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Autore: lady hawke    24/08/2011    4 recensioni
Se Sirius Black fosse vissuto in un mondo in cui la guerra magica si fosse conclusa nel 1981 senza troppi disastri ,avrebbe scoperto di essere l’erede universale della sua famiglia, nonostante tutto. Il che significa che Grimmauld Place non è il solo luogo ora di sua proprietà, anche se cercherà di mantenere il segreto su ciò. Peccato che Cornelia Lethifold, sua attuale ragazza, abbia un notevole fiuto per i segreti della famiglia Black. Che ne sarà di Muckross House?
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Note: Eccomi all'ultimo capitolo di questa storia! Spero che vi piaccia!


Capitolo tre: il pianoforte scordato

Marius persisteva nel suo stato catatonico, tanto che Cornelia si alzò in piedi per vedere di farlo reagire in qualche modo.
- Ehilà? Tutto bene dal mondo dei morti? – domandò.
- Via da me, Mezzosangue, Mezzosangue! – Marius si scansò velocemente all’indietro, trovandosi a dover essere infilzato dai trofei delle pareti. Momento senza conseguenze data la sua natura incorporea, ma spassoso per i vivi.
- Conosco una canzoncina sui Magonò. Non vorrete che ve la canti. – lo minacciò Cornelia.
- Non aizzatela, è stonata come una campana. – fece eco Sirius, quasi divertito dalla situazione surreale. Nel gli lanciò un’occhiata minacciosa che fu facile, per lui, ignorare. – Visto comunque che ora sapete chi siamo e perché siamo a Muckross House, c’è da capire perché voi vivete qui tiranneggiando degli Elfi Domestici.
- Non parlerò!
- Oh, chissene importa. – Cornelia si rimise in piedi. – Sirius, facciamo un giro? Vediamo com’è messa, se sua signoria l’ha disastrata o meno. Poi non so, cerchiamo di calmare quei due Elfi e torniamocene a Londra, o dove vuoi. Io comincio anche ad avere fame. – in realtà stava morendo di fame, ma non voleva che Sirius le desse della mangiona e della grassona. Raggiunse il mago e gli tese la mano perché si rialzasse subito e senza tante storie.
- Bene Marius, noi facciamo un giretto… fate pure come se foste a casa vostra. – ridacchiò il mago, cominciando a salire le scale. Come sparirono dalla sua vista Marius apprezzò immensamente la sua solitudine. Aveva scelto Muckross House perché era lontana da tutto, abbandonata, dimenticata. Gli stessi Black erano ormai scomparsi, o almeno così aveva creduto. Invece ecco due chiassose e orribili figure: traditori della famiglia e Mezzosangue, il peggio del peggio. Avrebbe mai trovato la pace? Non aveva sofferto abbastanza, forse?
Sirius e Cornelia, intanto, vagavano per casa, pressoché dimentichi di Marius. La quantità di stanze era effettivamente impressionante. La carta da parati era vecchia e polverosa, le camere contenevano una quantità impressionante di oggetti dalle fogge più svariate, ma l’isolamento non aveva danneggiato troppo l’abitazione. Nesbitt e Umney dovevano aver lavorato sodo per evitare che cadesse a pezzi.
- Mi aspetto di trovare strumenti di tortura da un momento all’altro. Qui è tutto sinistramente ordinario. – disse Cornelia, attraversando un tappeto ormai grigio di sporco.
- Senti che manca qualcosa? – le chiese Sirius. Il fatto che i suoi ricordi di quel posto fossero molto lontani nella sua memoria lo aiutava a passeggiare con serenità da un luogo all’altro di Muckross House.
- Oh be’, niente boccette di sangue umano, niente teste di Elfo mummificate, niente ritratti raccapriccianti. – in effetti guardando le pareti si vedeva che alcuni quadri erano stati rimossi e fatti sparire chissà dove.
- Non abbiamo tentato con soffitta e scantinato. Credo che a cercare bene troveremmo perfino le segrete. – le rispose Sirius, mentre apriva una finestra per lasciar filtrare un po’ di sole. Udirono poi un suono lamentoso provenire dal piano superiore rispetto a quello in cui si trovavano. Di certo era Marius, ma non sembrava un classico suono per spaventare ignari visitatori, sembrava più una musica.
- Non si aspetterà che io canti la canzoncina dei Magonò, vero? – chiese Cornelia sorpresa. Black le fece segno di tacere, ed entrambi rimasero fermi, in ascolto.
- Sembra un pianoforte. – disse Sirius. – Un pianoforte scordato. – precisò, sentendo un suono sgradevole. Salirono le scale, seguendo la lagnosa melodia che si faceva via via più nitida e vicina. Entrarono in una piccola stanzetta dalle pareti verdi, dove un vecchio pianoforte a coda ormai cadente suonava magicamente da solo. Marius aleggiava sopra le corde, e pareva molto concentrato. Come alzò lo sguardo su di loro la musica cessò. Sirius e Nel si scambiarono un’occhiata di sollievo; lo spettro, invece, sembrava triste.
