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Autore: SeleneLightwood    10/08/2011    12 recensioni
Oliver Baston è innamorato di Katie Bell da una vita intera. Insomma, se non si conta il fatto che ha solo sedici anni.
Tra una squadra non sempre normale, i gemelli Weasley nel pieno della loro gloria e un tentativo di affogarsi nelle docce dopo ogni due allenamenti Oliver sarà costretto ad affrontare i suoi sentimenti, che tiene nascosti da tanto tempo.
{cit.}
Coloro che bighellonavano intorno al campo di Quidditch, quel giorno, si stupirono non poco nel vedere la squadra di Grifondoro uscire dagli spogliatoi con calma piatta, l’aria estremamente depressa, mentre da dentro non proveniva suono alcuno.
Che Oliver Baston fosse stato ucciso da un Bolide e fosse intento a suonare la sua marcia funebre altrove?
D’altro canto, era ovvio che sarebbe tornato come fantasma. Non c’era nessuna garanzia dell’esistenza del Quidditch nell’aldilà, e Baston non avrebbe certo perso l’occasione di tormentare per sempre Fred e George Weasley, probabilmente per non averlo colpito con il sopraccitato Bolide con la violenza che si addice a due suoi Battitori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Katie, Bell, Oliver, Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Nota: Sono quattordici pagine di word

 Nota: Sono quattordici pagine di word. Spero di farmi perdonare per il ritardo nel postare il capitolo. Ricordatevi di recensire, abbiamo i biscottini!

 

Capitolo 5

-Un appuntamento come Merlino comanda-

 

 

Il risveglio di Oliver, sabato mattina, fu particolarmente traumatico. Percy lo buttò giù dal letto di buon’ora – assurdamente presto – e lo costrinse ad infilarsi nella doccia.

«Muoviti, Oliver. Non ti lascerò tutto il giorno a letto ad autocommiserarti. Penelope ha la febbre, quindi tu verrai adHogsmeade con me

Oliver rabbrividì – più per le sue parole che per il getto freddo della doccia – e si rassegnò all’idea di passare una tristissima giornata con Percy a discutere sull’importazione dei manici di scopa.

Per carità, voleva bene a Percy – era uno dei pochi fedeli amici che aveva ad Hogwarts – ma quella giornata ad Hogsmeade se l’era immaginata un tantino diversa.

Con Katie, tanto per fare un esempio.

Quando finalmente si decise ad uscire dal bagno trovò Percy ad aspettarlo appoggiato allo stipite della porta con aria sussiegosa.

Tentò di fargli un sorriso, ma ne venne fuori una smorfia tirata, così rinunciò quasi subito. Percy gli lanciò uno sguardo eloquente e minaccioso allo stesso tempo, e si affrettò ad infilarsi maglione e mantello.

«Andiamo, prendiamoci una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa.» disse il Caposcuola, alzando un angolo della bocca in una parvenza di sorriso.

Oliver lo fermò per un braccio.

«Preferirei non incontrarli.» disse, lanciandogli un’occhiata eloquente.

Percy alzò gli occhi al cielo.

«E cosa vorresti fare, di grazia? Chiuderti da Madama Piediburro? Guarda che le coppiette vanno comunque tutte lì.»

Percy si accorse di aver detto qualcosa di profondamente sbagliato, perché Oliver si lasciò sfuggire un gemito di puro orrore.

«Come non detto, amico. Andiamo alla Testa di Porco.»

Gli lanciò un sorriso di scuse e gli battè la mano sulla spalla in un curioso tentativo di solidarietà.

Oliver lo guardò truce e si avviò verso la Sala Grande con passo funereo, canticchiando qualcosa di non molto allegro.

Percy spese un paio di minuti ad ascoltare, e gli parve di scorgere tra le note distorte l’inno del Puddlemore United a di marcia funebre.

 

 

~°~

 

Sabato, e quindi l’uscita ad Hogsmeade, arrivò per Katie ad una velocità impressionante. La neve continuava a cadere, intervallata ogni tanto da rari scrosci di pioggia. Il parco di Hogwarts era bianco e immacolato, e la luce debole e chiara del mattino gli conferiva un’aria molto più tranquilla di quella che in realtà non avesse.

Katie si alzò presto e si buttò sotto la doccia prima che le sue compagne di dormitorio intasassero il bagno, e riuscì ad occuparlo per un bel po’ di tempo.

Non riusciva a decidersi ad uscire di lì. Insomma, finché era in bagno, non c’era nessun Jack Sloper ad aspettarla davanti al portone d’ingresso. Non c’era nessun ridicolo appuntamento ad Hogsmeade. C’erano solo il camino della Sala Comune, un buon libro, e magari con un po’ di fortuna un paio di chiacchiere con Oliver.

Pensare ad Oliver non fu affatto una mossa vincente. Rabbuiata si decise a spalancare la porta del bagno e infilare la testa nel baule in cerca di qualcosa da mettere.

Rovistò un po’ finché non trovò una normalissima felpa pesante rosso fuoco e un paio di jeans chiari. Se li infilò di malavoglia e passò davanti allo specchio, indecisa se truccarsi o meno.

«Oh, Katie si fa bella per Jack!» esclamò sognante Sophie, la sua compagna di dormitorio.

Katie la fissò per un attimo e chiuse la scatola dei trucchi con uno scatto. Meglio non dare troppi incentivi al ragazzo, no?

Capiamoci, non è che Jack non le piacesse. Era carino e tutto il resto, ma non era Oliver, e su questo punto non c’erano dubbi.

Insomma, perchè si era ridotta ad uscire con uno sconosciuto, per poi accorgersi che Oliver le piaceva da matti?

Tanto ormai era inutile cercare di negare anche l’evidenza. Lo stomaco in subbuglio ogni volta che lui era nelle vicinanze e il radar che sembrava individuarlo anche a cento metri di distanza parlavano chiaro, quasi quanto Alicia.

A proposito, dov’era quella disgraziata? Non aveva mai visto Alicia confabulare tanto con i gemelli Weasley, e questo le metteva addosso un vago senso di inquietudine.

La sera prima li aveva trovati a borbottare in un angolino, e la sera prima ancora erano entrati dal buco del ritratto tutti e tre insieme, tutti e tre con un’aria particolarmente soddisfatta dipinta in volto.

Scosse la testa e scese le scale del Dormitorio con calma, come se il solo camminare piano fosse stato in grado di ritardare il suo incontro con Jack.

