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Autore: tippy    20/08/2011    7 recensioni
Salve a tutti i fans di Castle!premetto dicendo che la mia storia parte dalla season finale della seconda stagione della serie tv in questione.In generale,la mia ff segue un pò la falsa riga del telefilm:ci sono i casi,ma soprattutto mi interessa raccontare il rapporto tra Kate e Richard;per questo motivo,mi scuso se i casi non sono interessanti come nello show!in ogni caso,spero vi risulti piacevole!e ringranzio la mia sis,mia "figlia" Elyl,zigi e Muzza per avermi spinta a pubblicarla!grazie del supporto,vi voglio bene!
Genere: Generale, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Dopo mesi eccomi qui con il capitolo finale! So di avervi fatto aspettare tanto, ma tra impegni universitari e blocchi dello scrittore mi ci è voluto parecchio tempo per terminare, anche perchè questo capitolo è venuto fuori più lungo degli altri. Spero tanto che non vi annoi e soprattutto che sia di vostro gradimento! Vi ringrazio tantissimo per aver seguito la mia storia e per aver recensito, ma soprattutto vi ringrazio per la pazienza con la quale avete atteso gli ultimi capitoli! Siete stati straordinari!:) Grazie ancora!<3

P.S.: Non la inserisco “ufficialmente” ma se vi va per l'ultima scena potete ascoltare in sottofondo questa canzone [The Boyce Avenue – Find me]







“Papà!!!”

“Alexis?!?”

“... Kate?!?!?!”, Alexis aveva deciso che la scena che le si era presentata davanti agli occhi, dopo aver aperto la porta di casa, non sarebbe stata dimenticata troppo facilmente. Non tanto perchè avesse beccato il padre mezzo svestito mentre era in atteggiamento intimo con una donna, quanto per il fatto che la donna in questione fosse la detective Beckett.

“Io... Ehm... ”, il viso della ragazzina era diventato più rosso dei suoi capelli, “... Mi sono appena ricordata che devo andare da Ginny...”, e così dicendo Alexis si avviò in tutta fretta verso la porta; Richard aprì bocca per chiamarla, ma non fece in tempo ad emettere alcun suono, che la figlia si era già dileguata.

La casa fu pervasa dal silenzio più totale per alcuni secondi, poi Kate si alzò: “Beh, credo sia meglio andare...”, disse mentre dava una sistemata alla camicetta.

A quelle parole, Richard si alzò con una chiara espressione di delusione sul volto: “N-no! Perché vai via? Alexis era solo imbarazzata, vedrai che quando torna a casa...”

“... Si sentirà ancora più in imbarazzo se mi trova ancora qui!”, rispose la detective, interrompendolo, “ Non voglio essere troppo invadente nel vostro rapporto. Passi già troppo tempo a starmi dietro al distretto, e adesso ha anche scoperto, nella maniera più imbarazzante possibile, che occuperai parte del tuo tempo libero con me. Siamo state buone amiche fino ad ora e non voglio che le cose vadano male proprio adesso”.

Lo scrittore le cinse la vita con il braccio e la attirò a se, guardandola dritta negli occhi: “Quanto sei sexy quando fai questi discorsi così profondi... Mi fa venire in mente qualche giochetto tra paziente e psicologa”, disse alzando le sopracciglia con fare malizioso.

Kate non riuscì a trattenere un sorriso: “ Che scemo!”, esclamò mentre lo allontanava dandogli uno leggero schiaffo sulla guancia.

“Ahi!!!” esclamò Richard, posando la mano sulla guancia-secondo lui-dolorante.

“Ma dai, era sì e no un buffetto!”, rispose la detective sbuffando, “Sei proprio un bambino lo sai?”

“Sì”, ribatté lui imitando una voce infantile, “E il piccolo Ricky vuole un bacino sulla bua, così può guarire”.

Kate era in parte irritata da quell'atteggiamento: era riuscito a passare da un argomento serio come quello di cui avevano parlato fino a pochi secondi fa a una scenetta così!

Prese la giacca e si avviò verso la porta: “Allora ci vediamo domattina”.

“Ma... Te ne vai così??”, chiese lo scrittore con espressione delusa.

Kate si fermò: “Ah sì, hai ragione. Ho dimenticato...”, rispose tornando indietro verso di lui, “... questo...”, una volta faccia a faccia, gli posò una mano dietro il collo e lo guardò con i suoi magnifici occhi verdi... Richard era quasi stordito: quegli occhi sembravano dire tante cose, tanti desideri inespressi... E questo lo confondeva: fino a due secondi prima voleva andarsene in tutta fretta... Mentre vedeva le sue labbra avvicinarsi, cominciò a sentire il suo profumo diventare sempre più forte... Gli occhi di Kate si concentrarono per qualche secondo sulle labbra di Castle, poi sorrise, compiaciuta... Lo scrittore stava già assaporando il momento in cui le loro labbra si sarebbero incontrate, quando sentì i capelli di lei solleticargli il naso... Le labbra della donna si posarono leggere sulla sua guancia, vi rimasero per un paio di secondi... Poi la detective si allontanò.

“Questo era per la bua... Piccolo Ricky”.






“Salve, detective Kate Beckett. Ho un appuntamento col signor Latimer”, si presentò la detective mostrando il distintivo alla segretaria dietro la scrivania.

La ragazza passò lo sguardo da Kate a Richard e strinse gli occhi, come per cercare di metterlo a fuoco poi, come se si fosse accesa una lampadina, il suo voltò si aprì in un'espressione di piacevole sorpresa ed esclamò: “Ma lei è... è Richard Castle!”

La detective alzò gli occhi al cielo e si trattene appena dallo sbuffare sonoramente, mentre sentiva lo scrittore pavoneggiarsi con la ragazza.

“Sì, sono io”, rispose Castle tutto tronfio, mentre la segretaria afferrava carta e penna con mani tremanti.

“P-potrebbe... Ecco... Un autografo... Sa, sono una sua grande fan!”, esclamò lei con una odiosa vocetta stridula.

“Ma certo!”

Kate avrebbe sopportato di tutto, fin quando quell'oca non l'avesse additata come...

“E lei è Nikki Heat! Giusto?”. Appunto.

La detective mostrò un sorriso forzato: “Ehm... No, sono la detective Beckett”, rispose irritata, ma cercò di non darlo a vedere, “Mi spiace interrompervi ma dovr-”, Kate si interruppe: era una sua impressione o quella sgualdrina stava deliberatamente mostrando il davanzale a Richard?! Sicuramente c'era qualcosa di interessante da vedere, data l'espressione imbambolata di lui! Kate sentì forte la tentazione di prendere quella ragazza e rimetterla al suo posto... Magari con una bella tirata di capelli, se fosse stato necessario.