- C’ho messo vent’anni per riuscire a suonarne uno senza poter usare le mani. – Marius passò una mano sui tasti, e si trovò a trapassarli senza poter far pressione su di loro. – Ci vuole tanta concentrazione.
- Non suona granchè bene, però. – convenne Nel.
- Nessuno lo accorda da chissà quanto. Non è lavoro per Elfi, questo. Devo accontentarmi. – sembrava arreso all’invasione, e molto più disposto a parlare. Probabilmente ora avrebbero scoperto che ci faceva lì, in una casa dalla quale, ancora giovane, era stato bandito.
- Come mai sai suonare il pianoforte? – la strega andò a sedersi sullo sgabello davanti alla tastiera, guadagnandosi un’occhiata furiosa da parte del fantasma.
- Non dovreste stare qui. – disse.
- Nessuno di noi tre dovrebbe, Marius. Ma nessuno è più qui a dire chi debba far cosa. – fece Sirius, rimanendo sulla soglia.
- Sembrate vi ci siate esercitato molto. Da vivo, dico. – insistette Nel, alzando lo sguardo verso lo spettro.
- Non potendo fare magie avevo molto tempo libero da occupare. Non davo molto fastidio. È stato così che mi sono guadagnato da vivere… fuori.
- Oh, il pianista. È un bel mestiere.
- Non potevo suonare nei teatri grandi. – s’affrettò a chiarire Marius. – Non… i Sanguesporco e i Babbani hanno scuole per chi deve esibirsi in posti lussuosi, non mi hanno voluto nemmeno loro. – c’era chiaramente del disprezzo nelle sue parole. Doveva essere dura essere rifiutato perfino da quella gente che aveva imparato ad odiare fin da piccino.
- Ci vuole la scuola giusta per far tutto. I Babbani fanno così. – Cornelia alzò le spalle, come a dire che capiva. – Che hai fatto, allora?
- Suonavo nei ristoranti, negli alberghi. A volte mi lasciavano delle mance, a fine serata. – fece Marius. Continuava a fluttuare in alto, come a voler mantenere una sorta di superiorità rispetto alla ragazza.
- Ti sei adattato bene. – commentò Sirius. Come lui e come gli altri rinnegati prima di entrambi, s’era abituato alla nuova vita.
- I Babbani sono volgari, rumorosi, privi di eleganza, a caccia di ricchezze e avidi. Non vedono nulla che non sia davanti a loro con tanto di cartelli, ma mi bastava suonare. Io ero contento, loro pure.
- Cos’è successo… poi? – domandò Black.
- E’ scoppiata una guerra tra Babbani.
- E’ quella in cui ha combattuto mio nonno. – confermò Cornelia. – Era il 1939.
- Hanno mandato un sacco di gente a combattere, anche più giovane di me. Io non comparivo in quei loro documenti, non esistevo. Perciò me ne sono rimasto dov’ero.
- Hanno bombardato la città, però. – disse Cornelia. – Nel 40, stando ai racconti che mi hanno fatto.
- Infatti. – disse Marius, di colpo quasi imbarazzato. Cercò di spolverarsi il completo che indossava. Solo ora, a guardarlo bene, i due vivi notarono che pareva sgualcito e coperto di polvere. – 29 dicembre 1940. I giornali dicono che siamo morti in tremila. Solo nel mio palazzo credo fossimo morti in otto. L’edificio è collassato.
- Brutto modo per morire, mi spiace. – fece Nel.
Sirius rimase in silenzio. Marius era morto in guerra come lui aveva rischiato spesso, ed era morto più giovane di lui. Sentì i brividi, mentre ci pensava. Doveva essere stato molto antipatico in vita, ma c’era stato probabilmente spinto da quello che gli era successo.
- Non ha fatto male. È stato… rapido. – spiegò Marius, continuando a guardare in basso.
- Avresti potuto proseguire per la tua strada, invece di rimanere qui. – gli disse poi Sirius.
- Non pensavo ci fosse niente per me, là. Niente in questa vita, niente nell’altra. Tanto valeva rimanere dov’ero e riprendermene una delle due. E poi ero curioso di sapere se avremmo vinto la guerra.
- E’ stata dura ma l’abbiamo vinta. – confermò Nel. – Ma non sei venuto qui subito dopo, no? Sirius e la sua famiglia ti avrebbero visto. – chiese, rivolta al fantasma.
- Sono qui dal 1976, non di più. – rispose Marius. – Prima ho infestato qualche casa abbandonata, ma alla fine ho scoperto che qui era in stato di abbandono. Trovavo carina l’idea di rientrare dalla finestra, diciamo così.
- Non è un cattivo posto dove vivere. – disse Cornelia. – A me piace molto qui.
- E’ un modo per dire che invaderete Muckross House da oggi in poi? – di colpo Marius Black riacquistò il piglio austero e maleducato che aveva avuto appena li aveva visti.
