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Autore: SeleneLightwood    01/08/2011    12 recensioni
Oliver Baston è innamorato di Katie Bell da una vita intera. Insomma, se non si conta il fatto che ha solo sedici anni.
Tra una squadra non sempre normale, i gemelli Weasley nel pieno della loro gloria e un tentativo di affogarsi nelle docce dopo ogni due allenamenti Oliver sarà costretto ad affrontare i suoi sentimenti, che tiene nascosti da tanto tempo.
{cit.}
Coloro che bighellonavano intorno al campo di Quidditch, quel giorno, si stupirono non poco nel vedere la squadra di Grifondoro uscire dagli spogliatoi con calma piatta, l’aria estremamente depressa, mentre da dentro non proveniva suono alcuno.
Che Oliver Baston fosse stato ucciso da un Bolide e fosse intento a suonare la sua marcia funebre altrove?
D’altro canto, era ovvio che sarebbe tornato come fantasma. Non c’era nessuna garanzia dell’esistenza del Quidditch nell’aldilà, e Baston non avrebbe certo perso l’occasione di tormentare per sempre Fred e George Weasley, probabilmente per non averlo colpito con il sopraccitato Bolide con la violenza che si addice a due suoi Battitori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Katie, Bell, Oliver, Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 4

-Che Godric maledica Jack Sloper-

 

Nota: Alcune parti sono tratte da Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, alle pagine 220-224, come ad esempio i dialoghi. Spero vivamente che non sia illegale.

 

 

Il giorno della tanto attesa partita Grifondoro - Corvonero era finalmente arrivato. 

La squadra si riunì, poco prima di scendere per la colazione, in Sala Comune, e i gemelli Weasley insistettero fino alla paranoia per scortare Harry e la sua adorata Firebolt, nuova di zecca, fino alla Sala Grande, in una sorta di curioso drappello d’onore.

Oliver camminava vicino ad Harry, tutto concentrato, gonfiando il petto, e ogni tanto lanciava occhiate alla scopa, come per assicurarsi che non si fosse polverizzata improvvisamente.

Entrando in Sala Grande almeno tre quarti delle teste si voltarono verso di loro, e la McGranitt sfoggiò un sorriso particolarmente soddisfatto, cosa che provocò a Piton un espressione da Colica Renale.

La squadra dei Serpeverde, tra l’altro, sembrava essere stata collettivamente colpita da un fulmine.

Oliver convinse Harry a mettere la scopa al centro del tavolo Grifondoro, e Katie lo osservò girare il manico in maniera alquanto maniacale, in modo che la scritta Fireboltsi leggesse anche a chilometri e chilometri di distanza.

Quando Cedric Diggory venne a complimentarsi con Harry, per aver trovato una così valida sostituta della Nimbus 2000, Oliver aveva un ghigno talmente largo che gli deformava tutta la faccia, conferendogli un’aria da pazzo serial killer che avrebbe fatto invidia a Sirius Black in persona.

Al fianco di Oliver sedeva pomposo Percy Weasley, che accusò bonariamente la ragazza, Penelope Light, Corvonero, di tentato sabotaggio, dopo aver colto lo sguardo omicida di Oliver nei suoi confronti.

«Io e Penelope abbiamo scommesso.» disse Percy a tutti. «Dieci galeoni sul risultato della partita!»

All’occhiataccia di Fred e George, Percy si chinò su Harry per sussurrargli all’orecchio, in un mormorio che Oliver colse di sfuggita.

«Harry, fai in modo di vincere. Io non ce li ho, dieci galeoni.»

Oliver ridacchiò tra se e se mentre Perce si affrettava a raggiungere Penelope con una fetta di pane tostato in mano.

Povero Percy, bistrattato in quella maniera da una ragazza…

 

La soddisfazione più grande della colazione, però, giunse con l’arrivo di Draco Malfoy e di due dei suoi scagnozzi.