Decise di fare tappa in Sala Grande per colazione – non sia mai che Jack Sloper volesse portarla a mangiare qualcosa da Madama Piediburro, che orrore – e lì vi scorse proprio i gemelli Weasley e Alicia, intenti a guardarsi in maniera eloquente e del tutto incomprensibile.

Scorse Jack Sloper al tavolo di Grifondoro e si mise a sedere dall’altra parte, tra Alicia e George.

Fred le lanciò un occhiata sorridente che probabilmente significava “Buongiorno” e tornò a fissare il gemello. Nessuno parlava.

Con una certa ansia ingoiò il pancake davanti a lei pezzo per pezzo, poi si alzò e mollò la scusa di dover scappare in bagno prima dell’incontro.

Fred, George e Alicia le propinarono tre identici, malandrini sorrisi, e questo incrementò il suo stato di inquietudine.

Quei tre stavano tramando qualcosa, Jack la aspettava e Oliver ancora non s’era visto da nessuna parte.

~°~

 

«Bene, se n’è andata. Possiamo procedere con il piano.» disse Fred una volta che Katie scomparve di corsa da dietro la porta della Sala Grande.

Alicia lanciò un sospiro di sollievo e gli sorrise.

«Bene. Sapete cosa dovete fare.» disse George, afferrando un tramezzino e mettendoselo in bocca.

«Non possiamo sbagliare, o salta tutto. Deve essere tutto assolutamente calcolato alla perfezione. Percy ha accettato senza fare troppe domande la proposta di trascinare Oliver a Hogsmeade, al resto ci pensiamo noi.»

Alicia e Fred annuirono, sorridendosi.

«Che il piano abbia inizio.»

 

«Jack Sloper, vero? Sono Alicia, l’amica di Katie.» disse in tono affabile, presentandosi davanti a Jack.

Lui alzò lo sguardo dal suo succo di zucca e la guardò, leggermente incuriosito. O forse era un po’ ebete, dipende dai punti di vista.

Alicia optò per la seconda opzione e si sedette facendo sventolare i capelli.

«Beh, mi domandavo se avevi pensato a cosa regalarle per San Valentino, visto che è tra due settimane.» disse, sorridendo largamente.

Jack tirò fuori un’espressione tra lo sconcertato e il terrorizzato.

«Beh, veramente no. Insomma, oggi è la prima volta che usciamo e…» iniziò, ma Alicia non gli diede il tempo di finire la frase.

«Ma ci penso io!» esclamò, circondandogli le spalle con un braccio.

Jack la guardò terrorizzato e fu costretto a dare le spalle al tavolo, mentre Alicia sproloquiava su quanto Katie amasse i peluches a forma di ragno – non si sa mai, poteva servire un piano B – e nessuno si accorse di Fred Weasley, che fece abilmente scivolare dalla manica uno strano liquido nel succo di zucca di Jack.

«…e quindi, spero che tu abbia capito tutto quello che ho detto!» esclamò Alicia giuliva, notando con la coda dell’occhio Fred che si allontanava lentamente fischiettando in direzione del portone.

Uno scintillio proveniente dalla sua mano le fece capire che il piano stava procedendo come doveva.

Jack la guardò stralunato.

«Assolutamente. Peluches ragno, adora Madama Piediburro e se le metto le mani addosso mi tagli le appendici.» ripetédebolmente.

«Bravo, Jack. Bravo.»

 

 

 

~°~

 

La giornata, per Jack Sloper, era cominciata in maniera alquanto bizzarra.

Escluso il ritrovamento di uno Snaso sguinzagliato per il dormitorio, la sera prima, non riusciva a fare a meno di notare gli sguardi assassini che mezza squadra Grifondoro gli riservava. In particolare quell’Oliver Baston, il capitano. Pensavano forse che avrebbe distratto la loro migliore cacciatrice portandola fuori ad Hogsmeade?

Un tantino preoccupato scese a fare colazione, sentendosi sulla nuca lo sguardo bollente e perforante del Capitano.

Scendendo per le scale incontrò Penelope Light, sua cugina di terzo o quarto grado, che correva per le scale direttaall’infermeria, avvolta in una pesante sciarpa e con un termometro in bocca.

Una volta arrivato in Sala Grande incontrò i ghigni identici di Fred e George Weasley – non aveva perso tempo a cercare di distinguerli – e si defilò, sedendosi il più lontano possibile da loro.

Non sia mai che finisse vittima del loro prossimo, terribile scherzo.

Afferrò una frittella e un bicchiere di succo di zucca e si mise a mangiare in fretta, preoccupato all’idea di fare tardi al suo primo appuntamento. Non era davvero il caso di far aspettare Katie, aveva sentito dire che la ragazza aveva un gancio potente.

Quando perfino Alicia Spinnet – con cui non aveva mai parlato prima – si sedette al suo fianco e iniziò a sproloquiare su San Valentino, facendolo voltare, iniziò seriamente a pensare che un’epidemia di Idioziosi avesse colpito i Grifondoro.

«…e se ti azzardi a metterle le mani addosso ti taglio le appendici, ragazzo. Hai capito tutto?»

stava dicendo Alicia Spinnet.

Un tantino preoccupato fece volare lo sguardo sulla sala prima di rispondere, e realizzò che se si sbrigava, riusciva sicuramente a scappare da lì, evitando perfino uno dei Weasley, che si stava allontanando proprio ora dal suo tavolo, fischiettando.

Deglutì e riportò l’attenzione ad Alicia.

«Assolutamente. Peluches ragno, adora Madama Piediburro e se le metto le mani addosso mi tagli le appendici.» ripetédebolmente.

«Bravo, Jack. Bravo.» disse lei con aria soddisfatta.

Si alzò come se non l’avesse appena minacciato di renderlo impotente, gli fece un gran sorriso e si mise a sedere vicino all’altro Weasley, continuando a fissarlo.

Giusto per avere qualcosa da fare che non fosse contemplare uno scudo per le parti basse, Jack afferrò il suo succo di zucca e lo bevve tutto d’un fiato.

 

 

 

~°~

 

 

«Allora, andiamo?»

Jack sorrise a Katie, e lei non poté far altro se non ricambiare il sorriso. Notò che Jack aveva un’aria un po’ verdognola, ma non disse nulla e si limitò a seguirlo lungo la strada per Hogsmeade.