- Ah, non lo so. Io sono solo una stupida arrampicatrice sociale che ficca il naso nei beni altrui e li tratta come propri. Dovresti chiedere a Sirius. – la ragazza si voltò verso il mago con un sorriso a trentadue denti. Visto che era roba sua, sue sarebbero state anche le grane.
Black, quello ancora vivo, sospirò, sentendo su di sé sia lo sguardo della giovane che quello dello spettro. Situazione invidiabile, proprio.
- Veramente… pensavo di lasciarle fare la fine di Grimmauld Place. Non ho intenzione di metterci ancora piede.
- Però ecco… - intervenne Nel – se dovesse capitare di vederci qui sarebbe carino se non ci inveissi contro, se non ci insultassi e se non ci aizzassi contro due Elfi Domestici. – Sirius la fulminò con lo sguardo. – Oh sì, sarà sicuramente un evento raro, però tieniti pronto, ecco tutto. È’ un buon compromesso?
- Lo è. – rispose Marius, diffidente.
- Allora a presto. Non far impazzire Nesbitt e Umney, mi sembrano avere già i loro problemi.
Scendendo le scale, Marius li accompagnò fino all’ingresso come un vero e proprio padrone di casa. Nel ebbe per un momento voglia di scivolare sul corrimano fino in fondo. Si trattenne solo perché sapeva che si sarebbe stampata contro il muro a una velocità notevole, e non voleva dare a Sirius nuovi motivi per deriderla.
Una volta usciti, Cornelia tirò dritto in direzione del giardino, costringendo il suo… sì beh… Black, a seguirla. Voleva vedere il lago da vicino, e avanzò a tal punto che riuscì a mettere gli stivali a mollo. L’acqua non andava oltre l’altezza delle sue caviglie.
- Non eri tu che ti eri lamentata del fango? – le chiese lui.
- Peggio di così non può andare. – rispose la strega senza guardarlo. – So che sentirmi dire questa cosa ti darà sui nervi, ma questo posto è un paradiso.
Sirius si irrigidì, stizzito, ma guardandosi intorno, giusto un passo o due indietro, rispetto a Nel, non potè che darle ragione. Il lago o le montagne non c’entravano niente con la sua famiglia. Muckross House era un posto notevole.
- Mi dà fastidio sentirtelo dire, ma hai ragione. – ammise.
- Non ho intenzione di farti tornare qui in breve tempo. – fece poi lei, senza guardarlo. – Però magari potremmo mandare qualcuno a sistemare quel piano. Magari renderà Marius meno isterico, sentirlo suonare in quel modo è uno strazio.
- Sentirlo suonare un piano scordato è una tortura, vorrai dire.
- A maggior ragione.
- Vedremo il da farsi. – Sirius decise di rimanere sul vago. Non voleva prendersi impegni, perché sapeva che se si fosse tradito anche solo con una mezza parola Nel gliel’avrebbe fatta pagare.
- Questo sta per “Si fotta Marius e il suo piano. Ha passato dieci anni così e ne può resistere altrettanti”, vero? – Cornelia rise. A volte era facile capire quello a cui stava pensando lui. – Non gli devi niente, ma è un rinnegato quanto te, antipatico come te, e decisamente più sfortunato di te.
- Io non sono così antipatico.
- Ah sì? Dovresti uscire con te stesso più spesso. Un giorno nei miei panni e fuggiresti a gambe levate. – lo riprese la Lethifold, voltandosi a guardarlo.
- Non sei nella posizione di potermi dire queste cose. E tu lo sai bene, Nel.
Si passò una mano nei capelli, sconfitta. Avendo entrambi un caratteraccio nessuno dei due poteva vantare la benché minima superiorità su questo.
- D’accordo, finiamola qua. Io però ora sto morendo di fame. Andiamo a vedere quali prelibatezze ci offre Killarney?
- Prima le signore. – Sirius le fece segno di passargli avanti e non appena lei gli fu accanto si avvicinò a sufficienza per poterle sussurrare – Vedi di non esagerare, o non sarai messa meglio di Connie in dolce attesa. – solo per poter vedere con estrema soddisfazione l’espressione offesa e scocciata di lei.
Riapparvero entrambi a Muckross House un mese dopo, a primavera avanzata, sempre percorrendo in moto una strada sterrata un po’ meno fangosa. Marius li vide arrivare affacciandosi ad una delle finestre, e se ne sorprese. Rimase ancora più sconvolto quando, poco dopo, li vide far entrare in casa uno sconosciuto che si mise ad armeggiare con il suo pianoforte. Capì immediatamente cosa stava facendo, e si nascose per non dover parlare né con il rinnegato Black né con la sua amichetta Mezzosangue. Si limitò a tornare alla finestra un paio di ore dopo, quando li vide andar via. Incrociò gli sguardi dei due vivi e sorrise impercettibilmente, grato del favore.
Tutto sommato avrebbe potuto incappare in inquilini peggiori.
  
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