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Autore: jede    28/07/2011    1 recensioni
Ultimo film.Dopo la battaglia tutti si ritirano con i propri cari.Ron và da Hermione;Quello che nel film manca ma che sarebbe dovuto accadere tra la coppia piu goffa e dolce della serie.
Un sorriso nel silenzio.Ma si può sorridere ora perchè il peggio è passato
-Sei bellissima-.
Corretto capitolo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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FAMILY PORTRAIT

 

Perché noi ci apparteniamo ora

Per sempre uniti qui in qualche modo

Hai preso un pezzo di me

E onestamente

La mia vita senza te farebbe schifo

 

 

Erano molto trafficate le strade delle vie di Hogsmade quella sera e c’era un via via di gente in continuo movimento, che percorrevano la lunghezza della via principale in cerca di regali; Alcuni correvano, indaffarati e con un’espressione preoccupata addosso, forse temendo di non riuscire a trovar nulla, altri camminavano con lo sguardo puntato sulle vetrine che scorrevano sotto al loro sguardo, mentre altri stavano solo passeggiando, con calma, con gia le spese fatte a casa e senza essersi presi in ritardo con i regali.

In mezzo alla gente si scorgeva anche una coppietta molto buffa: un uomo dai capelli rossi che era facilmente classificabile nella seconda categoria di visitatori e un batuffolo di stoffa che gli trotterellava accanto, imbaccucato dalla testa ai piedi; in realtà si riusciva a scorgere un nasino piccolo e rosso da sotto tutta quella stoffa e alcune ciocche bordeaux identiche a quelle dell’uomo che lo teneva per mano.

Ron non era realmente uno di quelli della seconda categoria perché si era ripromesso di non far come tutti gli altri e ritrovarsi l’ultimo giorno con una lista infinita di regali da comprare; e ci era riuscito se non si contava quello per sua figlia maggiore. C’era andato talmente vicino stavolta che quando aveva notato che sul mucchio mancava il suo gli erano quasi cascate le braccia e per un secondo si chiese se si sarebbe accorta se lui avesse riciclato qualcosa di vecchio, ma quella piccola ragazzina era identica a sua madre e fregarla, lo sapeva, era impossibile.

Per questo ora si ritrovava all’ultimo a correre in giro per negozietti solo per trovare qualcosa al fatto suo anche se rallentato dalle gambette del suo piccolo gnomo accanto a sé, che si bloccava ad ogni vetrina se scorgeva qualunque cosa di luccicante o colorato che vedeva: e accadeva ogni tre passi.

Abbassò lo sguardo su suo figlio e gli fù impossibile non sorridere vedendolo tutto impacchettato che si guardava attorno tirando in su il naso, col cappellino che gli copriva metà visuale; Allungò la mano e glielo tirò un po’ piu su, così che potesse star comodo. Due occhietti vispi e brillanti ricambiarono il suo sguardo, abbozzando un sorriso da cui mancavano un po’ di dentini e delle fossette sulle guance paffute: era bellissimo il suo Hugo. Ed era anche terribilmente vivace. Lo dimostrò infatti quando lo strattonò verso una vetrina, l’ennesima e gridò a gran voce “Guadda!!” che fece voltare verso di loro due signore lì accanto che gli sorrisero addolcite.

Lo acchiappò da sotto le ascelle e se lo mise in braccio, seguendo la direzione del suo ditino; -Oh, bello Hugo, ma non c’è tempo ora-, disse scrutando il castello gigante in cui i genitori lasciavano i bambini per far compere in santa paca.

-Nooo-, piagnuccolò il piccolo scalciando. –Giocco!!-.

Il padre scuotè il capo guardandolo con severità, uno di quegli sguardi che gli aveva insegnato sua moglie per dir di no, dato che se fosse stato per Ronald le due piccole pesti di casa Weasley l’avrebbero sempre avuta vinta su tutto.

Il piccolo guardò lui e poi il gioco, lui e il gioco e alla fine ancora lui prima di ribattere; -Giocco-.

-No Hugo-.

Lo guardò ancora cercando di fargli capire che neppure lui avrebbe voluto girar per ore su quelle stradine gelide, ma gli toccava, e se la madre fosse venuta a conoscenza oltre alla sua dimenticanza anche che aveva lasciato il piccolo da solo l’avrebbe come minimo ucciso con qualche Maledizione; Il piccolo forse capì perché lanciò un ultimo sguardo intristito al gioco e annuì.

