Ed era lì: presa di forza e sbattuta violentemente su un treno, per chissà dove; spaventata.
Troppo piccola e minuta per i suoi 14 anni.
Il suo volto di un colore roseo molto chiaro, solcato da lacrime ancora calde.
I capelli biondi e setosi, sottili, lunghi, che le scendevano lungo gli esuli fianchi con un taglio scalato; le cadevano sul volto come piccole onde di un mare calmo al crepuscolo.
Aveva grandi occhi profondi, non particolarmente appariscenti, capaci di trasmettere emozioni intense, di colore azzurro tendente al grigio, incorniciati da ciglia chiarissime e sottili.
Il dolce nasino con la punta leggermente rivolta verso l'alto che si allargava leggermente sopra le narici.
Le sue labbra sottili, lisce come il vetro, rosse fiammeggianti come ciliegie in primavera.
Era lì: immobile, mentre l’ultima boccata di vapore usciva dalla camera di scappamento.
Assomigliava a una bambolina: con una gonnellina a pieghe grigio cenere, che nascondeva una lunga cicatrice sulla coscia destra.
Ai piedi un paio di ballerine, a pois.
Una fine camicetta di seta bianca, sotto un enorme cappottino leggero, nero come la pece.
Sopra la testa un cappello, anch’esso nero, che le ricadeva sugli occhi.
L'enorme borsone cenere davanti ai suoi minuscoli piedini.
Era lì; con una mano spostava un ciuffo di capelli dagli occhi, con l’altra asciugava una lacrima viaggiatrice sulla sua guancia.
‘Aileen?’ una voce.
Una voce di donna, cupa e cavernosa.