Aveva smesso di nevicare, e la strada era ghiacciata e scivolosa.

Per un po’ parlarono del Quidditch – Jack si allenava come battitore e avrebbe tanto voluto far parte della squadra, magli Weasley erano imbattibili – e quando espresse le sue curiosità sulle strane occhiatacce di Oliver Baston Katie deviò la conversazione su una rotta più sicura, i compiti di Trasfigurazione.

Jack si lamentò per una decina di minuti di tutti gli insegnanti dell’intera scuola, poi sorrise timidamente a Katie e fece delle tranquillissime domande sulla sua famiglia.

Katie rispose tagliando i dettagli, cercando di tenere degli argomenti di riserva per quando inevitabilmente non avrebbero più saputo di cosa accidenti parlare.

Jack ogni tanto rallentava, come per godersi il panorama candido, e tremava un po’, probabilmente per via del freddo.

Katie chiese a Jack dei suoi genitori, e lui si illuminò e parlò per venti minuti buoni dei commerci di Calderoni di suo padre.

Era un po’ come parlare con Percy Weasley – Percy era meno muscoloso e più rosso – e di conseguenza Katie si ritrovò ad annuire senza capire un accidente di Importazioni di Doppi Fondi.

 

Arrivarono ad Hogsmeade parlando del più e del meno – bastava lasciar fare conversazione a Jack, che sembrava inesauribile – e si fermarono in prossimità dei Tre Manici di Scopa.

Katie guardò speranzosa Jack – era veramente freddo – ma lui continuò a ciarlare e tirò dritto fino a metà della via principale, per poi fermarsi con un sorriso soddisfatto esattamente davanti a Madama Piediburro.

La ragazza represse un conato di vomito – effettivamente anche Jack sembrava sul punto di rimettere – e lo seguì mestamente oltre la porta.

 

Dentro c’erano coppiette ad ogni angolo, e una grassoccia signora sulla quarantina – Madama Piediburro, presumibilmente – serviva i tavoli facendo svolazzare la gonna e sorridendo ai giovani clienti.

«Beh,» fece Jack. «Mi sembra…carino

Katie si costrinse a sorridere al ragazzo – ma probabilmente le uscì una smorfia – e guardandolo meglio in volto si rese conto che sembrava davvero malato.

Tremava, e questo poteva essere giustificato dal freddo.

Aveva delle curiose occhiaie violacee sotto agli occhi, ma magari aveva dormito poco.

Era piuttosto giallognolo in faccia, ma magari era il suo colore naturale e Katie non ci aveva mai fatto caso prima.

Sudava, e per questo davvero non c’era spiegazione, erano meno quattro gradi fuori di lì.

Ma ciò che la convinse definitivamente che Jack stava davvero male furono lo sguardo vagamente febbrile e la mano che si teneva sullo stomaco, come se stesse veramente per vomitare.

«Jack, ti senti bene?» chiese, esitante, quando lui non diede segno di volersi muovere da davanti alla porta.

La risposta si perse nel fragore dell’entrata di qualcuno di particolarmente rumoroso, o forse Jack non rispose affatto, ma Katie non poteva saperlo.

Venne sommersa da tre visi alquanto familiari, e i sospetti che aveva avuto a colazione incrementarono a dismisura.

Fred, George e Alicia fecero ingresso nel locale, li salutarono allegramente e presero posto su un tavolino di fianco al bagno.

Jack li vide e diventò bianco come un lenzuolo.

Decisa a ignorare la stranezza della situazione, almeno per il momento – ci mancava solo la Piovra Gigante e poi c’erano veramente tutti – Katie attirò l’attenzione di Jack posandogli una mano sul braccio.

«Ci sediamo lì?» chiese. Gli indicò il tavolo più lontano possibile dai gemelli e Alicia, e Jack parve riprendere un po’ di energia. Le sorrise con aria di scuse e si sedettero.

Madama Piediburro arrivò da loro in un baleno e ordinarono due Burrobirre allo Zenzero – Katie si rifiutava di provare la specialità della casa, Acqua Tonica agli Scarafaggi e Burro – e Jack approfittò di un suo momento di distrazione per allungare una mano sul tavolo e posarla a dieci centimetri dalla sua.

Katie cercò di fare finta di niente, ma sentiva il calore della mano di Jack poco lontano dalla sua e gli sguardi perforanti di quegli impiccioni dei Weasley – e anche quella che si faceva chiamare la sua migliore amica – sulla nuca.

Arrivarono le Burrobirre e entrambi ringraziarono la locandiera. Katie si nascose dietro al suo boccale senza ritirare la mano e Jack continuò a chiacchierare, interrompendosi ogni tanto per sorseggiare la sua Burrobirra allo zenzero.

Improvvisamente si bloccò e deglutì a fatica, e Katie lo guardò preoccupata.

Sembrò per un attimo sul punto di rimettere, ma poi parve riprendersi e gli sorrise, arrossendo furiosamente.

Katie cercò qualcosa da dire per dissipare l’imbarazzo. Nemmeno Jack sembrava molto a suo agio.

«Ti è piaciuta la partita dell’altro giorno?» chiese.

Niente male, niente male, pensò. Sto migliorando.

Lui si illuminò e le regalò un gran sorriso.

«Da matti. Siete stati fantastici, è stata una partita veramente meravigliosa. Potter, poi, è stato davvero bravo. Che finta che ha fatto con quella picchiata, superba. La Chang stava per sbattere il muso sulle gradinate.»

Katie ridacchiò e Jack le sorrise, apparentemente soddisfatto per aver concluso una frase senza andare all’altro mondo, e fece per aggiungere qualcosa, ma si bloccò di colpo.

Un curioso rumore, come un borbottio, attirò l’attenzione di Katie e lei ne cercò la fonte.

Si guardò per un attimo in giro, mentre Jack arrossiva di botto, e poi riportò lo sguardo su di lui.

Contemporaneamente, entrambi abbassarono lo sguardo sullo stomaco del ragazzo, che aveva preso a brontolare a più non posso, in maniera alquanto inquietante.

Jack emise un suono a metà tra un gemito di dolore e un mugugno terrorizzato e si portò una mano alla bocca.

Biascicò uno “scusa”ovattato e corse in bagno, sotto lo sguardo esterrefatto di Katie e di tutto il locale.