E per stavolta funzionò, anche se il padre sapeva sarebbero bastati altri cinque minuti e un nuovo giocattolo per distrarlo ancora.

Si incamminò veloce e finalmente vide quello che gli serviva: un negozio di animali; Con un sorriso di gioia entrò mettendo giu il figlio e lascandolo andar a curiosare tra le gabbie che erano poste un po’ ovunque sempre tenendolo sotto controllo con la coda dell’occhio.

Il commesso gli si avvicinò sorridente; -Le serve aiuto?-.

Lui annuì; -SI avrebbe dei gatti? Per un regalo, sa-.

-Certo signore: ne abbiamo venduti molti per le feste e forse abbiamo anche dei cuccioli-.

-Oh sarebbe perfetto-, sorrise e mentre il ragazzo si dirigeva verso il retro del negozio vide un mucchietto di capelli rossi dirigersi dalla sua parte e prima di perderlo di vista acciuffò il figlio.

Lo guardò da capo a piedi; -Dov’è il cappellino?-.

Il piccolo rise per un motivo che solo lui conosceva e strinse le manine al petto e assunse un’espressione furba; -Boh-.

Ron si guardò intorno per vedere se lo scorgeva, ma nulla; con un sospiro si abbassò sulle ginocchia e guardò negli occhi quella peste. –Hugo-, disse con calma, -Dove hai lasciato il cappellino?-.

Ricevette solo un’altra risatina prima che riuscisse a scappare dalla sua presa e sgattaiolare via; Ron non seppe se piangere o ridere a quella scena: se non avesse avuto il cappellino al ritorno altro che lumache, la madre gli avrebbe fatto vomitare anche l’anima.

Venne interrotto dalla voce del commesso che riapparve da dietro la tendina e la sua espressione non era delle piu rassicuranti. Di ben in meglio, pensò il rosso.

Abbozzò un sorriso rassegnato; -Non ne ha piu, vero?-.

-No, no è che abbiamo solo gatti egiziani, ma non sono piccoli; tutti i cuccioli sono gua stati prenotati con un anticipo, mi dispiace molto-, spiegò con calma.

Trattenne l’ennesimo sospiro e si limitò a ringraziare; -non si preoccupi, sono io ad essere venuto troppo tardi; Devo solo trovare mio figlio e poi vi vado-, sorrise.

-Oh, non si preoccupi; gia che c’è perché non guarda gli altri animali?-.

-Si, certo ha ragione-.

Si immerse nella corsia di gabbie e cercò il piccolo aguzzando l’udito per provar a sentire i suoi passi, ma nulla; dopo un paio di giri in torno vide il giubbottino azzurro del piccolo e si affrettò a raggiungerlo, ma lui era fermo e immobile a fissare una gabbietta con dei cuccioli di criceto molto piccoli e che si arrampicavano l’uno su gli altri. Gli si affiancò e gli mise una mano sulla spalla attirando la sua attenzione.

-Dobbiamo andare, piccolo-.

Stavolta si fece trascinare senza nessuno problema dal negozio, ma quando si ritrovò fuori davanti alla vetrina, Ron accucciato davanti al figlio per allacciargli il cappottino che era riuscito a sbottonarsi, si accorse di una cosa che era sicuro poco prima non ci fosse: in un acquario di pesci magici c’era un pezzo di stoffa che galleggiava con gli animaletti. Con una smorfia indolore Ron guardò il piccolo che stava giocherellando con un laccio del guanto e si chiese se non avesse il tempo di comprargli un altro cappello prima di tornare a casa, perché era sicuro che Hermione si sarebbe accorta se il cappellino odorasse da cibo per pesci.

Senza altri commenti si rimisero in marcia e Ron ormai si era quasi fatto prendere dallo sconforto piu totale quando…

 

 

-Rose stai attenta con quella stella-.

