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Autore: GoldenRose    21/08/2011    11 recensioni
"Il ragazzo le aveva posato le mani sulle spalle, e le sue dita avevano scavato nella sua pelle. Le sue parole erano dolci, a differenza dei suoi modi, il suo tono suadente. Ma qualcosa, in quello che Lily - era davvero lei? Aveva vissuto quel sogno semplicemente da esterna, prima, eppure ora si ritrovava a viverlo in prima persona; una prospettiva terrificante - aveva mormorato lo aveva fatto adirare. I suoi occhi avevano mandato lampi, la stretta sulle spalle di lei era aumentata a ogni secondo che passava, diventando sempre più dolorosa."
Tutto sembra andare per il meglio, più di vent'anni dopo la fine della seconda guerra. Eppure, in questa apparentemente ormai consolidata pace, nuove, inattese forze sono pronte a sferrare i loro attacchi, mentre Lily Luna Potter si trova a dover affrontare sinistre ombre che emergono dalle brume di una memoria lasciata inavvertitamente mal sepolta.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Beneath our Skin


Capitolo 2
Il sorriso di Scorpius Malfoy era affilato come una lama, quando Lily gli si sedette a fianco sul treno diretto ad Hogwarts.
«Sei venuta, dunque.» Il sorriso si allargò.
«Ne dubitavi?» Lily lanciò occhiate incerte agli altri occupanti dello scompartimento, chiedendosi se fossero amici di Scorpius e Trystane o, semplicemente, non avessero trovato altri posti liberi. Avvertiva gli occhi grigi di Scorpius su di sè, i loro gomiti e le loro gambe che si sfioravano. Chinò il capo, fissandosi le mani raccolte in grembo, il sangue che le affluiva alle guance.
«Non fate i maleducati, voi due, e presentateci a Lily.» Era stata Morgaine Vypren a parlare; Lily alzò lo sguardo, piacevolmente sorpresa dal suo tono amichevole. Gli occhi di lei erano verdi, un perfetto accostamento cromatico con i colori del suo cravattino da Serpeverde. A giudicare dal tono che aveva usato, Morgaine, Scorpius e Trystane erano da tempo in confidenza e, probabilmente, anche il gemello di Morgaine, Edric, era amico dei due cugini. A prima vista, Lily aveva dato per scontato che fossero parenti, anni prima; solo in seguito aveva scoperto che erano gemelli, ma non l'avrebbe mai detto, poiché le loro somiglianze fisiche si fermavano al colore dei capelli, bruni, di tendenza mossa, e a quello degli occhi, verde chiaro, lievemente tendenti al nocciola, oltre che un colorito latteo della pelle che entrambi possedevano. Per il resto, i tratti dei loro visi erano differenti.
Nè Scorpius nè Trystane parevano intenzionati a presentare chicchessia; Morgaine sbuffò, rassegnata, ma Edric rimase impassibile, continuando ad osservare il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino.
«Io sono Morgaine.» Allungò il braccio per stringere la mano di Lily, che era seduta di fronte al fratello; Lily si protese in avanti per afferrarla, e la stretta di Morgaine fu leggera e la sua pelle era fresca.
«Edric.» Edric si presentò con fredda cortesia, seguendo l'esempio di sua sorella, ma senza disturbarsi a porgere alcuna mano. Si scostò i riccioli bruni dagli occhi, puntati su Lily, che distolse immediatamente lo sguardo dal suo viso, a disagio.
I modi gentili di Morgaine finirono inevitabilmente per istillare del sospetto in lei. O, forse, si stava comportando in una maniera eccessivamente paranoica; era così poco abituata ad avere attorno persone che volevano esserle amiche, che le pareva irreale perfino condividere lo scompartimento con qualcuno che non era della sua famiglia.
«Non avete risposto alle mie lettere, Vypren. Pretendo delle spiegazioni.» Trystane, accusatorio, puntò un dito in direzione dei due gemelli, fingendosi offeso.
«Non te l'ho detto, Trystane? Edric non ti ha risposto perché era impegnato a prendere lezioni di danza dal maestro di sua sorella», rivelò Scorpius, ghignando. Edric lo fulminò con lo sguardo: «Tappati quella fogna, Scorpius», borbottò scontroso, strascicando un piede per terra con aria imbarazzata. Morgaine scoppiò a ridere, confermando la veridicità delle parole di Scorpius, e Trystane la seguì a ruota. Lily preferì rimanere in silenzio, mordicchiandosi il labbro inferiore, senza ben sapere come comportarsi, provando un imbarazzo addirittura superiore a quello di Edric. Lei non apparteneva a quel gruppo. Lei non apparteneva a niente, e non faceva parte di nulla. Meditò se fosse una buona idea alzarsi e andare a cercare Hugo. Ma con un timing impeccabile, Scorpius parve capire esattamente cosa le stava passando per la mente.
«Hai ragione di restare qui quanta ne hanno loro», le sussurrò all'orecchio, facendola sussultare appena. Le sue labbra erano fredde. «E se vuoi iniziare a farti rispettare, non stare sempre in silenzio come una sciocca che non sa come inserirsi in una conversazione. Dì qualcosa. Tira fuori un po' di veleno.»
«Grazie per la non richiesta perla di saggezza», replicò Lily sottovoce, sarcastica, guardandolo storto.
