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Autore: Ang3l    29/07/2011    14 recensioni
-Tu, ti sei fatto passare per un prete!-
-Ehi- esclamò il biondino, sollevando un sopracciglio -Io non ho mai detto di esserlo. Sei tu, paperetta, che sei arrivato a quella conclusione-
-Tu... mi hai confessato! E... sei nudo!- sbottò.
E che cavolo!, quel tizio non aveva dei vestiti? Possibile che ogni volta che lo incontrava era in mutande?
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Konoha, al tramonto, era bellissima. L’aria era dolce e un po’ frizzantina, mista al delicato profumo dei fiori che facevano bella mostra di sé sui  davanzali delle case; bambini paffutelli correvano allegri lungo i  marciapiedi, stanchi e sorridenti , con le gote arrossate e i vestiti stropicciati; soffici nuvole giocavano, anch’esse, a rincorrersi leggere nel cielo, coperte a tratti dalle chiome rigogliose degli alberi; e tutto, era illuminato di arancione.
Sasuke lo avvertiva dappertutto, si sentiva quasi soffocare. La sua pelle era arancione, i suoi vestiti, i suoi occhi.
E anche le mutande del tizio accanto a sé. Sbuffò. Odiava quel disgustoso arancione. Ne aveva le scatole piene, non vedeva l’ora di rintanarsi nella sua stanza grigia e cupa. Si, ne aveva decisamente le scatole piene. Era irritato, infreddolito –dato che era a torso nudo, maledetto di un dobe- e affamato. E si stava vergognando a morte.
Non gli erano di certo sfuggite le occhiate delle persone che incrociavano per la strada, alcune sorprese e alcune di apprezzamento, che rivolgevano al didietro del biondino. E quello? Niente, non faceva assolutamente niente. Sorrideva, saltellava, gli cadeva addosso, e parlava tutto tranquillo al suo telefonino. Aveva una voglia matta di sferrargli un bel pugno in faccia.
-…Brutto cagnaccio, mi hai lasciato in una chiesa! Una chiesa!- blaterò il biondo, col telefono schiacciato tra l’orecchio e la spalla. La maglietta che gli aveva prestato gli andava decisamente un po’ larga e dal cappuccio uscivano lunghe ciocche di capelli chiari che gli coprivano a tratti gli occhi. Somigliava ad un pulcino… se non si contava il resto del suo corpo, dalla vita in giù.
-Kiba, dico sul serio! Ti rendi conto del colpo che mi sono preso quando mi sono svegliato, stamattina, ed ero in mutande, legato e in una chiesa??-
Ben ti sta, biondo, ghignò Sasuke, congratulandosi mentalmente con quel Kiba, chiunque esso fosse. Apparentemente, faceva finta di non ascoltare minimamente la conversazione telefonica dell’altro, ma in realtà non si perdeva una parola. In fondo, anche lui era curioso. E poi il telefono era suo.
-Pagare? Me l’hai fatta pagare per cosa? Per quello scherzetto innocente dell’altro giorno? Ma dai!- ridacchiò, roteando gli occhi.
Scherzetto innocente?Bhe, a giudicare dalle condizioni in cui si trovava il biondo, non doveva essere stato tanto innocente.
