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Autore: Lily White Matricide    27/07/2011    12 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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2.

We’ll See How Fast You’ll Be Running

 

"And, when you want something, all the universe conspires in helping you to achieve it." Paulo Coelho

L’odore della pioggia umida che cadeva sulle strade pavimentate del centro di Galway si mescolava al profumo inebriante dei dolci irlandesi venduti dalle bancarelle, Lily aveva un’enorme voglia di mangiarsi un Bumble’s Ginger Roulade e iniziò a tirare da una parte all’altra Severus, che si guardava attorno in silenzio, cercando di imprimersi ogni singolo dettaglio di quella città così piovosa ma … Magica, ai suoi occhi. Non l’avrebbe mai pensato. Si faceva trascinare placido da Lily, perché ogni momento passato con lei in serenità e tranquillità, era un lusso. Ad Hogwarts veniva puntualmente importunato da quei malandrini smidollati appartenenti alla stessa casa di Lily, Grifondoro. Non aveva così possibilità di passare tanto tempo con Lily lì, se non qualche attimo rubato agli impiccioni. Quel dolce allo zenzero, se avesse potuto, l’avrebbe fatto comparire più che volentieri e gliel’avrebbe donato.

 

Lily si fermò in mezzo alla strada, in mezzo alla gente e a tutto quel vociare e trionfante puntò la bancarella. “Eccolo! Rotolo allo zenzero, stiamo arrivando!”

“Iniziavo a perdere le speranze, Lily: il tuo entusiasmo mi ha decisamente affamato”.

Lily lo squadrò divertita “Direi che dovrei farti venire fame più spesso, sei troppo magro e stai crescendo tanto! Io dovrei smettere di mangiare qualsiasi cosa …”.

Severus inclinò il capo: “E perché mai? Sei … Uhm .. Stai bene così”. Si era bloccato, di nuovo. Voleva dirle che era bellissima così com’era, ai suoi occhi. Stava sbocciando ogni giorno di più e Severus lo notava con discrezione. Voleva farle qualche complimento di tanto in tanto, farle sentire quello che aveva nel cuore per lei, ma qualcosa lo bloccava. Se l’avesse respinto una volta per tutte? Se questo avesse compromesso la loro amicizia? Allora, il ragazzo preferiva il silenzio, preferiva averla accanto ed amarla in silenzio.

“Grazie, Sev, sei gentile con me” sorrise timidamente Lily e sembrò arrossire per un attimo “Ti sei proprio meritato il dolce allo zenzero!”

Il ragazzo per la prima volta rise di cuore ed apertamente “Allora farò in modo di andare avanti con i complimenti, così mi riempirai di dolci fino a svenire!”.

 

Aveva smesso di piovere, tuttavia le nuvole continuavano a correre veloci per il cielo, cambiando minuto dopo minuto la luce e permettendo a qualche raggio di sole pallido di filtrare e di riscaldare la gente a passeggio, che in un clima di festa generale preferiva scaldarsi con una brodaglia nera, dal potere inebriante. Lily gli aveva spiegato che era più o meno come la Burrobirra dei maghi, forse addirittura più buona, ma era proibita ai due ragazzi, in quanto erano troppo piccoli, secondo le leggi babbane.

“E come si chiama quel liquido nero? Sembra pece!” esclamò Severus intanto che mangiava lentamente il dolce allo zenzero.

“Si chiama Guinness ed è una birra. Hai visto quanta ne bevono qua e come diventano dei rincitrulliti quando bevono troppo?” sussurrò Lily, attenta a non farsi sentire dagli adulti.

“Non pensavo che avesse questo effetto devastante … Ma hanno qualche pozione per riprendersi poi?” chiese curioso il ragazzo, che amava osservare qualsiasi cosa nuova ed insolita. Era un acuto osservatore e voleva cogliere qualsiasi sfumatura di ciò che lo circondava.

La ragazza gettò la testa indietro e rise: “Beh, gli umani hanno rimedi svariati, magari non pozioni, ma sono … Più delle caramelle. Vedessi i miei genitori quante ne prendono quando si sentono male”.

Severus annuì, meditabondo.

“Dici che con qualche inganno si … può provare, questa … Guinness?” chiese timidamente, aspettandosi una reazione da parte di Lily.