La ragazza si ritrovò ad arrossire violentemente e a fissare la sua Burrobirra per non alzare la testa, e non si mossenemmeno quando tre sedie vennero trascinate prima indietro e poi avanti. Sapeva benissimo chi si era appena seduto al suo tavolo.

«Ma cos’ha Sloper, Katie?» chiese Alicia incuriosita e ridacchiante.

Katie alzò lo sguardo su di lei sospettosamente, ma Alicia sembrava solo molto curiosa e divertita.

«Credo che stia male.» rispose, anche se era particolarmente ovvio.

Fred e George erano immersi in una conversazione su un loro nuovo progetto, dolci magici e scherzi di ogni genere probabilmente, e sembravano avere un’aria abbastanza innocente, per i loro soliti standard.

«Beh,» sussurrò Alicia per non farsi sentire dai gemelli, troppo impegnati per prestar loro attenzione. «Te ne sei liberata in fretta.»

Katie fissò la porta del bagno e non le rispose, e Jack ne uscì dopo quindici minuti buoni.

Si diresse al loro tavolo con calma, come se avesse paura di dover tornare davanti alla tazza del water da un momento all’altro. Ora tendeva veramente al giallo in viso e sembrava sul punto di ricoprirsi di strane pustole.

«Non sto molto bene, devo andare in Infermeria. Mi dispiace lasciarti qui.» disse in tono sofferente e monocorde.

Katie lo guardò preoccupata.

«Vuoi che ti accompagno?» chiese.

Lui scosse la testa debolmente, iniziando a virare vagamente verso il violaceo.

«Non preoccuparti, ce la faccio. Credo

Lanciò un ultima occhiata spaventata ai gemelli, troppo occupati per badare a lui, e a Alicia, che stava guardando con moderato interesse Michael Corner che baciava una ragazza bionda di Corvonero, e si defilò attraverso la porta in fretta, senza dire altro.

Fred si girò appena per vederlo uscire e sgranò gli occhi.

«Katie, perché Sloper ha una coda da canarino attaccata al sedere?»

A Katie parve di cogliere un luccichio soddisfatto nello sguardo di George, ma si convinse di esserselo semplicemente immaginato.

«Beh Katie, noi dobbiamo proprio andare.» esclamò Alicia all’improvviso.

Tirò su di peso Fred e George, che erano ritornati al loro discorso contorto su merendine che facevano vomitare, e uscirono dal locale lasciando lì Katie come un salame, a domandarsi che accidenti avesse fatto a Godric per meritare una giornata così assurda.

 

 

 

 

 

~°~

 

 

 

«Insomma, Perce, ti decidi a scegliere questa dannatissima piuma?»

Oliver era davvero di pessimo umore. Non aveva incontrato Katie né al Castello né ad Hogsmeade, e non era esattamente sicuro che fosse una cosa positiva. Certo, si era risparmiato la vista dei raccapriccianti tentativi del suo rivale di conquistare la ragazza che amava, ma non vederla gli aveva messo addosso un po’ di ansia.

Come a rendere le sue preoccupazioni più reali, aveva trovato Fred, George e Alicia intenti a borbottare tra loro a Colazione, con l’aria aver intenzione di combinare qualcosa di grosso. Dai gemelli Weasley una cosa del genere potevi aspettartela, ma ciò che maggiormente lo scioccava era l’espressione risoluta e malandrina di Alicia. Aveva evitato abilmente di domandarsi che accidenti avessero in mente – era sicuro di non volerlo affatto sapere – e aveva seguito Percy ad Hogsmeade, per finire un’ora intera rinchiuso in un negozio ad aspettare che Perce scegliesse una dannatissima piuma d’aquila, visto che la sua era esplosa per un piccolo incidente a Incantesimi.

«Taci, Baston. Posso ricordati che sei stato tu a dare sfoggio delle tue doti da piromane dando fuoco alla mia piuma semi-nuova?» lo rimproverò Percy, saggiando la leggerezza di una piuma color panna.

Oliver strinse gli occhi e lo guardò male.

«Ti ho già chiesto scusa in ginocchio. Cosa devo fare per farmi perdonare, presentarti a Caramell

Percy spalancò la bocca.

«Lo consci?!» esclamò stupefatto.

«No, Perce. Ti stavo prendendo in giro.»

«Ah.»

Percy gli lanciò un occhiata rancorosa e tornò ad osservare la piuma, passandola sotto il naso.

Oliver lo osservò per un po’, nella speranza che l’amico si sentisse sotto pressione e affrettasse la sua scelta, ma Percy era un tipo pignolo e testardo.

Dopo aver provato quasi tutte le piume del negozio la scelta cadde sulla seconda che aveva preso in mano appena entrato – come Oliver aveva ovviamente previsto – e come se non bastasse Percy pagò i sedici Falci che doveva al venditore in Zellini, posandone uno per uno sul bancone con fare pomposo.

Uscirono dal negozio e Oliver fu quasi sollevato nel sentire l’aria gelida di fine gennaio sul volto. Percy invece si ritrasse nel cappotto e ficcò la faccia nella sciarpa rosso-oro.

«Dove credi che sia?» domandò Oliver, senza nessuna particolare inflessione della voce. Cercava di mantenere un tono neutro, ma era sicuro che Percy sapesse esattamente cosa stesse provando in quel momento.

Desiderò ardentemente di essere sul campo da Quidditch in sella alla sua Comet 260 ad allenarsi duramente. Almeno in quel modo non ci sarebbe stato spazio per nessun pensiero molesto che si presentava sotto forma di una splendida ragazza con i capelli neri.

Sangue, sudore e lacrime, ecco cosa ci voleva davvero. Doveva smettere di pensare a Katie, doveva concentrarsi sul Quidditch.

Percy lo guardò, vagamente compassionevole, e Oliver si maledisse per avergli fatto una domanda del genere. Era strano parlare di queste cose con Percy. Percy stesso era strano fino all’inverosimile – e pomposo, e rompiscatole, e un Prefetto, e noioso – ma gli voleva bene.

«Fa freddo. Credo che siano in qualche negozio, o ai Tre Manici di Scopa.» rispose.

Era una mezza verità, e lo sapevano entrambi. Faceva davvero freddo, e magari Sloper stava cercando un modo di scaldare Katie. Oliver represse l’improvviso istinto omicida che lo colse nel bel mezzo della strada e si distrasse un attimo, cosicché non vide la palla di neve arrivare. Quella lo centrò dritto in faccia, e quasi cadde all’indietro per lo spavento. Tuttavia, le sue doti straordinarie da Portiere gli permisero di parare una parte del missile, e vide con la coda dell’occhio due familiari teste rosso fuoco in un mare di bianco.