<< Kate, calmati! Respira! >>, ordinò a sé stessa. Senza farsi vedere, usando il tacco pestò il piede a Richard.

“Ahi, ma che diavolo...???”

“Mi dispiace interrompervi, ma vorrei parlare col suo capo... Adesso”, disse Kate parlando sopra la voce dello scrittore, e rivolgendo alla segretaria il sorriso più falso di cui era capace.

La ragazza si alzò: “Oh sì, ha proprio ragione, mi scusi tanto. Prego, seguitemi”, replicò facendo loro strada verso l'ufficio del capo.

Kate sentiva lo sguardo di Richard addosso; si voltò e gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe mandato in fiamme persino il diavolo.

Lo scrittore rimase un po' intimorito dallo sguardo, ma mormorò lo stesso: “Si può sapere cos'hai? Perché mi hai pestato il piede?!? Fa male!!!”, si lamentò.

“Perché ti ho pest-”, la detective si zittì: erano arrivati davanti alla porta dello studio, “Ne parliamo dopo, Castle”.






Kate entrò di corsa nel Dodicesimo e si fermò davanti alla lavagna, piazzandoci sopra una fotografia: ritraeva un gruppo di ragazze e ragazzi vestiti tutti allo stesso modo.

Richard la raggiunse e si sedette al suo posto, vicino alla scrivania della detective.

“Cos'è quella foto?”, chiese Esposito, avvicinandosi per guardarla meglio.

“Siamo andati sul luogo di lavoro di Cheryl...”, replicò Kate, “... e non ne avevamo cavato un ragno dal buco...”

“... Fin quando la mia vista di falco non ha notato questa fotografia nel corridoio appena fuori l'ufficio del suo capo”

“Sì, la tua vista di falco aveva notato anche qualcos'altro...”, mormorò Kate a denti stretti.

“Come scusa?”, chiese Richard scrutandola con sguardo indagatore.

Kate sentì il calore salirle alle guance: come aveva fatto a sentirla?!

“N-niente, stavo semplicemente dicendo...”, cercò di replicare ,ma lo scrittore continuava a fissarla con uno strano sorrisetto stampato in faccia; lei gli lanciò un'occhiataccia, ma lui non mollava. Nel frattempo era arrivato anche Ryan, ed Esposito gli stava mostrando la scenetta in atto tra i due: Beckett usando solo il labiale chiese a Castle che cosa avesse da sorridere a quel modo, ma lui non rispose.

Kate si accorse che i due colleghi li osservavano alquanto divertiti, così decise di ignorare lo scrittore e ritornare al caso: “Dicevo... Castle ha visto questa foto e abbiamo notato che le ragazze e i ragazzi vestono tutti allo stesso modo, in pratica indossavano una sorta di divisa...”

“ … E le ragazze hanno al collo dei foulard color nero e rosso pompeiano”, continuò Rick.

“State dicendo che la vittima potrebbe essere stata strangolata con uno di quei foulard?”, domandò Ryan.

“Esatto”, rispose Kate, “Ognuna delle ragazze teneva il proprio nell'armadietto. Li abbiamo perquisiti e l'unico a mancare è quello di Cheryl”.

Ma Esposito continuava a non capire:“Come facciamo a sapere chi è l'assassino se l'arma del delitto è scomparsa?”

La detective aprì bocca per rispondere, ma Richard la anticipò: “Beh, ma mi sembra ovv-”, lo scrittore si fermò quando vide la detective lanciargli l'ennesima occhiataccia, ma ricambiò con un sorriso da angioletto e un battito di ciglia, come se lei gli avesse mandato un bacio; Kate alzò gli occhi al cielo: << Vi prego, qualcuno mi dica perchè frequento quest'uomo!!! >>, decise che era meglio continuare con la strategia dell'indifferenza, “ In realtà abbiamo un sospettato... Si tratta della migliore amica della vittima, Elizabeth. E' da quando è morta Cheryl che non si presenta al lavoro. Contattatela e ditele di presentarsi tra un'ora.”

I due poliziotti annuirono e si allontanarono, mentre Kate afferrava la giacca e si dirigeva verso l'ascensore.

Richard la guardò contrariato, si alzò dalla sedia e la seguì:“Per me è tutto molto chiaro”, disse, “L'assassino è sicuramente la sua migliore amica! Voglio dire, Cheryl e lei scompare! E come dici sempre tu, non esistono cose come le coincidenze”.

“Hai ragione, io non credo nelle coincidenze, ma se non ho prove concrete non posso arrestare la gente basandomi su mere supposizioni! Ci segui da tre anni ormai, dovresti saperlo!”, gli rispose, in attesa che le porte dell'ascensore si aprissero.

“Posso chiederti una cosa?”, disse la detective, dopo qualche secondo di silenzio. Richard annuì, “Si può sapere cosa avevi da ridere prima?”

“Oh, niente...”, rispose lui evasivo.

Rick la osservò in silenzio per qualche secondo. Kate sapeva che stava morendo dalla curiosità di sapere dove stesse andando.

“Dove stai andando?”, le chiese alla fine.

La detective a stento riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto: “Ho un appuntamento”. Le porte si aprirono ed entrarono entrambi, poi si richiusero davanti a loro.

Lo scrittore sembrava essere stato colto da una paresi e la detective non poté fare a meno di tranquillizzarlo:“ Rilassati, vado a pranzo con tua figlia”, rispose divertita. Le porte si aprirono di nuovo e Kate stava per uscire, ma si sentì trattenere; si voltò e vide che Richard le stava stringendo la mano. Alzò lo sguardo e si fissarono per pochi istanti, occhi negli occhi. Kate sostenne lo sguardo che quegli occhi azzurri le rivolgevano... Gli sorrise dolcemente, si liberò dalla stretta e andò via.





In un bar poco lontano dal Dodicesimo, Alexis sedeva a un tavolino; quando vide Kate avvicinarsi, si alzò.

“Salve Beckett”

“Ciao Alexis”, rispose Kate sorridendo. Riusciva a sentire l'imbarazzo che provava la figlia di Richard e a dirla tutta, un po' ne provava anche lei. Decise di non indugiare oltre e ruppe subito il ghiaccio, “Senti, so che questa è una situazione un po'...”

“... Imbarazzante?”, continuò la ragazzina.

La detective mostrò un mezzo sorriso: “... Già.”