«Ecco, così va già meglio.» Scorpius sfoderò il suo sorriso-lama e fece per voltarsi quando Trystane esclamò, malizioso: «Che ci facevate voi due così vicini?»
«Parlavamo.» Scorpius si strinse nelle spalle, rilassato. Morgaine sollevò il capo da un vecchio tomo che aveva tirato fuori dalla sua borsa e osservò la scena, gli occhi verdi che scintillavano. Edric era tornato alla sua occupazione precedente, ovvero fissare il paesaggio.
«Strano. Io di solito non parlo a qualcuno con la faccia così vicina alla sua. Perché non vieni qua e parliamo anche noi, Scorpius?» Per tutta risposta, Scorpius gli fece un gestaccio.
«Forse tu non parli così a qualcuno perché essere talmente vicini alla tua, di faccia, si rivelerebbe un'esperienza alquanto traumatizzante.» Lily aveva sfoderato un tono soffice, ma il suo sorriso era affilato quanto quello di Scorpius. Edric la occhieggiò sorpreso, e Morgaine rise sotto i baffi da dietro al suo libro. Quanto a Trystane, boccheggiò, stupito, ma quando si riprese disse, divertito: «Toush.»
«E' touché, Trystane, non toush.»
«Lo sai che ho saltato tutte le lezioni estive di francese a casa tua. Non pretendere troppo.»
Ma Trystane, ormai, non godeva più dell'attenzione di Scorpius, completamente risucchiata da Lily. Giunsero ad Hogwarts un'ora più tardi, durante la quale Morgaine raccontò loro di un sogno che aveva fatto la notte prima.
«Sono su una torre spezzata, e osservo il cielo tingersi del rosso del tramonto. Stormi di cormi volano bassi, per poi scendere a banchettare sull'erba bagnata di rugiada. E poi, improvvisamente, mi trovo in un castello, e c'è un ballo. Indosso il mio vestito migliore, ma quando un ragazzo biondo giunge e mi parla, affabile, sollevo le mie gonne e scappo. Corro a perdifiato, da una sala all'altra, ma sento che lui mi troverà comunque. Sa qualcosa su di me.» Lo sguardo di Morgaine era lontano, perso. Lily la capiva. I suoi sogni, la maggior parte delle volte, si tramutavano in terribili incubi; ricordava ancora l'ultimo, impresso a fuoco nella sua mente. Il ragazzo le aveva posato le mani sulle spalle, e le sue dita avevano scavato nella sua pelle. Le sue parole erano dolci, a differenza dei suoi modi, il suo tono suadente. Ma qualcosa, in quello che Lily - era davvero lei? Aveva vissuto quel sogno semplicemente da esterna, prima, eppure ora si ritrovava a viverlo in prima persona; una prospettiva terrificante - aveva mormorato lo aveva fatto adirare. I suoi occhi avevano mandato lampi, la stretta sulle spalle di lei era aumentata a ogni secondo che passava, diventando sempre più dolorosa. Lily aveva tentato di divincolarsi, la vista appannata da quelle che, si rese conto solo dopo, erano lacrime...
E poi si era svegliata. «Io li odio, i sogni», affermò, senza esitazioni. Morgaine voltò il capo nella sua direzione, l'accenno di un sorriso ad incurvarle le labbra.
«Si dice che i sogni siano il nostro subconscio che tenta di rivelarci qualcosa, o rielabora i nostri desideri più reconditi, o ripesca le nostre fantasie più bizzarre. Talvolta, i sogni possono essere perfino una finestra aperta sul nostro futuro. O almeno, è qualcosa che la professoressa Cooman è ben felice di sostenere.»
-

Scesero dalle carrozze che la sera era insolitamente fredda, per essere solo il primo di settembre. Il vento era secco e tagliente, e alzava la polvere della giornata, trascinando foglie morte sul selciato. Albus, tra la folla, le aveva sorriso, e Hugo l'aveva salutata allegramente con la mano, così come Rose, gli altri suoi cugini e i gemelli Scamander, Lorcan e Lysander, che solo Molly Weasley pareva essere in grado di distinguere, ad Hogwarts. Ma la mancanza di James si sentiva, così come quella di Dominique, la sua cugina preferita. Dominique aveva terminato Hogwarts l'anno prima, come suo fratello maggiore, e adesso avrebbe avuto occasione di vederla solo durante le uscite ad Hogsmeade. Era felice per Dominique, però; aveva realizzato il suo sogno e si era trasferita in Francia, sebbene lei giurasse fosse solo una cosa momentanea. Là, era entrata in una squadra di Quidditch femminile; tutti avevano sempre ritenuto che le donne Delacour non sarebbero mai riuscite a destreggiarsi su un manico di scopa, ma Dominique era stata l'eccezione, e Lily era fiera di lei quasi fosse sua madre.
«Voi li vedete, ragazzi? I Thestral, intendo. Quelli che trainano le carrozze.» Trystane li guardò uno ad uno, curioso, mentre procedevano fianco a fianco alla volta del castello. Alle sue parole, i bei tratti aristocratici di Morgaine si irrigidirono, e la luce che animava gli occhi di Edric diventò ancora più gelida.
«Io li vedo.» Ed era l'unico. Sua sorella gli strinse il braccio, comprensiva, mentre Edric procedeva a capo chino. «Ho visto mia madre.»
