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Autore: Stateira    22/08/2011    6 recensioni
Dopo dieci anni ed una guerra vinta per niente, viene il momento di guardarsi negli occhi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Draco è perfettamente incastonato nella sua bella casa, costruita con gusto attorno alla persona che è diventato. Harry manda giù un altro sorso di brandy, espira fuori tutta l’aria vecchia dai polmoni e spiega: – Sono venuto qui per te. –
Si sente patetico, ma non troppo. È la verità. Adesso si aspetta una qualche reazione da parte di Malfoy. Lo vede serrarsi dietro alle sue ciglia bionde, e poi riaprire gli occhi con l’aria di chi è pronto ad incassare un colpo.
- Benvenuto, allora. – la sua voce è leggermente roca. Potrebbe essere l’effetto dell’alcol sulle corde vocali. Harry annuisce. Fa qualche passo in avanti, percorrendo il lato corto di un grande tavolo da pranzo di un caldo color cioccolato.
- E’ da qualche tempo. – comincia, non senza una certa fatica. – Che mi trovo a pensare che la mia vita non funziona. Non… non funziona. Riesci a capire cosa sto cercando di dirti? –
Draco sa che non basterà annuire un’altra volta. Con la punta della lingua si pulisce il labbro superiore da una traccia di brandy, e pronuncia un tenue “sì”. È troppo turbato per dire altro. Troppo preoccupato delle conseguenze della loro conversazione, forse. Harry sente che la sua visita significa per Draco quanto significa per lui. Lo vede dal modo in cui le sue mani cercano costantemente un qualche appiglio. Draco non osa guardarlo mai a lungo. I suoi occhi volano per tutta la stanza come scintille impazzite, come se si aspettasse di vedersi crollare addosso l’appartamento da un momento all’altro. Forse è colpa sua. Gli ha portato in casa i suoi fantasmi urlanti, il suo mondo che esplode. Forse, fino a dieci minuti prima, la vita di Draco Malfoy andava bene così com’era.
 
- Ho cercato di capire. Ho cercato di capire perché non riuscissi a trovare un po’ di pace, ma per quanto a fondo scavassi, c’eri sempre tu. Avrei dovuto venire prima, forse. –
- Sì. Avresti dovuto. – Draco afferra una mela dal vassoio di frutta fresca sul tavolo. Mentre la addenta con grazia, Harry ha un dejàvu.
- Tu però non mi hai mai cercato. –
- No, infatti. Vedi, Harry… Posso, vero? –
- Certo che puoi. –
- Vedi, Harry, tu mi hai messo nella difficile situazione di non potermi muovere. Non potevo venire da te. Rifletti, è così. Dovevo per forza aspettare. –
Siccome Malfoy gli ha detto di riflettere, Harry non risponde subito. Rielabora le sue parole finché non le comprende a fondo, facendo faticosamente suo quel senso di immobilità a cui Draco è stato costretto. Si è sempre assicurato l’ultima parola, con lui. L’ultima occhiata, l’ultima risata, tutto. È vero. Ha derubato Draco di ogni possibilità di riscatto.
- Hai ragione. – Harry si perde volentieri fra le dita di Draco che scivolano sulla mela. – Draco. Io ti ho lasciato indietro. E non riesco a perdonarmelo. –
Draco sbuffa. Le sue spalle scrollano lievemente. – Ha importanza, ormai? La guerra è finita. –
- E’ proprio questo il punto. –
- Sei l’eroe di tutto il mondo magico, Harry Potter. Che cosa vuoi che importi se non sei stato il mio. –
Draco è sempre stato un ragazzo intelligente. Uno dei pochi capaci di pungerlo con le parole. Colpisce per ferire, ma non per uccidere, però fa male. Harry ha sempre detestato l’epiteto di eroe. Per lui, la parola eroe ha senso soltanto se riguarda un nome e un cognome, o poco più.
- Il mondo mi deve molto poco. Ho combattuto perché non volevo morire, Draco, come chiunque altro. Non ho mai veramente desiderato morire. Alzavo la bacchetta pensando ai miei amici, non a qualche vecchia, anonima strega sperduta in un villaggio del Galles. –
- Stai dicendo che avresti preferito essere il mio eroe, piuttosto che l’eroe di tutta l’Inghilterra? –
- Di gran lunga. –
Draco accenna ad una mezza risata. È amara come erba appena tagliata. Parla di disillusioni, di senno di poi.
- Sai, è strano. – considera a mezza voce. – Il Signore Oscuro non ha dovuto aspettare la resa dei conti. Gli sei andato incontro tu. Neanche il Ministero ha dovuto aspettare, sei diventato Auror immediatamente. Hai sistemato le tue cose in fretta, hai chiuso tutte le partite che avevi lasciato aperte, tutte. Tranne me. Io ho dovuto aspettare questa chiacchierata per anni. –
 