Chissà cosa diavolo aveva combinato, sbuffò Sasuke, decidendo però, che era meglio non saperlo.
-M… Kiba! Sei tutto scemo? E io, dove… Noo, no, no, non riattaccare, palla di pelo! Ehi… - balbettò, muovendo istintivamente le braccia, con l’unico, disastroso risultato di far cadere il telefonino.
Come al rallentatore,  Sasuke vide il suo nuovo cellulare roteare veloce nell’aria, per schiantarsi, poi, sull’asfalto della strada. E, ovviamente, proprio in quel preciso, dannato, maledetto istante, un’auto sfrecciò indifferente lungo la corsia, calpestando senza pietà il vetro del telefonino.
Sasuke cercò di respirare, di imporsi di respirare, stringendo i pugni e alzando lentamente lo sguardo sul biondo. Stai calmo. Calmo. Respira.
-Eheh…- si sforzò di sorridere il ragazzo, pensando bene di allontanarsi di qualche saltello dal moro –Penso abbia riattaccato-
-Tu- pronunciò, talmente arrabbiato da aver ridotto la voce ad un sussurro. Un freddo sussurro.
-Mi dispiace, paperetta! Sul serio, passerò l’intera nottata a crogiolarmi nei sensi di colpa, se vuoi…- fece, con  un finto tono melodrammatico, deglutendo. Alle sue spalle, il sole stava morendo all’orizzonte, tingendogli le spalle di morbide pennellate infuocate. Gli occhi, invece, sembravano ancora più azzurri, di un azzurro quasi caldo.
-Ti do cinque minuti- minacciò Sasuke, fissandolo col suo glaciale sguardo assassino e facendo schioccare le dita –Scappa o ti uccido-
-Che cosa?!...- esclamò il biondino, urtando accidentalmente una signora che si trascinava stancamente lungo il marciapiede, carica di buste della spesa. -…Mi scusi…- borbottò, dopo essersi guadagnato un’altra occhiataccia alle sue parti basse.
-Corri, dobe- specificò la ‘paperetta’, avanzando di un passo.
-Che cosa?!- ripeté, quasi urlando –Non ho neppure le scarpe! E sono legato, ricordi?-
-Ricordo-
-Bene- concluse il biondo, osservandolo sospettoso –Quindi…?-
-Quindi- sogghignò, chiudendo la mano a pugno –Corri, o ti uccido. Due minuti-
Evidentemente, anche il biondo capì che l’altro non scherzava affatto e, dopo essersi guardato impotente le mani e averlo squadrato per bene, si decise a dargli le spalle –Io non corro!- ci tenne però a precisare, cercando di allontanarsi velocemente da lui –Saltello, casomai- borbottò, maledicendo “quel brutto cagnaccio permaloso e vendicativo” che lo aveva messo in quel casino.
Sasuke incrociò le braccia al petto, avviandosi lentamente dietro l’idiota in mutande. –Mh. Neppure io corro- mormorò, le labbra incurvate in un sorrisetto. Perché un Uchiha non corre. E perché preferiva godersi la vista del biondo che si faceva male da solo, inciampando tra i suoi stessi piedi e sbattendo contro i vari passanti. Si, decisamente.
Era in momenti come quelli che adorava essere un Uchiha.
 
