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Autore: Apricot    01/08/2011    4 recensioni
Si, la sua voce era morbida, calda, familiare ed elegante proprio come il velluto rosso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Preparai le valigie, e impiegai il doppio della fatica che avevo fatto all'andata.
Uscii con Peter dalla stanza e ci dirigemmo all'aeroporto. Questa volta con un normalissimo taxi giallo.
 
Prendere l'aereo era un sollievo. Finalmente avrei potuto pensare in pace guardando le nuvole. E invece no.
'There once was a group with Liam and Niall, was happening boys, vas happening boys??...'
Il mio cellulare squillò ancora prima che l'aereo decollasse.
Guardai chi era e improvvisamente mi si spalancarono gli occhi come se avessi visto un coniglio rosa mangiare delle olive.
Era Zayn. Perché Zayn mi stava chiamando? Era mattina, di solito sono impegnati a dormire la mattina. In più avevo sentito Harry e Niall al telefono dell'Hotel la sera prima, se avesse voluto dirmi qualcosa perché non lo aveva fatto ieri?
Decisi di rispondere.

-Pronto?-


-Ciao! Come stai?-

Come mai tutta quell' allegria?


-Bene, tu?-


-Tutto apposto! Allora come sta andando là?-


-Bene, ho appena preso l'aereo. Fra qualche minuto decolliamo. Sono un po' stanca. Tu piuttosto perché non stai dormendo?-


-Ottima domanda! Oggi tocca a me andare a fare la spesa. In realtà tocca sempre a me andare a fare la spesa.-


-Tu? Tu sai come si fa la spesa? Tu sai cos'è la spesa?-

Risi. Rise anche lui.


-Si, in realtà l'ho imparato da qualche settimana. Ma sono già bravo. -


-Pensavo che ci fosse qualcuno a fare la spesa per voi.-


-Ebbene no. Viviamo in un appartamento, non in un Hotel.-


-Ti avverto, se quando tornate Harry è grasso ti uccido!-

Mi morsi la lingua e chiusi gli occhi. Non avrei dovuto nominarlo.


-Tranquilla, al massimo tornerà più magro dato che nessuno di noi sa cucinare.-

L'aveva presa piuttosto bene.


-Ahaha! Posso immaginare le condizioni in cui state vivendo! Non mangiate troppe schifezze dei fast food per favore.-


-Assolutamente no! C'è Niall a dieta, non possiamo neanche nominalo quel nome!-


-Intendi fast food? -


-Zitta! Lui ha un super udito! Potrebbe sentirti anche a chilometri di distanza!-


-Ahahah! Adesso non esagerare! Fra quanto tornerete?-


-Una settimana, penso.-


-Andrete tutti a casa, subito?-


-No, non penso proprio. Non senza essere passati da Londra!-


-Dovete fare qualcosa anche lì? Avete in programma qualche concerto nei centri commerciali?-

La mia domanda aveva un certo retrogusto ironico.


-No, nessun concertino!-


-Allora cosa dovete fare?-


-Venirti a trovare! É da un mese che non ti vediamo. -


-Ah! capisco! Come fareste senza la vostra mammina? -


-Non potremmo fare niente! Ci manchi. Mi manchi.-


-Mi manchi anche tu. Mi mancate tutti.-


-Appena arriviamo passiamo un intero giorno insieme, ok?-


-D'accordo Zayn.-


-Bene, ora vado. Ci sentiamo!-


-Ok, ciao!-


-Ah, un'ultima cosa!-


-Dimmi!-


-Il cioccolato fa ingrassare?-


-Si Zayn, si. Prendi delle carote. É meglio.-

Rise e riattaccò.


 
Il viaggio sarebbe stato più lungo del previsto se avessi pensato a Zayn, dunque accesi il portatile, mi ficcai le cuffiette nelle orecchie e cominciai a scrivere.
Le mie dita cominciarono a premere velocemente i tastini neri e piatti sulle note di Boys don't cry.
A volte la mia velocità nello scrivere mi spaventa. Le me dita partono da sole, come se avessero un cervello tutto loro e sapessero esattamente cosa scrivere.
 
Come mai Zayn era così felice? Forse non voleva farmi pesare il fatto che... beh si insomma, quel fatto.
In effetti mi aveva fatto piacere risentirlo felice, proprio come una volta.
 
Dormii per la maggior parte del viaggio approfittando del sedile vuoto accanto a me per stendere le gambe. Venni svegliata da Peter.

Stiamo per arrivare. Raccogli le cose nella borsa.

Scendemmo all'aeroporto di Heatrhow.


-Ho chiamato tua madre e mi ha detto che rimane a casa per il pomeriggio, quindi pensavo di portarti direttamente lì.-


-Grazie Peter, ma ci posso arrivare anche da sola.-


-Non con le valigie. Ho promesso di riportarti a casa sana e salva.-

Ecco che faceva di nuovo il baby-sitter. In questi casi non resta altro che annuire e abbassare la testa se non vuoi scatenare la terza guerra mondiale; quindi prendemmo il primo cab con la lucetta accesa che ci passò davanti.

- Non pensi che prendere l'autobus sarebbe stata una scelta un po' meno costosa?-

Dissi io con un certo tono di rimprovero.


-E come la metti con le valigie?-


-Suvvia, c'è gente che ci sale portandosi dietro mezza casa, che problema vuoi che sia scarrozzarsi dietro due valigie?-


-Non lamentarti e sali.-


Attraversammo la Strand A4 e ci imbucammo velocemente nella Carey Street e dopo circa due orette in macchina riuscimmo a raggiungere Bream's Buildings.
Dire che quel viaggio ci era costato un occhio delle testa è troppo scontato, vero?
Ad ogni modo presi la mia valigia, il mio portatile, la borsa dell'indispensabile ed attraversai la strada.
 