“Già”.

“Mi dispiace per quello che è successo ieri sera. Non dovevi scoprirlo in quel modo, per questo volevo scusarmi con te per avertelo tenuto nascosto. E' stata colpa mia, io ho chiesto a tuo padre di aspettare un po' prima di dirtelo, altrimenti sono sicura che l'avrebbe fatto subito. E' che accaduto tutto così in fretta...”

“Sì, in effetti è stato un po'... Scioccante.”, la interruppe Alexis, “ Ma sappi che non ce l'ho con te, né tanto meno con papà. Insomma... Credo di aver capito prima di voi che il vostro non era più solo un rapporto di lavoro, e poi tu mi piaci...”.

Kate vide la ragazza abbassare la testa, lasciando la frase in sospeso: “Ma...?”, Alexis alzò lo sguardo, “Non preoccuparti, ti ho chiesto di pranzare con me per poter passare un po' di tempo insieme e chiarire questa faccenda.”

“Ma...”, Alexis esitò, “ Ecco, io...”

La detective capì che aveva bisogno di un po' di incoraggiamento: “Ma ora che ci frequentiamo, hai paura che tuo padre passi troppo tempo con me e il vostro rapporto non sia più lo stesso”.

Beckett osservò la figlia di Richard alzare di scatto lo sguardo verso di lei, guardarla con sorpresa mista a senso di colpa, poi parlò: “Sì...”

“Lo immaginavo, e ti capisco! Per questo siamo qui: voglio che tu sappia che ne ho già parlato con tuo padre dopo... Beh, dopo quello che è successo”, replicò sorridendo un po' imbarazzata, “Voglio che non trascuri il vostro rapporto, tu sei sua figlia e hai la precedenza su tutto. E poi non voglio che la nostra amicizia si rovini proprio ora. Per non parlare della mia salute mentale: frequentarlo troppo potrebbe farmi venire voglia di ucciderlo... Ma questo non glielo diciamo!”, esclamò Kate facendo l'occhiolino all'indirizzo di Alexis.

“In effetti hai ragione.”, replicò la ragazza divertita, “Vuol dire che dovrò darti delle lezioni! Sai, io sono specializzata in Gestione di Richard Castle!”. Risero.

“Allora... Tutto okay?”, domandò la detective.

“Certo”, rispose Alexis sorridendo.

“Bene!”, replicò Kate raggiante, “Allora possiamo ordinare”.







Dopo aver pranzato con Alexis, Kate ritornò al distretto, per farsi aggiornare sulla situazione. Entrò e si diresse subito verso Ryan ed Esposito, seduti alla scrivania del poliziotto dagli occhi azzurri: “Allora, E' arrivata la ragazza?”, chiese.

“No, ma sarà qui tra poco”, rispose Ryan.

La detective rimase in silenzio per qualche secondo, poi cominciò a guardarsi intorno: “Dov'è Castle?”, chiese.

“Ah, già. E' lì dentro”, rispose indicando la stanza dove tenevano la macchina del caffè.

Kate la osservò: di solito la porta era aperta e le piccole veneziane anche. Richard aveva chiuso tutto. La detective si rivolse ai due colleghi con sguardo interrogativo.

Ryan ed Esposito fecero spallucce, come a dire: “Non chiederlo a noi!”, poi Ryan disse: “Ha ricevuto una telefonata poco fa e si è allontanato. Poi è entrato là dentro e ha categoricamente vietato a tutti di entrare”.

“E ci ha espressamente chiesto di dirti che voleva parlare con te, appena saresti arrivata”, aggiunse Esposito.

Kate si voltò di nuovo verso la stanza chiusa, con aria perplessa: “Va bene... Vado a vedere che cosa vuole...”

Mentre la detective si allontanava, Esposito si rivolse al collega sorridendo maliziosamente: “Sono proprio curioso di sapere che cosa ha in mente!”





Kate entrò nella stanza; era un po' buia rispetto al solito, ma era riuscita a vedere Richard vicino alla macchina del caffè. Si voltò per chiudere la porta.

Nel momento in cui stava per voltarsi di nuovo verso lo scrittore e chiedergli il perchè di quell'atteggiamento, sentì le labbra di Castle sulle sue, il suo respiro sul viso, una mano tra i capelli e l'altra dietro la schiena. La detective, colta di sorpresa, stava per perdere l'equilibrio, così afferrò la camicia di Richard... Lo scrittore non poté fare altro che seguirla mentre la donna andava a sbattere contro il tavolino dietro di lei. Alcuni bicchieri poggiati lì sopra caddero a terra e il tavolino sbatté contro la parete. Richard sorrise, tenendo il viso a pochi millimetri da quello di lei... Si persero entrambi l'uno negli occhi dell'altra... Kate si sentiva un po' confusa: era accaduto tutto così velocemente...Nonostante tutto, per qualche strano motivo non stava impedendo a Richard di baciarla... Strinse ancora di più la presa sulla camicia e lo attirò a sé... Tutto intorno a loro era come scomparso, le uniche cose che i suoi sensi riuscivano a percepire erano i loro respiri, la mano di Richard che le accarezzava la schiena e l'altra che dai capelli si spostava al suo viso... La donna sentì la tensione andare via e il pugno che teneva stretto il colletto della camicia dello scrittore si aprì, scendendo con il palmo sul suo petto... Kate sentì il battito di Richard rallentare gradualmente... Dopo quell'attimo di passione i due si stavano godendo un dolce bacio nel silenzio della stanza del distretto...

<< Il distretto! >>, la detective aprì gli occhi in preda al panico e si allontanò dallo scrittore.

Osservò la stanza ed era vuota, a parte loro. Trasse un sospiro di sollievo, poi lanciò un'occhiataccia a Richard: “Cos'è che non ti è chiaro di 'Non provare a toccarmi quando siamo al distretto' ?!”, disse ancora con il fiato un po' corto per il bacio.

“Non mi pare che tu abbia opposto tanta resistenza...”, replicò lui adoperando la sua solita espressione: sopracciglio alzato e sorrisetto malizioso.

Kate avrebbe tanto voluto sparargli... E saltargli addosso.

“N-non è questo il punto!”, esclamò, “Mi hanno detto che hai ricevuto una telefonata... E' successo qualcosa?”, chiese cercando di cambiare argomento.