«Non lo sapevo», mormorò Scorpius, con tono dispiaciuto. Morgaine sembrava a disagio quanto Trystane, che farfugliò un flebile "scusa", fissandosi i piedi. Edric scosse il capo.
«Non importa. Non l'ho mai raccontato a nessuno, eccetto Morgaine e il lord nostro padre.»
«Il lord?», si arrischiò a chiedere Lily, confusa. Non aveva idea che esistessero ancora dei lord, soprattutto fra i maghi. Probabilmente era un Babbano.
«Già.» I sorrisi sui volti dei due gemelli erano deboli, stanchi. «Il lord burattinaio.» Edric non aggiunse altro, nè altro gli venne domandato.

-

Lo Smistamento era terminato quando finalmente i piatti furono magicamente riempiti. Stretta fra Scorpius e Morgaine, Lily si servì di zucca speziata e trota in crosta di polvere di mandorle. Quell'anno, confermarono in molti, gli elfi domestici avevano sfruttato al massimo le loro abilità culinarie; da quando Steffon Norcross, nuovo professore di Trasfigurazione, aveva iniziato a ricoprire la carica di preside, in sostituzione di Minerva McGrannitt, ormai in pensione da due anni, tutto ad Hogwarts era "salito di qualità", come l'uomo si ostinava a ripetere. Era un tipo gioviale, sui quarantacinque, sebbene, quando non era semplicemente Steffon ma il professor Nocross, diventasse piuttosto inflessibile e particolarmente severo. L'anno prima, su richiesta dei suoi studenti, aveva organizzato addirittura un ballo di Natale. Lily non aveva avuto modo di parteciparci perché non era in età; se l'avesse invitata qualche studente più grande, però, avrebbe potuto andarci, ma sfortunatamente non aveva ricevuto alcuna sorta di invito.
«Ti piacerebbe venire a casa mia qualche volta, Lily?» Il sorriso di Morgaine era così luminoso e gentile che Lily non poté far altro che annuire e lasciarla parlare. Si sentiva intimidita, in presenza di quella ragazza di due anni più grande, ma, allo stesso tempo, era affascinata dai suoi modi di fare - tutto con un'impeccabile grazia, parole cortesi e un portamento da signora. Non che ciò la stupisse: suo padre era un lord, e, alla sua morte, Edric lo sarebbe diventato a sua volta. Sicuramente aveva preso miriadi di lezioni su come comportarsi con la gente.
«Credo che ti piacerebbe, anche se, ovviamente, ci conosciamo da così poco che non posso esserne sicura. Ma vedrai, sono sicura che apprezzerai. I nostri giardini sono sempre in fiore, perfino d'inverno, poiché mia madre, quando era in vita, fece coltivare delle rose invernali. Sono blu, Lily. E profumano più di tutte le altre. D'estate, io e mio fratello passiamo i nostri pomeriggi in cortili ombreggiati, a prendere lezioni da parte di insegnanti che ci rifila nostro padre, oppure nei boschi a praticare la caccia con il falcone. E di sera, ospitiamo sempre violinisti, arpisti, pifferai e bardi magici.»
Lily la invidiò, e sognò di vivere la sua vita; come sarebbe stato, essere figlia di un lord, vivere in un posto così splendido ed essere rispettata, a scuola? Abbassò gli occhi azzurro chiaro, ciocche di capelli rossi a coprirle la visuale, e prese a fissarsi le mani pallide, strette in grembo.
«Mi piacerebbe tantissimo, ma... Perché sei così gentile con me?»
Il sorriso di Morgaine fu delicato. «Ti faccio io una domanda: perché non dovrei esserlo? Ammetto che, anche se non mi stessi in simpatia, ti tratterei con comunque con gentilezza, perché...»
«E' dietro la cortesia e un aspetto innocente che si nasconde il vero pericolo», completò Lily, annuendo. Morgaine parve sorpresa, ma poi annuì a sua volta.
«Esattamente come la penso io. Ma vedi, Lily, tu non mi sei antipatica. Tutti abbiamo bisogno di un'amica, no?» I suoi occhi verdi si illuminarono d'incertezza, e Lily percepì la richiesta dietro le sue parole. Sarebbero potute diventare amiche? Lily non era persona da migliore amica, con cui scambiare pettegolezzi, ridacchiare assieme a lezione, passare lunghe ore a parlare o a sussurrarsi segreti. Lily non ci sapeva fare, con le amiche. Ma Merlino sapeva quanto ne avesse bisogno, anche di una sola, e Morgaine poteva andare più che bene.
«Sono d'accordo.» Sfoderò un'espressione entusiasta; ma poi il suo sguardo cadde su Jeremy Smith, seduto poco lontano da Morgaine, e il suo sorriso fu ben presto spento. Ricordati di ciò che ti ho detto, mimarono le sue labbra, quasi femminee, per appartenere ad un ragazzo. Le ghignò in faccia, maligno, e poi tornò a conversare con Tytos Goyle, il suo leccapiedi preferito, la cui corporatura ricordava vagamente le forme di un grosso masso con le gambe. Lily trattenne il respiro, come se delle mani gelide le stessero artigliando la pancia dall'interno.
«Tutto bene?» Morgaine aggrottò le sopracciglia, perplessa dal suo repentineo cambio d'umore. Ma Scorpius era riuscito a cogliere lo scambio di sguardi fra lei e Jeremy; posò coltello e forchetta ai lati del suo piatto e, da sotto il tavolo, strinse il polso di Lily per attirare la sua attenzione.
