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Autore: Tati Saetre    18/08/2011    13 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scuse per il mio ritardo? Un libro di economia aziendale aggiunto a quello di inglese.
Sono perdonata, vero?
Perdonatemi anche il fatto che il prossimo sarà l’ultimo capitolo, più l’epilogo. Okay, ve l’ho detto ora così dopo la parte smielata vi sarete ripresi!
Ci sentiamo sotto ùu
 
 
Sedicesimo Capitolo – Alaska
 
BELLA’S POV
 
“Ne sei proprio sicura? Dopo tutto quello che è successo… ne ho parlato con Carlisle, e lui dice che non è un problema, ma…” Mi voltai verso mio padre, stampandomi un sorriso degno di una paresi facciale.
“Certo, papà.” Misi una mano sulla sua spalla, accarezzandogliela lentamente. “Sai, con la storia della mamma, ora questa vacanza mi farà più che bene. Tu non devi preoccuparti. Pensa solo a divertirti per questo week-end.” Sorrisi, continuando a preparare la mia valigia.
Erano passati due giorni da quando ero scappata dall’aeroporto, e Renée era venuta subito a casa per cercarmi.
Peccato che aveva trovato papà che minacciava di uccidere Phil, se non avesse lasciato immediatamente Forks.
Lei impaurita se ne era andata, me ero sicura che la storia non fosse finita. Mia madre non si arrende per così poco.
“Divertirmi? Come faccio a divertirmi senza di te, Bella?”
Oh, per quanto ci divertivamo noi insieme.
“Non lo so… magari vai a La Push. Sai, con Sue…”
“C-cosa?” Diventò rosso, ed iniziò a balbettare. Intanto io ridevo sotto i baffi.
“Papà, tutti lo sanno. Sei il capo della Polizia! Le voci girano a Forks…”
“Sono adirato! Dimmi subito chi te l’ha detto!”
“Allora non smentisci, eh?” Gli diedi una gomitata, socchiudendo gli occhi.
Adoravo prenderlo in giro.
“ISABELLA!” Alzò la voce di alcune ottave, facendomi ridere rumorosamente. Lo abbracciai di slancio.
“Papà, lo sai che io non ho nessun problema. Se vuoi uscire con Sue, fallo tranquillamente. Se vuoi, puoi portarla anche a cena qui. Magari cucino io…” Commentai, alzando gli occhi al cielo.
Se con Sue c’era davvero qualcosa sotto, e mio padre le avrebbe fatto una cena… beh, si sarebbero lasciati immediatamente.
“Davvero?” Domandò speranzoso, sorridendomi calorosamente.
“Certo. Lo sai, non ho nessun problema.” Ripetei di nuovo, infilando qualche maglione nella valigia.
Sicuramente quella in Alaska non sarebbe stata una gita di piacere. Più che altro per Edward.
“Ottimo… Allora, ti accompagno all’aeroporto domattina?”
“No, ci penserà Edward. Tranquillo.”
“Ma sei proprio sicura?” E dopo l’episodio con Renée, cercava in tutti i modi di tenermi stretta a lui.
“Certo. Prendiamo la Volvo.”
“Ma è sicuro lasciarla all’aeroporto, non si sa mai, con i-” Scossi energicamente la testa, evitando di sbuffare.
“Sì, papà! E’ tutto sotto controllo, promesso. Ti chiamo appena arrivo all’aeroporto, e appena scendo. Poi quando arrivo a casa di Emmett e Rosalie. E anche il giorno del matrimonio. Ti assillerò così tanto che sarai costretto a chiedermi di non chiamarti più.” Dissi, chiudendo con uno scatto secco la mia valigia.
Erano già le ventitré, e quindi l’ora di andare a letto. Alle sette, Edward sarebbe passato a prendermi.
“Okay. Allora… ci vediamo lunedì mattina.”
“Sì.” Mi voltai, abbracciandolo nuovamente.
“Mi raccomando, Isabella.” Si premunì, accarezzandomi le spalle.
“Certo, certo. Ti voglio bene, papà.”
“Anche io, tesoro.”
 