“Sì, ed è per questo che ti ho fatta venire qui”, disse avvicinandosi di nuovo a lei, “Mi ha chiamato Alexis e mi ha parlato del vostro incontro a pranzo... Mi ha detto che sei stata fantastica, che avete chiarito e che vi siete divertite molto... E che sono molto fortunato ad aver incontrato una donna come te...”, le si avvicinò ancora e le mise i capelli dietro l'orecchio, “...Ma questo lo sapevo già”, disse quasi in un sussurro.

Kate sentì un tuffo al cuore quando sentì quelle parole... Fissò quegli occhi azzurri... Non le piaceva quando Richard la guardava così: era come se in qualche modo fosse capace di farle perdere il controllo... Beh, in realtà non le dispiaceva poi così tanto; vi si perse dentro per qualche frazione di secondo, poi si riprese e domandò: “E il motivo per cui mi sei saltato addosso?”

“Hai ragione, chiedo venia. In realtà volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto con Alexis, darti un bacino...”, rispose con aria innocente, “Ma ci siamo fatti prendere un po' la mano a quanto pare...”, disse sorridendo mentre guardava i bicchieri caduti a terra; li raccolse, poi li rimise al loro posto.

“Ah, volevo chiederti un'altra cosa...”

“Cosa?”

“Vuoi venire a cena con me stasera?”, le chiese, “Ho chiesto già il permesso ad Alexis”, aggiunse con espressione da cucciolo.

Kate esitò, poi rispose: “Va bene... Vieni sotto casa mia alle 20”. Sorrise.

Richard era abbastanza vicino da poter sentire il profumo di ciliegia che lo aveva avvolto durante quel bacio mozzafiato... Quel sorriso era una delle cose che più lo faceva impazzire... Si avvicinò ancora un po', le mise la mano sotto il mento e le alzò delicatamente il viso: “Continuo a chiedermi come ho fatto a vivere tutti questi anni senza di te”, portò le sue labbra su quelle di Kate e la baciò.

Quando si staccarono la detective si sistemò la camicia e si rivolse allo scrittore: “Sarà meglio uscire di qui... Aspetta, hai un po' di lucido sulla bocca...”.

I due uscirono dalla stanza con circospezione, ma ad attenderli alla scrivania di Ryan c'erano già i due poliziotti.

“Abbiamo sentito del rumore mentre eravate lì dentro... E' successo qualcosa?”, chiese Esposito. Il tono non era per niente preoccupato, ma alquanto malizioso.

“Niente!”, si affrettò a rispondere Kate, “E'... Elizabeth è arrivata?”, chiese per cambiare discorso.

“Sì, è nella stanza interrogatori da quasi 10 minuti ma... Non volevamo disturbare...”, rispose Ryan.

Alla detective stava cominciando a dare sui nervi l'atteggiamento dei suoi colleghi, ma sapeva che la colpa era stata loro, per non essere stati abbastanza discreti, così si avviò in silenzio verso la sala interrogatori evidentemente irrigidita e a disagio. Richard stava per raggiungerla quando fu bloccato da Esposito: “Hey, amico... Hai messo il rossetto?”

Ryan stentava a trattenere le risate. Lo scrittore, impassibile, rispose: “Ho messo del burro cacao... Sai... Per le labbra screpolate...”, e in tutta fretta raggiunse Kate.

I due poliziotti lo guardarono andare via, poi Esposito esclamò sorridendo: “Quei due stanno insieme”

“Sicuro”, rispose il collega annuendo.







Quando Castle entrò nella stanza interrogatori, Kate aveva appena finito di presentarsi alla ragazza di fronte a lei. Chiuse la porta e la osservò mentre si avviava alla sua sedia: era una giovane donna sui 25 anni, capelli e occhi neri; passò più volte lo sguardo da Kate a Richard. Era evidentemente spaventata, ma non sembrava mostrare alcun senso di colpa... Qualcosa gli diceva che si era sbagliato: quella donna non c'entrava niente con l'omicidio di Cheryl.

“Allora, il suo nome è Elizabeth Daves”, cominciò la detective, “Lavorava con Cheryl... E ci hanno detto che eravate molto intime...”

Non appena la ragazza sentì nominare il nome dell'amica assassinata, si abbandonò alle lacrime: “S-sì...”, disse con la voce rotta dal pianto, “I-io ero la sua... La sua migliore amica...”.

Kate la osservò per qualche attimo prima di proseguire con le domande: la ragazza mostrava grande sofferenza... Qualcosa le diceva che non era colpevole ma essendo un poliziotto sapeva che andava verificata ogni possibile pista...

“Stamattina siamo andati a controllare il luogo in cui lavori... E ci hanno detto che da quando è morta Cheryl non vai a lavorare... Come mai?”, chiese la detective.

“Io... Io... Non me la sentivo di tornare al lavoro dopo quello che è accaduto a...”, Elizabeth non riuscì a completare la frase e continuò a piangere in silenzio.

“Capisco... Senti, Elizabeth... Sai qualcosa che potrebbe essere utile alle indagini? Qualsiasi cosa”

“S-sì... In effetti c'è... Qualcosa c-che dovreste sapere...”

Lo scrittore e la detective incrociarono i loro sguardi, poi si voltarono entrambi verso la giovane con interesse.

“Di cosa si tratta?”, domandò Kate.

“Poche ore prima che...”, Elizabeth si fece forza e andò avanti, “Che Cheryl venisse uccisa, so che aveva un appuntamento con il nostro capo, il signor Latimer”, Kate si accorse del disgusto con cui la ragazza pronunciò quel nome.

“Questo non ce l'ha detto”, constatò Richard, rivolgendosi alla detective, che annuì.

“E il motivo?”, domandò Beckett.

“Non lo so, ma all'inizio Cheryl non voleva presentarsi... Quel viscido da un po' di tempo le faceva delle avances e continuava a favorirla sul lavoro... Gli altri ormai non facevano che parlare male di Cheryl...”, affermò con rabbia, “Alla fine però aveva deciso di andare: temeva di perdere il posto se non l'avesse fatto...”

“Sai dove dovevano incontrarsi?”, domandò Richard.

Elizabeth fece segno di no con la testa: “Mi dispiace... Ora che ci penso però potreste chiedere alla segretaria del signor Latimer!”

“L-la segretaria?”, chiese Kate, lasciandosi sfuggire un'espressione riluttante: ripensò a quella donna, che aveva mostrato a Richard il contenuto della sua scollatura senza tanti complimenti. Il solo pensiero di doverla rivedere le faceva venire l'orticaria, “Controlleremo”, rispose ritornando alla realtà, “Grazie per la collaborazione”.

Mentre la ragazza si allontanava, Kate si accorse che Richard la stava fissando: si voltò verso di lui e lo vide rivolgerle un sorriso maliziosamente compiaciuto.