Il ragazzo scambiò un paio di battute acide e cariche di veleno con Harry, che rispose orgogliosamente a tono, facendo scoppiare a ridere tutta la squadra, e il Serpeverde si allontanò inviperito, tornando a confabulare con i suoi compagni di squadra.

Evidentemente era stato mandato a controllare che quella fosse veramente una Firebolt.

Oliver cercò di allargare il suo sorriso più che poté, sentendo le guance tirare, e fece l’occhiolino a Marcus Flint, Capitano dei Serpeverde.

Quello lo guardò infuriato e Fred si avvicinò impercettibilmente a lui, stringendo la mazza da battitore in mano.

«Cerca di non finire in una retata dei Serpeverde, non possiamo guardarti a vista.» gli mormorò all’orecchio, divertito.

Oliver gli fece un sorriso smagliante, poi tornò il maniacale capitano di sempre.

«Mangiate, squadra! Dovete mettere qualcosa nello stomaco, o non avrete energie!» esclamò, ficcandoli a sedere uno ad uno.

«Oliver, tu non tocchi cibo, vero?» lo rimproverò bonariamente Alicia, facendo l’occhiolino a Katie. «Cos’è, vuoi mantenere gli addominali?»

Eh, ma allora era una fissazione!

Una volta che tutti ebbero finito di ingurgitare la colazione – Oliver non aveva mangiato nulla e Katie si sentiva il toast in posizione orizzontale a livello polmonare – si diressero al Campo di Quidditch con agitazione crescente.

I gemelli Weasley tentarono un paio di battute per alleggerire l’atmosfera, ma l’ansia iniziava a farsi sentire man mano che entrarono nello spogliatoio.

Katie fissò per un secondo la porta delle docce e lo stomaco fece un balzo al ricordo di Oliver con solo un asciugamano addosso, bagnato come un pulcino e…

«Katie, vieni qui un attimo.»

La voce di Oliver la riscosse, ed ebbe come conseguenza un incremento del rossore sulle sue guance, ma cercò di darsi un contegno e si avvicinò lentamente al Capitano.

«Se per caso i battitori di Corvonero non ti danno pace come l’altra volta, fai un cenno a Fred o George. Uno dei due – o magari entrambi- si metterà di impegno per mandarlo K.O. con un Bolide.» le disse Oliver senza guardarla, fissandosi la divisa scarlatta, vagamente rosso sulle guance.

Stava violentemente litigando con i lacci della stola protettiva che portava solitamente sotto alla maglietta, essendo quello che si beccava più Bolidi e Pluffe nello stomaco, e non sembrava affatto in grado di allacciarsela senza strangolarsi.

«Aspetta, faccio io.»

Sorprendendosi estremamente di se stessa, Katie scansò delicatamente le mani del ragazzo e si mise ad armeggiare con i lacci della stola, cercando di dare un senso all’ingarbugliato miscuglio che Oliver aveva creato invece di un semplice nodo, e magari di dare un senso anche all’ingarbugliato miscuglio di emozioni che le ronzavano in testa.

Il ragazzo rimase in silenzio a guardarla, sempre più rosso in viso, mentre si districava tra i lacci e finalmente faceva un nodo decente, dopo averli intrecciati in stile corpetto.

La mano di Oliver sfiorò casualmente la sua, in un tocco disinteressato e dolce, e il ragazzo fece un sorriso imbarazzato.

«Grazie.» mormorò.

Erano vicinissimi, e Katie riusciva quasi a sentire il respiro caldo di Oliver sulla fronte.

Si scostò lentamente e gli sorrise, cercando di non sembrare troppo imbarazzata.

«Oliver, dobbiamo andare.»

La voce di Angelina non era mai suonata così stridula e odiosa alle orecchie di Katie.

Proprio ora che stava per capire cosa diavolo provasse a stare vicino ad Oliver, arrivava lei e distruggeva tutta la sua situazione perfetta.