*
 
“Ma non siete eccitati! Oh, Dio! Non vedo l’ora di vedere Emmett!”
Peccato che nella Volvo di Edward, non eravamo soli. Ovviamente il folletto aveva costretto il fratello a portarsela dietro, e così anche il povero Jasper con l’aria assonnata.
“Basta, Alice!” Sbuffò Edward, con la mano intrecciata con la mia, sul cambio.
“Che c’è? Ho detto qualcosa di male?” Guardò me, in attesa.
Cosa potevo dirle? Che non ero felice per lei?
Ero felicissima per lei. Avrebbe rivisto suo fratello, dopo tanto tempo. Sarebbe andata ad un matrimonio, che lei adorava tanto.
Ma ero anche preoccupata per Edward. Se Alice era eccitata, Edward al contrario suo sembrava dirigersi al patibolo.
Strinsi la sua mano, sorridendogli affettuosamente. Volevo che sapesse che aveva tutto il mio appoggio. Qualunque cosa avesse fatto.
Ricambiò il sorriso, ma capii subito che era forzato. Almeno in parte.
Arrivati all’aeroporto incontrammo Esme e Carlisle, che avevano già fatto il check-in. Mentre noi ci eravamo sorbiti ben mezz’ora di attesa.
Saliti sull’aereo, Alice prese in malo modo Edward dalla camicia, per strattonarlo vicino a Jasper.
“Mi dispiace caro mio. Ora devo parlarci io con la mia sorellina.”
E senza obbiettare nulla, silenzioso si diresse verso il posto libero accanto a Jazz.
“Che vuoi?” Sospirai, alzandomi in punta di piedi per posare il mio beauty.
“Oh, ma quanto siamo maleducata oggi!” Si finse offesa, mettendo su un broncio orrendo.
“Alice… che vuoi?” Ripetei per la seconda volta, questa volta sedendomi.
Edward era proprio nel posto davanti al mio.
“Diciamo che ieri pomeriggio sono andata a casa tua per… mettere un po’ di cose nella tua valigia.” Annunciò cautamente, mentre me la ridevo di gusto.
“Oh, cara mia! Avrai sicuramente sbagliato valigia! La mia l’ho fatta ieri sera, ed è perfetta!”
Alla faccia sua!
“Hai presente la sacca nascosta? Quella con la zip, in fondo? Ecco, è molto spaziosa. Forse… forse ci ho messo qualcosa. Niente di sobrio, non preoccuparti.”
Quasi mi strozzai con la boccetta dell’acqua che avevo appena aperto.
Sacca nascosta?
Niente di sobrio?
No, un giorno avrei aiutato Edward a commettere un omicidio. Anzi, avrei ucciso con le mie stesse mani Alice Cullen.  
Ti prego…” Sussurrai appena, dolorante.
“Dai, su! Senza di me come avresti fatto?” E prima che la boccetta le arrivasse in pieno viso, si era già rifugiata fra le braccia del suo fidanzato.
Oh, non lo invidiavo per niente.
“Cosa voleva?” Una voce calda, quella voce che amavo.
“Hey.” Sorrisi, accoccolandomi sul petto di Edward, quando si sedette. “Niente. Le solite scemenze.” Dissi infine. Non potevo di certo dirgli certe cose.
“Come al solito.” Commentò, accarezzandomi dolcemente i capelli. “Pronta?” Domandò, baciandomi il capo.
“Sì, certo. Tu?” Esitò qualche istante, prima di rispondermi.
“Sì… diciamo di sì. Ci saranno molte cose da chiarire, in questi giorni.”
“Lo so. Ma tu sei forte, Edwaaard.” Uno sbadiglio improvviso interruppe la mia frase.
“Dormi. Avremo tutto il tempo per parlare, a casa.” Riuscii solo ad annuire, mentre chiudevo gli occhi, assonnata.
E con facilità, entrai nel Mondo dei sogni.
 