“Che c'è?”, chiese cercando di nascondere l'irritazione.

Lo scrittore fece spallucce: “Niente”.







Kate vide la segretaria sedersi in una delle poltrone del suo ufficio: indossava un top succinto e una minigonna quasi inesistente. Richard si era allontanato per andare in bagno qualche minuto prima. Voleva approfittare della sua momentanea assenza per entrare senza di lui, ma nell'attimo in cui poggiò la mano sulla maniglia della porta, lo scrittore le si presentò affianco.

“Allora, andiamo a parlare con la segretaria?”, chiese tutto sorridente.

Kate si voltò a guardarlo e quando vide quel sorriso, le venne voglia di prendere a cazzotti quella faccia tosta che si ritrovava davanti. << Ma per quale motivo dovresti farlo? Non sarai mica gelosa? >>, le chiese una vocina impertinente nella sua mente. Scrollò leggermente la testa come a scacciare quella domanda e si rivolse allo scrittore: “Senti, non è necessario che tu venga stavolta. Devo solo controllare il libretto degli appuntamenti e farle un paio di domande”.

Rick annuì, ma il modo in cui lo faceva a Kate sapeva tanto di presa in giro: “Non è che nascondi qualche altro motivo per il quale non vuoi che io entri lì dentro?”

Kate spalancò gli occhi, colta alla sprovvista da quella domanda: << Kate, non sei gelosa, NON sei gelosa!!!.... E anche se lo fossi... Non dargli la soddisfazione di saperlo! >>

“Volevo solo risparmiarti qualcosa di noioso... Se vuoi esserci anche tu, fai pure!”, disse alla fine, ostentando indifferenza.

Mentre entravano, Richard la stava osservando a sua insaputa con un sorriso divertito, ma con occhi adoranti.





Kate si trovava davanti alla lavagna a scrivere qualcosa sotto la linea temporale, poco prima dell'ora della morte della vittima: “Allora, a quanto pare abbiamo un sospettato, visto che la... Segretaria...”, disse riluttante ricordando gli spiacevoli minuti passati a sopportare quella donna mentre faceva la gatta morta col suo uomo... Di nuovo, “... Aveva sul libretto l'appuntamento di Cheryl col capo poco prima della sua morte... Grazie”, disse rivolta a Richard quando le porse il caffè fumante.

La detective stava iniziando a bere, ma proprio mentre le labbra stavano per sfiorare la tazza, si fermò lasciando il braccio sospeso e si voltò verso lo scrittore: “Cosa c'è?”, chiese irritata: Richard aveva di nuovo quel sorrisetto compiaciuto stampato in faccia.

“Tu sei gelosa”, affermò tranquillamente l'uomo fissandola con espressione maliziosa.

Kate sbarrò gli occhi, la mascella quasi toccava terra. La detective, però, si riprese quasi subito: “Non capisco a cosa ti riferisci...”, disse cercando di mostrare indifferenza.

“Non fare la finta tonta... Credi che non sappia il motivo per cui non volevi che fossi presente mentre parlavi con la segretaria? Certo, all'ufficio di Latimer non l'avevo ancora capito ma quando Elizabeth ha nominato la segretaria la tua faccia era... Avresti dovuto vederti!”, Richard vide le guance della donna andare in fiamme e il suo sorriso strafottente si allargò ancora di più.


Nello stesso istante, Esposito li osservava dalla stanza della pausa caffè: “Hey, vieni a vedere...”, disse divertito a Ryan, che era appena entrato.

Il poliziotto si avvicinò al collega e vide l'espressione di Beckett: “Cavolo, cosa le avrà detto Castle per farle andare a fuoco la faccia??”

“Sshhh! Non muoverti troppo, non vorrei che Beckett si accorgesse che li stiamo guardando...”


Kate tentò di rispondere per le rime ma lo scrittore non le diede tempo di aprire bocca: “ Non devi sentirti imbarazzata, tesoro. Mi piaci un sacco quando diventi gelosa...”, le mise gli occhi addosso e il suo sguardo aveva qualcosa di ben poco innocente, “... Diventi ancora più sexy... Non sai cosa ti farei in questo momento se solo fossimo da soli...”

La detective lo osservò impassibile per qualche secondo, poi sorrise: “Beh... Tu non sai cosa avrei voglia di farti io...”, disse ricambiando lo sguardo, “Sto morendo dalla voglia di fare una cosa e... Credo che la farò proprio adesso...”, mormorò in maniera seducente mentre si avvicinava allo scrittore.


Esposito diede una gomitata a Ryan senza togliere gli occhi dalla scena che si svolgeva davanti alla lavagna: “Che sta facendo Beckett?... Oh, non dirmi che...”, i due si guardarono sorpresi, “Davanti a tutto il distretto?!”


Ignaro degli agenti alle sue spalle che li spiavano, Richard fissava Kate piacevolmente sorpreso... Non sapeva cosa avesse in mente di fare, ma vederla avvicinarsi in quel modo, sentirla parlare così come se non gliene importasse niente del fatto che si trovassero nel distretto gli aveva fatto perdere la testa... Vide il viso di Kate avvicinarsi al suo... Già pregustava nella sua mente un bacio appassionato davanti a quella lavagna dove avevano passato tanto tempo tra ipotesi, prove, momenti d'intesa e di attrazione... Immaginava tutto il distretto fissarli prima stupiti con le mascelle a terra e poi applaudirli mentre trionfanti urlavano : “Finalmente!”, “Che bella coppia!”, “Castle, vecchio volpone!”...


“Lo sta facendo davvero!!!”, Ryan stava quasi urlando... Lui e il collega con gli occhi spalancati osservavano la detective invadere lo spazio personale dello scrittore in maniera decisamente pericolosa...


Kate allungò la mano verso il viso di Richard, che le sorrise... Lei ricambiò ... E tirò l'orecchio di Castle talmente forte che il povero scrittore non poté fare a meno di cacciare un urlo.

Kate sorrise soddisfatta: “Mi spiace, tesoro. Te lo sei meritato”, poi alzò la testa verso la stanza della pausa caffè, inchiodando Ryan ed Esposito con uno sguardo di rimprovero.

“Accidenti!”, esclamarono i due agenti in coro.







Richard e Kate stavano raggiungendo l'obitorio.

La detective camminava a passo talmente spedito che lo scrittore quasi non riusciva a starle dietro.

“Hey, sei arrabbiata con me perchè ho detto che sei gelosa?”, chiese Rick quando riuscì a raggiungerla.