Anche se tutta quell’irritazione per essere stata interrotta, si disse, poteva significare solo una cosa. Oliver le piaceva, e anche tanto.

Il sopraccitato ragazzo saltò in piedi e lanciò un occhiata apprensiva ad Harry, che in quel momento stava infilando la bacchetta nella maglia sotto alla divisa cercando di non farsi vedere.

I Dissennatori erano il suo incubo, e Oliver sapeva diventare una vera mamma apprensiva, quando voleva.

«Sapete cosa dobbiamo fare» disse mentre si preparavano ad uscire dagli spogliatoi. «Se perdiamo questa partita siamo fuori gara. Voi…» esitò, poi scosse la testa con decisione. «Comportatevi come all’ultimo allenamento e andrà tutto bene.»

Suonò più convincente a se stesso che agli altri, ma nessuno replicò.

Uscirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso.

Oliver andò a stringere la mano a Roger Davies, ma lo trovò piuttosto impegnato a fissare Katie con un sorriso. Si impegnò per stritolargli la mano più che poté –spezzargli le ossa era il minimo – e scivolò in sella alla scopa, librandosi in aria per raggiungere gli anelli da difendere.

Madama Bumb fischiò e la partita finalmente ebbe inizio.

Con gli occhi fissi sulla pluffa colse distrattamente l’inizio della telecronaca di Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley.

«Sono partiti, e l’attenzione di tutti in questa partita è puntata sulla Firebolt che Harry Potter cavalca per Grifondoro. Secondo la Guida ai Manici di Scopa…»

Smise di ascoltare. Conosceva a memoria l’articolo sulla Firebolt di quel giornale, l’aveva appeso in Dormitorio, con gran disappunto di Percy.

Katie stava sfrecciando verso la porta, la Pluffa sottobraccio, spalleggiata da Alicia che volava un metro sotto di lei.

Alzò la mano, prese la mira e…

«GRIFONDORO SEGNA! Dieci a Zero per i Leoni!» gridò Lee cercando di sovrastare il boato della folla.

Oliver strinse il manico di scopa con forza. Ora la palla era in mano avversaria, ma Alicia la recuperò in fretta e segnò un altro punto spettacolare.

Il portiere di Corvonero sembrava in evidente difficoltà.

Katie segnò un altro paio di volte, e anche Angelina fece un punto, facendoli finire così in vantaggio di Settanta punti su zero.

Parò una Pluffa ad effetto lanciata da Davis con un ghigno e la lanciò a Katie, che gli sorrise raggiante e filò verso il centro del campo.

In quel momento, Harry avvistò il Boccino d’oro.

Scese in picchiata, appiattito contro il manico della Firebolt, puntato verso il basso. Oliver lo vide, uno scintillio esangue ai piedi di una delle barriere.

Cho si buttò in picchiata per seguirlo, ma Oliver sapeva che le picchiate in stile kamikaze erano le specialità di Harry…

Un Bolide sbucò dal nulla, ed Harry deviò, evitandolo per un soffio.

Era stato questione di un attimo, ma il Boccino era già sparito.

Gridò tutta la sua ira, ma la sua voce fu sovrastata dall’ala dei tifosi Corvonero, che esplose in un applauso per il Battitore.

George Weasley – forse – manifestò tutto il suo disappunto sparandogli un altro Bolide dritto in testa, e quello fece una strana capriola per evitarlo.

Nel frattempo Lee aveva ripreso la telecronaca.

«JORDAN! TI PAGANO PER FARE PUBBLICITA’ ALLE FIREBOLT? VAI AVANTI CON LA CRONACA!» esclamò la professoressa McGranitt nel microfono di Lee.

Oliver si distrasse per un attimo, e non riuscì a parare una Pluffa.

Stavolta fu il turno di Davis di ghignare al suo indirizzo, e fu così anche per le due reti successive.