-Apri la bocca-
-Cos’è?-
-Popcorn e nutella-
-Ma è disgustoso!-
-Appunto!-
Il biondo scoppiò a ridere, schiudendo le labbra e avvicinandosi alle dita dell’altro.
Rock Lee sorrise raggiante, battendo le mani e canticchiando un –Bravo, biondo! Bravo-. Ed era davvero ridicolo, con quei capelli neri tutti irti all’insù e il suo pigiamone-tutina giallo vomito, di almeno due taglie più piccolo e pieno di orsacchiotti e navicelle spaziali.
Sasuke si appoggiò allo stipite della porta, osservandoli silenzioso. Era davvero strano –strano e bizzarro- pensare che quello lì disteso a pancia in giù sul letto del sopracciglione, a ridere e leccarsi le mani, era l’idiota che per giorni aveva usato indisturbato la sua doccia, il tizio delle mutande. Il tizio che si era finto un prete, che era in mutande in una chiesa. Quello che, per quasi metà tragitto dalla chiesa al condominio, si era spiaccicato al suolo minimo una quindicina di volte, urlando qualcosa contro la madre di chissà chi, e contorcendosi in posizioni inimmaginabili pur di rialzarsi.
Soffocò un sorriso, ricordando la faccia sconvolta e piena di polvere del biondo, quando si era ritrovato davanti il coltellaccio che lui aveva tirato fuori dal mobiletto accanto al frigorifero, per tagliare le corde.
-Cosa vuoi fare con… quello?!- aveva balbettato, gli occhi fissi sulla lama appuntita.
Sasuke aveva ghignato, scrollando le spalle –Castrarti, no?-
-Eh??!-
-Sta scherzando, tranquillo- era scoppiato a ridere Rock Lee, il quale aveva mostrato subito un’immediata simpatia per il biondo –Uchiha non farebbe mai male a nessuno… almeno credo-
E il biondino aveva sorriso, se si considerava un sorriso quella specie di smorfia che gli si era disegnata in faccia, chiudendo gli occhi e allungando, rassegnato, le braccia verso di lui.
Scosse il capo, voltandosi per raggiungere, anzi rinchiudersi, nella sua stanza, quando fu bloccato da una voce.
-Ehm, teme! Posso parlarti?-
Rock Lee sbuffò annoiato, cacciando tutta la testa nel secchiello dei popcorn. Il biondo si alzò veloce dal letto e, dopo essere inciampato nel cuscino, gli si avvicinò sorridendo.
-Cosa vuoi, ancora?- brontolò. Non dovevi starmi ad una distanza di dieci metri, brutto idiota?
Il ragazzo sollevò le sopracciglia –Dormire qui?- tentò.
-No- fu la rapida e veloce risposta. No. Mai. Non se ne parlava neppure.
-Tanto sai benissimo che entrerei comunque durante la notte- ribatté, incrociando le braccia.
Sasuke avvertì un fastidioso tic agli angoli della bocca. Quel tizio voleva morire a tutti i costi –Avevamo un patto, dobe-
-Lo so, lo so- esclamò –E lo rispetterò… da domani, ok? E dai, paperetta! Solo per stanotte. Non ho le chiavi del mio appartamento e quel cagnaccio del mio coinquilino passerà la notte a casa di una delle sue a…-
-Pavimento- sbottò Sasuke, interrompendolo e dandogli le spalle.
Il biondo lo seguì, perplesso –Cosa?-
-Pavimento- ripeté, irritato –Dormirai sul pavimento, sempre se non preferisci il tavolo della cucina-
-Quindi è un sì?-
-Quindi è un: se da domani non sparisci dalla mia vita, ti castro sul serio. E questa volta non ci sarà nessun sopracciglione a fermarmi- concluse, aprendo la porta della sua camera, e sfilandosi le scarpe.
-Certo, certo!- ridacchiò, gettandosi con un salto sul letto al centro della stanza, facendo cigolare le molle e guadagnandosi un’occhiataccia che preferì ignorare –Allora, cosa c’è per cena?-
Sasuke si sfilò i calzini, chinandosi per afferrare un paio di infradito –Pomodori- borbottò.
-Mmmh… qualcos’altro?-
-Pomodori-
-Biscotti?-
-Pomodori-
-Uff… da bere?-
-Pomodori-
Il biondo lasciò perdere, stendendosi comodo comodo, stropicciando tutte le lenzuola e nascondendo la faccia sotto il cuscino. Sasuke lo sentì ridacchiare, mormorando un –Che noioso che sei-
-Tsk- lo ignorò, uscendo dalla stanza. Stava letteralmente morendo di fame. Rock Lee era impegnato a dare la buonanotte alle sue tutine –per loro, aveva addirittura comprato un armadio grandissimo, tanto che occupava più della metà della sua stanza- e dopo aver sospirato qualcosa su “tutti i tipi strani che circolavano in casa sua”, si avvicinò al frigorifero, aprendolo e cacciando un piatto di pomodorini, tondi e rossi.
Si appoggiò al lavello, mangiandoli con le dita. Non avrebbe sprecato neppure una di quelle delizie, per quell’inutile dobe. Aveva una faccia tosta incredibile. Mai nessuno, mai, osava rispondergli così a tono, né tantomeno nessuno gli dava mai del ‘noioso’.
