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Autore: Lelichan    29/07/2011    1 recensioni
"All’anno 514 della Prima Era risale la più antica leggenda sulla nascita dei Regni Mortali, quella che narra la storia dei Tre Fratelli e del Patto dei Draghi."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

 

La mattina dopo, quando scese in negozio, Eilyn si aspettava un “buongiorno” gelido da parte di sua zia. A dirla tutta non si aspettava nemmeno che le rivolgesse la parola e non avrebbe potuto biasimarla in quel caso.

Invece Josephine la salutò come ogni altra mattina, forse con meno calore del solito, ma in ogni caso sembrava non esserci traccia dei residui della discussione della sera prima. Probabilmente aveva deciso di fingere che non ci fosse stata, per il bene di entrambe.

-Ti ho preparato la lista per la spesa e il cesto della colazione- le disse mentre, seduta al bancone, controllava la posta- Tu e Sebian cercate di non attardarvi a chiacchierare come vostro solito.

Eilyn annuì, prendendo il foglio bianco con l’elenco scritto nella grafia svelta di sua zia.

-Le radici di mandragola sono quasi finite, devo prendere anche quelle?- chiese la ragazza scorgendo la lista.

Zia Joe non rispose ed Eilyn alzò lo sguardo per vedere cosa stesse facendo. Aveva gli occhi fissi su una lettera aperta, di carta giallastra, della quale vedeva in controluce qualche macchia di inchiostro. La cosa strana era il volto di Josephine: sembrava sconvolta come la sera prima, dopo la loro discussione.

-Zia…- la chiamò ancora Eilyn.

La donna si ridestò dalla trance- Si…si dicevi?

-Le radici di mandragola…

-Si, prendi anche quelle- rispose Joe nascondendo rapidamente il foglio giallastro in mezzo alle altre lettere non ancora aperte- Quattro dozzine dovrebbero bastare fino al prossimo mercato.

-D’accordo- Eilyn non disse nulla riguardo ciò che aveva appena visto e prese il cestino da sopra il bancone. La verità era che moriva dalla voglia di chiedere a sua zia cosa ci fosse scritto in quella lettera da sconvolgerla tanto, ma per il momento voleva evitare qualsiasi discorso che avrebbe potuto farle litigare. Prese il cesto con la colazione per lei e Sebian, salutò Josephine e uscì dal negozio, dirigendosi verso ovest.

 

 

Il Mercato Maggiore si svolgeva generalmente durante la prima settimana del mese ed era di dimensioni decisamente superiori rispetto al piccolo mercato che la cittadina vedeva quotidianamente. Veniva allestito fuori dal villaggio, raccogliendo i mercanti di metà regno ed era l’occasione di maggiori contatti con il mondo esterno; dava inoltre la possibilità ai piccoli lavoratori indipendenti, come Josephine, di fare scorte di materiali altrimenti poco reperibili.

Eylin camminò seguendo la fila degli alberi, fino a raggiungere Sebian, seduto sotto una quercia al limitare dello spiazzo erboso; non aveva dimenticato di essere quanto meno irritata con lui, ma non riuscì ad evitare di salutarlo con un sorriso.

-Cosa c’è per colazione?- chiese il ragazzo adocchiando il cestino che Eilyn teneva in mano.

-Non te la meriti…- ribattè lei, ma tirò comunque fuori un involto bianco che gli porse.

Sebian si alzò in piedi afferrandolo, lo scartò con rapidità e poi addentò una fetta di pane farcita con formaggio e miele; con la bocca ancora piena borbottò di muoversi e tutti e due iniziarono a dirigersi verso i primi banchi del mercato.

Eilyn osservava in silenzio le prime file di bancarelle scorrere alla sua destra, ascoltando l’amico accanto a lei ancora intento a masticare vigorosamente la sua colazione; quando lui le porse una fetta di pane, lei la prese senza dire nulla, iniziando a sbocconcellarla con calma.

-Sei ancora arrabbiata per ieri?- domandò Sebian.

Eilyn scrollò le spalle- Direi di no.

-Ma è successo qualcosa…- osservò il ragazzo, che la conosceva troppo bene per non accorgersi del lieve aggrottarsi delle sue sopracciglia.

-Zia Joe…- fu l’unica risposta. Una risposta più che sufficiente per Sebian.

-Quindi cosa facciamo?- chiese lui.

Eilyn rimase in silenzio qualche secondo, riflettendo. Non se la sentiva di dire al ragazzo su che toni si era svolta la discussione con la zia, ma di una cosa era sicura: voleva smettere di scappare.

-Quando hai detto di aver mandato le domande di ammissione?- domandò alla fine.

-Due mesi fa, circa.

-Secondo te, se fossero state positive, ci avrebbero già contattati?

Sebian fece spallucce-A rigor di logica si, visto che la Tiller ha ricevuto il suo avviso, ma se devo essere sincero, non ne ho la minima idea.

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata.