La ragazza si voltò verso di lui con gli occhi verdi sgranati e splendenti. Dalla luce che emanavano, l’idea sembrò piacerle parecchio, ma pareva molto stupita.

“Sev … Ma … Ti vuoi ubriacare?” chiese con voce soffocata, trattenendo a stento una risata.

Snape arrossì violentemente e si affrettò a dire qualcosa. “No Lily, certo che no, in nessun modo! Vorrei solo … Berne un goccio, per sapere com’è”.

La giovane rimase in silenzio e si portò il pollice alla bocca, mordendolo lievemente. Faceva sempre così, quando pensava a qualcosa o cercava qualche idea utile.

“Beh, una volta mi è capitato di rubarne un sorso, non lo nego: d’altronde qua è così semplice con i fiumi di birra che scorrono. Qualcosa ci possiamo inventare, siamo piccoli per queste persone, ma non siamo dei tonti … Perché no?”.

Sev tirò un colpetto sul braccio di Lily: “Ahhh, ma allora ci hai provato anche tu! Furbetta … Volevi farmi sentire ridicolo?”

Lily rispose tirando un colpetto in testa al ragazzo “Non sei ridicolo! Non dirlo neanche per scherzo!”. I due scoppiarono a ridere, finirono i loro dolci e ripresero a camminare per le strade di Galway. Si stava bene, il sole appariva con più insistenza, ma il vento dall’oceano portava nubi sempre più nere.

 

“Eccolo lì! In quel pub danno birra a fiumi!” esclamò Lily “Lì tengono le bottiglie in esposizione, in queste occasioni. Non sarà difficile rubarne una”.

Sev e Lily camminarono lentamente, intimoriti dalle mura scure e dalle finestre dalle vetrate colorate, dalle insegne dorate e da quello zerbino dalla scritta ai loro occhi ingenui inquietante “Fáilte”.

Rimasero qualche attimo ad osservare l’entrata, incerti se entrare o meno.

“Sev, tu hai in mente qualcosa?” chiese Lily, avvicinandosi al ragazzo.

Il giovane sobbalzò “N-no, Lily. Non so come possiamo fare”.

Lily prese per mano Severus e respirò a fondo, decisa. Il ragazzo strinse con delicatezza la mano di lei, avvertendone il calore, in quel pomeriggio che rimaneva comunque freddo e ventoso. Quel calore gli attanagliò dolcemente lo stomaco.

“Andiamo. Qualcosa ci inventeremo” e spinse la porta in legno spesso, decisa e con uno sguardo lievemente corrucciato.

 

Il buio di quel pub poteva rivelarsi utile ed efficace. Il fatto che fosse pieno di gente non troppo in controllo delle proprie facoltà, era un ulteriore fattore a loro favore. Severus guardava tutto con uno sguardo sospettoso ed al contempo incuriosito. Il passo lento e misurato strideva con la frenesia che percorreva il locale e contagiava chiunque. La musica tipica irlandese di un duo di musicisti caricava d’entusiasmo i coraggiosi che abbozzavano qualche passo di danza. Faceva piuttosto caldo lì dentro, rispetto a fuori.

Ma eccole lì, le bottiglie disposte a piramide, sul bancone principale. Tutte scure e lucenti. Erano sì in esposizione, ma c’era sempre uno dei proprietari del locale presso il bancone, così che nessuno potesse essere percorso da strane idee. E il proprietario, un uomo grosso e rubizzo, non pareva troppo rassicurante e nemmeno troppo amichevole. 

I due ragazzi venivano ben tenuti d’occhio dal vecchio Brody. Erano troppo piccoli, per quanto Severus fosse parecchio alto per avere quattordici anni, e spiccavano in mezzo alla gente. Si avviarono verso i musicisti, per mimetizzarsi un po’ e non farsi notare. 

“Sev” sussurrò Lily al suo orecchio “Quel vecchio ci sta guardando, ma ho un’idea”.

Il ragazzo annuì e la esortò ad andare avanti.

“Possiamo fingere di cercare i nostri genitori qua dentro. Una ragazzina che piange attira sempre l’attenzione. Tu ti metterai verso il bancone, verso l’uscita. Rimani vicino alla piramide, quando vedi che ho attirato parecchio l’attenzione, prendi una bottiglia e te la infili sotto la felpa ... E’ abbastanza larga, sei troppo magro!” lo rimbeccò affettuosamente.