«Voi due!» sibilò Percy, contrariato ma anche sollevato di non essere il bersaglio, per una dannatissima volta, dei suoi molesti fratelli.

Oliver si riprese dallo shock della paralisi facciale causata dal gelo della neve e si trovò davanti Alicia e i gemelli Weasley, come annunciato da Percy.

Fred gli sorrideva – o era George, dannazione? – e l’altro stava per rotolarsi a terra, spanciandosi dalle risate per la sua faccia sconvolta.

Alicia gli sorrise incoraggiante, e per un fugace, terrificante momento ebbe il sospetto che tutta la squadra di Quidditch, compreso il giovane Harry, fosse a conoscenza della sua tribolazione sentimentale e dei suoi sogni non sempre castissimisulla loro migliore Cacciatrice.

«Percy, veniamo giusto ora dal castello. Abbiamo incrociato Penelope che andava in Infermeria, chiede di te.» disseAlicia, sorridendo anche a Percy. Alicia e Penelope avevano la stessa età e frequentavano delle lezioni insieme, e potevano dirsi amiche, anche se non passavano molto tempo insieme.

I baffi da burrobirra dei gemelli Weasley, però, erano vagamente sospetti, così come i loro occhi – identici – puntati su Percy, come se il fatto che il ragazzo dovesse correre al capezzale di Penelope Light fosse una questione di vita o di morte.

Percy parve cogliere l’occhiata dei fratelli, ma anziché rimproverarli come faceva di solito per le loro occhiate diaboliche degne di Salazar Serpeverde o di Sirius Black, fece una cosa stranissima.

Aprì la bocca a formare una perfetta, tonda e silenziosissima “O”, per poi guardarlo di sfuggita annuire, gli occhi spalancati in un’espressione a metà tra il sospettoso e il sorpreso.

«Ti accompagniamo, stavamo tornando su, fa troppo freddo.» disse Alicia, sorridente come non mai. «E poi voglio vedere anche io se Penelope si sente meglio.» aggiunse, pensierosa.

Percy deglutì, cosa stranissima, e si girò verso Oliver, passandogli un foglietto di pergamena.

«Avevo delle commissioni da fare. Se ti lascio la mia lista, le faresti per me? Ti lascio anche i soldi.» disse, supplichevole. Oliver capì che era combattuto tra il lasciarlo lì da solo come un gatto abbandonato e correre al capezzale della fidanzata, più che altro perché lei lo avrebbe mollato se non fosse arrivato di corsa, visto come lo comandava a bacchetta.

Annuì mestamente e afferrò gli oggetti che l’amico gli porgeva, sotto lo sguardo avido – chissà perché, poi – dei gemelli Weasley.

Percy gli sorrise un’ultima volta.

«Scusa, Oliver. E grazie!» disse. Poi si voltò e iniziò a marciare spedito verso il castello più in fretta che poteva, accompagnato da Alicia e i gemelli Weasley, che esibivano i volti di coloro che avevano appena portato a termine con estrema efficacia una missione particolarmente difficile.

Rimase a guardarli allontanarsi chiacchierando – Percy estrasse la bacchetta un paio di volte e la puntò contro i fratelli – e se ne stette fermo lì, al freddo, per una manciata di secondi di troppo.

Caso volle che la fortuna passasse di lì in quel momento, attirata da tutte le cospirazioni in atto a sua insaputa.

«Ehi, Oliver!»

Oliver sgranò gli occhi e rimase immobilizzato sul posto, senza avere il coraggio di girarsi.

Katie, fu tutto ciò che la sua mente riuscì a produrre.

 

 

~°~

«Ehi, Oliver!»

Katie non riusciva a credere ai suoi occhi. Che diavolo ci faceva Oliver Baston a Hogsmeade, da solo come un cane, in mezzo alla strada, a fissare Hogwarts da lontano con quell’aria da ebete?

Lui per un istante rimase immobile, come se gli fosse stato lanciato un Pietrificus Totalus, e Katie fu quasi sul punto di borbottare un Finite Incantatem per assicurarsi che nessuno lo avesse stregato, ma poi si mosse.

Si voltò lentamente verso di lei, e sul suo volto passarono tre diverse reazioni nel giro di un nanosecondo, tanto che a Katie venne il dubbio di essersi immaginata tutto.

Prima parve estremamente terrorizzato, poi improvvisamente sollevato, e poi di botto terribilmente imbarazzato.

Katie cercò di sorridergli, e quando vide che Oliver ricambiava il suo sorriso si sentì vagamente meno preoccupata. Se riusciva a sollevare gli angoli della bocca, non aveva nulla che non andava. In genere, per controllare che il soggetto non fosse sul punto di avere un infarto, si chiedeva di formulare una frase di senso compiuto, ma evitò di fare la prova, certa che Oliver avrebbe risposto qualcosa come “la pluffa non entrerà negli anelli”.

Cercò qualcosa di sensato da dire, perché fissarsi per un determinato periodo senza proferire parola non era esattamente una buona idea, e se ne uscì con un sofisticatissimo «Cosa ci fai qui tutto solo?».

Si complimentò mentalmente con se stessa, perché Oliver parve leggermente più a suo agio e rispose come una persona normale, senza citare il Quidditch nemmeno una volta.

Raccontò di essere arrivato con Percy e di aver passato più di un’ora a scegliere una Piuma d’Aquila.

«Poi abbiamo incontrato i gemelli Weasley e Alicia, » disse. « e Percy è andato con loro al castello, perché Penelope, la sua ragazza, è finita in Infermeria.»

«Che strano.» fece allora Katie, mentre camminavano lentamente fiancheggiando il lato sinistro della via. «Anche Jack è andato in Infermeria. Non stava affatto bene.» disse, guardando Oliver di traverso.

Le parve di scorgere un lampo di trionfo negli occhi del ragazzo, ma si convinse di esserselo solo immaginato. Aveva davvero una fervida immaginazione, quel giorno.

«Ah, ecco, mi stavo chiedendo dove fosse finito!» si lasciò sfuggire Oliver. Parve pentirsene immediatamente, perché serrò la bocca e non aggiunse nient’altro.

