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Autore: SimplyMe514    26/08/2011    7 recensioni
Sappiamo tutti quanto sia difficile ricordarsi di dare ai propri personaggi anche qualche difetto. E sappiamo tutti quant'è irritante leggere di personaggi che non ne hanno. E se le ragazze di Hogwarts si ribellassero all'arrivo a scuola dell'ennesima Mary Sue e complottassero tutte insieme, in barba alle Case, per riprendersi i loro ometti folgorati dall'angelica visione?
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'The Trilogy: perché scrivere fanfiction è bello, ma riderci sopra ancora di più.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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«Hermione! Sapevo che ti avrei trovata qui!» Se c'era una cosa che una particolarmente trafelata, infangata e furiosa Ginny Weasley, ancora in divisa da Quidditch, sapeva fare bene, era attirare l'attenzione. Anche e soprattutto quando non avrebbe dovuto. Madama Pince le fu addosso così in fretta da dare l'impressione di aver trovato una scappatoia alla famigerata regola del “niente Smaterializzazione nel castello”.

«Signorina Weasley, in biblioteca bisogna rispettare il silenzio. E ti sarei grata se non ricoprissi di sporcizia i libri!»

«Ma è un'emergenza!»

«Un'emergenza che può sicuramente aspettare. Per stavolta passi, ma se disturberai ancora dovrò prendere seri provvedimenti».

«Qual è il problema?» sussurrò Hermione una volta che l'avvoltoio se ne fu andato, forse sperando che l'amica abbassasse la voce per imitazione. Ginny l'aveva colta nel bel mezzo della lettura di Fatture per Affatturati, un genere di libro che era molto poco probabile dover usare per i compiti. Che cercasse ispirazione per una fattura ben assestata che facesse abbassare la cresta ad Avalon Perfezione La Croix?

«Harry» rispose semplicemente, mettendo in quel nome tutto il suo risentimento. Se qualcuno avesse detto a Hermione che un giorno l'avrebbe sentita pronunciarlo con quel tono, difficilmente ci avrebbe creduto.

«Harry cosa?»

«Harry è il problema. È ufficialmente impazzito».

«Questo l'avevo già capito stamattina a colazione. Cos'è successo ancora?»

«Lui... lui mi ha... buttata fuori dalla squadra!» Tremava di rabbia.

«Stai scherzando?» Chiuse il volume con un colpo secco. Il Quidditch era una delle poche cose di cui sapeva solo le nozioni fondamentali, ma dopo sei anni a strettissimo contatto con due fanatici aveva imparato a riconoscere un buon giocatore quando lo vedeva, e Ginny lo era, punto e basta. Harry aveva reagito alla nomina a capitano più o meno nello stesso modo in cui aveva preso la responsabilità dell'ES: non si vedeva come un leader, ma accidenti se lo era! Teneva moltissimo a spremere dai suoi compagni ogni possibile goccia di impegno e di talento, e rinunciare a un elemento come Ginny, che non solo segnava da sola un numero consistente dei gol totali a ogni singola partita, ma teneva alto il morale della squadra, era decisamente una mossa stupida. Ma che Harry fosse improvvisamente diventato un emerito idiota era di dominio pubblico, e Hermione, la cui mente lavorava sempre a ritmo febbrile, non impiegò molto per fare due più due.

«Magari scherzassi...»

«Non dirlo neanche: Avalon?»

«Precisamente. Io arrivo agli allenamenti come se niente fosse, e cosa vedo? Che i ragazzi sono già in sette, tutti in divisa e pronti a scattare... non chiedermi dove quella lì abbia preso l'uniforme, perché non lo so... e Harry dice che, aspetta, com'erano le parole esatte? “Che la nostra nuova arrivata ha dimostrato da subito un vivo interesse per il Quidditch, e vuole darle la possibilità di farsi valere, ma i posti in squadra sono limitati”...»

«E ti ha buttata fuori così, senza pensarci due volte?»

«Oh, ci ha pensato, ma non col cervello. Ci ha fatto fare una sottospecie di provino... proprio la Cacciatrice doveva fare, poi? Scommetto dieci Galeoni, e non ce li ho, che ha deciso così solo perché le nostre Cacciatrici sono tutte ragazze, i maschietti vuole ingraziarseli...»

«Ma scusa, se vi ha messe tutte alla prova non avresti dovuto perdere il posto. Ti ho vista giocare, e anche se il mio giudizio magari non conta un granché, ci sai fare».

«Grazie» sorrise debolmente. «Ma il problema è proprio questo. Ha vinto onestamente, più o meno. Cioè, il fatto che il Portiere, che poi sarebbe il mio stramaledetto fratello, fosse troppo occupato a sbavare per preoccuparsi di dove fosse la Pluffa probabilmente l'ha aiutata, ma a parte quello è oggettivamente fantastica. Be', non proprio, visto che vuole solo mettersi in mostra e non sa fare un gran gioco di squadra, ma non ho mai visto una mira così».