Da quando è arrivato a casa sua, Harry non fa che dare ragione a Draco. Sembra quasi che Malfoy si fosse preparato una lista di cose ad effetto da dire per farlo sentire un verme.
- Draco. Quanto ti sei sentito solo? –
Malfoy quasi ride. Deve pur difendersi, in qualche modo, dalla schiettezza bruciante di Harry. – Serve a qualcosa dirlo? –
- Sì, serve a me. – Harry manda giù a fatica la saliva diventata vischiosa in bocca. – Tu sei sempre stato ciò che più vicino ad un amico esistesse per me, oltre ai miei amici. Eri importante, per me. Avevi il tuo spazio nei miei pensieri, ne avevi tanto, eppure non mi sono mai sforzato di capirti. L’ho fatto con Ron tutte le volte che abbiamo litigato, l’ho fatto con Cho Chang, con Ginny, con Seamus Finnigan. L’ho fatto con tutti, meno che con te. E non riesco a perdonarmelo. –
- Perciò adesso sei qui per questo. Per capirmi. – Draco misura lo spazio attorno a se con alcuni passi delicati. – È buffo, Potter. In effetti, me lo sono sempre chiesto anch’io. Mi sono chiesto mile volte come mai tu mi odiassi con tutta quella violenza. Perché tu mi odiavi, vero? I miei erano dispetti da ragazzino, cose di cui avresti riso, se le avesse fatte qualcun altro. Invece tu covavi una cattiveria esagerata nei miei confronti. Una cattiveria senza ragione. –
- Andiamo, ora stai esagerando. Dire che la mia antipatia per te era senza ragione è troppo. –
-  Io cercavo solo di farti vedere com’era fatto il mio mondo. –
- Il tuo mondo era sbagliato. –
- Ma io non capivo come tu potessi giudicarlo così. Lo capisco adesso, ma a dodici anni per me i mezzosangue avevano per davvero il fango nelle vene. E tu non hai avuto più pietà per me di quanta io ne abbia avuta per la tua amica Granger. –
- Perché tu eri così diverso da tutti gli altri che credevo… -
Draco socchiude gli occhi. Poi li riapre lentamente. Sono così vividi che Harry fatica a guardarli. – Credevi cosa. Dillo. Sei qui per questo. –
Harry sa che Draco ha ragione. È lì soltanto perché scavarsi nella coscienza è sterile, se poi non ha dove riversare ciò che ne viene fuori.
- Credevo che tu saresti rimasto sempre così. Che avrei potuto tornare indietro a prenderti in qualsiasi momento. –
 
Draco non gli risponde. Posa il bicchiere quasi vuoto di brandy sul tavolo e slaccia il polsino della camicia che aveva sistemato solo pochi minuti prima. Fa scorrere la manica candida come una guaina verso il polso, finché emerge il Marchio Nero. È sbiadito, ma sulla pelle pallidissima di Draco è ancora visibile.
È morto. Il lungo serpente sembra accasciato sui tendini del braccio, inerte.
Ecco. Lo sguardo di Draco ha sedici anni, ora, e ha tutta la paura del mondo. I suoi occhi sono gli stessi che Harry si era rifiutato di capire. Li aveva studiati, allora, li aveva braccati, ma non li aveva voluti ascoltare. Ora lo fissano con sgomento.
- Adesso, guardami negli occhi, Harry Potter. –
La voce di Draco è poco più di un sussurro. Trema. Tutto il suo corpo trema. Tutto il suo mondo trema. Ma è arrivato il momento di farlo. Harry guarda quegli occhi freddi e delicati. Li vede. Li vede farsi azzurri, e poi grigi, e poi sente il peso di quello sguardo che, con infinita cautela, prova ad appoggiarsi a lui. Riesce a malapena a sentire il suo respiro, mentre tende una mano verso Draco. Sfiora il suo braccio. Lo prende.
Il suo palmo si apre su ciò che resta di quel segno maledetto, come una benda tiepida che ripulisce le ultime gocce di sangue.
Non riesce a smettere di guardarlo, adesso che lo fa per la prima volta. Gli occhi di Draco sono pieni di lacrime, e forse anche i suoi. Hanno tutti e due un disperato bisogno di piangere quelle lacrime che non hanno mai voluto versare l’uno per l’altro. Lacrime gemelle. Hanno bisogno di mettere a nudo le reciproche tristezze. Il bicchiere di Harry cade a terra mentre lui afferra la mano di Draco con le sue, la stringe forte, tiene stretto a sé quel braccio rovinato dalla paura e dalla solitudine.
- Draco. Draco, sei tu che non mi stai guardando, adesso. –
E gli accarezza una tempia, perché sente che se lui non lo guarderà di nuovo niente di tutto questo avrà avuto senso.
- Non voglio. Non lo vedi che… -
La voce di Draco è un terremoto. Harry annuisce con tutta la forza che ha. – Sì che lo vedo. Sto piangendo anch’io. Sto piangendo, Draco. Non riesco a smettere. –
 È la verità. Gli occhi di Draco sono di nuovo rossi come quella volta. Le sue guance sono di nuovo segnate da scie tenui di dolore. Harry sbatte lentamente le palpebre, per far scendere le sue lacrime in grosse gocce. I suoi occhi sembrano quasi azzurri, le sue guance sono assolutamente rosse. Sta piangendo come un uomo, senza singhiozzare, soltanto lasciando scorrere giù le lacrime.
- Non voglio dire che se tu mi avessi stretto la mano le cose sarebbero andate diversamente. – Draco invece singhiozza. La sua voce è esasperata dalla vergogna. Nella gola ha un nido di rovi che si spezzetta ad ogni sillaba. Credeva di non avere più l’età per piangere.
La pelle di Draco forma dei cordoncini in rilievo sotto al suo tocco. Harry osserva meglio la trama delicata di una ragnatela di tentativi di sfigurare il tatuaggio. Lo lascia andare.
- Draco… -
Lui scuote la testa. – Ho provato. Tu non l’avresti fatto, al posto mio? –
 
