Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Segui la storia  |       
Autore: Gersemi    18/08/2011    1 recensioni
Scosse la testa, trovandosi così il viso coperto dai soffici ricci color miele, che si scostò con un gesto automatico della mano, prima di superare la porta e dirigersi verso il caminetto...
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Il camino e il bicchiere. -


Erano le cinque del mattino, un orario insolito per svegliarsi e lasciare i propri sogni intrappolati tra coperte e cuscini.
Tuttavia per Claudia, era l’orario adatto per scendere dal soffice materasso, infilare ai piedi un paio di soffici pantofole e scendere nel suo studio posto al piano terra, con indosso ancora il pigiama e a coprirlo solo una vestaglia in seta turchese, leggera e fine.
Scese le scale, ancora leggermente assonnata, facendo scricchiolare i vecchi scalini in legno e scorrendo sul corrimano il palmo della mano, per dirigersi in cucina dove si versò in una tazza il caffè già pronto e ancora fumante; una volta terminato il caffè, uscì dalla stanza per dirigersi nel suo studio, posto a qualche metro di distanza dal salotto, che superò senza nemmeno rendersene conto.
Aprì la porta e venne investita da una corrente d’aria gelida, che portò disordine ai fogli ordinati sulla scrivania in legno massiccio, antico e lavorato, da sempre appartenuto alla famiglia e alla casa della giovane donna, la quale per lavoro era solita utilizzarlo.
Scosse la testa, trovandosi così il viso coperto dai soffici ricci color miele, che si scostò con un gesto automatico della mano, prima di superare la porta e dirigersi verso il caminetto, dove già stavano sistemati dei ceppi pronti per essere accesi all’occorrenza; prese fra le bianche dita l’accendino, facendolo scattare e da esso fuoriuscì una fiammella arancione, che si posò sulla legna secca, che prese a scoppiettare allegramente all’interno del caminetto e a scaldare la stanza, immergendola in una luce quasi d’orata e piacevole.
Una volta acceso il camino, la donna si allontanò da esso, dirigendosi verso la finestra coperta da lunghi tendaggi cremisi, che gettavano una luce scura, sulla stanza già buia di suo; allungò una mano e scostò con un gesto secco il tendaggio, osservando poi fuori dal grande finestrone, dal quale si poteva ammirare un giardino interno alla casa, che si poteva osservare in tutta la sua bellezza solo all’interno di quella stanza, oltre che ovviamente dall’interno del giardino stesso.
Claudia incrociò le braccia al petto e sospirò, osservando i grossi goccioloni che cadevano all’esterno e che rigavano il vetro appannato dell’enorme finestrone, ostruendo la visione del paesaggio.
«Che tempo! Non trovi anche tu Rufus?»
Disse rivolgendosi al gatto soriano, che si stiracchiava sulla scrivania, facendo fusa piuttosto rumorose e scompigliando maggiormente le carte già disordinate di loro; lui si limitò a rispondere con un brontolio alla padrona, che si limitò a sorridere all’animale, tornando poi ad osservare il tempaccio all’esterno; una luce illuminò la stanza, avvisando i presenti che si trattava di un bel temporale e non semplicemente di un’ innocua pioggerella
«Sarà una lunga mattinata Rufus. Forza, si lavora.»
Camminò decisa verso la scrivania e si sedette sulla sedia anch’essa in legno massiccio, coperta da velluto rosso, sotto al quale si trovavano dei morbidi cuscini.
Prese in mano i fogli, sistemandoli, per poi iniziare a tracciare linee scure su di un foglio giallastro con una penna d’oca, della quale aveva imbevuto la punta con dell’inchiostro, contenuto in un calamaio.
Quel giorno avrebbe catalogato la pietra di un antico e prezioso medaglione, consegnatogli dalle mani del proprietario del museo cittadino; lei avrebbe dovuto semplicemente ritrarre il medaglione ed elencare poi tutte le proprietà del minerale incastonato all’interno della struttura in argento puro, nulla di nuovo per lei, tutto assolutamente regolare.
Una volta terminato il lavoro, portato a termine molto più velocemente di quello che aveva immaginato, si sgranchì mani e gambe, stiracchiandosi sulla sedia, per poi picchiettare i fogli sulla superfice lineare della scrivania e riporli in un cassetto, chiudendolo poi con una chiave che posò accanto al gatto che prese a giocherellare annoiato con essa
«Meno uno Rufus»
Disse sorridendo e grattando la testolina del gatto, osservandolo amorevolmente, prima di alzarsi ed andare a prendere un bicchiere di vino, posto su di un tavolino per liquori che distanziava di poco dalla scrivania.
Sollevò il bicchiere in cristallo, portandoselo alle labbra e sorseggiò il liquido scarlatto al suo interno, osservando un punto in lontananza, all’interno del giardino dove le era parso di veder muoversi qualcosa, probabilmente un passero che cercava riparo dalla pioggia.
Un fulmine cadde davanti al grande finestrone, illuminando nuovamente la stanza e facendo cadere il silenzio più assoluto all’interno di essa, silenzio che fu interrotto dal gatto; l’animale stava ora in piedi sulle quattro zampe, col pelo gonfio e soffiando cattivo contro qualcosa di indefinito
«Dai Rufus, era solo un lampo!»
Disse divertita, pochi secondi prima che scoppiasse un forte rumore, come una bomba appena scoppiata.
Il camino si spense e un rumore di vetri infranti accompagnò lo scoppio; dalle scale si sentì giungere un  rumore di passi, che svelti e veloci si dirigevano verso la porta dello studio, la quale si aprì pochi secondi dopo scricchiolando e facendo entrare nella stanza un uomo sulla sessantina
«Che succede qua?»
Chiese con voce esitante ma in contempo minacciosa, ma non ottenne ovviamente risposta, a stanza era completamente vuota.
La donna non si trovava più all’interno della stanza, così come il gatto e l’enorme finestrone stava aperto, facendo entrare goccioloni di pioggia che bagnavano la moquette grigiastra, dandogli un colorito più scuro; niente donna, niente gatto, soltanto un bicchiere rotto per terra e una grossa macchia di vino, anche se era troppo scura per dover essere soltanto vino, ma l’uomo non vi badò poi molto; chiuse la stanza e si allontanò da li, imprecando fra se e se.
«Maledetti fantasmi.»
Borbottò risalendo le scale con passo zoppicante
«Non mi lasciano nemmeno dormire! Chiamerò un caccia spettri domattina!»
E detto ciò si richiuse nella sua stanza, chiudendola a chiave e tornando al sicuro fra i suoi due soffici guanciali, coperto da morbide e calde coperte, al fianco della moglie che dormiva beatamente, con il viso coperto da morbidi capelli ricci colore del miele.

E' la prima storia che pubblico su EFP....è la prima storia che pubblico in generale!
Grazie per aver letto fino a qui.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Gersemi