La risposta fu l'ultima che Ginny si sarebbe aspettata: «Quand'è il prossimo allenamento?» C'era una luce strana negli occhi della sua amica, una luce che aveva già visto da qualche parte... probabilmente al Ministero, sul viso folle di Bellatrix Lestrange.

«Hermione... tu stai tramando qualcosa». Era un'affermazione, non una domanda. «È tra due giorni».

«Oh, be', è poco per prepararmi, ma ce la posso fare. È aperto al pubblico?»

«È aperto a noi. Capitan Scemo non vuole spie da altre Case».

«Tu ci vieni, punto e basta. Ho bisogno di un complice. Con un po' di fortuna riavrai il tuo posto in squadra in men che non si dica. E sai una cosa? Ho come l'impressione che tu non sia né la prima né l'ultima vittima della Signorina Perfettina. In capo a una settimana ci sarà una gran sete di vendetta, e noi la sfrutteremo tutta».

«Vuoi reclutare gente contro di lei? Cosa farai, delle spille con su scritto “Cancelliamo Avalon La Croix dalla Faccia della Terra”?»

«Meglio. Creerò un esercito di ragazze. Semplice ma geniale. Faremo una guerriglia costante, e la bambolina di porcellana andrà finalmente in pezzi. Potremmo chiamarci “Lega Anti-Mary Sue”, oppure “Le Amazzoni di Hogwarts”».

«Fai paura. Lo sai, sì?»

«Mai quanto lei. Muoviamoci».

«E dove andiamo, scusa?»

«A caccia di cuori spezzati».

«Oh, per i dannatissimi calzini puzzolenti di Merlino, Hermione! Sei completamente fuori di testa!»

«No che non lo sono. Ho studiato a fondo i segni distintivi e le abitudini della Mary Sue. Per trovarla, devi solo seguire il suono dei pianti delle ragazze a cui ha distrutto o la relazione, o l'autostima o tutte e due le cose».

«Sembra di sentire la descrizione di chissà quale creatura Oscura» commentò Ginny, lasciandosi trascinare come una bambola di pezza a grandezza naturale verso una destinazione sconosciuta.

«Infatti per circa mezzo secondo ho pensato che la si potesse respingere con un Patronus, dato che succhia via la felicità, ma... no».

«Dove stiamo andando?»

«Dov'è che vanno le ragazze quando hanno bisogno di sfogarsi senza essere viste? Sei una donna anche tu, Ginny, metti in moto i neuroni».

«In bagno?»

«Elementare, Watson».

«Scusami?»

«Ah, un personaggio Babbano, non ho tempo di spiegarti» tagliò corto Hermione. Ed esattamente come aveva previsto, dal bagno delle ragazze provenivano dei singhiozzi.

«Oh, no! Questo è quello di Mirtilla Malcontenta!» Era di nuovo allagato, tra l'altro. «Ti aspetto qui fuori, non voglio sorbirmi le sue lamentele...»

«E invece no. Tu sei il comandante in seconda, Ginny. Devi stare sempre, ripeto sempre, in prima linea, è chiaro?»

«Ma io non ho mai chiesto di essere il comandante in seconda!»

«Quando tutte le tue amiche cominceranno a cadere come mosche sotto i colpi della Mary Sue, pregherai di esserlo». Ginny sospirò e, forse ricordando che Hermione conosceva un numero spropositato di incantesimi e non era molto saggio averla come nemica, fece buon viso a cattivo gioco ed entrò, le scarpe che facevano orribili rumori umidicci a ogni passo.

«Mirtilla? Sei lì?» esordì cauta Hermione.

Il fantasma della giovane occhialuta uscì da un cubicolo attraversandone la porta, tirò su teatralmente col naso e rispose, di malumore come sempre: «Che c'è?»

«Non per essere indiscreta, ma noi...», Ginny stava per intimarle di parlare al singolare, ma una potente gomitata in zona costole le fece cambiare idea, «noi ci chiedevamo perché stessi piangendo».

«Oh, che strano. Non è quello che faccio sempre? Non è vero che v'importa, volete solo prendervi gioco di me!»

«Non dire così! Mirtilla, sul serio... stanno succedendo brutte cose, e crediamo che potresti esserci d'aiuto».

«Stupidaggini. Il Basilisco è morto anni fa. Sono stata interessante per cinque minuti, e ora sono di nuovo solo l'inutile Mirtilla Malcontenta. Come potrei mai aiutarvi?»

«La Camera dei Segreti non c'entra niente, questa volta. Abbiamo solo bisogno di sapere perché piangi, tutto qui».

«E va bene» concesse infine Mirtilla con un lungo sospiro tremulo. «Piango perché prima ogni tanto mi capitava qualcuno di simpatico, che mi ascoltava, mentre ora a nessuna delle ragazze che vengono qui importa più nulla di me! Non fanno altro che lamentarsi dei loro, di problemi, e pretendono che io passi le giornate a sentire un resoconto dopo l'altro di come i loro ragazzi le hanno lasciate perché sono innamorati di lei, o di come i professori le trattino ingiustamente perché adesso adorano lei, o di come lei le faccia sentire brutte e imbranate... Io lei non l'ho nemmeno mai vista, ma immagino che abbia di meglio da fare che qualcosa di volgare come andare in bagno».