«Qualcosa che non va?», gli chiese Lily, con tutta la disinvoltura che riuscì a trovare.
«Ma pensa. Era quello che stavo per chiedere io a te.» Lily si esibì in un sorriso così finto che nemmeno Tytos Goyle, dall'alto della sua immensa idiozia, avrebbe preso sul serio. Scorpius la scrutò con gelida indifferenza, nascondendo la sua irritazione, mentre lo sguardo di Jeremy le perforava la schiena. Se solo la cena fosse finita, avrebbe potuto scattare in piedi e scappare nel suo dormitorio a gambe elevate. Condivideva la stanza con Cecyle Uquhart, l'unica Serpeverde del suo anno, oltre lei. Avevano stretto un silenzioso patto: mai rivolgersi la parola o disturbarsi a vicenda, se volevano una convivenza pacifica. Lily si era abituata alla situazione piuttosto in fretta. In effetti, preferiva Cecyle da zitta. Nella Sala Comune di Serpeverde si mormorava che avesse una cotta per Jeremy Smith duratura di anni; se mai Lily l'avesse sentita parlare di lui e riempirlo di complimenti in sua presenza, non si sarebbe trattenuta da lanciarle una fattura.
Per sua profonda disperazione, il professor Norcross li fece alzare in piedi per cantare tutti assieme una delle sue canzoni preferite su Hogwarts. A braccia alzate, e con la bacchetta ben stretta in pugno, che ogni tanto agitava con aria ispirata, facendone scaturire scintille dalla punta, fece sgolare i suoi studenti per dieci minuti buoni. Lily intonò il ritornello, "Dietro è la casa, davanti a noi Hogwarts e il mondo! E ci vogliamo andare! E ci vogliamo andare!", nello stesso tono con cui avrebbe intonato una marcia funebre, seguita da Scorpius, che pareva perfino imbarazzato di ritrovarsi a cantare una canzone del genere. Edric rimase zitto, rifiutandosi addirittura di alzarsi in piedi nonostante gli incoraggiamenti da parte di Trystane, che, al contrario, mancava poco che urlasse le strofe, entusiasmato. Morgaine canticchiò a bassa voce, distratta. Quando il professor Norcross concesse loro di prendere congedo e ritirarsi nei loro dormitori, Lily emise un sospiro di sollievo, tenendo lo sguardo ostinatamente lontano dalla figura di Jeremy. Fece per allontanarsi con Scorpius e Morgaine, quando lui la placcò. Sorrise affabilmente in direzione di Scorpius, e tese un braccio a Lily.
«Posso rubarti un attimo Lily, Scorpius?», domandò, mellifluo. Lily deglutì, sperando che Scorpius rispondesse di no, che rifiutasse. La sola idea di prendere a braccetto Jeremy la nauseava.
«Non me la ruberai, Smith, per il semplice fatto che non vedo come Lily sia mia o come possa decidere con chi deve o non deve parlare o andare. Quindi fa' un po' come ti pare.» Scorpius li superò senza aggiungere altro, facendo cenno a Morgaine di seguirlo. Morgaine sorrise cortese sia in direzione di Lily che di Jeremy, lasciandoli soli. Quando Jeremy le afferrò il braccio per stringerlo sotto al suo, Lily decise di non ritrarsi al suo tocco. Sapeva che l'avrebbe fatto adirare. Fianco a fianco, proseguirono verso i sotterranei; quando fu certo che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, Jeremy si fermò. Lily si impose di apparire rilassata. Jeremy Smith sapeva fiutare il puzzo della paura come un segugio.
«Ma quali graziosi amici hai, ora.» Le prese il mento fra le dita, accarezzandole la guancia con un pollice. Lily non replicò, stringendo i pugni rabbiosamente, ma nessuna emozione passò sul suo viso; in presenza di Jeremy, era diventata particolarmente esperta a trasformarlo in una maschera d'indifferenza.
«Che cosa ti ho detto riguardo agli amici?»
«Proprio non rammento», sibilò Lily, cercando di non mostrare il dolore che la stretta crudele di Jeremy sul suo mento le procurava. Gli occhi di lui cominciarono a mandare lampi pericolosi; Lily si pentì della sua audacia e si morse con forza la lingua, pregando che non si infuriasse troppo.
«Farai bene a ricordare, invece. Tu non vuoi che accidentalmente vengano a sapere d-»
«No», sbottò Lily, interrompendolo. Nessuno doveva sapere. Neanche Jeremy Smith avrebbe dovuto sapere. Ma era decisamente troppo tardi per fare qualcosa a riguardo. Magari un incantesimo della Memoria, se solo avesse saputo farne uno, o conoscesse qualcuno in grado di farlo al posto suo...
«Allora perfetto. Stagli alla larga, se non vuoi che, disgraziatamente, qualcosa esca dalla mia bocca. Sarebbe molto triste vedere come iniziarebbero a trattarti se sapessero, no?»
«Sarebbe tristissimo, sì.» Lily abbassò gli occhi, ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di strabordare. Più volte aveva domandato a Jeremy perché si comportasse così, e, tutte le volte, la risposta era stata la stessa: "Mi diverte. Forse, un giorno, capirai anche tu quanto può essere divertente avere gli altri in pugno, e sapere di avere la possibilità di rigirarteli a tuo piacere."
