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Autore: Stateira    27/08/2011    5 recensioni
Dopo dieci anni ed una guerra vinta per niente, viene il momento di guardarsi negli occhi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Harry non è molto bravo a nascondere le emozioni. Sono passati pochi giorni da quando ha rivisto Draco, ed Hermione è già seduta davanti a lui, con l’aria di chi cerca di decidere da quale domanda cominciare. Harry non ha l’abitudine di sottrarsi ai confronti, soprattutto non possono essere evitati. Harry ha avuto circa metà della sua vita a disposizione, per imparare che cosa succede quando si tengono nascoste le cose ad Hermione.
- Va tutto bene, Harry? – esordisce lei con prudenza.
Harry scrolla le spalle, e quasi non riesce a credere di poter sentire il tenue rumore della camicia che strofina sulla pelle. Da quando è stato a casa di Draco, il suo mondo si è acquietato, riducendosi ad una serie di borbottii, di rimostranze, di appelli accorati. Ma niente più esplosioni, niente più pezzi di vetro dappertutto. Harry respira come se non lo avesse fatto per anni.
- Sono quattro mattine di fila che vieni al Ministero. Di solito ne collezioni una o due in un mese. –
- Sì, beh, mi sto dando da fare. –
Lei non smette di guardarlo. Harry sa che non gli crede neanche un po’, ma cerca di evitare l’interrogatorio, e non se ne vergogna.
 
Al Ministero ci lavora anche Draco. Harry può confessare a sé stesso che questa è una delle ragioni principali per cui prima d’ora non ha voluto avere quasi niente a che fare con quell’edificio. Ma ammetterlo con sé stessi non significa affatto essere in grado di spiegarlo agli altri. Spiegare com’è, come ci si sente ad aver messo i piedi sul terreno sbagliato. Spiegare, soprattutto, perché ci si vuole rimanere ad ogni costo. Per gli altri le cose sono andate semplicemente come dovevano andare.
Hermione e Ron.
Fleur e Bill.
A questo punto dovrebbe aggiungere “io e Ginny”.
 
La verità è che Harry non vuole fare un’altra irruzione a casa di Draco. Draco è stato molto cortese con lui, e lui ancora non riesce a credere a cos’hanno condiviso quel mattino insieme, però, adesso, non può semplicemente presentarsi a casa sua come un vecchio amico.
 
- Non mi stai ascoltando, vero Harry? –
Harry si riscuote, richiamato alla realtà dall’espressione compassata e persino un po’ triste di Hermione.
- Scusami. Stavo pensando ad una cosa. –
- Non mi vuoi dire proprio niente di quello che ti sta succedendo, vero? –
- Non proprio. Cioè, credo di aver bisogno di essere preparato a dirtelo. –
- Tu? – Hermione inarca appena un sopracciglio. È davvero strano constatare quando non capisce qualcosa. – Non dovrei essere io a dovermi preparare a ricevere notizie? –
Harry accenna ad un sorriso. – C’è qualcuno che vorrei aiutare. –
- Non è una novità. –
Hermione ci scherza su, ma in quel momento il sorriso svanisce dal volto di Harry. – Hermione, ho bisogno del tuo aiuto. Di tutto il tuo aiuto. Come una volta. –
Lei sgrana gli occhi. È una bellissima donna, ma Harry la vede tornare ragazzina ogni volta che lo fa. – Harry, si tratta di qualcosa di… illegale? – cerca di indagare.
Harry scrolla le spalle, sperando che questo le basti. – Non credo che ci porterà dritti ad Azkaban. –
- E’ una cosa pericolosa? –
- Nemmeno. –
- … Ma è folle, vero? –
- Beh. Un po’. –
- E stupida. –
Harry, a quel punto, sbuffa, e rilassa un po’ le spalle. – Sì. In effetti è una cosa molto, molto stupida. –
- D’accordo. – sospira lei. – Sentiamo di che si tratta. –
- Ecco, si tratta di Draco Malfoy. –
Harry si aspettava, più o meno, la reazione di Hermione. La vede aggrottare la fronte e aprire la bocca per dire qualcosa che, però, le muore sulla lingua. Vede Draco riflesso nei suoi occhi, lo vede attraverso di lei, e non gli piace lo spettacolo. Hermione sta carrellando velocemente le immagini di un ragazzino che la chiama mezzosangue, che si prende un pugno in faccia, che le rovina una pozione, che piagnucola. Non le permette di arrivare più in là, non le permette di ricapitolare tutto ciò che pensa di Draco Malfoy fino a quella notte, quella notte disgraziata e maledetta che Harry, nonostante tutto, si rifiuta ad ogni costo di dimenticare.
- Ho parlato con lui. Hermione, devi fidarti di me. –
Lei lo fulmina con diffidenza. Nonostante la tensione nell’aria sia difficile da gestire, gli viene quasi da sorridere perché gli sembra di essere tornato indietro nel tempo, a quando lei lo credeva pazzo ogni volta che sentiva delle voci o aveva delle visioni. Ha dovuto salvare il mondo per convincere Hermione Granger a credergli, quando le parla, ma sembra che lei abbia imparato la lezione. Infatti, fa una specie di prudente cenno d’assenso, più che altro un invito ad andare avanti.
 
Harry si regala un lungo sospiro. Un sospiro in cui si concede per l’ultima volta di pensare se ciò che sta per fare ha un senso. È quasi sicuro di no. è quasi sicuro, anzi è pronto a scommettere che la sua è soltanto la fantasia di un ragazzino, ma ugualmente…
- Adesso capisco perché sei qui. Malfoy lavora di sopra in Direzione Medimagia. –
Harry schiarisce la gola, e praticamente ha già confessato prima di aprire bocca. – Abbiamo preso un caffè insieme durante una due o pause. – commenta, restando il più possibile vago circa il numero esatto di quei caffè.
 
Hermione non insiste troppo. Harry è sicuro che lei si stia già dando da sola le risposte che cerca, che quelle risposte siano esatte, e che sia alla ricerca di un modo per dare un senso a tutta la situazione. Forse sta anche cercando di ficcare Ginny a forza dentro l’equazione.
 
- Parlami di questa cosa che vuoi fare. – borbotta alla fine, cercando di nascondere meglio che può la sua curiosità. La discussione su Malfoy, naturalmente, è soltanto rinviata.
- Mi servirebbero due biglietti per l’Espresso per Hogwarts. – spiega Harry in parole semplici, come se le chiedesse due biglietti per andare a vedere i Cannons.
Hermione è francamente sconcertata. Invece che vomitargli addosso domande su domande, si limita a fargli notare che manca ancora un po’ al giorno della partenza. Così, Harry, con un po’ di imbarazzo, aggiunge: – Naturalmente, mi servirà anche una corsa per Hogwarts. –
  
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