«Visto?» commentò Hermione con un mezzo sorriso. «Come volevasi dimostrare».

«Be'? C'è altro? Perché se avete finito, fatemi il favore di tirare lo sciacquone, così finirò nel lago. Avevo in mente di fare una visitina al calamaro gigante».

«Veramente potresti esserci ancora più utile, Mirtilla. Poi potrai andare, promesso».

«Ancora?»

«Riguardo a quelle ragazze disperate... le conosci? Sai dirci qualche nome?»

«Oh, sì, penso di sì. C'era Eloise Midgen, quella a cui non è ancora passato l'acne, che si sentiva più brutta che mai. E Hannah Abbott, di Tassorosso, che diceva di essersi messa a studiare Erbologia più del solito per farsi notare da Paciock, ma ora non le serve più a niente perché lei è troppo brava anche in quello». Ginny avrebbe fatto volentieri a Mirtilla un bel discorsetto sul significato della parola “privacy”, ma la sola minaccia di una seconda gomitata la zittì all'istante. «E avete presente Luna Lovegood? Piangeva pure lei, ma era un po' arrabbiata e un po' commossa, perché a quanto pare quella lì è riuscita a trovare, disegnare in dettaglio, catturare e dissezionare un Ricciocorno Schiattoso. Da sola. Né lei né suo padre c'erano mai riusciti».

«Ma il Ricciocorno Schiattoso non esiste!» sbottò Hermione. «Come diamine si fa a studiare qualcosa che non esiste?» L'assoluta perfezione della signorina Avalon Eccetera aveva ufficialmente superato il livello di guardia.

«Non chiederlo a me. Là fuori ci sono un sacco di Babbani che credono che non esistano neanche i fantasmi, eppure io sono qui».

«Grazie mille, Mirtilla. Se ti viene in mente qualcun altro, chiunque, ricordati di dircelo la prossima volta che passiamo». Ginny inorridì all'idea che ci fosse una prossima volta, ma rimase prudentemente in silenzio.

«Ooooh, lo so! Lo so io un nome che v'interessa! Pansy Parkinson!»

«Ah, sì? Dicci tutto!»

«Be', è da un po' che le interessa Malfoy, o almeno così ho capito. Anche lui dev'essere rimasto folgorato da lei».

«Interessante... Ci sei stata di grandissimo aiuto, davvero. Ginny, andiamo».

«Ehi! Aspettate! E io come ci vado, nel lago?»

«Segui le tubature, noi abbiamo molto da fare» replicò secca Hermione, uscendo dal bagno a passo di carica.

«Ah, sì?»

«Sì, esatto. Mirtilla ci ha appena dato una bella lista di nuove reclute».

«Anche quella cagna della Parkinson?»

«In guerra e in amore tutto è concesso. E questo è un po' di tutti e due».

Rintracciare le ragazze costrinse il Generale Granger e il Colonnello Weasley a fare parecchia ginnastica su e giù per le centoquarantadue scalinate di Hogwarts, ma alla fine si ritrovarono tutte – col fiatone, ma sane e salve – al settimo piano, proprio di fronte a un certo arazzo di Barnaba il Babbeo intento a insegnare la danza classica a dei troll.

Abbiamo bisogno di un posto dove pianificare in pace la nostra vendetta contro la Mary Sue, pensò disperatamente Hermione.

La Stanza delle Necessità aveva davvero dato il meglio di sé: poltrone e grossi cuscini dove sedersi a discutere i dettagli, infiniti scaffali di libri di piccoli incantesimi perfidi che sarebbero certamente tornati utili, una lavagna e una pregevole collezione di gessetti colorati con cui il Generale potesse illustrare più chiaramente i suoi progetti, una scorta a vita di fazzolettini usa e getta per le poverine con la fiducia in se stesse sotto i tacchi e... sì, una gigantografia di lei appesa a un muro, con tante freccette tentatrici che invitavano a usarla come bersaglio per il tiro a segno.

«Diamo inizio alla Fase Uno!» E la risata malvagia di Hermione non ebbe nulla da invidiare a quella del Mangiamorte più incallito.

 

Note dell'Autrice: probabilmente un capitolo un po' debole, ma era solo di transizione. Dal prossimo, le ragazze cominceranno a mettere dei meritatissimi bastoni fra le ruote a Miss Perfezione, lo giuro.

PS: “In guerra e in amore tutto è concesso. E questo è un po' di tutti e due”. La riconoscete? Oh, sì, ho fatto molto, molto apposta a mettere in bocca a Hermione una citazione che nel settimo libro sarà di Ron. Lo so che lui non l'ha ancora detta (spero di aver fatto capire a questo punto che si svolge in un sesto anno alternativo più tranquillo di quello vero), ma è proprio questo il punto. Si “imitano” inconsapevolmente. <3 Sono una romantica senza speranza.

  
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