Ora il punteggio era di trenta a ottanta per loro, ma Harry non dava segni di aver trovato il Boccino.

Lo vide con la coda dell’occhio mentre svolazzava in cerca della pallina d’oro, poi finalmente la individuò. Puntò dritto ai piedi della sua porta, e Oliver guardò in giù, cogliendo di nuovo il bagliore dorato del Boccino.

Harry accelerò, gli occhi fissi sulla pallina davanti a lui, ma Cho Chang spuntò dal nulla e gli sbarrò la strada, e lui deviò di nuovo per evitare l’urto con la Cercatrice avversaria.

«Harry, non è proprio il momento di fare il gentiluomo!» ruggì Oliver, mentre parava una Pluffa particolarmente difficile. «Falla cadere dalla scopa, se devi

Harry arrossì vagamente e si lanciò di nuovo in cerca del Boccino, salendo di una sessantina di metri. Cho Chang lo seguì di corsa, ed Oliver ebbe il sospetto che Harry volesse tentare una qualche folle e pericolosissima manovra per togliersi la Chang dalla coda della scopa, una di quelle manovre per cui sarebbe stato eternamente fiero di lui.

Proprio come pensava, Harry si lanciò in picchiata a una velocità impressionante, e così fece la Cercatrice, ma a venti metri da terra si rialzò bruscamente, puntando il manico di scopa in alto, e lei continuò a precipitare.

Per la terza volta lo vide. Il Boccino scintillava alto sul campo, dalla parte di Corvonero.

Harry si lanciò di scatto verso la pallina dorata, e così fece anche Chang, ma lui era in vantaggio, e indubbiamente più veloce.

Baston parò l’ennesimo tiro, ma un coro di oh! attirò sia la sua attenzione che quella del suo magnifico cercatore.

Tre Dissennatori se ne stavano in piedi sulla parte sinistra del campo, proprio di lato alla sua porta, e guardavano Harry.

Oliver lanciò uno sguardo disperato al ragazzo, ma Harry estrasse con un gesto fulmineo la bacchetta, se la puntò alle spalle e ruggì: «Expecto Patronum

Una massa argentea dalla forma vagamente somigliante a quella di un cavallo deforme partì spedita alla volta dei Dissennatori, centrandoli in pieno.

Oliver distolse lo sguardo dalla massa nera quando l’urlo di Katie, a qualche metro da lui, lo riscosse.

Harry stringeva saldamente il Boccino in una mano, e aveva l’aria di essere la persona più felice del mondo.

Si fiondò nella sua direzione, abbandonando la Pluffa che aveva in mano, e vide altre cinque macchie rosse fare la stessa identica cosa.

Si lanciarono su Harry e lo avvolsero in un gigantesco abbraccio di gruppo, mentre in basso echeggiavano le grida dei Grifondoro.

«Così si fa!» gridò nel suo orecchio, mentre le ragazze lo riempirono di baci, e Fred gli stringeva talmente tanto il collo che rischiava di fargli saltar via la testa.

Scesero a terra, incuranti dei Dissennatori, solo per scoprire che in realtà erano Draco Malfoy, due suoi amici equell’imbecille di Marcus Flitt.

Harry si spanciò dalle risate, così come il fratellino piccolo dei gemelli, che sembrava gioire in maniera folle di quella visione: Malfoy stava ancora cercando di liberarsi dal mantello nero, e la testa di un tizio che sembrava davvero unTroll spuntava da sotto le sue gambe magre.

La McGranitt non perse l’occasione di urlare furente contro i quattro Serpeverde, e Oliver lanciò a Flitt il secondo sorriso soddisfatto della giornata.

Fred gli si avvicinò, roteando come una trottola impazzita, e gli urlò nell’orecchio: «Su in Sala Comune, si fa festa!»

Oliver gli sorrise, raggiante, poi si voltò verso Katie.

Senza pensarci una seconda volta, si avvicinò in un balzo e la abbracciò di slancio.