Sev abbozzò un sorriso e mise una mano sui capelli di Lily, mossi e fermati da un piccolo pettine con dei gigli intagliati nel legno. Il ragazzo glielo sfilò e con la stessa mano glieli scarruffò delicatamente.

“Magari aiutano anche dei capelli disordinati ...” disse affettuosamente. Lily sorrise e si voltò, camminando volutamente insicura e un po’ tremante. Severus, non perdendola di vista, scivolò verso la parte finale del bancone, fortunatamente Brody era impegnato a spillare birra più avanti. Alcuni clienti gli davano fortunatamente le spalle. Ed ecco che la messa in scena ebbe inizio. 

 

“Scusatemi, gentili signori” esordì Lily, di fronte ad una robusta coppia di avventori, fieri dei loro boccali colmi di Guinness. “A-a ... Avrei bisogno del vostro aiuto. Sono disperata”.

La donna posò il boccale e si avvicinò alla giovane.

“Dimmi, piccola, cos’hai? Hai un faccino sofferente. Che cosa ti è successo?”

Brody si avvicinò con sguardo torvo a Lily. 

“Ragazzina, cos’hai?”

Lily fece un sussulto esagerato, alzando lo sguardo colmo di lacrime.

“Ho ... Ho ... Sono così agitata, non mi guardi così, la prego!” fece Lily. Qualcuno si voltò verso di loro. Nessuno sembrava far caso a Severus, che cercava di rimanere attaccato alle bottiglie, cercando quasi di nascondersi.

“Brody, ma non vedi che è solo una ragazzina spaventata? Che temi?”

“E’ troppo piccola per stare qui” borbottò il vecchio proprietario e fece per indicare anche Severus, ma Lily prontamente cercò di riguadagnare attenzione.

Lily prese a singhiozzare. 

“Io, io ... Non mi cacci via, la prego! Sono solo venuta a ... a ...” la ragazza affondò il viso tra le mani ed iniziò a piangere rumorosamente, agitando la testa e la chioma rossa.

La donna mise la mano sulle spalle della piccola. Era fatta, il grosso della gente si era voltata e Brody era lì che guardava scuotendo la testa.

“No, no, tesoro non piangere, su ...”

Altri si fecero avanti e iniziarono a chiedere a Lily che cosa volesse e come potessero aiutarla.

 

Quello era il momento. Severus prese la prima bottiglia che aveva davanti, continuando a fissare la scena patetica che Lily aveva montato. Con un gesto svelto e felino, la infilò sotto la felpa verde ed argentata. 

“Non trovo i miei genitori, i nostri genitori! Ci siamo persi! Pensavo fossero in questo pub, mi sono sbagliata, mi sono confusa ... Ma non so dove andare ...”. Lily alzò la testa, cercando il suo amico con lo sguardo. Il sorrisetto furbo di Sev era il segnale che la missione era stata compiuta con successo.

La ragazza cercò di ricomporsi e si fece consolare ancora un po’ dai gentili, ma ingenui clienti. Poi, si allontanò, ringraziando affettuosamente tutti e raggiunse il ragazzo, che cercava di muoversi con un certo equilibrio, tenendo la bottiglia ben nascosta e salda, grazie ad una mano infilata in tasca.

Brody si riavvicinò all’adorata piramide e continuò a guardare con sguardo sospettoso i due che stavano aprendo la porta. Uscirono e appena fuori, Sev tirò fuori il trofeo agognato e lo guardarono amorevolmente.

“EHI” ruggì il vecchio uomo “Manca una bottiglia. Chi l’ha presa di voi e non ha pagato? NESSUNO fa fesso Brody! Io le conto le bottiglie!”. Calò un silenzio glaciale e qualcuno rise nervosamente all’interno del pub. Brody aprì la porta e vide la bottiglia in mano ai due ragazzi.

“VOI DUE! Mocciosi, ladruncoli, TORNATE INDIETRO!”

Un brivido gelido paralizzò per un millesimo di secondo i ragazzi, che si scambiarono un rapido sguardo d’intesa e si lanciarono in una corsa forsennata per le strade di Galway, senza meta, senza scopo.

   
 
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