-Quante possibilità potremmo avere?- domandò lui.

La risposta di Eilyn fu semplicemente una smorfia, poi la ragazza tornò a rivolgere la sua attenzione ai banchi pieni di mercanzia che affollavano lo spiazzo erboso; prese dalla borsa la lista della spesa compilata da zia Joe, le diede una rapida occhiata e poi la passò a Sebian, in modo che anche lui potesse cercare quello di cui avevano bisogno.

Presero a camminare più lentamente, soffermandosi ad osservare la mercanzia.

-Come pensi che sarebbe la vita all’Accademia?- domandò il ragazzo controllando la lista che aveva in mano.

-Non iniziare a costruirti castelli in aria Seb, ci manca solo questo…- borbottò Eilyn esaminando delle radici di mandragora- Farci illusioni è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

-Non mi sto facendo illusioni…- ribattè lui- Sto solo ipotizzando!

-Allora ipotizza di meno!

Eilyn sentì Sebian sbuffare accanto a lei, ma cercò di ignorarlo. Non le andava proprio di pensare a come avrebbe potuto essere la vita all’Accademia; viste le scarse possibilità di essere ammessi, non era salutare appesantire il colpo, che di li a poco sarebbe arrivato, con delle false illusioni.

Si rese conto improvvisamente di non stare assolutamente controllando le radici di mandragora che aveva in mano, ma senza pensarci troppo le porse al mercante per farsele incartare. Face per aprire la borsa e prendere il denaro per pagare, quando sentì una strana sensazione all’altezza della nuca; si guardò alle spalle e per qualche secondo gli occhi vagarono fra la folla, senza notare niente di particolare, finché non lo vide.

Non avrebbe saputo dire quanti anni avesse o come fosse esattamente il suo volto, visto che per buona parte era coperto da un pesante cappuccio; riusciva a intravedere solamente un mento barbuto e nonostante gli occhi fossero celati dalla stoffa, Eilyn era praticamente certa che stessero fissando proprio lei.

Mise a fuoco la figura intera dell’uomo e notò subito un frugale abbigliamento da viaggio e l’elsa brillante di una spada che spuntava da sotto il braccio. Era dorata, dall’impugnatura larga e adorna di grosse pietre di smeraldo che riflettevano la luce del sole, mandando bagliori verdi tutt’attorno.

Per alcuni secondi, che parvero durare ore, Eilyn fissò la figura di quell’uomo, sentendo nei suoi confronti un’attrazione che non sapeva spiegare; per un attimo fu convinta che le sue gambe si sarebbero mosse in quella direzione, ma Sebian la afferrò per il braccio, destandola da quella che sembrava essere una sorta di trance.

-Devi pagare- le ricordò il ragazzo.

Eilyn sbatté le palpebre, guardando prima Seb e poi il mercante ancora in attesa del suo pagamento; si girò di nuovo, alla ricerca di quell’uomo, ma quando tornò a guardare nello stesso punto, si accorse che era scomparso. Passò in rassegna la folla nelle vicinanze, ma non vide nessuna figura somigliante; a quel punto Sebian la scosse di nuovo ed Eilyn si scusò col mercante per l’attesa, porgendogli il denaro.

 

 

Il cielo all’esterno si era tinto dei colori rossastri del tramonto ed Eilyn indossò la sua mantella, mentre Sebian aiutava sua nonna a rigovernare la cucina.

-Grazie mille per la cena Annabel- disse la ragazza prendendo la sua borsa, appoggiata sulla sedia.

-E di cosa, cara? È sempre un piacere averti qui- l’elfa si voltò a guardarla, rivolgendole un largo sorriso. Eilyn non aveva mai saputo quanti anni avesse con esattezza, ma dal suo aspetto esteriore difficilmente si sarebbe potuto giudicarla una “nonna”. Le leggende narravano che un tempo gli elfi possedessero il dono dell’immortalità, tuttavia ora l’unica cosa certa era la particolare longevità della razza, grazie alla quale ci sarebbero voluti ancora molti anni perché le poche rughe sui volti di Annabel e di suo marito si infittissero.

-Fai attenzione sulla via del ritorno- continuò la donna- Oggi ho sentito delle voci inquietanti riguardo un brutto ceffo che si aggirava per la città.

-Nonna, tu ti lasci suggestionare troppo- commentò Sebian con un sorriso- e comunque da qui a casa di Eilyn ci vogliono solo cinque minuti camminando.

-In cinque minuti può succedere di tutto.

Eilyn alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa spingesse Annabel a insistere sulla questione: a casa doveva tornarci per forza, con o senza brutti ceffi che passeggiavano al chiaro di luna.

-Farò attenzione- disse infine con un sorriso e dirigendosi verso l’ingresso- Grazie ancora.

Sebian la accompagnò all’uscita, indugiando sulla porta d’ingresso.