Katie, alla luce delle parole di Alicia e degli eventi di quei giorni, si sentì in dovere di dare delle spiegazioni che lui altrimenti non avrebbe mai preteso, orgoglioso com’era.

«E’ stato un fiasco di appuntamento, non credo che ci uscirò di nuovo.» rivelò, arrossendo.

Era quasi una confessione, se ci si pensava bene, e Oliver diventò talmente rosso che quasi riusciva a sentirsi il calore addosso. Questo parve rincuorarla, e Oliver riprese a camminare decisamente più soddisfatto, cosa che la rese davvero felice.

«Devo fare alcune commissioni per Percy, ma non so davvero dove trovare un…» scorse appena il foglietto che aveva in mano «…maglione di lana in fibra morbida.» lesse, sconcertato.

Katie gli sorrise e si sentì avvampare, ma anche molto leggera.

«Ci penso io, Capitano.»

 

Il resto della mattinata passò ad una velocità incredibile per Oliver. Avevano trovato il maglione per Percy, che evidentemente era deciso a non indossare il solito, lanoso maglione con la P ricamata sopra che sua madre soleva regalargli ad ogni Natale.

Katie era stata fondamentale nelle operazioni di acquisto: avevano riso a crepapelle della lista assurdamente precisa di Percy, considerato che l’aveva scritta per se stesso, e risero anche quando Katie inciampò in quel sasso che sporgeva dalla neve. Oliver l’aveva afferrata per un braccio prima che lei si spiaccicasse a faccia avanti sulla strada, per poi arrossire di botto per il contatto e quell’insolita vampata da calore che l’aveva avvolto.

Si erano davvero sbellicati quando la sciarpa rossa della ragazza si era inesplicabilmente  impigliata in un lampione, quasi strangolandola.

Ancora una volta Oliver era corso a salvarla, sorridente e imbarazzato, sentendosi tanto uno sfigatissimo cavaliere che salva la sua dama in pericolo.

Ma Katie non era tanto una damigella in pericolo quanto un’autentica calamita per disgrazie e calamità naturali.

Sembrava proprio che non riuscisse a stare dieci minuti senza che qualcosa la aggredisse, che fosse la sua sciarpa, un sasso o la capra imbestialita del barista della Testa di Porco.

Oliver aveva già notato questo aspetto di Katie durante allenamenti di Quidditch e partite. I bolidi avevano sviluppato una particolare familiarità con il cranio, il naso e le costole di Katie, e i giocatori avversari sembravano aver messo su un giro di scommesse clandestine su chi la buttava giù dalla scopa più velocemente.

Sembrava davvero che fosse perseguitata dalla sfortuna, e Oliver ne era profondamente convinto, ma rimaneva comunque una giocatrice di Quidditch eccellente.

 E forse lui era un po’ di parte, ma diceva la stessa cosa anche di Harry, e non era di lui che era follemente innamorato, no?

In quel momento Katie lo riscosse dai propri pensieri, posandogli con leggerezza disarmante una mano sul gomito.

«Che ne dici se andiamo a mangiare un panino ai Tre Manici di Scopa?» domandò, mentre il suo stomaco brontolava allegramente per darle manforte.

Oliver si accorse di essere terribilmente affamato e annuì, sorridente.

Katie gli restituì radiosa il sorriso e lui non poté fare a meno di ringraziare Godric, Merlino, Morgana, Silente e tanti altri per tutte le fortunate coincidenze che l’avevano portato a passare la giornata con Katie anziché con Percy.

Non poteva certo sapere che Katie, in cuor suo, stava ringraziando esattamente per la stessa cosa.

 

Quando entrarono ai Tre Manici di Scopa erano ormai le due e mezza del pomeriggio e il locale non era affollato come Oliver pensava.

C’erano solo Sunas Bones e Hanna Abbott di Tassorosso e un altro gruppo di studenti che conosceva solo di vista. Katie salutò timidamente le due ragazze con un gesto della mano e Oliver sorrise loro. Avrebbe volentieri gridato al mondo tutta la sua felicità, ma forse era meglio trattenersi fino a che non sarebbe stato solo, in Dormitorio.

Era ad Hogsmeade con Katie Bell, erano da soli, e quello si stava trasformando sempre di più in un appuntamento in piena regola.

Ora doveva solo pagarle il pranzo, farla ridere, chiderle un altro appuntamento, riaccompagnarla fino in Sala Comune e magari strapparle anche un bacio sulla guancia.

Se ci fosse stato Percy, probabilmente lo avrebbe rimproverato di essere stoltamente ottimista fino alla nausea, lui che di solito era un pessimista cronico, ma in quel momento non si sentiva né ottimista né il contrario. Si sentiva solo decisamente euforico.

Si sedettero ad un tavolo all’angolo e ordinarono due panini, cominciando a parlare di Quidditch.

Katie sembrava entusiasta dell’andamento della classifica, nonostante a entrambi bruciasse ancora la sconfitta controTassorosso, e condividevano l’ansia per la partita decisiva, quella contro Serpeverde.

Se Oliver era preoccupato all’idea di annoiare Katie con l’argomento Quidditch, si sbagliava di grosso.

Lei iniziò a parlarne, godendosi gli occhi accesi dall’euforia e dall’eccitazione di Oliver, e lei chiuse il discorso, rassicurando Oliver ottimisticamente e rimproverandolo bonariamente di tentare di assassinare Harry Potter.

Lui sorrise imbarazzato e si portò una mano tra i capelli, sulla nuca, posando l’altra a pochi centimetri da quella di Katie.

Lei guardò per un istante le loro mani vicine e riportò subito lo sguardo su Oliver, vagamente rossa in viso.

«Vedrai che vinceremo la coppa, Oliver. Me lo sento.»

Perché lo aveva detto lei, Oliver ci credette. Si sentiva talmente felice e stordito che nemmeno realizzò quello che stava facendo fino a che non si ritrovò a coprire la mano della ragazza con la sua, a guardarla negli occhi grigi e a mormorare «Grazie.» con un tono talmente dolce che sconvolse per primo se stesso.

Quella volta, tuttavia, non si sentì affatto in imbarazzo. La mano di Katie era fredda e la sua era a dir poco bollente, e il netto contrasto gli mandava brividi gelati lungo il gomito.

Trovò il sorriso dolce che lei gli rivolse la cosa più bella del mondo, e decretò che non avrebbe spostato la mano di lì neanche morto.

