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Autore: KikiWhiteFly    12/08/2011    8 recensioni
Prima classificata a parimerito allo "Sfigapairing Contest" indetto da FataFaby89 sul forum di EFP.
«Non prenderti in giro, Sana. Se tu gli volessi bene, se tu desiderassi vederlo, se tu volessi andarlo a trovare, se tu vorresti scrivergli una lettera... io ne sarei felice, davvero. Ma tu... tu lo ami come il primo giorno. Tu sei uno di quei casi impossibili».
Rei si prende nuovamente la testa tra le mani, non riesce nemmeno ad immaginare quanta sofferenza starà provando in quel momento a causa sua.
«I-Impossibili?»
«Sei una di quelle rare persone che non potrebbe mai vivere con un sinonimo. Non potresti mai amare un sinonimo. Tu vuoi tutto, Sana, oppure niente».
Ecco, sì, lui ha capito perfettamente qual è la sua idea di “amore”: non è metà cuore, non è metà anima, non è metà corpo... è tutto, meravigliosamente e spaventosamente tutto di se stessi. Fa così paura che si concede una volta nella vita e, purtroppo per Rei, Hayama si è già appropriato di tutto ciò.
{Rei/Sana}{Sana centric}
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rei Sagami/Robby, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo capitolo, sì.

Lo dedico a tutte voi, ovunque voi siate, che siete

dei casi impossibili” - leggete quest'ultimo capitolo e capirete

il senso di questa definizione –, che non potreste mai sostituire

con un sinonimo e che, nonostante tutto, ci credete ancora.

Questo capitolo è dedicato anche a me stessa, in fondo, dovrei

convincermi che prima o poi quel “sinonimo” diventerà

una definizione.

A voi, lettori. <3.






III.







Due anni dopo, all'incirca, la loro storia non è cambiata di una virgola – pensa Sana rigirandosi il lucidalabbra tra le dita, mentre attende Rei in auto.

Ancora non hanno parlato, non sul serio: si sono limitati ad uno scambio di opinioni – ad occhi estranei potrebbe sembrare un litigio ma Sana sostiene che si tratta di “una civile conversazione” –, bel modo di inaugurare una nuova giornata.

Eccolo, finalmente, con qualche scartoffia in mano; Rei le passa con poco riguardo una pila di fogli, a primo acchito le suscitano una certa impressione.

«Una serie di copioni. Sono film che ti hanno proposto. Dovresti sceglierne tre».

Il fatto che dialoghi con lei sotto forma di monosillabi – come un alieno qualsiasi, insomma – le fa intuire facilmente fino a che punto possa essere arrabbiato.

Sana annuisce, prova a leggere i copioni per qualche minuto ma non ci riesce; Rei, accanto a lei, è gelido e distaccato, non può fare a meno di notarlo.

«Scusami per ieri. Io... io credo di aver avuto paura».

Improvvisamente, Sana sente una frenata terribile ed è terrore per un attimo nel suo sguardo; Rei si apposta in un angolo semi-deserto, si libera degli occhiali da sole e si prende la testa fra le mani.

Lei lo osserva senza sillabare una parola: non saprebbe davvero cosa dire in un momento del genere, ormai anche lui avrà capito che quella relazione, per lei, altro non è che un sinonimo della parola amore.

Sinonimo, attenzione: per definizione è una parola simile ad un altro termine, non sarà mai uguale allo stesso.

Non sarà mai amore.

E quelle parole, così fredde e glaciali, rimbombano nella testa di Rei giorno e notte – non lo lasciano respirare, non può nulla contro la loro potenza.

Rei potrebbe amarla al contrario, sì, in effetti sarebbe meglio: non dovrebbe struggersi in quel modo, ben sapendo che lei non l'avrebbe mai amato completamente.

Quel poco potrebbe bastare per renderlo felice al momento, probabilmente, ma per quanto ancora potrebbe perdurare quell'effimera felicità?

Sana se ne sta in disparte, con aria discostante, quasi la cosa non la riguardasse; Rei allora ingrana la marcia, svolta in tutt'altra direzione e non si cura delle domande di Sana che, secondo dopo secondo, pare possedere un tono sempre più allarmato.


Finché, a conti fatti, capisce che persino le parole sono superflue; Rei si ferma solo dopo un'ora – minuto più, minuto meno –, non è difficile intuire dove la stia portando.

Basta un'occhiata, uno sguardo in alto e l'espressione di Sana muta radicalmente: tutti i suoi programmi, a quanto pare, sono stati completamente cancellati... Rei vuole portarla in viaggio?