Lei lo strinse forte per una manciata di secondi e poi lo lasciò andare di botto, diventando tutta rossa in zona orecchie.

Oliver non si diede tempo di sembrare imbarazzato e cercò qualcosa da dire.

Se ne uscì con un «Sei stata bravissima, Katie!», e lei fece un gran sorriso.

L’euforia della partita vinta gli diede il coraggio necessario di ritentare con l’invito, o forse si sentiva solo tanto felice che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.

«Senti, l’altro giorno volevo chiederti se ti andava di…»

Il suo discorso venne interrotto bruscamente quando un ragazzo che conosceva solo di vista le si avvicinò e le sfiorò delicatamente una spalla.

Katie si voltò e Oliver rimase gelato sul posto.

«Ehilà, Jack!» esclamò lei, sorridente.

Jack Sloper, Grifondoro, stesso anno di Katie, catalogò il suo cervello per lui.

Lo fissò minaccioso, nella speranza che si rendesse conto di essere vittima di uno dei cosiddetti “sguardi fulminanti” e si riducesse in un mucchietto di cenere, ma quello lo ignorò bellamente e fece un sorriso abbagliante a Katie.

«Mi stavo chiedendo…» iniziò Jack, con aria sicura. «Non è che ti andrebbe di venire ad Hogsmeade con me, sabato?»

No, non poteva essere vero.

Non farlo, Katie, ti prego. Dai, guarda che energumeno che ti trovi davanti! Non farlo, non dire di…

«Oh. Beh…D’accordo.» fece Katie esitante, e Oliver sentì lo stomaco attorcigliarsi intorno alla milza e stringere forte nel tentativo di strangolarla.

Ebbe una fugace visione di se stesso che staccava la testa a Sloper con la mazza da battitore di Fred, ma non fu in grado di fare una singola mossa.

Cosa ancora più triste, Katie gli lanciò un occhiata di sbieco, che lui non colse affatto, troppo impegnato a guardare con aria particolarmente omicida il vuoto dietro a Sloper.

Quel dannatissimo, invece, era felice come una pasqua e esclamò «A sabato, allora!», prima di scomparire tra la folla, lasciandoli lì come due salami.

Oliver spalancò gli occhi e mosse la testa molto meccanicamente a destra e a sinistra, ancora sconvolto. Katie assunse una colorazione tendente al bordeaux e borbottò qualcosa come “Ci si vede in Sala Comune”, e sparì.

Il ragazzo rimase lì a fissare il punto in cui lei era stata fino a qualche istante prima, domandandosi perché mai Merlino, Godric, Morgana e chissà quanti altri ce l’avessero tanto a morte con lui.

Giusto per aggiungere la ciliegina sulla torta, alle sue spalle arrivò Percy, con aria estremamente pomposa e soddisfatta, che esclamò: «Ehi, Oliver, gran bella partita! Ho vinto quei dieci galeoni. A proposito, hai chiesto a Katie di uscire?»

Il ringhio di Oliver ammutolì Percy, e il povero Prefetto non disse più una parola fino a che non ebbero raggiunto la torre di Grifondoro, e poi si dileguò in fretta.

Di ciò che disse, Oliver colse solo le parole “lucidare”, “spilla” e “suicidio celebrale”.

 

 

~°~

 

La festa andò avanti per tutta la giornata, fino a tarda sera. I gemelli Weasley scomparvero per un paio d’ore, per poi ritornare carichi di Burrobirra e dolci di Mielandia.

Katie sapeva che Alicia non si era affatto persa l’abbraccio tra lei e Oliver, e se doveva descrivere il suo stato d’animo in una parola, avrebbe detto “sull’orlo delle lacrime”.

D’accordo, non era una sola parola, ma rendeva molto l’idea.

Insomma, aveva accettato l’invito di Jack.

Ma perché, poi?

