Giochi di Ruolo > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Nene_chan    20/08/2011    1 recensioni
Ecco il primo capitolo della FF, a capitoli, sul mio primo, non che preferito, forum-gioco di ruolo.
Il suo nome è Gost Toon. E la prtagonista, la mia ragazza, è una maga mutaforma, si chiama Victoria Sophie Caterwill.
- Ricorda che io non sono un’Ignara, Nate. – disse entrando e accorgendosi di aver pronunciato il suo nome per la prima volta.
Spero vi piaccia.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Si svegliò con la luce pomeridiana che le feriva gli occhi attraverso le palpebre chiuse. Si tirò a sedere sul letto, stroppicciandosi il viso e stiracchiandosi come un gatto, appunto.
Il sole, alto nel cielo le diceva che il mezzogiorno era da poco passato. Guardò l’orologio: mezzogiorno e tre quarti.
Superando pigrizia e intorpidimento si alzò dal letto, i capelli arruffati. Avviandosi verso la cucina cercò di sistemarli come meglio riusciva.
Nate, già sveglio, la salutò con un solare “buongiorno”.
- Senti, Sophie… Gunnar dice che c’è un bellissimo lago, qui a Gost Toon… - cominciò avvicinandosi mentre lei era occupata a prendere un bicchiere di latte.
- Sì, il Lago della Bella Elisa. Perché? - domandò lei curiosa, ma distratta dal liquido bianco nel bicchiere che iniziò a bere in piccoli sorsi.
- Mi ci porti a fare un giro? - azzardò lui, timido e tutt’in un fiato, arrivando al punto. Sophie sputò a terra il sorso che aveva appena preso.
- Stai scherzando, vero, Ignaro? - chiese sconcertata, ben sapendo che lui non scherzava affatto. – Sei pazzo! E poi non sono né la tua balia né la tua guida per Gost! Ti ricordo che qui non ci potresti nemmeno stare! - sbottò. E se ne tornò a grandi passi in camera da letto, smettendo di badare al ragazzo che si rattristò  per la sua reazione.
Si spogliò e si fece una doccia fredda, come le piaceva fare per “sbollire” la rabbia o, come diceva lei, “purificarsi”, magari dopo qualche omicidio.
Mentre si asciugava, ancora in bagno, la porta si aprì e un ragazzo alto, con i capelli dello stesso colore del grano dorato, entrò senza bussare.
Lei, intenta ad asciugarsi il corpo, lo ignorò e lui, appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia, rimase a guardarla in silenzio.
Dopo qualche minuto, dovette stancarsi del menefreghismo della ragazza, perché le cinse la vita con le braccia appena lei lasciò cadere l’asciugamano.
- Non credi di essere stata cattiva con Nate? - le chiese dolcemente, appoggiando il mento sulla spalla di Sophie, nuda.
- Sai bene che quando hai quest’aspetto non devi allungare le mani. - lo ammonì lei, seccata, arrossendo.
- Ti sto solo abbracciando, Soph! - esclamò, giustificandosi.
- Credi davvero che dovrei fargli fare un giro per Gost Toon? Potrei non riuscire a proteggerlo… – rispose, sospirando, alla domanda precedente, appoggiando la nuca alla spalla di lui e guardando il soffitto.
- Soph, verrei con te. - cercò di rassicurarla.
- Gunnar, la rispopsta rimane no. - decise e si allontanò da lui. – Magari… un altro giorno. - aggiunse poi, quando fu alla porta, ed andò in camera per vestirsi.
- Grazie, Soph. È giusto così. - le sorrise lui, avvicinandosi per darle un bacio sulla guancia e uscendo dalla camera.
Poco dopo, si udì Nate gridare entusiasta.
Sorrise tra sé. Comiciava ad essere troppo buona con quell’umano, pensò. Solo tre giorni e già gli faceva concessioni insolite.
Decise, tuttavia di andare lei stessa al Lago. Si mise in tenuta da caccia: corpetto nero, pantaloni neri in pelle, anfibi e mantello, oltre, ovviamente, alle sue adorate e preziosassime armi. Uscì prendendo Thundar -non aveva la minima voglia di camminare fin là- e senza avvertire nessuno.
 
Scese dal cavallo e lo lasciò andare.
Si avviò verso l’acqua scura con passo lento e calmo. Quando fu sulla riva, però, l’accolse un forte puzzo di mannaro. Certo, non che avesse qualcosa contro i licantropi! Non se non erano Wolf Black.