Harry è inorridito, e pazzo di rabbia e di senso di colpa, ma si spegne pian piano quando vede che Draco sta cercando di sollevare il suo braccio verso di lui. Dopo avergli rifiutato una stretta, questa volta Harry lo prende per mano, con tutta la delicatezza di cui è capace.
Draco si guarda la mano con espressione afflitta. – Ho dovuto salvarmi da solo. –
- Mi dispiace. Pensavo che saresti rimasto lì ad aspettarmi. Mi dispiace. –
- Ti dispiace? – la voce di Draco è dura come una lapide. – Ti dispiace, Harry Potter?
- Draco, io ho bisogno di continuare a parlare con te come stiamo facendo. – mormora Harry, guardando anche lui l’intreccio formato dalle loro dita come se fosse un nido di qualcosa che forse, lentamente, sta nascendo.
Chiude gli occhi e gli bacia la fronte. Il profumo dei capelli di Draco è insieme sconosciuto e familiare come il volto di un fratello mai incontrato. Non ha nemmeno staccato le labbra dalla sua fronte, che gli dà un altro bacio, sull’occhio sinistro. Le sue ciglia gli bagnano le labbra di lacrime. Gli basta sfiorarlo per sentire la palpebra tremare e il respiro mozzarsi. Insegue ad occhi chiusi quell’ultima traccia di respiro e gli preme un bacio sulle labbra. Draco resta appoggiato alla sua bocca finchè può, poi scivola lentamente sulla sua spalla, e rompe gli argini. Le lacrime con cui bagna tutto il petto di Harry sono così vecchie che hanno quasi l’odore della ruggine. Draco piange, e piange, fino a non poterne più, ed Harry sa che le cose sarebbero potute andare in modo molto diverso.
Lo sa. Finalmente lo sa.
È sempre stata una questione di nomi, per lui. Affrontare un nemico significa innanzitutto chiamarlo per nome. Adesso Harry può farcela, perché il silenzio che sfonda le sue finestre ha un nome, le pagine mangiate dei suoi libri sono coperte di scritte.
- Sono un Mangiamorte. Io sono un Mangiamorte. – singhiozza Draco. Il suo respiro è completamente fuori controllo.
- Dillo ancora. Dillo ancora. Non lo dirai mai abbastanza. –
- Sono un Mangiamorte! Oh dio ti prego tienimi, tienimi… -
Harry se lo stringe al petto fin quasi a soffocarlo. Si sente così triste, per non averlo fatto prima. Draco è triste come lui. Dopo dieci anni e una guerra vinta per niente, c’è solo di che essere tristi. Tristi da morire.
Prima o poi viene il momento di guardarsi negli occhi. Se poi tutto va bene, ci si prenderà le mani. Ci si bacerà la bocca.
Sono stato io a farti tutto questo? Io?
La colpa è una liberazione, per Harry. Il suo strano rapporto con Draco era finito bruscamente perché lui pensava che qualcosa di lontano, di altro, se lo fosse portato via. Draco gli era stato strappato dalle braccia senza che lui lo avesse mai stretto. Draco aveva aspettato e aspettato e aspettato il suo treno, ma poi si era  stancato e ne aveva preso un altro.
Adesso Harry lo sa. Sa un milione di cose.

  
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