Certo, Jack era carino. Jack aveva la sua età, era un discreto giocatore di Scacchi Magici – mai come Ron Weasley, si vociferava – e aveva l’aria di essere un ragazzo molto dolce e simpatico.

Ma finiva lì.

Non c’era traccia della famosa scintilla, delle farfalle allo stomaco, o dei sorrisi carichi di malizia di cui Angelina sproloquiava senza sosta.

Eppure era sicura che fosse quello, ciò che era normale provare per una persona.

E con Jack semplicemente non c’era.

Con Oliver, invece, sembrava fosse tutta un’altra storia.

La sensazione di sentirsi davvero idiota non riusciva ad abbandonarla, specialmente se ripensava al modo in cui Oliver le aveva sfiorato la mano, a come si erano trovati vicini senza nemmeno rendersene conto e alla sensazione dolce di due braccia calde strette intorno al corpo in quel morbido, sudato abbraccio.

Non aveva detto di no a Jack, non aveva declinato l’offerta.

Per le mutande di Merlino, l’aveva colta talmente di sorpresa che non si era nemmeno resa conto di aver accettato!

Poi, la faccia stralunata di Oliver l’aveva ferita più di ogni altra cosa. Insomma, sembrava distratto da qualcos’altro, e non aveva l’espressione di uno che ha vinto una partita importantissima.

Si stava forse immaginando le cose?

Credeva di aver trovato in Oliver la stessa imbarazzata voglia di passare del tempo con lei, di parlare, di condividerequalcosa, ma lui non le aveva certo urlato dietro il suo amore incondizionato, dopo che lei aveva accettato l’invito di Jack.

Non l’aveva seguita, non l’aveva afferrata per un gomito e non l’aveva baciata, come ad esempio sarebbe successo ad Angelina.

Se ne era rimasto lì come un fesso e lei era scappata via di corsa, cercando di trattenere la delusione.

 

Quando Alicia si fiondò su di lei come un avvoltoio, due Burrobirre alla mano, non si stupì più di tanto.

La prima cosa che disse fu: «Si, ho abbracciato Oliver.»

L’amica la fissò, sbigottita per quella confessione che non aveva necessitato di costrizione alcuna.

La seconda cosa che disse fu: «Dopo aver abbracciato Oliver, Jack Sloper mi ha invitata a Hogsmeade e ho detto di si, anche se non ho idea del perché l’ho fatto.»

Alicia cacciò un urletto e si rovesciò metà della burrobirra addosso.

 

~°~

 

«Fammi capire bene» disse Fred molto lentamente, scandendo le parole. «Katie va a Hogsmeade con Jack Sloper?»

Alicia annuì sconsolata.

«E' ridicolo.» disse scuotendo i capelli.  «Insomma, finalmente sono riuscita a farle ammettere di essere piuttosto attratta da Oliver, e ha detto di averlo abbracciato con molto entusiasmo, dopo la partita, e poi...»

«...e poi esce con Sloper.» concluse George per lei, tetro.

Fred si guardò in giro per controllare che nessuno li stesse ascoltando.

«E Katie cosa dice di questo Sloper?» domandò con aria cospiratoria, alzando un sopracciglio.

Alicia fece un lungo sospiro.

«Non le piace. Insomma, dice che è carino, ma che ha accettato più per la sorpresa che per altro.» raccontò.

Fred e George si scambiarono un’occhiata complice.

Alicia li guardò per un attimo e sorrise, socchiudendo gli occhi in una smorfia sospettosa ma divertita.

«Avete un idea, non è così?» domandò rassegnata.

Fred ghignò.

«Abbiamo un idea. Ma per realizzarla...» 

«...ci serve il caro, vecchio Percy.» completò il fratello al posto suo.

Fred lo guardò di traverso per un secondo.

«Stavo per dire Pus di Bubotubero. Ma anche Percy va bene.»

 

 

 

~°~

 

«Oliver, stai bene?»