«Sorridi.» Era un ordine, impartito con tono inflessibile. «Sei più graziosa quando lo fai.»
E Lily sorrise. E' dietro la cortesia e un aspetto innocente che si nasconde il vero pericolo. E per ora sarà questa la mia salvezza.


-

Le ombre del pomeriggio erano lunghe e scure, quando incontrò Hugo in uno dei tanti cortiletti interni di Hogwarts. Era seduto su un muretto di pietra basso, le ginocchia raccolte davanti al petto, e si stava mangiucchiando le unghie con aria assente, abitudine - o, per meglio dire, vizio - che aveva sin da quando era bambino. Lily lo raggiunse a passo felpato, e allargò le falde del suo manello per sederglisi accanto.
«Non ti sento mai arrivare.» Hugo le concesse un sorriso, grattandosi il naso ricoperto di efelidi. I suoi occhi erano della stessa tonalità di marrone di quelli di sua madre, Hermione, e caldi. Lily gli sorrise a sua volta.
«Volevo darti una cosa.» E, da una tasca, tirò fuori la Mappa del Malandrino. Sia quella che il Mantello dell'Invisibilità erano diventati di sua proprietà, visto che James non frequentava più Hogwarts e Albus aveva dichiarato di non aver intenzione di possedere nè l'uno nè l'altra. Lily non aveva di certo perso quell'occasione, e si era accaparrata entrambi. «Ci ho riflettuto, da quando mi hai raccontato quanto avresti voluto diventare Prefetto, di come ti dispiacesse non aver ottenuto quella carica, e... Non lo faccio per compassione. Lo faccio perché mi sembra giusto. Adesso i Malandrini siamo noi due, ed è giusto che ciascuno di noi abbia una parte del bottino, no?» Gli fece l'occhiolino. Hugo osservava la Mappa, incredulo; poi guardò Lily.
«Ne sei sicura?» Scacciò una ciocca di lisci capelli rossi dagli occhi. «Voglio dire, è un regalo bellissimo, ma... Non è più giusto che appartenga a te, a una Potter?»
«Io voglio che sia tua. Quindi, prendila», gli disse Lily, autoritaria, con espressione solenne. Hugo ridacchiò.
«D'accordo, sergente. Giuro solennemente di non farne buon uso.» Intascò la Mappa, allegro. «Sai, pensavo che ora che hai i tuoi nuovi amici Serpeverde ti saresti dimenticata di me.»
«Mai», promise Lily, seria. «A proposito, ti va di andare a rubare dalle scorte di Lumacorno? Sai quanto diventa divertente quando non trova più gli ingredienti per le sue pozioni e si dispera torturandosi i suoi baffoni da tricheco.»
Ridenti, i mantelli neri che si gonfiavano al vento, Hugo e Lily rientrarono correndo nel castello.

-

«Forza, entra.» Morgaine Vypren le tenne la porta della sua camera aperta, e Lily sgusciò all'interno. Ricordava la promessa che aveva fatto a Jeremy, certo. Ma quello che Jeremy non vedeva, non sapeva; di conseguenza, non poteva ferirla.
Morgaine, in quanto a compagne di stanza, aveva avuto una sfortuna ancora maggiore della sua; non perché fosse capitata con qualche tipa particolarmente antipatica, ma perché, di compagne di stanza, non ne aveva neppure una.
«O meglio, ce l'avevo», le confidò Morgaine. «Elynor Goyle, la sorella maggiore di Tytos. Ma ha dovuto ripetere l'anno, quindi le hanno cambiato stanza.» Fece spallucce. «Non era poi di grande compagnia.»
Ma Lily non riusciva ad addormentarsi se non udiva almeno un altro respiro nella stanza. Era per questo che, quando tornava a casa per le vacanze, iniziava a soffrire d'insonnia. Per quanto ingollasse una camomilla dopo l'altra, prima di recarsi a letto, gli occhi rimanevano ostinatamente aperti per ore.
La stanza di Morgaine era grande quanto tutte le altre presenti nei dormitori di Serpeverde, sebbene apparisse molto più spaziosa, a causa della presenza di un solo letto. Per colmare i vari vuoti, Morgaine aveva collocato una grossa specchiera sulla parete destra, e aveva spostato l'armadio su quella sinistra. Al centro, vi era il classico letto a baldacchino, con le tipiche tende verdi da Serpeverde, e il comodino.
«Vieni», la chiamò Morgaine, sorridente. «Posso acconciarti i capelli, se ti va. Sono così belli. Prometto di non fare danni.»
«Tranquilla, non sei costretta...», mormorò Lily, imbarazzata, mordicchiandosi il labbro, ma Morgaine non le prestava più ascolto. La fece accomodare davanti alla specchiera senza tante cerimonie, e le posò le mani sulle spalle. Fissarono entrambe i rispettivi riflessi nei vari specchi, prima che Lily chinasse il capo, sentendosi improvvisamente sciatta a confronto di Morgaine.
«Se tu non sei la prima ad apprezzarti o ad essere sicura di te, come faranno ad esserlo gli altri?» Morgaine parve aver intuito i suoi pensieri. Lily si chiese come facesse ad essere un libro aperto per tutti.