“Io non sono gelosa!”

“Allora perchè sei arrabbiata?”

“Io non sono arrabbiata!”, davvero non lo era, ma le piaceva fargli credere il contrario.

“Allora perchè sei così silenziosa da quando abbiamo lasciato il distretto?”

“Forse perchè tu non la smetti di parlare??”

“Colpito”, ammise lo scrittore e decise che era meglio stare zitto.

Kate si voltò per non lasciargli vedere il sorrisetto divertito che le increspava le labbra ed aprì la porta dell'obitorio.

“Ciao Lanie”

“Kate. Oh, vedo che hai portato Castle”. Sorriso malizioso.

La detective le lanciò un'occhiataccia: “Allora, qual è la svolta di cui parlavi al telefono?”

“Beh... Ieri sera, prima di andare via, ho pensato di controllare se per caso l'assassino avesse lasciato delle impronte almeno parziali sul collo, visto che siamo senza arma del delitto...”

“Oh, non dirmi che l'hai trovata?”, domandò Richard entusiasta.

“E vi dirò di più”, attese qualche secondo per dare suspence, “Abbiamo un riscontro!”

La detective e lo scrittore si guardarono speranzosi.

“Ottimo lavoro Lanie!”, esclamò Kate sorridendo, “Di chi si tratta?”

“Un certo...”, si avvicinò al pc, “Donald Latimer”

Kate era al settimo cielo: “Lanie, tu sei un genio! Andiamo sub-”, la detective si interruppe: il cellulare di Richard aveva preso a squillare.

“Scusate... Pronto? Ciao muffin alle carote!”, esclamò lo scrittore sorridendo.

Lanie si rivolse a Kate con aria perplessa: “Muffin alle carote??”

“Alexis”, rispose la detective, e la sua faccia sembrava dire: “Non farci caso: è Castle!”

Mentre Richard parlava al telefono, il medico legale prese da parte la detective: “Allora? L'avete fatto?”, bisbigliò Lanie.

“Fatto cosa?”, chiese Kate confusa.

“Dimmi un po', devo farti un disegnino per caso?! L'avete fatto o no??”

“Fatto cosa?”, Richard aveva terminato la telefonata.

“Voleva sapere se avevamo già preso un campione di DNA del sospettato, ma... No, dobbiamo ancora procurarcelo. Anzi stiamo andando proprio ora! Grazie mille per l'informazione dottoressa Parish”, Lanie lanciò alla detective un'occhiataccia come a dire: “Prima o poi mi dirai tutto”, che Kate ricambiò con una linguaccia, prima di uscire dall'obitorio.






Era ormai sera; Kate e Richard entrarono nella stanza interrogatori: lì ad aspettarla c'era il signor Latimer, all'apparenza un uomo qualunque... A quanto pareva, però, nascondeva parecchi segreti dietro quel volto da uomo medio americano.

La detective cerco di arrivare dritta al punto, per spingerlo a confessare prima che potesse arrivare il suo avvocato. In caso contrario... Aveva sempre il piano B.

Beckett aprì il file e cominciò a leggere: non era una lista molto lunga, ma sicuramente dava un'idea della persona che sedeva di fronte a lei in quel momento ed era una pista che portava dritta verso la soluzione dell'omicidio di Cheryl Dawn: “Allora, signor Latimer... A quanto pare quando ci siamo visti stamattina ha omesso alcuni dettagli della sua vita che non mi sembrano poi così irrilevanti: è stato denunciato 4 anni fa da sua moglie per violenza domestica e 3 volte negli ultimi due anni per tentata violenza sessuale nei confronti di una sua conoscente, una cameriera e la sua ex fidanzata...”

L'uomo tentava di mostrarsi impassibile ma era chiaramente teso: “Sono errori del passato... Se pensate che abbia ucciso quella ragazza vi sbagliate di grosso!”, esclamò all'improvviso, dopo un attimo di pausa.

“Ci hanno detto che ultimamente prestava a Cheryl... Come posso dire... Un po' troppa attenzione”, insinuò Richard, “Io credo che la ragazza l'abbia rifiutata e lei abbia perso le staffe”

“Si può sapere perchè questo tizio deve stare qui??”, esclamò Latimer rivolgendosi a Kate, “E voi permettete che un pallone gonfiato che si crede un poliziotto si rivolga a me in questo modo!”

Le volte in cui la detective aveva visto lo scrittore con un'espressione così alterata e minacciosa si potevano contare sulla dita di una sola mano... Questa era una di quelle: Castle stava per alzarsi dalla sedia, ma Beckett lo bloccò mettendogli il braccio davanti al petto; Richard la guardò, lei sostenne il suo sguardo, gli fece un cenno con la testa e si rivolse all'indiziato: “Signor Latimer, le assicuro che il signor Castle non le rivolgerà più alcuna domanda, né farà più insinuazioni nei suoi confronti...”, lo scrittore, contrariato, stava per replicare ma la detective continuò: “ So che sta cercando di provocarci, e per quanto mi farebbe un enorme piacere se l'uomo che siede accanto a me le mollasse un cazzotto dritto sul naso, preferisco non darle un pretesto per potersela cavare. Inoltre credo proprio che in questa stanza ci sia eccome un enorme pallone gonfiato, e di certo non è il signor Castle”. Richard non nascose il sorriso appena accennato che gli increspava le labbra: in quel momento si sentiva orgoglioso di avere a fianco a sé una donna come lei, molto più del solito. Ci voleva un bacio di ringraziamento... Si voltò a guardarla con occhi pieni di desiderio, mentre lei continuava a parlare col sospettato: << Richard smettila, se ti becca mentre la fissi così con Ryan ed Esposito dietro il vetro ad osservare... >>, lo scrittore si morse il labbro inferiore e si voltò verso Latimer.

“Allora, vuole rispondere alla domanda?”, Domandò Kate in maniera pressante.

L'uomo afferrò il bicchiere d'acqua sulla scrivania e bevve tutto d'un fiato: “Io non parlo senza il mio avvocato”.

“Va bene”, Richard si voltò a guardarla: la donna sembrava quasi sollevata, “Può andare”.

“Come?”, Latimer era confuso.

“I poliziotti fuori la porta lo accompagneranno a casa. Non lasci la città”.

Appena uscito dalla porta, Kate estrasse una bustina trasparente e vi mise dentro il bicchiere.







Ore 21.00, loft di Richard.

Lo scrittore e la detective avrebbero dovuto incontrarsi alle 20 sotto casa di Kate, ma fino a mezz'ora prima erano rimasti al distretto per l'interrogatorio con Latimer, così avevano rimandato di un'ora l'appuntamento.