La voce di Percy giunse come da una grande distanza attraverso il vapore, la porta chiusa e il rumore sferzante dell’acqua.

Mugugnò una risposta depressa e sentì Percy bussare piano alla porta.

Non rispose e ficcò la testa sotto il getto bollente, cercando di pensare lucidamente.

Katie aveva accettato l’invito di Jack Sloper.

Ora, maledizioni a parte, non c’era molto che potesse fare, se non sperare che Jack inciampasse nella cacca di Troll e facesse una figura talmente memorabile che anche i fantasmi ne avrebbero parlato in eterno.

Insomma, torturarlo fino a che non avrebbe chiesto pietà sarebbe stato soddisfacente, ma non avrebbe risolto la situazione.

Avrebbe dovuto essere felice, al settimo cielo. Avevano vinto, no?

Durante la festa aveva ostentato una felicità forse troppo marcata per essere reale, e si era fatto vedere entusiasta e pronto come non mai alla vittoria, e a allenamenti durissimi.

Aveva riso, scherzato, mangiato. Si era preso tutte quelle pacche sulle spalle, e quei «Grande partita, Baston!» con un sorriso riconoscente, ma dentro c’era qualcosa che non andava. E quel qualcosa aveva i capelli neri e un sorriso dolce.

Oliver si concesse un'unica speranza: Katie non era sembrata poi così entusiasta, quella sera, durante la festa, quando quella canaglia di Sloper si era avvicinato per portarle da bere.

Non sembrava affatto entusiasta.

Poteva essere un indizio? Poteva darsi una vaga speranza?

Aveva passato tutta la serata a fingere di essere la persona più felice del mondo. Per un attimo ci era riuscito. Era riuscito a non pensare a Katie e a concentrarsi solo sul fatto che se vincevano contro Serpeverde era fatta.

Se vincevano, la Coppa sarebbe stata loro. Sua.

Poi l’aveva vista lì, in un angolo, a chiacchierare con Alicia, e aveva pensato di essere veramente troppo stanco, se finiva per pensare che forse la Coppa non la voleva tanto quanto voleva lei.

Si era rintanato in dormitorio e si era buttato sotto la doccia nel tentativo di calmarsi e riflettere.

L’acqua scorreva senza sosta, e i pensieri scivolavano via uno dopo l’altro giù nello scarico.

Katie, tuttavia, rimaneva impigliata nella sua mente con tenacia. E come poteva mai essere il contrario? Era una ragazza dolce, tenace, intelligente e bella. Non di quella bellezza da farti voltare per una seconda occhiata, no.

Era una bellezza che imparavi ad amare con il tempo. Non era la ragazza perfetta, eppure sentiva di non volerenessun’altra.

Quando l’aveva abbracciata, appena dopo la partita, prima che Jack Sloper arrivasse e mandasse in fumo nottate intere di pianificazioni, si era sentito vivo.

Aveva vinto la partita, e la donna della sua vita era lì, tra le sue braccia. La stretta era forte, sincera, e dolce in maniera quasi surreale.

Si passò distrattamente una mano sullo stomaco e soffocò un gemito.

Lanciò un occhiata in basso e scovò un grosso livido violaceo che prima non aveva notato. Doveva esserselo fatto con quel Bolide di troppo che aveva preso nello stomaco.

Quando si era distratto a guardare Katie segnare quel punto spettacolare. Era così bella, quando volava. Così sicura di sé come mai era quando si trovava a terra.

Così raggiante, una leonessa. I capelli che erano un disastro, magari gli occhi gonfi di vento. Eppure quel sorriso raggiante che gli aveva rivolto lo aveva mandato in fiamme.

In quel momento avrebbe volentieri abbandonato gli anelli, si sarebbe lanciato in avanti e l’avrebbe baciata senza pensarci davvero due volte.

Cos’era più importante, il Quidditch o la ragazza che amava? Quale dei due avrebbe sacrificato, per veder realizzato l’altro?