La voce di Hermione si sentì forte e chiara dalla cucina ma la bambina preferì ignorare il richiamo e continuò a giocare con le sue bambole e la stellina argentata che avrebbe piu tardi appeso con le altre all’albero che il papà e lo zio Harry avevano portato quella mattina presto;

Dalla cucina spuntò una testa che scrutò con sospetto la figlia non del tutto sicura se richiamarla un’altra volta o lasciar perdere, ma preferì per la seconda quando si rese conto che doveva ancora iniziare a cucinare tutto quanto; Si strinse la coda di cavallo pronta ad un’altra prova con quel dannato ciambellone che tutte riuscivano a fare ma che per lei sembrava quasi una vera lotta. Molly le aveva gentilmente dato la ricetta, dicendole che di solito lei lo faceva sempre per i suoi figli la vigilia di Natale con i canditi, che piacevano molto, e aveva accettato tentando con un’altra delle sue lotte in cucina. Non era granchè brava in cucina, ma almeno alla sua famiglia sapeva sempre preparare da mangiare ogni giorno ma i dolci…quelli erano proprio un altro discorso! Erano una vera e propria battaglia ogni volta, che dannazione non riusciva mai ad imparare bene come farli, o la temperatura o il piu delle volte dimenticava il lievito e gli restava nel forno una poltiglia non conosciuta i nessun mondo.

Era davvero dura, ma guai a chi diceva che Hermione Granger si arrendeva!!

Lanciò uno sguardo all’orologio appeso sul muro, con le mani immerse nell’impasto, forse troppo liquido e si chiese quanto ancora Ron avesse intenzione di star fuori, soprattutto con Hugo assieme a lui; era certa che con il padre il piccolo si sarebbe divertito un mondo assieme ed era proprio questo che la faceva preoccupare: Ron non riusciva proprio a resistere alle lacrime del piccolo e il piu delle volte gli aveva trovati a far la lotta sul letto come fossero tutti e due dell’età inferiore ai tre anni.

Con un sospiro aggiunse un po’ di farina e burro, sperando almeno che i negozi di giocatoli fossero gia chiusi.

 

 

 

Ron afferrò in tempo il figlio prima che venisse trascinato via da una scopa a cui si era impigliato per la sciarpa; Ripreso dallo spavento iniziale si scrutò un po’ attorno chiedendosi se non fosse ormai inutile continuare a girare in tondo in cerca di non sapeva neppure lui cosa. Li sarebbe bastato anche qualcosa di semplice, piccolo e colorato o aveva pensato anche ad un nuovo libro che piaceva tanto a Rose leggere, ma era tutto chiuso e quegli ultimi negozi ancora aperti stavano mettendo via tutta la roba con fretta; Era anche logico vista l’ora, ma almeno si consolava vedendo che non era l’unico ad aver perso la speranza.

Con la mano stretta a quella di Hugo si rincamminò verso le vie laterali seguendo un po’ la fila di gente che si era formata davanti alle vetrine; Alzò lo sguardo per leggere le insegne e trovò solo altri negozi di alimentari e anche uno con dei giocattoli, ma si chiese se avesse voluto davvero comprarle l’ennesimo giochino che guardava e poi buttava via: Rose amava leggere benchè avesse solo quattro anni, una passione ereditata dalla madre e anche le costruzioni le erano andate a genio, un regalo di Harry dal mondo babbano, ma non sapeva proprio dove trovarlo un libro ormai.

La sua prima idea era stato comprarle gatto ma non era andata a buon fine la cosa.

-Papi-.

La vocina eccitata di suo figlio lo distrasse dal suo malumore e si preparò a dovergli ripetere per la ventesima volta che no, non avrebbero potuto fermarsi a giocare o comprare un gioco, ma si dovette però bloccare quando sentì la presa sulla sua mano scivolar via; Il piccolo infatti era corso verso un punto ben preciso senza pensar troppo alle lamentele del padre e si arrestò solo di fronte alla sua meta.

Ron si precipitò a recuperarlo subito impaurito e si abbassò alla sua altezza: -Hugo! Non devi mai fuggire cosi, chiaro?-, alzò il tono senza rendersene conto e per un’istante vide gli occhi del figlio inumidirsi.

-Mi hai fatto spaventare-, spiegò al piccolo prima che le cose precipitassero.

Hugo allacciò le braccine intorno al suo collo nascondendosi nell’incavo del collo del padre e gli tirò alcune ciocche quando si alzò in piedi stringendolo al petto; La vocina del piccolo gli arrivò alle orecchie come un balsamo per quel nodo che aveva sullo stomaco ogni volta che si spaventava per uno dei suoi bambini, cosa che accadeva spesso. –‘cusa-.

Gli massaggiò la schiena; -Nulla piccolo. Cos’è che volevi mostrarmi?-, cercò di distrarlo e ci riuscì dato l’entusiasmo con cui Hugo si rianimò e con un ditino indicò in basso dove uno scatolone faceva bella mostra di sé affianco ad un uomo seduto comodamente su di una sedia che sorseggiava qualcosa di caldo: era un vecchietto, in realtà con capelli bianchi e una barba che spariva sotto ad una sciarpa. Ma quello che aveva attirato il figlio era stato il contenuto di quello scatolone: quattro o cinque cuccioli di cane che si muovevano dentro allo spazio ristretto e che giocavano tra loro attirando i clienti con i loro ugulii dolci e abbaiando.