Rick era nella sua camera da letto, si stava abbottonando la camicia davanti allo specchio. Era da giorni che aveva in mente di chiederle di uscire, così aveva pianificato il loro primo appuntamento nei minimi dettagli. Avrebbe solo dovuto attendere che Kate accettasse il suo invito, e nel pomeriggio lo aveva ottenuto. Lo specchio riflesse la sua immagine che sorrideva tra sé mentre ripensava al bacio che si erano scambiati al distretto...

“Perché sorridi?”, Alexis era apparsa sulla porta.

“Oh, niente tesoro... Ero sovrappensiero...”

“Pensavi a Kate?”, domandò la figlia sorridendo maliziosa.

“Si nota davvero così tanto?”, chiese senza riuscire a nascondere la propria felicità.

“Papà... Sei cotto, e si vede”, la ragazza si avvicinò all'armadio aperto del padre, “Su, ti aiuto a scegliere la cravatta”.


Quando padre e figlia scesero le scale, Martha si trovava seduta al bancone della cucina, con un bicchiere di vino in mano.

Richard scese l'ultimo gradino e afferrò il cappotto: “Madre io esco. Non mi aspettate in piedi, potrei fare tardi”, disse mentre si avvicinava ad Alexis per stamparle un bacio sulla fronte.

“Divertiti... E salutami Beckett”, replicò la madre.

Richard si voltò di scatto verso Martha con espressione quasi inorridita: “Come...???”, poi si voltò verso la figlia.

“Non è stata colpa mia, mi ha sentita parlare al telefono con te del pranzo con Kate! So che avrei dovuto dirtelo prima, scusami...”

“Non fa niente, non ce l'ho con te”, disse dolcemente alla figlia; poi si voltò verso la madre, “So che tua nonna quando vuole scoprire qualcosa è impossibile da ostacolare”

Martha fece spallucce: “Ti sbagli caro, stavo semplicemente passando davanti alla stanza di Alexis mentre andavo in bagno e mi è capitato di sentire per caso qualcosa che a quanto pare non avrei dovuto sapere”, disse con tono risentito verso il figlio, “Non capisco perchè non me l'hai detto, Richard! Sono tua madre dopo tutto!”

“Madre, tranne Alexis, nessuno sa che io e Kate ci frequentiamo, perchè è stata lei a chiedermi di non dirlo ad anima viva”, replicò lo scrittore.

“Capisco... Comunque sono contenta che finalmente abbiate deciso di mettervi insieme, sappi che hai la mia completa approvazione: quella donna fa al caso tuo. Anche se non capisco cosa l'abbia spinta a mettersi con te”

“Grazie, madre!”, esclamò Richard contrariato.

“Non fraintendermi tesoro, ma sappi che se non vorrai fartela sfuggire dovrai crescere un po'! Lei non è come le donne che hai frequentato fino ad ora”

“Lo so”, rispose lui, e davvero era consapevole di quale persona speciale si fosse innamorato... Sapeva che Kate non era come le altre... Lei era speciale. Prese le chiavi dell'auto, salutò madre e figlia e si chiuse la porta alle spalle.





Appartamento di Kate.

La donna stava fissando in silenzio il suo letto, su di esso vi era una scatola aperta: Richard le aveva regalato un altro vestito; questa volta però niente di vistoso, un semplice vestito nero di seta lungo appena sopra il ginocchio, con spalline sottili. Era decisa a farlo smettere con quelle spese assurde, erano tutte cose stupende ma lei non ne aveva bisogno... Le bastava la sua presenza, sentire il suo buon odore mentre l'abbracciava, riuscire a essere una coppia normale che parla del più e del meno e che guarda la tv insieme, come era accaduto due sere prima proprio sul divano di casa sua.

Prese l'abito tra le mani e iniziò a infilarselo... La seta le scivolava fresca e morbida lungo il corpo... Non poteva nascondere a sé stessa la paura che provava... Si chiedeva se sarebbero mai riusciti a essere una coppia come le altre: lui era uno degli scrittori più famosi degli Stati Uniti e lei era diventata alquanto conosciuta da quando era diventata la sua musa... Per non parlare del gossip di cui lui è stato spesso al centro... Era anche per questi motivi che aveva deciso di non dire niente a nessuno riguardo quello che stava accadendo tra loro due: temeva il momento in cui la cosa sarebbe diventata di dominio pubblico – perchè non aveva dubbi che sarebbe accaduto. Ma soprattutto temeva di soffrire... Continuava a tormentarsi con pensieri del tipo: “E se è solo un fuoco di paglia?”, “E se non funzionasse?”. Sapeva di essersi posta queste domande anche prima e alla fine aveva seguito il cuore, quella parte di sé che le faceva venire le palpitazioni ogni volta che lo vedeva, che le faceva sentire le farfalle allo stomaco ogni volta che sentiva la sua voce, che la faceva impazzire ogni dannata volta che la fissava con quegli occhi color del cielo... Quella parte di sé che le aveva fatto decidere di correre dietro Richard quella mattina e di baciarlo su un marciapiede di New York sotto un insolito sole caldo di fine Ottobre. Allora, trascinata dai sentimenti che provava per lui, aveva corso il rischio che qualche paparazzo li beccasse ma per fortuna non era successo. E per quanto avesse realizzato che non aveva mai provato per nessuno quello che provava nei confronti di quell'uomo, la parte razionale di lei continuava a dirle di stare attenta, di non lasciare il suo cuore così esposto, così vulnerabile... Sperava che funzionasse tra loro, lo voleva davvero... Ma aveva bisogno di tempo per riuscire ad abbattere del tutto quel muro che aveva eretto negli anni e non sapeva se Richard avrebbe voluto fare quel viaggio con lei... Si truccò, diede una sistemata ai capelli e mise le scarpe. Stava per prendere il cappotto quando bussarono alla porta.

Richard apparve davanti alla soglia sorridente; quando vide Kate nell'abito che le aveva regalato rimase senza parole.

“Chiudi quella mascella o ti cadrà a terra!”, esclamò la detective sogghignando.

“Scusa, ma dovresti essere arrestata: è reato essere così perfettamente... Perfetta!”, replicò lui con occhi adoranti.
“Certo che per essere uno scrittore hai un vocabolario molto ampio”, rispose Kate prendendolo in giro.

“E' colpa tua se sono rimasto senza parole”, si giustificò lo scrittore. Poi le sorrise dolcemente, “Dai andiamo. Sto per portarti in un posto speciale”.