 

 

Uscirono dal locale ridendo e guardandosi timidamente di sottecchi. Oliver aveva insistito per pagare e Katie aveva protestato per un po’, ma sapeva che era una battaglia persa in partenza: se Oliver Baston si metteva in testa di fare una cosa, non c’era verso di farlo desistere, in alcun modo.

Come quella volta che li aveva costretti ad allenarsi con una mano legata dietro alla schiena, tanto per fare un esempio.

Katie sorrise divertita al ricordo e si strinse nella sciarpa e nel mantello per ripararsi meglio.

«Hai freddo?» le chiese Oliver, avvicinandosi a lei impercettibilmente.

Katie alzò su di lui lo sguardo, sollevando un sopracciglio con aria divertita.

«Tranquillo, non mi ammalerò e verrò ai prossimi allenamenti senza problemi.» gli rispose ridendo.

Oliver si finse offeso per il fatto che lei gli avesse dato del furioso Capitano maniaco e borbottò un paio di dinieghi.

«La sua testa! Galleggiava!», gridò qualcuno, travolgendoli.

Oliver riconobbe Draco Malfoy, ricoperto di fango e inseguito dai suoi due soliti scagnozzi, che correva a rotta di collo per le vie di Hogsmeade, diretto ad Hogwarts. Aveva l’aria di chi ha appena incontrato un lupo mannaro, e lo sentirono strillare a gran voce fino a che non fu solo un puntino che correva veloce verso il castello.

Oliver lo osservò per un po’ e poi ridacchiò in direzione di Katie, scuotendo la testa e alzando le spalle.

Katie rise di nuovo e si sentì estremamente leggera. Qualsiasi questione sarebbe passata in secondo piano, di fronte a un ragazzo così pazzo, carino, maniacale e dolce.

«Ci avviamo al castello? Fa davvero freddo.» propose Oliver, rabbrividendo.

Katie, che non disdegnava affatto l’idea di entrare in Sala Comune con Oliver Baston, annuì.

Per prima cosa, se Jack li avesse visti insieme probabilmente non le avrebbe più chiesto di uscire. Oliver aveva l’aria da pazzo pericoloso, soprattutto quando si andava ad intaccare la concentrazione della sua squadra di Quidditch, e Katie sperava che almeno un po’ fosse geloso.

Secondo, era sicura che avrebbe trovato lì Puffo Weasley, Pelo Rosso e Pluffa Impazzita, in sua attesa, con tre ghigni esattamente identici.

Sospettava in un loro coinvolgimento negli eventi fortunati e casuali della giornata, ma non poteva provarlo, se non sottoponendoli a Veritaserus o Maledizione Imperius, entrambi mezzi un tantino illegali.

«Per me va bene. Rischio di prendermi un raffreddore, se passo ancora molto tempo al freddo!» esclamò Katie.

Oliver la guardò storto e mormorò qualcosa come Autoboicottaggio degli allenamenti”, ma alla fine sorrise e la seguì su per il sentiero che riportava al castello.

Chiacchierarono praticamente di tutto durante il tragitto di ritorno, e Katie ebbe anche l’occasione di raccontare a Oliver della misera figura con Jack e della fine tragica del suo appuntamento.

Oliver si disse dispiaciuto per lui, ma il sorrisetto sadico che aveva in faccia suggerì a Katie che, se Alicia aveva ragione, e lei piaceva a Oliver – cosa di cui dubitava – in quel momento il ragazzo stava augurando a Jack Sloper tutti i virus intestinali del mondo.

 

Entrare nel castello fu un vero sollievo per i due ragazzi, ormai gelati dalla testa ai piedi. Alcuni studenti stavano rientrando da Hogsmeade alle loro spalle, dirigendosi in massa verso la torre di Corvonero.

Oliver vide Cho Chang camminare di fianco ad un’amica con l’aria civettuola e per niente abbattuta.

Fecero le sei rampe di scale che li separavano dalla Torre di Grifondoro con calma, mentre Katie raccontava allegramente delle sue vacanze di Natale e Oliver ascoltava rapito, ridendo di tanto in tanto alle sue battute, sorridente come un ebete innamorato solo sa essere.

«…e la mia vicina di casa, Babbana, ha chiamato il numero speciale perché dice di aver visto Sirius Black nascosto nella sua siepe. A Londra! Ma figuriamoci.» stava dicendo Katie.

Oliver ridacchiò.

«Così vivi nel quartiere Babbano di Londra?» domandò, curioso. «Dev’essere strano stare lontano dalla magia, a casa.»

Katie annuì mesta.

«Sono Mezzosangue,» disse. «Mia madre è una strega e mio padre un Babbano. Abitiamo insieme a mia nonna paterna.»

Oliver le sorrise. Non le importava se fosse Purosangue o Nata Babbana. Anche lui era Mezzosangue, nonostante non avesse mai conosciuto il padre*, Babbano.

Era cresciuto con sua madre, e quando lui aveva dodici anni lei si era risposata con un mago, Arnold, a cui Oliver era molto legato.

«Speriamo che Sirius Black non si faccia vivo ad Hogwarts.» sospirò Katie. «Insomma, era il più fedele seguace di Tu-Sai-Chi, e Harry l’ha fermato. Vorrà vendicarsi, ora che è libero.» aggiunse, preoccupata.

Oliver le lanciò un’occhiata orgogliosa e obliqua. «C’è Silente ad Hogwarts, non oserebbe mai.» disse. «E poi, prima di far fuori il miglior Cercatore che Grifondoro abbia mai avuto, dovrà passare sul mio cadavere.» annunciò tetro, sfiorando la bacchetta.

Katie rise di lui per un’intera rampa di scale e lui si ritrovò a farle il solletico per farla smettere, mentre acceleravano il passo inconsapevolmente.

Arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, vi trovarono Sir Cadogan, che lì salutò con un inchino, chiamandoli Ginevra e Artù, e accettò la parola d’ordine – Vile Canaglia – con estrema riluttanza.

«Avrei preferito sfidarvi a singolar tenzone, nobile cavaliere comandante delle tue truppe!» disse, risentito, poi scivolò in avanti e li lasciò passare.

La Sala Comune era stranamente deserta. C’era solo un ragazzo che leggeva, in un angolo, e che non si curò affatto di loro.

Katie lanciò un’occhiata alle scale del suo Dormitorio e poi si girò di nuovo verso Oliver.