Si voltò da un lato ed eccolo, Wolf, il ragazzo di Elektra, colui che tentava ogni qualvolta possibile di ucciderla. Seduto lì, con i capelli neri mossi dal vento e la carnagione chiara, non sembrava neppure tanto terribile; ma lei ricordava bene la sua forza quando l’aveva afferrata… rabbrividì.
- Ciao, Victoria. - si voltò verso di lei. Sussultò: aveva notato la sua presenza.
- Ciao, Wolf. - salutò fredda, di rimando. I muscoli tesi pronti a scattare in ogni momento.
- Tutto bene? Elektra? – chiese.
- Tutto bene, lupo. Ele… è un po’ che non la vedo. - mentì indifferente.
- Ah. - sembrava deluso, notò. - Pensavo che avresti potuto parlarle. - continuò.
- Di cosa? - chiese con insofferenza.
- Abbiamo litigato. - terminò. Lasciando Sophie di sasso. Voleva che le parlasse per farla ragionare e riappacificarli? Ma figurarsi se ora faceva un favore a quel maledetto lupo che l’aveva sempre vuoluta uccidere!
- E perché dovrei farlo? Mannaro, mi hai sempre voluta uccidere e ora ti dovrei fare un favore? - diede voce ai suoi pensieri.  - Non se ne parla. - rispose riluttante.
- In tal caso non c’è più motivo di trattenermi, Victoria. - pronunciò il suo nome con un ringhiò sommesso carico di rabbia e disprezzo.
Ecco, come immaginava Sophie… era logico andasse a finire così. Estrasse il pugnale dal fodero assicurato alla cintura borchiata, il braccio nascosto nel mantello; l’altra mano pronta per essere protesa a scagliare una fune d’energia verso i suoi piedi.
- Tu non avevi intenzioni pacifiche nemmeno quando hai iniziato a parlare, Wolf. – disse, anche lei con un accenno di rabbia nella voce.
Una risata fragorosa esplose e divenne sempre più gutturale e simile al ringhio furioso di un cane. Alzandosi, Wolf, saltò e si lanciò in aria, iniziando a trasformarsi. Le orecchie si appuntirono e le labbra si ritrassero sui denti. Cadde a terra a quattro zampe e, rialzandosi su quelle posteriori mantenne una forma curva. A Sophie ormai non dispiaceva troppo la forma mezza umana e mezza lupo dei mannari, tanto era abituata a fenomeni di quel tipo. Ma quello rimaneva Wolf.
Iniziò a correre, scostando il mantello dal braccio proteso e recitando una litania lenta e irregolare: due funi lucenti le uscirono dalla mano e, fulminee, andarono a stringersi attorno alle caviglie del licantropo che barcollò un po’ e, guardandole, si mise nuovamente a ridere.
- Possono bastare un paio di funi per fermarmi, secondo te? - ghignò. E prima che lei potesse fare altro, allargò le gambe con un movimento deciso e Sophie, per non essere trascinata dovette interrompere le corde che si spezzarono e si dissolsero. Arrestò la propria corsa, incerta su quello che lui ora avrebbe fatto. Ma vedendolo rimanere immobile al suo posto ebbe il dubbio che la stesse aspettando. Ripartì di corsa, il pugnale rinfoderato aveva lasciato il posto a tre pugnali da lancio per mano, di cui quelli nella mano sinistra imbevuti della sua Rugiada Bianca. Non seppe dire perché aveva usato quel veleno, ma ne fu felice: non voleva uccidere Wolf.
Lanciò i primi due coltelli, uno dalla mano sinistra e uno dalla destra. Sul muso del lupo si aprì un largo ghigno. Bloccò entrambi i coltelli prendendoli per la lama e fermando la loro precisa corsa. Ma ora sorrideva la mutaforma: un leggero rivolo di sangue uscì dalla mano destra di Wolf, quella con cui aveva afferrato il pugnale avvelenato. Bastava questo per la momentanea perdita della vista.
- Non servono nemmeno questi, Victoria. - Il lupo lasciò cadere a terra i due pugnali e Sophie arrestò per la seconda volta la sua corsa, in attesa dell’effetto del veleno.
- Perché stai sorridendo? - le chiese lui, sorpreso dalla sua mancanza di reazione.
- Wolf, tra poco non vedrai più nulla. Il pugnale che ti ha graffiato era avvelenato. - lo informò lapidaria. - Ma non preoccuparti, la perdita della vista sarà solo momentanea - aggiunse poi. Lui la guardò come se avesse appena ucciso un suo familiare.