Lo scrittore scese dall'auto e passò dal lato passeggero per aprire la portiera alla detective.

“Eccoci arrivati”, disse Richard indicandole una piccola libreria di fronte a loro.

Kate la osservò stranita: conosceva quel posto ma non capiva perchè Rick l'avesse portata lì.

“Lo so, pensavi che ti avrei portata al ristorante ma aspetta di entrare dentro...”, l'uomo la prese per mano portandola davanti alla porta chiusa. Quando entrarono Kate vide qualcosa che davvero non si aspettava: al centro della libreria c'erano due sedie, un piccolo tavolo rotondo apparecchiato, con una piccola candela all'interno di un bicchiere e un carrello con la cena. Il resto dello spazio era illuminato da tre piccole lampade coperte da sottili stoffe colorate, per riempire l'atmosfera di luci soffuse e dare un po' di colore. Le pareti coperte da scaffali pieni di libri.

“Purtroppo non mi hanno permesso di usare altre candele... Sai, per la presenza di tutti questi libri”, esordì Richard rompendo il silenzio, “Qui ho tenuto per la prima volta un incontro con i fan per firmare i libri, quando i miei romanzi avevano iniziato ad avere davvero successo... E qui ho incontrato per la prima volta una persona davvero speciale...”, a quelle parole Kate arrossì, “... Peccato che non ricordi quell'incontro...”

La detective sentì lo stomaco fare le montagne russe... Lei quell'incontro lo ricordava benissimo: alcuni anni prima aveva trovato il tempo per andare nella stessa libreria in cui si trovava adesso, per incontrare Richard Castle e avere l'occasione di farsi autografare il suo nuovo romanzo. Ovviamente sapeva che lui non ricordava quell'incontro, quel pomeriggio c'erano decine e decine di persone. Si chiedeva come fosse venuto a saperlo.

“Come fai a...?”

“Tuo padre... Abbiamo fatto due chiacchiere qualche giorno fa”, rispose Richard sorridendole.

<< Papà?! >>, Kate sbarrò gli occhi: suo padre sapeva? Come l'aveva presa?

“Non preoccuparti, non ho detto niente a tuo padre, gli ho fatto delle domande con la scusa di voler conoscere la mia musa dal punto di vista del papà. E' giusto sia tu a decidere quando parlagliene”

“Grazie”, rispose lei sorridendo. Gli era davvero grata per aver rispettato i suoi tempi... Era un' impressione o il suo scrittore stava crescendo?

“In ogni caso ho pensato 'Visto che non ricordo il nostro primo vero incontro, perchè non passare nello stesso luogo il nostro primo appuntamento per farmi perdonare questa mancanza?' Così mi aiuterai a riviverlo attraverso i tuoi di ricordi... E mi racconterai anche di come sei diventata mia fan e della tua piccola biblioteca comprendente tutti i miei romanzi!”, concluse trionfante.

<< Devo ricordarmi di uccidere papà la prossima volta che ci vediamo! >>, pensò Kate mentre alzava gli occhi al cielo.

“Perché non me l'hai mai detto?”

“Appena ci siamo conosciuti non avrei osato darti questa soddisfazione nemmeno per tutto l'oro del mondo. Il solo pensiero di vederti pavoneggiare per tutto il distretto mi dava l'orticaria... Ma ora non mi dispiacerebbe parlarne...”, ammise sorridendo.

“Allora... Ti piace l'idea? Ho cercato di rendere la libreria il più accogliente possibile... E poi pensavo che avresti preferito un po' più di privacy visto che non siamo ancora usciti allo scoperto...”

La detective si sentì grata nei confronti dello scrittore per la comprensione che le aveva dimostrato con quel piccolo gesto. Il sorriso che le increspava le labbra divenne più ampio: “E' delizioso, davvero... Sei stato molto dolce...”

Richard ricambiò il sorriso mentre fissava i suoi occhi in quelli di lei. Poi si fece serio: “Kate... So che non sono perfetto, che per quanto tu possa amare il lato infantile e superficiale di me, hai bisogno di qualcuno che sappia esserti accanto, di un uomo che sia divertente, ma anche serio e responsabile... Vuoi qualcuno che ti dia la sicurezza e l'amore di cui hai bisogno e io... Voglio solo che tu sappia che quell'uomo sono io, Kate. Devo crescere lo so, e con te so di poterlo fare, sono già cambiato molto durante questi anni passati insieme... Dopo Alexis tu sei la cosa più straordinaria che mi sia mai capitata... Non ho mai provato per nessuno quello che provo per te... Voglio essere con te quando prenderai l'assassino di tua madre, voglio prendermi cura di te, sono pronto a fare qualsiasi cosa per te, perciò... Non importa quanto tempo ci vorrà perchè tu possa aprirti completamente a me, non importa quanto dovremmo tenere nascosta la nostra relazione... Io sono l'uomo di cui hai bisogno, Kate... Lascia che io sia quell'uomo...”

Kate non sapeva cosa rispondere: si sentiva come se Richard avesse ripreso a rompere quel muro che lei stessa aveva eretto tra sé e il mondo esterno, buttandone giù una buona parte e portandosi via i mattoni caduti... Aveva la sensazione di sentirsi più leggera, come se i dubbi che aveva non la assillassero più... Guardava quei sinceri occhi chiari penetrarle dentro fino a toccarle l'anima... Voleva che lui fosse il suo uomo... Non aveva dubbi: voleva urlare al mondo che Richard Castle l'aveva stregata nel corpo e nell'anima, non voleva più ascoltare la parte razionale e timorosa di sé, non poteva più farlo ormai: c'era dentro fino al collo, era innamorata di lui e non voleva lasciarlo andare... Se alla fine avesse sofferto, sapeva che ne sarebbe valsa la pena... Si avvicinò piano allo scrittore e con dolcezza posò le labbra schiuse su quelle di lui mentre gli portava le braccia al collo, poi lo strinse a sé nell'abbraccio più forte di cui fosse capace: petto contro petto, riusciva quasi a sentire il cuore di Richard battere a tempo col suo... Sentì lo scrittore stringerla ancora di più verso il suo corpo, come se avesse paura che potesse svanire da un momento all'altro... Ma la detective era lì e non sarebbe andata da nessuna parte, perché il suo posto era con lui... Mentre chiudeva gli occhi serena, Kate sentiva che dopo anni passati a viaggiare nel mare in tempesta, il suo cuore era approdato in un porto sicuro dove potervi rimanere... Magari per sempre.

   
 
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