«Prima imparerai a conoscere i tuoi pregi, e ad accettare i tuoi difetti, prima riuscirai a farti rispettare, poiché sarai sicura di te, e per quanto gli altri ti rinfaccieranno i tuoi limiti, o le tue debolezze, o le cose che secondo loro non vanno in te, tu non ti sentirai ferita, perché lo saprai già, e perché avrai imparato ad accettare tutto ciò per quello che è, cioè una parte di te.»
«Insegnami.» Lily si voltò, guardando Morgaine dritto nei suoi occhi verdi, e non tramite il suo riflesso nello specchio. «Per anni ho permesso agli altri di calpestarmi, ma... Sono stufa, ora. Voglio essere una vera Serpeverde anch'io, come te, e Scorpius, e gli altri, e imparare ad accettarmi, finalmente. Mio fratello James continua a sostenere che questa casa non faccia per me, che il Cappello si sia sbagliato durante lo Smistamento. Ma io voglio appartenerci, a Serpeverde. Voglio appartenere a qualcosa.» Il suo tono era stato quasi implorante. Ti prego, Morgaine. E' l'unica cosa che abbia mai davvero voluto.
«Tuo fratello è uno sciocco», dichiarò Morgaine. «Ha tormentato Scorpius con i suoi stupidi pregiudizi per anni. Ed ha torto riguardo a te. E riguardo a tutti noi. Quando vieni trattato da feccia, è ovvio che ti tramuti in qualcuno pieno di amarezza e rancore. E' per questo che i Serpeverde sembrano covare una tale antipatia per le altre case. Perché loro per prime ci hanno disprezzato. Come se le pecore nere le avessimo solo noi.» Morgaine fece voltare Lily con gentilezza, prendendo ad armeggiare con i suoi lunghi, mossi capelli rossi. «Ovvio che potrò insegnarti, Lily. Il punto è: lo farò? Probabilmente sì. Alla fine dell'anno, vedremo quanto il Cappello Parlante si è sbagliato, con il tuo Smistamento.» La speranza si accese in Lily, mentre le mani di Morgaine, leggere e delicate, lavoravano veloci.
«Sai, quando eravamo piccoli, costringevo Edric ad indossare i miei abiti. Volevo fingesse che fosse la mia gemella.» Il sorriso di Morgaine fu enigmatico. «Vedrai, Lily. Sarai la sorella che non ho mai avuto.»

-

Si ritrovarono in un'aula vuota, come se tutto andasse fatto clandestinamente. A giudicare dalla polvere che si sollevò quando osarono sedersi, schiena contro schiena, sulla scrivania, doveva essere in disuso da anni. La luce riusciva ad entrare tramite delle finestrelle a mezzaluna che partivano dal pavimento e raggiungevano a malapena i due quinti della parete; i banchi erano stati accatastati alla rinfusa contro le pareti, e l'ambiente puzzava di chiuso. Ma andava bene lo stesso.
«Ho litigato di nuovo, oggi», esordì Scorpius, strofinandosi gli occhi con le dita, stancamente. Lily inarcò un sopracciglio, lanciandogli un'occhiata da sopra la spalla.
«Con chi, questa volta?»
«Non ne ho la più pallida idea, il che rende la faccenda ancora più ridicola. So solo che era un Corvonero.»
«Che cosa ti ha detto?», chiese, cauta. Non era sicura di volerlo sapere.
«Inizialmente, nulla. Io e Trystane siamo capitati per quel corridoio giusto quando stava parlando di mio padre, che è un collega di lavoro del suo, a quanto dice. Ha avuto sfortuna. Nessuno oserebbe parlare così sapendomi nei paraggi.» Scorpius strinse i denti. Lily comprese che di certo non erano elogi quelli che stava rivolgendo a Draco Malfoy, o Scorpius non avrebbe di certo iniziato il litigio.
«E' divertente, sai.» Scorpius rise, piano, una risata bassa e strana, che la fece rabbrividire come il suono di mille unghie sulla lavagna. «Voleva starmi alla larga come se fossi davvero un Mangiamorte. Ho alzato la manica del braccio destro, chiedendogli se per caso riusciva a vedere un fottuto Marchio Nero, lui.» Rimase in silenzio per un lungo, interminabile momento. «Ha detto che, anche se non lo vedeva, era come se ci fosse.»
Lily si voltò, sfiorandogli la spalla con le dita, incerta. Lui non la guardava, preferendo fissare il pavimento, gli occhi grigi più freddi del normale.
«Non è la prima volta che succede. Eppure, fa male lo stesso.» Alzò lo sguardo. «Sono uno stupido. Sei libera di dirmelo.»
«No che non lo sei», replicò Lily, con fermezza, scendendo dalla scrivania di noce. La sua gonna era tutta impolverata. «Tu... Io credo che tu sia forte. Riesci a camminare a testa alta nonostante tutte le sentenze che la gente ti sputa addosso. Non è da tutti.» Non è da me.
«Forte?», ripeté Scorpius, sprezzante. «Menomale che sei stata tu a beccarmi piangere in un bagno.»
«E da quando piangere è un segno di debolezza?», ribatté Lily, sferzante. «Se lo fosse, saremmo tutti dei deboli. Noi abbiamo bisogno di piangere. C'è solo chi preferisce farlo lontano dagli altri, in modo che nessuno lo sappia. Come te.»