-Mandami un piccione viaggiatore quando arrivi a casa- disse il ragazzo con un ghigno. Eilyn sorrise di rimando, sapendo perfettamente che “piccione viaggiatore” era un nome in codice per “incantesimo di comunicazione a distanza”.

-A domani- disse semplicemente lei, imboccando il vialetto che la condusse in strada.

Ormai il sole era calato quasi del tutto oltre l’orizzonte e il colore arancione del cielo sfumava in quello blu scuro della notte.

Eilyn percorse il breve tragitto verso casa sua a passo svelto, ripensando alla frase di Annabel “in cinque minuti può succedere di tutto”. Si sentiva un po’ stupida a farsi suggestionare a sua volta, ma in fondo la prudenza non era mai troppa. Giusto?

Fu così che, con il respiro affannato, arrivò davanti all’ingresso del negozio senza quasi rendersene conto. Facendo un profondo respiro costeggiò il lato dell’edificio, arrivando fino alla porta sul retro che poi aprì con il suo mazzo di chiavi. Chiuse l’uscio dietro di sé e appoggiò la schiena contro il legno freddo. Rimase lì al buio per qualche secondo, con il solo rumore dei suoi pensieri. La maggior parte delle bambine ha paura del buio, ma lei da piccola, durante le notti di luna nuova, passava le ore seduta sul balcone della sua stanza, ad ascoltare la notte. Il buio era quasi totale, ma la cecità degli occhi raffinava il suo udito, e riusciva a cogliere ogni minimo rumore, persino quelli della foresta.

Il flusso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto da delle voci al piano di sopra. Era durato solo un attimo, poi la voce era scomparsa, come se il proprietario si fosse reso conto di averla alzata troppo.

Eilyn tese l’orecchio, ma non riusciva più a sentire nulla; che lei sapesse l’unica persona a trovarsi al piano di sopra doveva essere sua zia, la quale non aveva l’abitudine di parlare da sola. Presa dalla curiosità, percorse il corridoio fin sotto le scale che portavano al piano superiore; lì le voci si sentivano meglio: erano due, una femminile, che riconobbe come quella di Joe e l’altra maschile, che Eilyn non conosceva. Ma era ancora impossibile capire quello che stessero dicendo. Allora la ragazza iniziò a salire le scale, evitando accuratamente quei punti dei gradini che sapeva provocavano dei cigolii; si accostò alla porta, udendo finalmente delle parole chiare.

-È fuori discussione- disse sua zia.

-Josephine, cerca di essere ragionevole- era decisamente una voce maschile. Eilyn passò di nuovo in rassegna tutti gli uomini che conosceva, ma nessuno era collegabile a quella voce. E poi chi potrebbe trovarsi a casa mia a quest’ora?

-È il suo destino- continuò l’uomo misterioso – Non c’è altro da dire.

-No, mi rifiuto di accettarlo!- esclamò Joe con un tono che non ammetteva repliche.

Eilyn iniziava davvero a sentirsi confusa. Chi era quell’uomo? Sembrava avere una certa confidenza con sua zia. Ma la domanda che più le premeva nella mente era: il destino di chi?

-Ho trascorso tutti questi anni con il solo obbiettivo di vivere una vita normale- proseguì Joe- Diciassette anni, Armes! Diciassette anni in cui io l’ho protetta. L’ho tenuta al sicuro, e non voglio che proprio ora tutti i miei sforzi vadano in fumo. Puoi parlare di destino e di quello che ti pare, ma sono io quella che l’ha cresciuta e sono io che decido!

Stavano parlando di lei, ne era certa, ma l’aver capito l’argomento del loro discorso non diminuiva di certo la sua confusione, anzi, la aumentava in modo esponenziale.

-Ritengo che alla sua età sia perfettamente in grado di decidere da sola- affermò la voce maschile con tutta calma- E a tal proposito, ritengo doveroso informarti che non siamo più soli in questa conversazione.

La ragazza trasalì. Si era accorto di lei. Non capiva come avesse potuto, ma se n’era accorto. Restò immobile di fronte alla porta, avvolta nel buio in cima alle scale, in attesa.

Inspiegabilmente il cuore le martellò nel petto per qualche istante, poi la porta si aprì, rivelando il volto dell’uomo misterioso. Era molto alto, con un fisico asciutto ma imponente; indossava un lungo cappotto di pelle marrone, sopra a dei pantaloni e a una casacca neri. Legata alla vita portava una grossa cintura e anche da sotto il cappotto era ben visibile il fodero di una spada. I lunghi capelli, un tempo biondo scuro ma ormai rigati dalle prime striature grigie, erano legati in una coda bassa; il volto, circondato da una corta barba, era quello di un uomo vissuto ma che conservava ancora il fascino della sua bellezza giovanile, testimoniata dagli occhi azzurro chiaro che risaltavano sulla pelle abbronzata.

Quando vide la ragazza le sorrise gentilmente e si scostò per farla passare.

-Buonasera Eilyn.

 

  
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