- Tu! - le grido. - Dannata mutaforma! Avrei dovuto ucciderti quella volta che ti ho sorpresa con Elektra! Maledet… - non terminò l’insulto e barcollò appena, disorientato. Segno che il veleno, entrando in circolo, aveva fatto effetto. - Maledetta! - terminò comunque, urlando più di prima.
Ora fu il suo turno di ghignare. Avrebbe potuto ucciderlo o torturarlo fino a morte certa, pensò perversamente. Ma non voleva uccidere Wolf… quindi nulla, scartò l’idea.
- Come potrei finirti, ora, Wolf Black? - chiese ad alta voce mentre lui tornava in forma umana, più facile da gestire e meno ingombrante di quella da licantropo. Una nuova idea, perversa più della prima, le balenò in mente. Ma Elektra poteva offendersi se l’avesse fatto. La scartò. Avrebbe voluto divertirsi con quel suo bel corpo, lo ammise a se stessa. Ma c’era un corpo che desiderava più di quello del mannaro, non saprebbe dire se fosse migliore o meno, ma lo desiderava immensamente.
Si decise a legarlo, prima di tutto. Dovette impegnarsi parecchio -non ne voleva sapere di stare fermo- ma alla fine ci riuscì. Una volta legato, si limitò a sbottonargli la camicia e, tra le sue grida e i suoi mugugni di dolore, gli incise il simbolo dei Casterwill sul petto, all’altezza del cuore ma dalla parte opposta, a destra. Sorrise del suo bel lavoro. Una volta che il sangue si fosse fermato e i tagli cicatrizzati, avrebbero lasciato per sempre impresso lo stemma della sua famiglia sul petto di Wolf, come promemoria. In una tacita promessa di sfida amorosa tra i due. La loro sfida per Elektra.
- Wolf, la prossima volta assicurati che i miei pugnali non siano avvelenati. È uno spreco terribile non sfruttare queste occasioni. Oggi è stato troppo facile. Le nostre forze sono alla pari, dovresti saperlo, saremmo entrambi un ottimo allenamento per l’altro.
Ci vediamo, lupetto. - lo salutò in fine e gli scompigliò i capelli sudati, appositamente per farlo infuriare. Ma lui rispose solamente con un calmo “è vero. Alla prossima, Victoria.” e si leccò le labbra, sorridendo appena.
Con un fischio acuto fece accorrere Thundar e se ne tornò a casa, anche lei con un sorriso sereno e soddisfatto dipinto in volto.
 
Sulla porta l’accolsero Gunnar, in forma umana, e Nate.
- Cosa diavolo sei andata a fare senza avvisare nessuno, Soph?! – l’ aggredì il primo, infuriato e preoccupato.
- Gunnar, tesoro, non devo certo rendervi conto delle mie azioni. Se un giorno avessi una relazione con qualcuno non vi dovrò certo informare di ciò che faccio, quando lo faccio, come lo faccio e dove lo faccio. - replicò, annoiata mentre Gunnar a quelle parole arrossì violentemente.
- Dove sei stata? - chiese spaventato. - Spero tu sia ancora integra, vero? Devo andare ad ammazzare quel meledetto del sindaco? - aggiunse poi, una nota di gelosia appena accennata nella voce.
Sophie lo fulminò con lo sguardo. - No, Gunnar. È tutto a posto. - lo rassicurò, dolcemente e gli accarezzò il volto con il dorso della mano, mentre lui piegava la testa per non separarsi da quel contatto. - Mi sono solo azzuffata con Wolf Black. - replicò ancora lei, noncurante. Il bakeneko si produsse in un sospiro di sollievo. Era una cosa del tutto normale, quindi, bene così.
- Allora come mai quel sorriso? -
- Quale sorriso? - domandò con una macabra innocenza. E sparì entrando in casa e chiudendosi in camera.
Sospirò seduta sulla sedia di legno chiaro della sua scrivania, le mani incrociate dietro la nuca e una penna intrecciata tra esse. Guardò il soffitto bianco della stanza, magari l’avrebbe dipinta tutta di nero e attaccato delle stelle adesive sul soffito per illuminarla, si propose. Ma rise della sua idea stramba.
Visto che non le veniva più in mente nulla da scrivere, chiuse il diario dalla copertina nera e ci abbandonò la penna sopra.
E, dandogli un’ultima occhiata, fece correre lo sguardo sulle sue cose sparse nella camera. Fece un triste sorriso, sembrava vivesse lì da sempre. Spense poi la luce e uscì dalla stanza.


-- Dedicata a BellatrixWolf e a tutti gli abitanti di Gost Toon --

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Nene_chan