*
 
“Stai tranquillo.” Strinsi il più forte possibile la mano di Edward, che era intrecciata con la mia.
Il volo era atterrato in perfetto orario, e dopo un messaggio inviato a mio padre, eccoci nel vialetto di casa Cullen.
“E’ bellissima! Sapevo che Rosalie aveva una dote nascosta.” Commentò Esme, ammaliata dalla casa.
In verità, non era niente male.
Enorme, a tre piani.
Bianca e blu.
Sì, Rosalie ci sapeva davvero fare.
Carlisle si era avvicinato al campanello, ma non fece in tempo a suonare, che la porta si aprì.
“Papà! Mamma! Oh, Alice! Ragazzi!”
Era… enorme.
Alto almeno un metro e novanta. Capelli neri, abbastanza corti. Occhi chiari. E un sorriso contagioso.
“Emm!” Ed Alice si tuffò letteralmente fra le sue braccia.
Emmett ricambiò felice, mentre dietro di lui venne fuori Rosalie.
Oh, cazzo!
La mia autostima scese irrimediabilmente sotto zero. Era così… bella.
I capelli biondi, che in lunghe onde le arrivavano fino alle spalle. Le labbra carnose, e quel fisico da modella.
Mi sentii una perfetta idiota, davanti a lei.
“E tu devi essere Bella!” Emmett si avvicinò a me, sorridendomi calorosamente.
“Sì.” Risposi imbarazzata, tendendogli una mano.
Fu tutto inutile, perché mi abbracciò talmente forte, che riuscì a sollevarmi da terra. Con la mia mano ancora stretta fra quella di Edward.
Quando si staccò da me, e dopo aver salutato quasi tutta la famiglia, si mise dinnanzi a Edward.
Gli allungò la mano, come per dirgli che dovevano parlare. E che Emmett avrebbe aspettato.
Tirai leggermente il suo braccio, cercando di fargli capire. Che avrebbe potuto superare il passato, e che ci sarebbe riuscito.
E da perfetto uomo allungò la sua, ricambiato la stretta.
Esme sospirò silenziosamente, mentre Alice batteva le mani in aria, felice come una bambina.
Entrammo in casa silenziosamente, ammirando il lavoro svolto interamente da Rosalie.
Infatti era proprio stata lei a dircelo. O almeno, a dirlo ad Esme. Diciamo che non provava tutta questa simpatia nei miei confronti.
L’atrio era enorme, e i mobili bianchi e blu. Intonati con tutto il resto della casa.
“E questa…” Rosalie aprì una porta, entrando in una camera enorme. Era almeno due volte la mia. “E’ la vostra camera.” Annunciò infine, sorridendo a Edward.
“Grazie.”
“Non avete problemi a dormire insieme, vero?” Emmett era sullo stipite della porta, con una mela in mano.
“No, certo che no.” Risposi, ripensando alle parole che mi aveva detto Alice poche ore prima.
Oh, Dio!
Diventai irrimediabilmente rossa, voltandomi per trascinare la mia valigia fino al letto.
“Fantastico.” Decretò infine Emmett, scendendo al piano di sotto seguito da Rosalie.
 
“Bellissima, vero?” Chiese Edward, richiudendo la porta alle sue spalle.
“Sì. Tuo fratello è davvero simp-… Oh, scusa!
Ed il premio per la miglior imbecille dell’anno va a… Isabella Swan!
Mi avvicinai a lui, affondando la testa nel suo petto.
Rise, appoggiando il mento sui miei capelli.
“Nessun problema. Puoi benissimo parlare di Emmett.”
“Davvero?” Domandai, titubante. Sapevo che era sempre un argomento tabù, per lui.
“Davvero.” Decretò, prendendo con il pollice e l’indice il mio mento, per alzarmi il viso.
“Sei stato… strabiliante. Cioè, il modo in cui gli hai stretto la mano, anche dopo tutto quello che mi hai raccontato.” Cercai di risollevargli il morale, dicendogli tutta la verità.
“Dici? Devo sempre parlarci.”
“E sono convinta che andrà tutto bene.”
“Sei troppo positiva, tu.” Si avvicinò lentamente, per stamparmi un bacio sulle labbra.
Un bacio casto, che non aveva niente a che fare con i vestiti che Alice mi aveva messo in valigia.
Oh, aspetta! I vestiti?
Ed ora cosa diamine centravano?
Ecco, stavo diventando una maniaca depravata!
“Qualcosa non va?” Edward continuò a baciare il resto del mio viso, lentamente.
Mi chiedeva davvero se qualcosa non andava?
Oh, Dio!
“N-no.” Balbettai, beandomi di quelle piccole coccole, che tanto desideravo.
Ragaaaazziii! Su, andiamo a farci un giro per la città?”
“Ucciderò mia sorella!” Sbottò Edward frustrato, mentre io ero totalmente d’accordo con lui.
“Se vuoi ti do una mano.” Annunciai infine, uscendo insieme a lui da quella dannatissima camera.
 