Consolare le persone non era mai rientrato fra i suoi talenti; in realtà, era un vero e proprio disastro in quell'ambito. Così, di solito, si limitava a lievi pacche sulla spalla, sperando che bastasse, per poi battere in fretta ritirata. Ma con Scorpius, evitò le pacche e gli sorrise mestamente, guardandolo da sotto le lunghe ciglia. A sorpresa, Scorpius ricambiò, seppur debolmente.
«Com'è? Essere una Potter, voglio dire.»
Lily sospirò, abbassando il capo. «La mia è una prigionia dorata.» Scorpius non rispose, il che la spinse a continuare, con tono sommesso. «Apparentemente, ho tutto ciò che si possa desiderare. Una bella famigliola, composta da dei fratelli adorabili e dei genitori che mi vogliono bene, di cui uno è il salvatore del Mondo Magico, mentre l'altra è tutto quello che gli altri pensano io aspiri a diventare.» La sua voce si spezzò. Si morse forte il labbro inferiore, poi proseguì: «"Hai i capelli rossi come Ginny, tua madre". "Hai lo stesso carattere di Ginny, tua madre". "Dovresti giocare a Quidditch, come Ginny, tua madre". Io non voglio essere come lei. Le voglio bene, certo. Ma qual è stato il suo più grande successo? Indovinato. Sposare il grande Harry Potter.» Scorpius la ascoltava, attento, una mano a sorreggersi il mento. I suoi occhi non la abbandonarono neppure per un secondo. «No. Io non voglio brillare di luce riflessa. La cosa triste in tutto ciò, però, è che so che è quello che succederà. So già come andrà la mia vita, capisci? Probabilmente finirò per sposare un impiegato del Ministero, un ragazzo perbene, quello che non vedi l'ora di presentare ai tuoi genitori. Io mi troverò uno stupido lavoretto, ma il mio compito più importante sarà dare a lui dei figli e ai miei dei nipoti. Scommetto che non vedono l'ora.» Strinse i denti, chiedendosi se avesse parlato troppo, senza riuscire ad incrociare lo sguardo di Scorpius. Non aveva mai scoperto le sue carte a quella maniera, con nessuno. Nè con Hugo, nè con Dominique, nè con Albus o James. I sentimenti, Lily se li era tenuti sempre per sè, soffocandoli, impedendo agli altri di sapere quello che provava. Era solo questione di tempo: sapeva che, da un momento all'altro, l'esplosione sarebbe giunta. E tutto sarebbe venuto a galla.
Scorpius si schiarì la gola. «Stupiscili, allora. Spiazzali.» Scese dalla scrivania per raggiungerla. «Se sai di essere destinata a qualcosa di più di quella vita grigia di cui mi parlavi prima.»
«Da bambina», spiegò Lily, colpita da un improvviso ricordo, «Sognavo di fuggire. Fuggire nei boschi. Là, avrei incontrato un arciere dall'oriente, che mi avrebbe insegnato a tirare con l'arco. Poi ci saremmo uniti ad una banda di fuorilegge, e avremmo cavalcato su cavalli neri come la notte, vivendo perfettamente senza l'ausilio della magia.» Ridacchiò al ricordo.
Anche Scorpius parve divertito. «Avevi davvero della fantasia. Il massimo che io abbia sognato, da piccolo, era volare sulla mia scopa fino a raggiungere una stella, rubarla e riportarla a terra per mia madre.» Si fece nuovamente serio. «Ma tu lo sogni ancora, di fuggire.»
«E' vero; ma, allo stesso tempo, mi spaventa. Sai, in un certo senso, anche il solo sostare in uno spazio particolarmente aperto, come la Foresta Proibita, mi mette a disagio. Ne apprezzo il fascino, ma mi sento così piccola, in confronto. Così persa.» Aggrottò la fronte pallida. «Se fossi una dea della mitologia greca, allora sarei Persefone. Lei abitava in una città del sottosuolo. Sarebbe l'ideale, per me. Non che credo tu sappia di cosa sto parlando.» Lei sapeva tutte quelle cose sulla mitologia greca grazie ad Al.
Scorpius era confuso. «No, infatti. Magari, un giorno, mi dirai che dio sarei io. E Trystane: penso che gli piacerebbe.»
«Sei sollevato che James abbia terminato Hogwarts? Almeno non sei costretto a vedere la sua faccia ogni giorno», disse Lily, dopo qualche attimo di silenzio, in mancanza di qualcosa d'altro di cui poter parlare.
«Hai ragione, non ho mai provato sollievo più grande. Avere tuo fratello fra i piedi era come ritrovarsi della sabbia nelle mutande: assolutamente irritante. Peccato che ora me ne ritrovo altri mille come lui.» Sospirò teatralmente. «A proposito, hai notizie di lui? L'ultima volta che l'ho sentito era ancora lì a lamentarsi col Cappello Parlante, deciso a non rassegnarsi all'idea di avere la sua povera sorellina nella casa dei fetenti Serpeverde.»
«Non ricordarmelo!», esclamò Lily, ancora scioccata al ricordo. «L'anno scorso è riuscito ad infiltrarsi nell'ufficio del preside per parlare al Cappello. Me l'ha detto dopo. Stava quasi per prenderlo e lacerarlo quando il professor Norcross l'ha mandato via a calci.» Scosse il capo. «Quando si mette una cosa in testa, James è difficile da dissuadere. E' testardo come un mulo, e la sua impulsività lo porta a fare una miriade di sciocchezze. Ma credo che ora si stia mettendo la testa a posto. Lavora ai Tiri Vispi Weasley con nostro zio George.»
