CAPITOLO II
La mattina dopo, quando scese in
negozio, Eilyn si aspettava un “buongiorno” gelido da parte di sua zia. A dirla
tutta non si aspettava nemmeno che le rivolgesse la parola e non avrebbe potuto
biasimarla in quel caso.
Invece Josephine la salutò come ogni
altra mattina, forse con meno calore del solito, ma in ogni caso sembrava non
esserci traccia dei residui della discussione della sera prima. Probabilmente
aveva deciso di fingere che non ci fosse stata, per il bene di entrambe.
-Ti ho preparato la lista per la
spesa e il cesto della colazione- le disse mentre, seduta al bancone,
controllava la posta- Tu e Sebian cercate di non attardarvi a chiacchierare
come vostro solito.
Eilyn annuì, prendendo il foglio
bianco con l’elenco scritto nella grafia svelta di sua zia.
-Le radici di mandragola sono quasi
finite, devo prendere anche quelle?- chiese la ragazza scorgendo la lista.
Zia Joe non rispose ed Eilyn alzò lo
sguardo per vedere cosa stesse facendo. Aveva gli occhi fissi su una lettera
aperta, di carta giallastra, della quale vedeva in controluce qualche macchia
di inchiostro. La cosa strana era il volto di Josephine: sembrava sconvolta
come la sera prima, dopo la loro discussione.
-Zia…- la chiamò ancora Eilyn.
La donna si ridestò dalla trance-
Si…si dicevi?
-Le radici di mandragola…
-Si, prendi anche quelle- rispose
Joe nascondendo rapidamente il foglio giallastro in mezzo alle altre lettere
non ancora aperte- Quattro dozzine dovrebbero bastare fino al prossimo mercato.
-D’accordo- Eilyn non disse nulla
riguardo ciò che aveva appena visto e prese il cestino da sopra il bancone. La
verità era che moriva dalla voglia di chiedere a sua zia cosa ci fosse scritto
in quella lettera da sconvolgerla tanto, ma per il momento voleva evitare
qualsiasi discorso che avrebbe potuto farle litigare. Prese il cesto con la
colazione per lei e Sebian, salutò Josephine e uscì dal negozio, dirigendosi
verso ovest.
Il Mercato Maggiore si svolgeva
generalmente durante la prima settimana del mese ed era di dimensioni
decisamente superiori rispetto al piccolo mercato che la cittadina vedeva
quotidianamente. Veniva allestito fuori dal villaggio, raccogliendo i mercanti
di metà regno ed era l’occasione di maggiori contatti con il mondo esterno;
dava inoltre la possibilità ai piccoli lavoratori indipendenti, come Josephine,
di fare scorte di materiali altrimenti poco reperibili.
Eylin camminò seguendo la fila degli
alberi, fino a raggiungere Sebian, seduto sotto una quercia al limitare dello
spiazzo erboso; non aveva dimenticato di essere quanto meno irritata con lui,
ma non riuscì ad evitare di salutarlo con un sorriso.
-Cosa c’è per colazione?- chiese il
ragazzo adocchiando il cestino che Eilyn teneva in mano.
-Non te la meriti…- ribattè lei, ma
tirò comunque fuori un involto bianco che gli porse.
Sebian si alzò in piedi
afferrandolo, lo scartò con rapidità e poi addentò una fetta di pane farcita
con formaggio e miele; con la bocca ancora piena borbottò di muoversi e tutti e
due iniziarono a dirigersi verso i primi banchi del mercato.
Eilyn osservava in silenzio le prime
file di bancarelle scorrere alla sua destra, ascoltando l’amico accanto a lei
ancora intento a masticare vigorosamente la sua colazione; quando lui le porse
una fetta di pane, lei la prese senza dire nulla, iniziando a sbocconcellarla
con calma.
-Sei ancora arrabbiata per ieri?-
domandò Sebian.
Eilyn scrollò le spalle- Direi di
no.
-Ma è successo qualcosa…- osservò il
ragazzo, che la conosceva troppo bene per non accorgersi del lieve aggrottarsi
delle sue sopracciglia.
-Zia Joe…- fu l’unica risposta. Una
risposta più che sufficiente per Sebian.
-Quindi cosa facciamo?- chiese lui.
Eilyn rimase in silenzio qualche
secondo, riflettendo. Non se la sentiva di dire al ragazzo su che toni si era
svolta la discussione con la zia, ma di una cosa era sicura: voleva smettere di
scappare.
-Quando hai detto di aver mandato le
domande di ammissione?- domandò alla fine.
-Due mesi fa, circa.
-Secondo te, se fossero state
positive, ci avrebbero già contattati?
Sebian fece spallucce-A rigor di
logica si, visto che la Tiller ha ricevuto il suo avviso, ma se devo essere
sincero, non ne ho la minima idea.
I due ragazzi si scambiarono
un’occhiata.
-Quante possibilità potremmo avere?-
domandò lui.
