemente aspre c'era un fondo di verità non indifferente – che portarono la donna ad abbassare lo sguardo quasi mortificata – oltre che ribadire un concetto base per lui fondamentalmente importante.
Per quanto fosse poco educato parlare male dei propri genitori, per lo scienziato non esistevano limiti data la sua nota insofferenza verso la madre e il peggio compatimento verso l'estinto padre.
Pertanto, rassicurato dalle proprie ferme parole, il padrone di casa volle alzarsi a sedere del tutto su di un letto sfatto e ormai non più umido, lasciando che le lenzuola scivolassero via dal suo torso snello fluide come l'acqua.
Ma nel mentre che si passava una mano tra i capelli delicati ancora tinti di un pallido rosa acceso – un segno tangibile di voler apparire a tutti i costi “diverso” dagli altri – Nemu volle ancora esprimere il proprio pensiero personale.
Cocciuta e speranzosa, sfidò ancora la pazienza dello scienziato suo signore ed amante.
“Ma metti che io abbia dei bambini da te, tu mi sposeresti per evitare uno scandalo?”
stavolta Szayel Aporro si voltò con più intensità verso una Nemu che guardava un soffitto ora grigio a causa dei raggi solari mattutini, irritato per la difficile comprensione di quelle parole per lui incomprensibili.
Non che odiasse i bambini, solo che gli erano indifferenti e – cosa non da meno – si sentiva inadeguato a prestare loro attenzione.
Neppure quindici giorni fa aveva aiutato una donna a partorire su di una lurida metropolitana, ma ciò che pensava – ossia quasi la solita routine del medico improvvisato e unico capace di tirare fuori un ragno dal buco – andò in frantumi nell'esatto momento in cui la creatura se la trovò tra le braccia.
Si era sentito inadeguato e sbagliato, per quanto quel semplice contatto avesse tirato fuori qualcosa in lui che mai si sarebbe immaginato di provare.
Timore di sbagliare qualcosa, paura di rompere quel bambolotto di carne, inadeguatezza di stare accanto al prossimo. Tutte cose poi buttate giù con una stizza tipicamente sua, ma capaci di riaffiorare potenti a quelle domande dettate con una piuma di ingenuità dalle creature meno pure della terra.
Per tanto, scostò con rabbia le lenzuola dalle proprie gambe, deciso ad alzarsi dal letto per darsi una sistemata nel bagno vicino al corridoio. Bastava il suo silenzio per far capire alla Kurotsuchi che non vi erano risposte per quella sua stupida domanda.
“Tra breve dovrò andare al lavoro... Se vuoi puoi restare, ma non voglio vederti qui al mio ritorno”
non stette li a scrutare una donna dallo sguardo spento e disilluso, dandole unicamente le spalle duro come la roccia e freddo nel timbro vocale come una stalattite di ghiaccio.
Si diresse nudo come un verme nel bagno poco distante la sua camera da letto, mentre una donna sospirava piano portandosi quasi inconsciamente le mani su di un grembo sterile e vuoto.
Il suono della seta che si aggrovigliava tra le sue pallide dita, si perdeva e veniva a momenti soppresso dallo scroscio incensante della doccia di un bagno con la porta lasciata distrattamente aperta.
Un pensiero sottile il suo – disperato senza capirne il motivo – che aveva decisamente fatto partire male la giornata ad uno scienziato che, a differenza della sua deliziosa ospite, aveva fin troppi pensieri nella testa lucida di spietate idee.
Ma che per almeno quel giorno, videro una lenta progressione nel suo cervello a causa di pensieri ben più inadeguati che neppure l'acqua fredda della doccia riuscì a mandare via.

   
 
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