*
 
Infilzai la crocchetta di patate con la forchetta, portandomela alla bocca.
Avevamo passato l’intero pomeriggio in giro per la città, ed ero stata costretta da Alice ad andare in giro per vari negozi.
Ovviamente con Rosalie alle nostre spalle.
Esme e Carlisle avevano deciso di restare a casa, per occuparsi degli ultimi preparativi per il matrimonio.
Ma sapevo bene che c’era poco da cui occuparsi. Rosalie era stata precisa in ogni dettaglio, perfino nell’abito rosa shocking che io ed Alice avremmo dovuto indossare.
“Allora Bella…” Iniziò Emmett, schioccandomi un’occhiata. “Da quanto vi frequentate tu e Edward?”
Ma proprio a me doveva fare questa domanda?
Ovvio, se con Edward non ci parlava…
Un po’.
“Quantifica un po’!” No, avrei ucciso Alice.
In Alaska.
Con le mie stesse mani.
“Un po’ di settimane!”
“Oh!” Sbottò Alice, frustrata. “Bella veniva tutti i venerdì sera al Pu-”
“ALICE! Non credo che questo interessi ad Emmett.”
Santo Carlisle da Forks, protettore delle brave ed innocenti persone.
“Ascolto tutte le storie interessanti, papà.”
E se mi chiedevo da chi avesse preso Alice, era perché ancora non avevo conosciuto Emmett Cullen.
“Ci siamo conosciuti al Pub. Una sera.” Disse prontamente Edward, chiudendo lì il discorso.
Ecco, mi sentii terribilmente in colpa.
Se non avessi risposto con ‘un po’’ Alice non si sarebbe messa in mezzo. E se Alice non si sarebbe messa in mezzo Edward non sarebbe stato costretto ad intervenire.
Ottimo, ero anche da internare con i discorsi che facevo.
“Beh, che ne dite di andare a letto? Domattina dobbiamo uscire presto, e poi ci saranno i rispettivi addii al nubilato e al celibato.”
Alice batté le mani, estasiata.
Ti prego, fa che non abbiano organizzato qualcosa in discoteca.
“Sì. Credo che sia un’ottima idea.” Carlisle si alzò per primo, salutando con una pacca sulle spalle Edward, e poi noi altri.
Alice invece con passo strascicato si diresse verso la sua camera… che condivideva con Rosalie.
“Perché non dorme con Jazz?” Domandai silenziosamente, mentre mano nella mano con Edward ci dirigevamo verso la nostra camera.
“Perché non deve dormire con Jasper. Sotto una casa dove ci sono i suoi fratelli, suo padre.”
“Oh… allora siete così protettivi, eh? Ma nessuno si è preoccupato per me.” E di certo non mi dispiaceva affatto.
“Ah, sì? Se vuoi puoi sempre raggiungere Alice.” Sorrise sulle mie labbra, stampandomi un bacio.
“Mmmh.” Mugugnai, aggrappandomi alla sua maglia mentre cercava di aprire la porta.
Quando si voltò, sfilò il suo maglione beige in una sola mossa, restando a petto nudo.
Oh, cazzo.
No, quello non era previsto nei piani.
Deglutii, e fortunatamente Edward era girato, sennò se ne sarebbe reso conto.
“Vado…” Impastai con la bocca, come se non avessi mai visto un uomo mezzo nudo davanti a me.
E non l’hai mai visto, Bella. Se escludi tuo padre a mare, quando avevi dieci anni. “Vado un attimo in bagno. Torno subito.” Chiusi la porta alle mie spalle, notando la causa di tutte le mie minacce.
La valigia.
L’aprii cautamente, e dopo aprii anche la sacca nascosta.
Certo, tutti i completini che ci trovai dentro non avevano nulla da nascondere.
Il più casto era di pizzo, che creava un effetto vedo-non vedo.
E le minacce di morte verso Alice continuarono, finché spensi la luce del bagno ed uscii a piedi scalzi.
Edward era già a letto, sotto il piumone bianco.
“Hey, ce ne hai messo di tem-”
“Non dire niente. E’ stata Alice.” Diventai rossa fino alla punta dei miei capelli, spegnendo la luce e accovacciandomi sul letto accanto a lui.
Ma era rimasto immobile. Come se non avesse sentito nulla di quello che gli avevo detto.
“Ed-”
Dio! Credo che dovrò ringraziare mia sorella.” La sua voce era rauca, quando voltò la testa dalla mia parte.
Impertinente.
“Sì, eh? Che vorresti dire, che gli altri giorni non sono attraente.” Ci scherzavo sopra, ma sapevo benissimo anch’io che quelle parole sotto avevano del vero.