Aveva vinto la partita, ma aveva perso l’occasione di avere lei per colpa di un idiota.

Cos’era ciò a cui teneva di più? Il suo futuro o l’amore?

Il secondo gemito non era di dolore, ma ci si avvicinava molto. Colpì le piastrelle con il pugno e poi vi appoggiò la testa, chiudendo gli occhi.

Si lasciò scivolare l’acqua addosso, mentre sentiva i passi ansiosi di Percy in dormitorio e il russare docile dei suoi altri compagni.

Si passò una mano tra i capelli e una lacrima scese lungo la guancia, perdendosi tra le gocce d’acqua.

 

~°~

 

 

 

 

Selene’s Corner

Carissime,

scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma è stato un capitolo difficile, perché è un capitolo di passaggio e sinceramente mi fa un po’ schifo.

Ho cercato di metterci un po’ di comicità, un po’ di romanticismo, e un po’ di sfiga.

Insomma, povero Oliver, che deve fare per riuscire a dichiararsi a Katie?

Riusciranno i nostri eroi bla bla bla?

Spero davvero tanto di si.

 

Ah, per chi se lo sta domandando, Jack Sloper dovrebbe avere l’età di Katie, e farà parte della squadra di Quidditch nel quinto libro.

:D

Oliver lo odia, ma c’è bisogno di dirlo?

Povero, in questo capitolo tutti fanno gli occhi dolci a Katie! Perfino quel donnaiolo di Davis!

 

Insomma, alla fine sto capitolo fa abbastanza schifo, credo. Non è uno di quelli di cui sono maggiormente soddisfatta, ma ci si può arrangiare, no?

L’ultimo pezzo…vi giuro, non è colpa mia. Non volevo mettercelo, in realtà, ma poi You Tube ha fatto partire la colonna sonora di Harry Potter e i Doni della Morte parte 2, e quando la playlist è arrivata a “Severus e Lily”…si è scritto da solo.

Ogni tanto un po’ di malinconia ci vuole. E spero di non aver reso Oliver troppo OOC –è il mio terrore.

Insomma, è spaventato. Il Quidditch è sempre stato la sua strada, ma ha vinto la partita e perso la possibilità di uscire con Katie.

Teme di non poter avere entrambe le cose, ed è terribilmente stressato, perchè è il capitano, è il suo ultimo anno, potrebbero non vincere la coppa e comunque ci sono sempre i M.A.G.O., tanto ignorati, ma dei quali non si può certo dimenticare!


Che ve ne pare? Spero di non averlo fatto troppo noioso o tragico o…boh, non so.

Per l’ultimo pezzo, veramente, è da ascoltare con la Soundtrack che vi dicevo prima.

Rende davvero.

 

Ma passiamo ai ringraziamenti!

Anzitutto benvenuta alla cara Wynne, che si aggiunge alla lista delle recensitrici folli, le quali sono spinte a recensire solo ed esclusivamente perché Oliver è sotto alla doccia un capitolo si e l’altro pure.

Insomma, contenetevi! Sto già sbavando abbastanza io, che per descrivere Oliver sotto la doccia devo immaginarmelo!xD

Poveretto, diventerà un acciuga!

 

Poi grazie infinite anche a IlaSunnySmile (benvenuta anche a te, cara!), Tinotina, Faith__ (uh, quanta gente nuova, benvenuta!), Roxar e Ceci Weasley per aver recensito lo scorso capitolo. Vi adoro tantissimo!

 

Grazie anche a tutti quelli che seguono la storia (26), la ricordano (2) e la preferiscono (4).

We heart you! :D

 

Beh, che dire?

 

Recensite e passate al lato oscuro, noi abbiamo i biscottini!

 

A parte questo, pupazzetti di Oliver-acciuga a tutte! :D

 

Bacioni,

Selene

 

   
 
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