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Autore: Mister_Death    26/08/2011    1 recensioni
Dedicata alle persone che più amo... Che si sono allontanate da me per colpa mia. Vi voglio enormemente bene. Scusatemi.
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Un ragazzo, per salvare una sconosciuta da una sparatoria, viene abbattuto da una pioggia di proiettili. è vivo, ma ha poche speranze di vita. Riuscirà a sopravvivere?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Never_Give_Up_2

II

Nel frattempo, la mente del ragazzo continuava ad elaborare, a sognare. I paramedici si stupirono di questo, durante il tragitto verso l’ospedale, dato che il paziente aveva un proiettile conficcato nel cervello. Dato che era una situazione di estrema emergenza, cominciarono a prelevare e a disinfettare, nonostante i continui scossoni e le frenate brusche dell’autista, i proiettili e le ferite delle braccia e delle gambe. E Jenny li osservava. Aveva paura che non sopravvivesse, voleva ringraziarlo in tutti i modi possibili, e non averlo sulla coscienza.

Intanto, lo sfortunato sognava. Era in un autoarticolato, ove alla guida c’era uno che inveiva contro chissà quali automobilisti, dato che la strada era deserta.

-Ma cristo! Ci vogliamo muovere? Chi ti ha dato la patente, Groucho Marx? Oh, ti sei svegliato, finalmente. Dimmi chi sei, o ti impallino con la mia Colt 45!- sbraitò, rivolgendosi al ragazzo che non capiva niente di quello che stava succedendo.

-Io… Mi chiamo Henry. Ma scusa, dovrei chiederti IO chi sei tu. E a chi stai urlando, dato che qui non c’è nessuno?- disse l’interessato, piuttosto alterato.

-Io? Ma non mi riconosci? Sono IL GRANDE MAX BARRETT! Il più grande camionista collezionista di armi al mondo! E non dirmi che non vedi nessuno davanti, perché ci sono un sacco di cretini che non sanno guidare. E prima che me lo chieda… Sono solo un’elaborazione del tuo sogno.

-CHE COOOOOSA? Ok che non mi ricordo che è successo, dopo aver protetto quella ragazza da quegli uomini armati… E ok che tu sei visibilmente pazzo, ma come fai ad essere un mio sogno? Non è che il sonno mi stia giocando dei brutti scherzetti?- Commentò Henry piuttosto confuso.

-Vedi che non sono l’unico fuori di cranio, qui dentro? E adesso ascoltami. Ti hanno sparato, e sei in fin di vita. Adesso ci stanno portando all’ospedale. Sei ridotto male, ragazzo mio. Sentirai dei dolori lancinanti in molte parti del corpo, in questo viaggio. Tranquillo che sono i medici che ti stan…-

Max non fece tempo a finire la frase, che Henry urlò di dolore, toccando il braccio.

-Ma che diavolo sta succedendo? Non mi sento più il braccio… NON ME LO SENTO PIÙ! Aiutami!-

-Tranquillo, ti ho detto! Fra 2 minuti il tuo braccio tornerà normale.- disse il camionista, cercando di tranquillizzare il ragazzo, il cui terrore lo si poteva facilmente leggere in viso. – Piuttosto… mi preoccuperei del lupo.-

-Anche un lupo c’è? Oh che bello…- Si disperò il ragazzo, con il suo filo di sarcasmo che faceva irritare chiunque. Ma non Max, che rimase impassibile, ed indicò il lupo in questione.

Era un lupo nero pece, con gli occhi rossi come rubini. Era dall’altra parte della strada, ma con un balzo incredibile, si aggrappò al telo del rimorchio. Max prese in fretta e furia un fucile Thompson, e disse:

-Reggi forte il volante Henry, se vuoi vivere!- e sporse il suo busto al di fuori del camion, mirando alla bestia.

E in effetti aveva ragione. Il camion andava ai 130 Km/h, e sia da un lato, che dall’altro, c’erano solo alberi spessi come muri in cemento armato. Se ne colpiva uno, era finita.

Intanto, nell’ambulanza, i paramedici sono riusciti a togliere circa 3 proiettili, e ricucito 2 fori, ma le condizioni di Henry peggioravano rapidamente. Non si riusciva a capire perché, dato che stavano ripristinando il livello del sangue con le buste apposite, e lavoravano nel modo più delicato possibile. La ragione, era nascosta all’interno del cervello, la cui elaborazione, e quindi vitalità, stava diminuendo in maniera repentina.

Henry, nel sogno, si sentiva sempre più debole, e a stento riusciva a tenere le palpebre aperte. Max, intanto, si accorse che il Thompson s’era inceppato, e bestemmiava in un modo che veramente pochi capirebbero. Dopotutto, è un pazzo, no?

-No, non può finir così!- Urlò l’uomo che sporgeva pericolosamente dal finestrino. Con uno scatto felino, prese dalla tasca la sua fida Colt e sparò all’animale, che con un salto arrivò a 5 centimetri dal viso dell’autista. Quel cane, che sembrava assatanato, subì il colpo, e perse la presa, cadendo rovinosamente sull’asfalto.

-MA SI! MA VIENI! Sono er mejo autista che ci sia!- Esultò Max, che troppo preso dalla foga, stava per cadere anche lui. Se ne accorse solo quando una mano prese un lembo della sua giacca e lo tirò dentro la cabina del camion. Henry si era ripreso, ed era più forte e determinato di prima.

-G-g-grazie per avermi salvato… Non mi ero accorto… Ti sono debitore, amico…- Disse Max, con la mano sul cuore e con delle gocce di sudore che solcavano il suo viso.

-Non c’è di che… Amico.- Concluse Henry, sorridendo come non mai, dando il 5 a quel camionista che si stava facendo in quattro per tenerlo vivo. Doveva rendersi utile anche lui.

Arrivati all’ospedale, i paramedici notarono con sollievo una ristabilizzazione del cervello di Henry, portandoli a ricucire quei fori già disinfettati e vuoti, mentre accompagnavano il corpo di corsa dentro al New York Grace.

   
 
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