Alzai lo sguardo e osservai il palazzo. Sempre uguale. Rosso, con le finestre bianche e una bellissima porta d'entrata in perfetto stile inglese.
Quella casa non era proprio mia e di mia madre.
Noi non ci saremmo mai potute permettere un appartamento nel centro di Londra. Soprattutto un appartamento simile.
Quello ricco era il nuovo marito di mia madre, Daniel.
I miei avevano divorziato quando avevo circa 11 anni.
Mia madre aveva fatto in fretta a dimenticare il mio vero padre, e circa quattro anni dopo si era sposata con questo riccone.
Mi stava simpatico Daniel. Non era male e mia madre si divertiva con lui.
In un certo senso ringrazio di non essere cresciuta con lui, probabilmente sarei stata una ragazzina viziata.
Lavorava come imprenditore. Era alto, bello, biondo e ben educato. Il classico Lord inglese.
Mia madre se lo era scelto proprio bene.
Ad ogni modo da quando si erano conosciuti la mia vita era cambiata in meglio.
Io e mia madre ci eravamo trasferite nel suo bell'appartamento luminoso. Prima abitavamo in periferia, in un quartiere non troppo consigliabile.
Avrebbe voluto spedirmi in una delle migliori scuole private della zona, ma io insistetti per frequentare una scuola pubblica.
Non mi sarei trovata bene in una classe di ragazzi con la puzza sotto il naso che pensano costantemente allo studio. Ero una ragazza normalissima, abituata a frequentare scuole normalissime.
Inoltre la retta della scuola privata costava seriamente tanto, e non volevo essere un peso per Daniel.
Non era stato difficile dover cambiare vita.
Si, lui era un imprenditore pieno di soldi, ma ci teneva davvero a mia madre, ed aveva davvero tentato di instaurare un certo rapporto con me. Il suo tentativo di fare il padre non era riuscito molto bene, ma comunque avevo apprezzato lo sforzo.
Ogni tanto andavo a trovare il mio padre naturale all'insaputa di mia madre. Lei non ne aveva più voluto saperne dal divorzio, ma io gli volevo ancora bene e non avevo nessuna intenzione di dimenticarlo.
Dunque di tanto in tanto sgattaiolavo via per l'intera giornata e andavo da lui.
Rivedere l'appartamento grigio e tetro in cui abitavo prima, le strade poco trafficate e particolarmente ricche di prostitute, le vetrine sporche e mezze vuote e i graffiti su tutti i muri mi ricordava da quale mondo venissi.
Questo mi aiutava a tenere i piedi per terra. Era come un avvertimento 'ricordati chi sei, ricordati da dove vieni.'
Già, si può dire che la mia vita prima e dopo il divorzio dei miei erano due mondi completamente diversi.
 
Presi le chiavi ed entrai insieme a Peter.

-E Kevin che fine ha fatto?-


Mi ero completamente dimenticata di Kevin. Non era partito con noi.

-Rimarrà in Svizzera ancora per un po'. Va a stare dai suoi nonni.-


-Non sapevo che avessi dei parenti in Svizzera!-


-Infatti non ce li ho. Sono i genitori di mia moglie!-


-Ah! e quando tornerà?-


-Penso che starà lì ancora per una o due settimane. Tornerà all'inizio di settembre.-

Questo mi fece ricordare che eravamo praticamente alla fine dell'estate. Presto sarebbe re iniziata la scuola e il freddo sarebbe tornato; anche se un po' di differenza di temperatura c'era già. Avevo viaggiato con una giacchetta di jeans tutto il giorno da quando eravamo arrivati a Londra.

Mia madre era sdraiata sul divano davanti alla televisione.

Non appena mi vide entrare fece un balzo e mi venne incontro.

Dopo qualche bacetto, qualche abbraccio, qualche domanda e qualche 'oddio, deve essere stato stupendo' ebbi il permesso di entrare in camera mia.


 
La mia camera era un po' come un rifugio per me.
Le pareti erano di un lilla quasi trasparente, impercettibile.
Vivevo per terra. Nel senso che avevo tolto la rete del materasso e lo avevo appoggiato per terra.
Era molto grande come letto: due piazze, con un bellissimo piumino verde scuro regalatomi da mia nonna e qualche cuscino sparpagliato.
Sopra al letto vi era una mensola lunga e stretta su cui poggiavo tutto l'indispensabile.
Nell'altro lato della stanza regnavano la mia scrivania con il computer ,una mensola stracolma di dizionari, e la finestra.
La vista non era affatto male.
L'armadio dei vestiti era stretto e alto. Non era molto grande dato che non avevo mai avuto molti vestiti.
Ma il pezzo forte della mia camera si trovava un po' ovunque: i miei libri.
Si, avevo una montagna di libri di tutti i generi.
Due librerie attaccate, gli scaffali, il pavimento, i bordi del mio letto, tutto era stracolmo di libri.
In fondo al letto c'era un baule. Ricordava un po' i vecchi bauli delle nonne impolverati che restano per anni nella mansarda senza mai essere aperti. Forse perché in effetti era il vecchio baule di mia nonna impolverato che era rimasto nella sua mansarda per anni senza mai essere aperto.
Glielo avevo fregato di nascosto, lo avevo pulito, svuotato e ci avevo messo dentro delle foto.
Si, album fotografici e foto sparpagliate.
C'erano persino le foto in bianco e nero di mia nonna, poi quelle con mio padre ed infine le più recenti con i miei amici.
Avevo un debole per le foto.
Ne avevo anche un'altra, incorniciata in una sobria cornice di legno, quella di me ed Harry. Quella però era nell'angolo sinistro della scrivania in bella vista.
 
  
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