Scorpius stava ridendo. «Merlino, non ci credo. E io che l'avevo detta per scherzo, quella cosa del Cappello Parlante. Poveretto. Ora capisco perché la sua canzone, quest'anno, non era delle migliori: il tuo dolce fratello l'ha traumatizzato.»
«Mi chiedo quando lo accetterà», mormorò Lily, riferendosi a James. Scorpius capì di cosa stava parlando. Le prese una mano, facendogliela voltare dal lato del palmo. Con un dito, iniziò a disegnarci sopra piccoli cerchi invisibili.
«Vuoi sapere la risposta, Lily? Allora devo raccontarti del serpente. Dimmi, cos'è un serpente senza il suo veleno? E' tutta apparenza, tutto fumo e niente arrosto. Spaventa la gente per il suo aspetto, spaventa la gente perché è un serpente, e basta quello a tenere gli altri alla larga. Può essere comunque pericoloso, certo... Ci sono i morsi, ma tutto dipende dalla sua lunghezza, dalla razza... Ma non è questo il punto. Il serpente è al massimo del suo potenziale quando ha il veleno. Un morso, e uno di loro può ucciderti.» Sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi azzurro chiaro di Lily. E sorrise, quel suo sorriso affilato, pericoloso. «E ora, finalmente, giungiamo alla nostra risposta. Tu, Lily, sei il serpente senza veleno. Tutti ti sussurrano alle spalle, ti stanno alla larga, ti disprezzano, perfino - ma non per il tuo carattere, per carità, quello è adorabile, ci mancherebbe, e hai un aspetto talmente grazioso - ma perché sei una Serpeverde, ed è questo il trattamento che spetta a noi della casa di Salazar.» La sua voce era soffice, come quella di Lily, sul treno, quando aveva sbeffeggiato Trystane. «Dopo la guerra, tutti si proclamano amore a vicenda, e, ad Hogwarts, si inneggia l'amicizia fra tutti gli studenti. I pregiudizi? Apparentemente non esistono più. Apparentemente, nessuna casa è più favorita delle altre. Ma realmente, noi continuiamo ad essere bistrattati. Un po' come i Tassorosso: agli occhi di molti, sono dei fantasmi quasi più del Barone Sanguinario. E tu, Lily, come il serpente senza veleno, sei tutto fumo e niente arrosto, grazie al tuo essere Serpeverde.» Lily, immobile, lo ascoltava senza interromperlo, affascinata come non lo era mai stata da nessuno, suo malgrado. Scorpius continuò a disegnare cerchi sul palmo della sua mano, calmo. «I tuoi fratelli, i tuoi cugini, perfino i tuoi compagni di casa dubitano che tu abbia le qualità di una Serpeverde. Perché ti manca una componente essenziale: il veleno. Non prendertela, ma non riesci ancora a farti rispettare, Lily. Ti fai mettere i piedi in testa. Ti ho sentita, sai? Io e Morgaine, in Biblioteca, l'altro giorno. Come ubbidivi a tua cugina Rose. Come permettevi che ti contraddisse, sebbene, dentro di te, sapessi di aver ragione. Come ti dispiaceva l'idea di parlarle a tono. E tutto questo solo perché è parte della tua famiglia.» Scorpius scosse il capo. «Non dovresti permetterlo, famiglia o meno. Se vuoi sopravvivere, Lily, e se vuoi uscirne a testa alta, devi riuscire ad esprimere cosa pensi, di qualunque cosa si tratti, senza chiederti "Ma se lo dico, offenderò tizio, no? Non sarebbe meglio evitare?", o "Devo dirlo o non devo dirlo, visto che caio non la pensa come me e finiremmo per avere una discussione?". E tirare fuori un po' di cattiveria. Delle volte, può essere essenziale. Se rispondessi a tono alla gente, quando ti accorgi che ti parla dietro, forse smetterebbero di farlo così apertamente. Camminare a testa bassa e continuare a sopportare in silenzio non servirà a nulla. Quando non puoi essere amato, tanto vale essere temuto.» Non ci fu bisogno che specificasse che quest'ultimo era il suo caso. «Quindi ti chiedo, Lily: vuoi farti una tua personalità, crescere, durante quest'anno, e brillare di luce tua e non riflessa, come mi raccontavi prima? Ti assicuro che non finirai per sposare un impiegato del Ministero.» Ghignò. Lily annuì in fretta, arrossendo quando Scorpius le scostò i lunghi capelli rossi dal collo. «Ti sei chiesta quando James Potter accetterà di vederti a Serpeverde. Ora lo sai. Quando tu per prima imparerai ad esserlo veramente e ad accettarlo a tua volta. Ma ora dimentica i tuoi fratelli, Lily. Dimentica i tuoi cugini, dimentica Jeremy Smith, qualunque cosa ci sia fra di voi. Dimentica tutto questo, perché presto sarà lontano. Saremo un po' come il maestro e l'apprendista, noi due. Quindi che ne dici di girare pagina, intingere la piuma nel calamaio e iniziare a scrivere questo nuovo capitolo che abbiamo appena iniziato?»

  
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