Veramente non mi trovava attraente, quando indossavo i miei semplici jeans sbiaditi e un maglioncino?
Certo, Bella. Certo che non ti trova attraente. Sembri tua nonna reincarnata in una diciassettenne!
“Ma scherzi?” Prese il mio viso da sotto il mento, avvicinandosi pericolosamente. “Tu sei attraente anche con un sacco dell’immondizia addosso.” Alitò, nella penombra.
Immagino…”
“Sei attraente anche senza niente addosso.” Non poteva averlo detto davvero.
“Dimostramelo.” Non potevo averlo detto davvero.
E di certo lui non si fece pregare. Con grazia si adagiò sopra di me, sfilandomi la canotta di seta che lasciava davvero poco all’immaginazione.
Il reggiseno rimase lì, mentre con studiata lentezza mi baciava le labbra.
Un bacio che non aveva niente a che fare con quelli che ci eravamo scambiati nell’arco della giornata.
O nel corso della nostra storia.
Scese verso il collo, per poi mordermi il lobo dell’orecchio destro.
Edward!
“Non ti agitare troppo. Siamo solo all’inizio.” Sentii un sorriso formarsi sulle sua labbra, proprio sopra la mia pelle.
Cercai di tirargli un pugno sul petto scoperto, ma non ci riuscii.
Perché imprevedibilmente, scese con la bocca fino all’altezza dei miei seni.
Non potevamo farlo.
“Mmmh.” Un gemito.
No, non andava affatto bene.
“S-ssì.” Quella non ero io. Era una mia reincarnazione.
La Bella perversa che era in me stava uscendo fuori.
Senza slacciare il reggiseno, andò oltre.
L’ombelico.
Dio, stava praticament-
“Adoro questa parte di te.” Sussurrò, per poi scendere.
Per scomparire sotto i miei occhi, immerso totalmente sotto il piumone.
Immerso fra le mie gambe.
Deglutii, senza sapere dove mettere le mani.
Sospiravo pesantemente, cercando di controllare i vari gemiti che uscivano dalla mia bocca.
Non eravamo soli, lì.
E se le pareti non erano poi così tanto spesse? Oh, Dio!
Ora capivo perfettamente perché Carlisle, Emmett e Edward avevano mandato Alice a dormire con Rose.
E quando arrivai praticamente al culmine, lo presi per i capelli, tirandolo fino a farlo arrivare al mio viso.
Era così… era così… Oh, Dio!
Senza dire niente, mi fiondai fra le sue braccia. Baciandolo con trasporto, per farlo aderire totalmente al mio corpo.
E notai che anche lui non era rimasto indenne a quel trattamento.
Lo guardai dritto negli occhi, non sapendo cosa fare. Peccato che Edward sapeva benissimo cosa doveva fare.
“Hey, hey.” Accarezzò dolcemente i miei capelli, iniziando a baciare ogni parte del mio viso. “Lo sai che non mi aspetto niente, vero? Quello che ho fatto… volevo farlo, Isabella.”
Ma mi sentii peggio di prima.
Sprofondai nel materasso, portando il piumone fin sotto al collo.
“Chissà con le altre…” Ma il mio commento fu interrotto sul nascere.
“Con le altre niente, Bella. Non farti strane idee. Non… non l’avevo mai fatto prima.”
Sembrava come se si vergognasse.
“Come?” Ed io ovviamente dovevo metterci il carico da cento.
“Sei perfida.” Rise, mentre mi schiacciavo nuovamente contro il suo petto.
“Mmmh. Non è la prima volta che me lo dici.”
“E non sarà neanche l’ultima.” Mi sfidò, socchiudendo gli occhi. Gli posai un bacio sulle labbra, poi presi le estremità del piumone, per coprirci tutti e due.
“Ti amo, Edward.” Mormorai, entrando nel dormiveglia.
“Anche io ti amo, piccola.” Posò un lieve bacio sul mio capo, stringendomi ancora di più a lui.
E inaspettatamente, l’Alaska si rivelò davvero un viaggio di piacere.
 
**
 
Non vi preoccupate, ci sarà la chiacchierata tra Edward ed Emmett. E l’addio a nubilato. E il matrimonio. E… cos’altro volete leggere? Ah, sì. Mi sa che Edward e Bella non sono andati tanto a fondo, vero? Sì, ci saranno anche quelle scene.
E poi un bellissimo epilogo.
E poi i miei esami. E poi… una nuova FF! Su TW, of course!
Sì, lo studio mi fa diventare logorroica. Non so che altro aggiungere.
Ehm… no niente. Torno sui miei libri ç__ç
Bye.
Tatiana.
*non sono scema, lo sapete vero?*
   
 
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