-Oh Hugo io non so proprio se…-, Ron guardò dispiaciuto il figlio, ma una voce lo bloccò: il signore.

-Ciao piccolo, vuoi vedere?-, si sporse verso Hugo che un po’ impaurito si ritrasse tra le braccia forti del papà, ma si vede che il vecchio ci sapeva fare perché afferrò un cagnolino da dentro la scatola e se lo mise in grembo, attirando cosi l’attenzione del bambino.

Ron lo guardò ammirare l’animaletto che mordeva e tirava la sciarpa del signore e abbaiava allegro quando gliela sfilava via dai denti e capì di aver perso quando Hugo scalciare un po’ per essere messo a terra e dirigersi piano verso l’uomo; Se doveva essere sincero anche lui era un po’ attratto da quel cucciolo e non si vedevano molti esemplari di cane nel mondo magico, che a lui sin da piccolo gli erano piaciuti. Peccato che aveva sempre e solo incontrato cani enormi durante la sua adolescenza e che lo avevano talmente impaurito da fargli passar la voglia di comprarne uno.

Ma quelli lì erano proprio carini; -Quanto crescono?-, si ritrovò a domandare.

-Oh, non molto, questo tipo di razza resta molto piccola. Di solito crescono ancora per un paio di mesi e poi basta-, spiegò gentile mentre Hugo era ormai totalmente rapito dal cucciolo che ora atava puntando ai puoi lacci delle scarpe.

Hugo rise quando il cane cercò di afferrargli la scarpa e corse a nascondersi dietro alle gambe di Ron, voltandosi solo per vedere se il cucciolo lo inseguiva.

Guardandolo Ron si ritrovò molto tentato per comprarlo, ma si chiese se Hermione sarebbe stata d’accordo con la sua scelta; Non avevano mai parlato di avere un cucciolo ma avrebbe potuto giocare la carta dei figli per averne finalmente uno.

-Hugo-, il piccolo alzò lo sguardo senza perdere il sorriso, -lo vuoi un cucciolo?-, non servì neppure che se lo domandasse perché gia conosceva la risposta ma l’aggiunta del –SII!!-, eccitato del piccolo non ebbe coraggio di ritirare l’offerta e si rivolse all’uomo.

-Sono in vendita?-, chiese.

Il signore scosse la testa con una risata; -No, mia moglie mi ha ordinato di sbarazzarmene perché ne abbiamo gia troppi a casa e un’altra cucciolata era troppo, ma mi rifiuto di venderli come fossero oggetti-.

-Quindi..?-, confuso Ron non seppe che fare.

-Oh, li regalo non si preoccupi: scelga pure-, indicò la scatola con un cenno del capo e acciuffò il cucciolo ancora in libertà per posarselo sulle gambe bloccandolo prima che saltasse giu;

Ron guardò Hugo che a sua volta guardava l’uomo che teneva il cucciolo; -Hugo quale vuoi?-.

Il piccolo allungò la mano verso il signore; -Mio!-.

-Quello?-, chiese guardando il cagnolino in braccio al padrone; -Sicuro? Hai guardato gli altri?-.

-Mio!-, ripetè solo;

Allo sguardo indeciso del padre il signore allungò il cucciolo verso il piccolo; -Oh, non si preoccupi lui va benissimo anche se è un po’ piu scatenato degli altri-, spiegò.

-Di bene in meglio-, borbottò Ron.

-Vuole una scatola?-.

-No grazie comunque. E’ stato gentilissimo tenga-, gli allungò un paio di monete;

-Oh no non serve-, negò ma all’insistenza del rosso si arrese ringraziando e salutando con la mano Hugo che era però totalmente rapito dal cucciolo che stritolava tra le braccine.

-Non devi dir nulla Hugo?-, lo riprese il padre-

Il bambino alzò lo sguardo incuriosito sul padre prima di venir illuminato e si avvicinò al signore; -Glazie. Augulli-, sorrise allungando una manina nel gesto che aveva visto fare molte volte alla sua mamma dopo qualche visita in quei giorni e tornò dal padre.

