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Autore: _AmyBlack_    26/08/2011    3 recensioni
Metti caso di essere una Mezzosangue. Ora, immagina che il tuo migliore amico si chiami Draco Malfoy. Impossibile? Può darsi. Ma se il sole rovente dell'estate riuscisse a sciogliere la maschera che il giovane Malfoy porta ogni singolo giorno della sua vita da studente alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un’immensa distesa di azzurro si rifletteva nei verdi occhi di una piccola ragazza sedicenne, non c’era una sola nuvola ad impedirle di raggiungere il cielo, quel giorno. Distesa sul precipizio del terrazzo di casa sua, Nathalie osservava l’universo dal punto di vista del sole, semplicemente immaginando di poter allungare il braccio con l’indice teso verso quel cielo che sembrava tuffarsi nei suoi occhi verdi provocando sprizzi di gioia. Contava i minuti che la separavano da un’altra estate assieme al suo migliore amico, e in un momento si ritrovò trascinata nel proprio passato a rivivere per l’ennesima volta il giorno in cui si erano conosciuti, a ripensare ancora a quei momenti che più di tutti gli altri ricorrevano così spesso nella sua mente.

Nathalie passeggiava per il parco con aria annoiata, lo sguardo vitreo e indifferente. I suoi capelli castani lunghi fino alla vita, lisci, perfettamente pettinati, ondeggiavano nella leggera brezza mattutina. Ad un certo punto scorse, nascosto tra gli alberi, un bambino esile e pallido, vestito elegantemente di nero, i capelli di un biondo quasi bianco e due occhi di ghiaccio che ti gelavano il sangue al primo sguardo anche a distanza, e anche se li si vedeva solo di sbieco. Stava inginocchiato a terra, con un ghigno stampato in faccia, mentre guardava qualcosa di molto piccolo contorcersi nel terriccio a cui il bambino puntava il suo lungo e magro dito indice contro.
La curiosità s’impadronì di lei, e fu come se una calamita gigante la stesse trascinando verso quello strano individuo. Quando arrivò alle spalle della figura senza che essa se ne accorgesse, fece in tempo a scorgere tra le foglie una piccola lucertola muoversi appena dal dolore e abbandonarsi alla morte, sconfitta. Nathalie allungò la mano destra senza dire una parola e fece sollevare un rettangolino di terra, abbastanza grande e profondo perché la lucertola ora sospesa a qualche centimetro dal suolo grazie ad un lieve gesto del suo dito indice potesse andare a posarsi delicatamente in quella tomba improvvisata. Nel medesimo istante in cui la terra si sollevò, il ghigno del bambino scomparve, e girando la testa con uno scatto fulmineo si ritrovò faccia a faccia con la piccola Nathalie. Nel momento in cui i loro occhi si incontrarono, fu come se si fossero trapassati l’anima a vicenda.
«Sei una strega?»
«Non lo so, so solo che riesco a fare cose strane, a volte. Comunque mi chiamo Nathalie, e tu?»
Schietta, il suo tono era deciso come se stessero discutendo da ore.
«Mi chiamo Draco Malfoy. Ma se non sai che sei una strega vuol dire che nessuno della tua famiglia lo è. Sei una Mezzosangue. Non dovrei parlare con te.»
«Ma insomma, sono una strega o una Mezzosangue? Deciditi. E perché non puoi parlare con me?»
Draco non riuscì a trattenersi dal ridacchiare alla prima frase, e le rispose ghignando.
«Mio padre non vuole. Dice che i Mezzosangue non sono persone buone.»
«Ma io sono buona. E ho 5 anni. E tu?»
«Anch’io.» Le sorrise, non potè farne a meno, lei aveva un qualcosa che conquistava la sua fiducia incondizionatamente. Il modo schietto di presentarsi? O il fatto che non avesse detto niente quando aveva ucciso la lucertola, e anzi, gli era stata complice?
Da quel momento fu amicizia. I genitori di Draco, dapprima riluttanti all’idea, cominciarono a provare simpatia per quella piccola e strana bambina e finì che ci si affezionarono. Ogni estate, a partire da quella, Nathalie la passò a Villa Malfoy, e Draco diventò presto il suo migliore amico.

E ora era lì, a dondolare le gambe sull’orlo del precipizio, a sorridere al sole, con le mani appoggiate al proprio grembo e i lunghi capelli che penzolavano dal terrazzo. La maglietta troppo grande di una taglia con su scritto ‘Paramore’ e gli short di jeans, indossati da lei che era esile e fine, facevano pensare, chissà perché, alla libertà, e le conferivano tuttavia un’aria elegante e casual allo stesso tempo.
‘Pop’ e poi ‘Dreen!’
Eccolo era arrivato. Fuori dalla porta d’ingresso si alzava la figura alta e slanciata di un uomo dai capelli lunghi e lisci, rigorosamente biondissimi. Elegante, come sempre. Lucius Malfoy, il padre di Draco, era venuto a prenderla, e ora le stava sorridendo dolcemente.
«Ciao Nathalie. Sei pronta?»
«Assolutamente.» Un sorriso a trentadue denti le si aprì smagliante sul viso sottile.
I suoi genitori erano fuori con suo fratello David di nove anni, li aveva già salutati. Prese sotto braccio il signor Malfoy, e subito sentì come se un amo l’afferrasse dall’ombelico e le trascinasse a velocità supersonica. In meno di un nanosecondo si ritrovò davanti al cancello immenso di una villa altrettanto immensa. Non fece in tempo a rimettere a fuoco la vista che già vedeva la magra figura di Draco che le correva incontro, vestito di nero come in padre a eccezione di una candida camicia bianca e un sorriso che trasmetteva felicità stampato in faccia.
  
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