Sbuffò, lasciando il piatto sul tavolo e pulendosi le mani con uno straccio. Diede, poi, una rapida ripulita al pavimento, rimettendo a posto tutto ciò che Rock Lee aveva tirato fuori durante il giorno e sfogliando per qualche minuto il giornale che giaceva su una sedia. Fece di tutto per rimandare il momento ‘andare a dormire’, ma alla fine, un po’ perché aveva disperatamente bisogno di dormire, e un po’ perché non sentiva il biondinoda troppo tempo, si decise ad andare in camera sua.
Come aveva immaginato, il biondo si era addormentato. Sul suo letto.
Sbuffò ancora, chiudendosi la porta alle spalle. E’ davvero bello, si ritrovò a pensare,almeno quando non parla. Ed era tutto quasi surreale. Già, surreale, perché non avrebbe mai pensato di ritrovarsi qualcuno, un ragazzo per di più, mezzo nudo nel suo letto. E senza… bhe, diciamo il suo ‘aiuto’.
Si liberò, veloce, dei pantaloni di jeans entrando, poi, in quelli più comodi della tuta. Afferrò un cuscino dall’armadio, un lenzuolo, e gettò tutto sul pavimento. Dopodiché, soddisfatto del suo lavoro, si avvicinò al letto, dando uno spintone all’idiota, che piombò con un tonfo giù dal materasso.
-A…aahio…- borbottò, con la voce ancora impastata di sonno. Si rimise, sbadigliando, seduto, stropicciandosi gli occhi e guardandosi confuso attorno –Ma che…?-
-Dormi e stai zitto- tagliò corto Sasuke, spegnendo la lampada sul comodino e infilandosi sotto le lenzuola.
Il biondo sembrò apprezzare il suggerimento, poiché ricadde a peso morto all’indietro. Ma, non appena la sua testa toccò per la seconda volta, violentemente, il pavimento, scattò in piedi come una molla, grattandosi il sedere –Teme!!!-
-Cosa vuoi?- sibilò.
-Mi hai spinto!-
-Già, bravo- commentò –Ora torna a dormire. O ti sbatto fuori-
-Uff…- sbuffò, prendendo a pugni il cuscino e cercando una posizione comoda, sulla superficie fredda e dura del pavimento, in cui addormentarsi. Si rotolò per svariati minuti, sbattendo con la fronte contro lo spigolo del comodino e soffocando, con una mano premuta contro la bocca, tutte le parolacce che avrebbe detto volentieri in quel momento. Per un attimo pensò di andare a chiedere ospitalità nel letto di Rock Lee, ma quel tipo, per quanto simpatico, era un po’ inquietante anche per lui.
Sbadigliò –Ehi, teme?-
Nessuna risposta.
-Sei sveglio?- riprovò, affacciandosi sul letto. Al buio gli era difficile vedere qualsiasi cosa, così provò ad allungare una mano, sfiorando la guancia del moro. La sua intenzione era quella di mollargli un bel ceffone in faccia, tanto per vedere se fingeva di dormire, ma non appena sentì un -…no… mamma…- detto in un soffio, appena udibile, qualcosa dentro di lui scattò.
Non si era di certo dimenticato l’espressione infuriata, così infuriata da puzzare quasi di tristezza, degli occhi scuri di quel ragazzo, quando si era seduto in quel confessionale, perso in chissà quale ricordo.
Conosceva quello sguardo, ne aveva paura, perché risvegliava in lui quelle emozioni che credeva di aver ormai cancellato, di aver sconfitto.
Si bloccò, stringendo la mano a pugno contro la pelle del moro. Fuggi, gli urlava la sua mente, scappa. Ti trascinerà nel buio con sé.
Ma, mandando a fanculo tutto il resto, si alzò in piedi, stendendosi nuovamente nel letto  e stringendo a sé l’altro.
-Solo per questa volta- mormorò, tra i suoi capelli –Solo per stanotte, farò miei i tuoi incubi, teme-
 

 

***


Buonasera C:
My God, è stato il capitolo più lungo che abbia mai scritto ò.ò ryanforever e Yami_Yume, visto? All fine, sono riuscita a metterci la parte finale, quella centrale e anche quella iniziale! AhahahxD ...Mmmh, che altro dire? Spero vi piaccia >W< e vorrei ringrazire le persone che hanno aggiunto la storia tra le Preferite ( 4 ); Ricordate ( 2 ); e Seguite ( 30 ) E chi mi ha aggiunto come autrice preferita *///*
Ora vi lascio, ho un topo in casa ( Ancora dobbiamo capire come sia entrato, visto che non abbiamo neppure un giardino qui, ma un terrazzo ò.ò) e attualmente mi trovo distesa sul tavolo, insieme con la tastiera e il mouse xDD Quindi vado, ...ad urlare >.< Ho un topo da traumatizzare io u.u 
x°D Alla prossima :)
Un bacio topoloso, squittììì


 

   
 
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