-Buon Natale anche a voi-, ricambiò l’uomo prima che si allontanassero troppo;

Si diressero verso casa e Ron pensò che forse non era stato cosi male uscire quella sera, per un giro padre e figlio, anche se non era stato molto facile tenerlo a bada il suo piccolo gnomo; Prima di svoltare, però un pensiero lo fece gelare sul posto e preso da un’improvvisa ansia si caricò il figlio facendo dietrofront: aveva poco tempo e una figlia da accontentare.

 

 

 

La porta di casa sbatté e con un sorriso Hermione mise in forno la teglia con il dolce; Finalmente i suoi uomini erano tornati anche se si erano fatti attendere molto.

Quando arrivò in salotto però non era preparata a quello che vide e per un minuto buono restò immobile sull’uscio prima di fissare Ron con uno sguardo che non prometteva nulla di buono; -Ron che ci fanno quei cani nel mio salotto-. Chiese diretta al marito che con un sorrisino di scuse si tolse la sciarpa prima di avvicinarsi a lei e stamparle un bacio sulle labbra.

-Mi sei mancata-, le sussurrò stringendola per la vita coperta dal grembiule.

-Non cambiare discorso-, l’ammonì lei.

-Mama!!-, l’urletto del piccolo la distrasse e se lo ritrovò a due passi di distanza che le allungava un cucciolo di cane che però cercava di mordere le ditina del bambino che lo stringevano; Gli scappò un sorriso a vederlo cosi felice e le fù impossibile essere arrabbiata con loro.

Soprattutto con quel mostriciattolo che ancora imbaccucato cercava di scappare dal cane che gli mordeva i lacci delle scarpe;

Guardò il marito che ne frattempo si era liberato del giubbotto; -Ma che diavolo avete combinato voi due?-, chiese mordendosi il labbro per non ridere.

-Una lunga storia-, sviò il rosso sedendosi sul divano vicino al fuoco e trascinandola con sé; Dalle scale arrivò anche la piccola di casa Weasley che appena vide i cagnolini sul tappeto col fratello si lanciò su di loro.

I due genitori li guardavano per un po’ litigare sui cuccioli e alla fine mettersi d’accordo su quello che spettava ad ognuno; in fondo due cagnolini erano facilmente dividibili, pensò il papà.

Si voltò verso Hermione che sorrideva e le baciò una guancia prima che lei gli si accoccolasse sul suo petto; -Voi che avete fatto?-, chiese.

-Rose ha disegnato e giocato un po’ con le decorazioni dell’albero e io ho tentato di far il ciambellone-, spiegò aspettandosi una risata da parte del marito che non si fece attendere; -Non ti arrendi, vero?-.

-No!-, si irritò incrociando le braccia al petto e sbuffando.

-Fai bene-.

Sorrise; -Lo so-.

Non c’era altro da dire e si lasciarono trascinare da quella atmosfera di felicità che c’era nell’aria quel giorno, una vigilia di natale speciale, non c’era che dire e Ron si ripromise che l’anno successivo non si sarebbe preso in ritardo con i regali come gli accadeva sempre; Ma forse non era un brutto giorno quello passato si disse, guardando i piccoli giocare sul tappeto con i cuccioli.

-Ron-, lo richiamò la moglie, -Dov’è il cappellino di Hugo?-.

 

 

NdA:)

 

E anche oggi non ho sforato con l’aggiornare, eh? Ed ecco a voi l’ultimo capitolo…una giornata tra padre e figlio tra i negozi e una mamma e figlia a casa al calduccio, la vigilia di natale! Chi se lo aspettava? Nessuno? Ohhh bè diciamo che c’è l’avevo in mente da subito e non è cambiata da come la immaginavo…forse è tutto un po’ veloce, ma…l’avevo pensata cosi e l’ho scritta cosi…lascio a voi giudicare! Grazie x le bellissime recensioni…

Poi avevo un’idea che avevo gia preannunicato: dato che le mie idee x questa raccolta si fermavano qui e cioè 1.post battaglia 2.funerale 3.Hogwarts 4.matrimonio 5.natale!! la mia intenzione era questa… mi chiedevo: voi avete un momento preciso che vorreste che scrivessi?

Vi interessa come idea? Bè pensavo se alcune di voi avessero un’idea x un cappy preciso potrei farci un pensierino e regalarvi un capitolo a chi lo desidera!! Bè fatemi sapere…..non mi sono spiegata bene eh?

Vabbè aspetto i vostri commenti x questo capitolo…baci Je:)

   
 
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