La risposta di Eilyn fu
semplicemente una smorfia, poi la ragazza tornò a rivolgere la sua attenzione
ai banchi pieni di mercanzia che affollavano lo spiazzo erboso; prese dalla
borsa la lista della spesa compilata da zia Joe, le diede una rapida occhiata e
poi la passò a Sebian, in modo che anche lui potesse cercare quello di cui
avevano bisogno.
Presero a camminare più lentamente,
soffermandosi ad osservare la mercanzia.
-Come pensi che sarebbe la vita
all’Accademia?- domandò il ragazzo controllando la lista che aveva in mano.
-Non iniziare a costruirti castelli
in aria Seb, ci manca solo questo…- borbottò Eilyn esaminando delle radici di
mandragora- Farci illusioni è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.
-Non mi sto facendo illusioni…-
ribattè lui- Sto solo ipotizzando!
-Allora ipotizza di meno!
Eilyn sentì Sebian sbuffare accanto
a lei, ma cercò di ignorarlo. Non le andava proprio di pensare a come avrebbe
potuto essere la vita all’Accademia; viste le scarse possibilità di essere
ammessi, non era salutare appesantire il colpo, che di li a poco sarebbe
arrivato, con delle false illusioni.
Si rese conto improvvisamente di non
stare assolutamente controllando le radici di mandragora che aveva in mano, ma
senza pensarci troppo le porse al mercante per farsele incartare. Face per aprire
la borsa e prendere il denaro per pagare, quando sentì una strana sensazione
all’altezza della nuca; si guardò alle spalle e per qualche secondo gli occhi
vagarono fra la folla, senza notare niente di particolare, finché non lo vide.
Non avrebbe saputo dire quanti anni
avesse o come fosse esattamente il suo volto, visto che per buona parte era
coperto da un pesante cappuccio; riusciva a intravedere solamente un mento
barbuto e nonostante gli occhi fossero celati dalla stoffa, Eilyn era
praticamente certa che stessero fissando proprio lei.
Mise a fuoco la figura intera
dell’uomo e notò subito un frugale abbigliamento da viaggio e l’elsa brillante
di una spada che spuntava da sotto il braccio. Era dorata, dall’impugnatura
larga e adorna di grosse pietre di smeraldo che riflettevano la luce del sole,
mandando bagliori verdi tutt’attorno.
Per alcuni secondi, che parvero
durare ore, Eilyn fissò la figura di quell’uomo, sentendo nei suoi confronti
un’attrazione che non sapeva spiegare; per un attimo fu convinta che le sue
gambe si sarebbero mosse in quella direzione, ma Sebian la afferrò per il
braccio, destandola da quella che sembrava essere una sorta di trance.
-Devi pagare- le ricordò il ragazzo.
Eilyn sbatté le palpebre, guardando
prima Seb e poi il mercante ancora in attesa del suo pagamento; si girò di
nuovo, alla ricerca di quell’uomo, ma quando tornò a guardare nello stesso
punto, si accorse che era scomparso. Passò in rassegna la folla nelle
vicinanze, ma non vide nessuna figura somigliante; a quel punto Sebian la
scosse di nuovo ed Eilyn si scusò col mercante per l’attesa, porgendogli il
denaro.
Il cielo all’esterno si era tinto
dei colori rossastri del tramonto ed Eilyn indossò la sua mantella, mentre
Sebian aiutava sua nonna a rigovernare la cucina.
-Grazie mille per la cena Annabel-
disse la ragazza prendendo la sua borsa, appoggiata sulla sedia.
-E di cosa, cara? È sempre un
piacere averti qui- l’elfa si voltò a guardarla, rivolgendole un largo sorriso.
Eilyn non aveva mai saputo quanti anni avesse con esattezza, ma dal suo aspetto
esteriore difficilmente si sarebbe potuto giudicarla una “nonna”. Le leggende
narravano che un tempo gli elfi possedessero il dono dell’immortalità, tuttavia
ora l’unica cosa certa era la particolare longevità della razza, grazie alla
quale ci sarebbero voluti ancora molti anni perché le poche rughe sui volti di
Annabel e di suo marito si infittissero.
-Fai attenzione sulla via del
ritorno- continuò la donna- Oggi ho sentito delle voci inquietanti riguardo un
brutto ceffo che si aggirava per la città.
-Nonna, tu ti lasci suggestionare
troppo- commentò Sebian con un sorriso- e comunque da qui a casa di Eilyn ci
vogliono solo cinque minuti camminando.
-In cinque minuti può succedere di
tutto.
Eilyn alzò gli occhi al cielo,
chiedendosi cosa spingesse Annabel a insistere sulla questione: a casa doveva
tornarci per forza, con o senza brutti ceffi che passeggiavano al chiaro di
luna.
-Farò attenzione- disse infine con
un sorriso e dirigendosi verso l’ingresso- Grazie ancora.
Sebian la accompagnò all’uscita,
indugiando sulla porta d’ingresso.
-Mandami un piccione viaggiatore
quando arrivi a casa- disse il ragazzo con un ghigno. Eilyn sorrise di rimando,
sapendo perfettamente che “piccione viaggiatore” era un nome in codice per “incantesimo
di comunicazione a distanza”.