«Beh, ho passato una bellissima giornata, davvero.» disse a Oliver. Lui sorrise, radioso.

«Anche se a Sloper è spuntata una coda di canarino per cause sospette?» domandò, ridacchiando.

«A meno che non sia stato tu, direi di si. Anche se Jack è scappato dal nostro appuntamento.» rispose, spostandosi i capelli dietro l’orecchio.

Oliver le fece un sorriso dolce.

«Non sono stato io, mi dispiace.» disse ridendo. «Mi sono divertito un sacco.» aggiunse, guardandola più intensamente negli occhi. Era arrivato il fatidico momento, e lui lo sapeva. E probabilmente lo sapeva anche lei.

«Grazie per avermi fatto compagnia, Katie.» disse. Abbassò lo sguardo mentre lei rispondeva «Di niente!» , forse un po’ troppo in fretta.

Passò un istante di silenzio imbarazzato, e Oliver si decise.

Ora o mai più.

«Mi stavo chiedendo,» iniziò, fissandosi le scarpe e arrossendo, « se per caso non ti andasse…ovviamente, tra un allenamento di quidditch e un altro…cioè, io…» fece un sospiro e continuò, rivolto ai lacci delle scarpe. «se magari ti andava di tornare ad Hogsmeade. Con me. Da soli

Arrossì furiosamente, e pregò silenziosamente il pavimento della Sala Comune di risucchiarlo e richiudersi sulla sua vergogna, ma quello rimase lì dov’era, dispettoso.

Katie spalancò la bocca e gli occhi e ci mise un istante di troppo a realizzare ciò che stava succedendo.

Oliver si sentì terribilmente scoraggiato. Ammosciato, per la precisione.

«Ovviamente, se non vuoi…cioè, magari tu…Sloper…» fece, costernato, rivolto alle scapre.

Katie sorrise, e fu un sorriso splendido, che illuminò la stanza, e Oliver lo percepì, tanto che alzò gli occhi sui suoi, trovandola veramente troppo vicina.

Riusciva quasi a distinguere chiaramente le ciglia e tutte le pagliuzze azzurre dell’iride…

«Mi piacerebbe un sacco rispose lei piano.

Si guardarono per un secondo, poi Katie fece una cosa meravigliosa e completamente inaspettata.

Si alzò in punta di piedi, lo guardò maliziosamente un’ultima volta e gli sfiorò la guancia con le labbra.

Oliver rimase lì, imbambolato, senza nemmeno prendersi il disturbo di arrossire furiosamente. Katie invece si ritrasse, color bordeaux in viso, mormorò un “ci vediamo domani” e scappò nel suo dormitorio.

Oliver aspettò di sentire il rumore della porta chiusa, poi si lanciò verso le scale del suo, di dormitorio.

Doveva trovare Percy, e subito.

Fece le scale due a due, sentendosi l’uomo più felice sulla faccia della terra.

Prima di trovare Percy, però, ci voleva una doccia. Una doccia gelata.

 

 

 

 

Selene’s Corner

 

Chi non muore si rivede, eh?

Chiedo umilmente perdono, perché ci ho messo una vita a scrivere il capitolo, ma spero che vi piaccia e che sia di vostro gradimento. E’ un capitolo bello corposo –quattordici pagine di word, è troppo lungo? – e spero di farmi perdonare in questo modo :D

Ecco la tanto attesa uscita ad Hogsmeade.

Devo dirvi alcune cose importanti, quindi vi prego di leggere.

 

1-      Ho inserito un’immagine della storia, la trovate all’inizio del primo capitolo. E’ il mio primo esperimento conPhotoshop, spero che vi piaccia :D Fatemi sapere, mi raccomando!

2-      Volevo farvi una domanda importante: come credete che sia la caratterizzazione dei personaggi di cui parlo? Cosa secondo voi non quadra molto, o non è molto chiaro? E cosa, secondo voi, è di troppo nelle descrizioni? 
Sono un po’ in ansia per via dell’IC, e spero di averlo rispettato.

3-      Ho inserito il dialogo sui genitori e sulle origini perché servirà da base per il futuro, insomma. Le informazioni su questo le ho trovate su Wiki Harry Potter. Non sono certe al 100%, ma dovrebbero essere entrambiMezzoSangue. (E non sanguesporco, attenzione!) Figli di un mago e un babbano, insomma. A metà :D

4-      Del padre di Oliver ho deciso io, rileggendo HP4. Lì dice che Harry viene presentato ai genitori di Oliver, e ho pensato di condire di più la faccenda. Ora la madre sta con un mago, quindi nella guerra non correrebbero rischi, ma Oliver è comunque per metà babbano. :D

 

 

Passiamo però ai ringraziamenti: devo davvero ringraziarvi per le meravigliose nove recensioni che mi avete lasciato. Dal prossimo capitolo ho deciso che risponderò alle recensioni qui in fondo alla pagina, perché quel metodo mi piaceva di più, a dirla tutta :D

Grazie infinite a Perla (benvenuta!) IlaSunnySmile, Ceci Weasley , Wynne_Sabia, Roxas93 (benvenuta anche a te!),Tinotina, Ella18 (welcome!), Queen_(bentornata!!) e AresEris (record recensione più lunga, mi sa :D)

 

 

 

ANNUNCIO: Oliver tornerà a farsi vedere sotto la doccia nel prossimo capitolo, dove torneranno anche le sue numerose paranoie mentali, e apparirà anche il professor Lupin :D Oh, Remus adorato!!

 

ANNUNCIO 2: Come suggerito da Wynne_Sabia, fondiamo il C.R.A.B : Comitato Riabilitazione Addominali di Baston, decisamente troppo sottovalutati in questo sito :D

 

Insomma, se volete partecipare, fatemelo sapere!! Abbiamo tanti pupazzetti di Oliver strizzato sotto la doccia e tanti poster!! :D E ovviamente, i biscottini! :D

 

SPOILER PROSSIMO CAPITOLO: Oliver parlerà con Lupin, sapremo finalmente cosa hanno combinato Alicia, Fred e George a Jack Sloper, e scopriremo anche cosa c’entra Percy.

E ci sarà una piccola sorpresa che spero vi piaccia :D

 

 

 

Beh, che altro dire?

Ah, ma certo!

 

 

ACCIO RECENSIONI!

 

 

 

Baci,

 

Selene

 

 

   
 
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