È l'aeroporto di Tokyo, uno dei più grandi internazionalmente, Sana stenta a credere ai suoi stessi occhi.

È una follia quella che stanno commettendo – o, meglio, stanno per commettere – ed è così assurda che le parole non possono esprimere il suo disappunto.



«Hai un aereo da prendere, a quanto pare», Sana non riesce quasi ad articolare le parole, è così impossibile quella situazione che spiegarla risulterebbe un'impresa pressoché vana.

Rei l'ha accompagnata ad un aeroporto, a sua insaputa, un modo gentile come un altro per liquidare la loro storia.

«Perché mi stai facendo questo?».

Domanda esterrefatta, fissando l'imperiosa scritta in alto.

Poi, intuisce: Rei non l'ha portata lì per raggiungere una destinazione casuale, lei si trova all'aeroporto di Tokyo per arrivare alla sua meta – Akito Hayama, una nazione senza eguali nel suo cuore.

«Sei tu a farti questo, Sana».

Non può dargli tutti i torti, Sana si limita a negare placidamente con il capo.

«Non puoi lasciarmi partire».

Rimbecca, in un vano tentativo di salvezza.

«Sono il tuo manager, posso cambiare i tuoi impegni in un attimo».

Giusta osservazione, ancora una volta non può dargli torto.

«Non puoi farmi questo. Lui non mi ama più... e io, io non amo più lui!».

E, mentre prova a convincersene mentalmente, un groppo in gola le blocca il respiro ed un leggero tremito alle mani pare avvisarla che sta mentendo a se stessa.

Rei lo intuisce facilmente, è così trasparente ai suoi occhi.

«Non prenderti in giro, Sana. Se tu gli volessi bene, se tu desiderassi vederlo, se tu volessi andarlo a trovare, se tu vorresti scrivergli una lettera... io ne sarei felice, davvero. Ma tu... tu lo ami come il primo giorno. Tu sei uno di quei casi impossibili».

Rei si prende nuovamente la testa tra le mani, non riesce nemmeno ad immaginare quanta sofferenza starà provando in quel momento a causa sua.

«I-Impossibili?».

«Sei una di quelle rare persone che non potrebbe mai vivere con un sinonimo. Non potresti mai amare un sinonimo. Tu vuoi tutto, Sana, oppure niente».

Ecco, sì, lui ha capito perfettamente qual è la sua idea di “amore”: non è metà cuore, non è metà anima, non è metà corpo... è tutto, meravigliosamente e spaventosamente tutto di se stessi. Fa così paura che si concede una volta nella vita e, purtroppo per Rei, Hayama si è già appropriato di tutto ciò.

Se solo non avesse conosciuto quell'odiosa e scorbutica perla del suo ex-fidanzato, probabilmente si sarebbe innamorata follemente di Rei – anzi, ne è certa, in fondo cadere ai suoi piedi non le sarebbe risultato difficoltoso.

Invece, si ama sempre il contrario di ciò che si vorrebbe veramente: a quanto pare, Hayama è la sfida della sua vita – e, realizza in quel momento, la vuole vincere.


Sana si accinge quasi ad aprire la portiera dell'auto, finché qualcosa non la pietrifica: gli occhi di Rei, semplicemente, si specchiano nei suoi. Tenta di domandargli perdono ma lo trova pressoché inutile – dovrebbe scusarsi di amare troppo Hayama e Rei non potrebbe mai assolverla da un peccato così grande.


«Rei... posso baciarti un'ultima volta?».

È una richiesta legittima, dopotutto, sebbene lei detesti gli struggenti addii.

«È un sinonimo della parola addio, vero?».

Sana non risponde, è una domanda retorica.

È un bacio, un ultimo e perfetto bacio, non ha nulla a che fare con l'amore: è un sinonimo, sì, in cui riversano ambedue i sentimenti che li legano da anni.

È semplicemente un modo per dire addio, dolce e doloroso, un mai più.




~





Note: sì, ho scritto su questo “crack pairing” ma, mi spiace, io l'happy ending tra questi due proprio non ce

lo vedo. Ci vedo più Rei che, da uomo maturo, lascia “spiccare il volo” a Sana.

Chissà, magari potrei prendere spunto da questa storia e, un giorno, scriverci una long. Partendo proprio da questo momento, intendo.

Ma moooolto più in là, a Settembre devo postare un'altra storia e non vorrei incasinarmi la vita da fanwriter come al solito. u__u.

Per il resto, vi ringrazio di aver letto ed apprezzato.

Se avete condiviso un po' i pensieri di Sana, che in fondo sono i miei, mi fa piacere.

:).

A presto!


Kì.

   
 
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