-A domani- disse semplicemente lei,
imboccando il vialetto che la condusse in strada.
Ormai il sole era calato quasi del
tutto oltre l’orizzonte e il colore arancione del cielo sfumava in quello blu
scuro della notte.
Eilyn percorse il breve tragitto
verso casa sua a passo svelto, ripensando alla frase di Annabel “in cinque
minuti può succedere di tutto”. Si sentiva un po’ stupida a farsi suggestionare
a sua volta, ma in fondo la prudenza non era mai troppa. Giusto?
Fu così che, con il respiro
affannato, arrivò davanti all’ingresso del negozio senza quasi rendersene
conto. Facendo un profondo respiro costeggiò il lato dell’edificio, arrivando
fino alla porta sul retro che poi aprì con il suo mazzo di chiavi. Chiuse
l’uscio dietro di sé e appoggiò la schiena contro il legno freddo. Rimase lì al
buio per qualche secondo, con il solo rumore dei suoi pensieri. La maggior
parte delle bambine ha paura del buio, ma lei da piccola, durante le notti di
luna nuova, passava le ore seduta sul balcone della sua stanza, ad ascoltare la
notte. Il buio era quasi totale, ma la cecità degli occhi raffinava il suo
udito, e riusciva a cogliere ogni minimo rumore, persino quelli della foresta.
Il flusso dei suoi pensieri fu
bruscamente interrotto da delle voci al piano di sopra. Era durato solo un
attimo, poi la voce era scomparsa, come se il proprietario si fosse reso conto
di averla alzata troppo.
Eilyn tese l’orecchio, ma non
riusciva più a sentire nulla; che lei sapesse l’unica persona a trovarsi al
piano di sopra doveva essere sua zia, la quale non aveva l’abitudine di parlare
da sola. Presa dalla curiosità, percorse il corridoio fin sotto le scale che
portavano al piano superiore; lì le voci si sentivano meglio: erano due, una
femminile, che riconobbe come quella di Joe e l’altra maschile, che Eilyn non
conosceva. Ma era ancora impossibile capire quello che stessero dicendo. Allora
la ragazza iniziò a salire le scale, evitando accuratamente quei punti dei
gradini che sapeva provocavano dei cigolii; si accostò alla porta, udendo
finalmente delle parole chiare.
-È fuori discussione- disse sua zia.
-Josephine, cerca di essere
ragionevole- era decisamente una voce maschile. Eilyn passò di nuovo in rassegna
tutti gli uomini che conosceva, ma nessuno era collegabile a quella voce. E poi chi potrebbe trovarsi a casa mia a
quest’ora?
-È il suo destino- continuò l’uomo
misterioso – Non c’è altro da dire.
-No, mi rifiuto di accettarlo!-
esclamò Joe con un tono che non ammetteva repliche.
Eilyn iniziava davvero a sentirsi
confusa. Chi era quell’uomo? Sembrava avere una certa confidenza con sua zia.
Ma la domanda che più le premeva nella mente era: il destino di chi?
-Ho trascorso tutti questi anni con
il solo obbiettivo di vivere una vita normale- proseguì Joe- Diciassette anni,
Armes! Diciassette anni in cui io l’ho protetta. L’ho tenuta al sicuro, e non
voglio che proprio ora tutti i miei sforzi vadano in fumo. Puoi parlare di
destino e di quello che ti pare, ma sono io quella che l’ha cresciuta e sono io
che decido!
Stavano parlando di lei, ne era
certa, ma l’aver capito l’argomento del loro discorso non diminuiva di certo la
sua confusione, anzi, la aumentava in modo esponenziale.
-Ritengo che alla sua età sia
perfettamente in grado di decidere da sola- affermò la voce maschile con tutta
calma- E a tal proposito, ritengo doveroso informarti che non siamo più soli in
questa conversazione.
La ragazza trasalì. Si era accorto
di lei. Non capiva come avesse potuto, ma se n’era accorto. Restò immobile di
fronte alla porta, avvolta nel buio in cima alle scale, in attesa.
Inspiegabilmente il cuore le
martellò nel petto per qualche istante, poi la porta si aprì, rivelando il
volto dell’uomo misterioso. Era molto alto, con un fisico asciutto ma
imponente; indossava un lungo cappotto di pelle marrone, sopra a dei pantaloni
e a una casacca neri. Legata alla vita portava una grossa cintura e anche da
sotto il cappotto era ben visibile il fodero di una spada. I lunghi capelli, un
tempo biondo scuro ma ormai rigati dalle prime striature grigie, erano legati
in una coda bassa; il volto, circondato da una corta barba, era quello di un
uomo vissuto ma che conservava ancora il fascino della sua bellezza giovanile,
testimoniata dagli occhi azzurro chiaro che risaltavano sulla pelle abbronzata.
Quando vide la ragazza le sorrise
gentilmente e si scostò per farla passare.
-Buonasera Eilyn.