Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: StephEnKing1985    28/08/2011    1 recensioni
Donatello è un ragazzo gay un po' in sovrappeso. A causa del suo aspetto fisico, si trova a dover fronteggiare in modo particolare la superficialità e meschinità del mondo gay sotto forma di delusioni che riceve puntualmente da ogni ragazzo che conosce. Per rifuggire al dolore, si diletta in ciò che sa fare meglio: Disegnare fumetti. Il suo personaggio preferito è Dandy Landy, un bellissimo ragazzo frizzante e dolce, in cui Donatello proietta il suo fidanzato ideale, innamorandosene. Ben presto il bel personaggio di carta incomincerà a vivere di vita propria, ma sarà una felicità per Donatello oppure sarà solo l'ennesima delusione?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

C’era solo una cosa oltre alla mia casa, che mi teneva legato ai miei genitori. La mia vecchia auto. Una scassata Audi A4 Avant del ’96 o giù di lì, che mi portava però dove volevo io senza particolari problemi. Soprattutto piaceva a Francesco per la comodità dei sedili, dato che immancabilmente, tutte le volte che andavo con lui a ballare, si portava dietro qualche ragazzino. Se pensate che ero invidioso? Eccome, se lo ero.

- Questo qui è nuovo. Ha appena diciotto anni, ma mi sembra abbastanza intelligente. – disse Francesco, accomodandosi sul sedile passeggero con la stessa grazia di un imprenditore che s’accende un sigaro in limousine.

- Come si chiama? – domandai io, guardando la strada per dare la precedenza. Passarono una Cinquecento nuova ed una Lancia Ypsilon.

- Si chiama Simone. È molto carino, sai? – lo disse con una nota di felicità. Era incredibile come Francesco riusciva a sembrare innamorato quando invece non lo era per niente. Lui aveva appena vent’anni, io venticinque, e mentre io di esperienze sul curriculum ne vantavo poche e fallimentari, lui poteva vantare un’esperienza consolidata e testimoniata dal sottoscritto, che quasi ogni sera si vedeva arrivare in casa ragazzi sconosciuti, a volte anche molto belli. Questi suoi compagni di giochi mi guardavano e mi schifavano dentro di loro, solo perché ero un po’ sovrappeso. Solo una volta ricordo che uno di loro, incuriosito forse dal tavolo da disegno, entrò in camera mia e si mise a guardare con me i disegni che stavo facendo.

- Che fai? – mi chiese, gentilmente.

Con la matita ancora in mano, mi girai e lo guardai (non ricordo come si chiamasse, forse Mattia...), quindi con molta calma risposi – Oh, niente. Stavo solo preparando i nuovi disegni… -

- E lo chiami niente? – disse “Mattia”. – Questi disegni sono favolosi – dichiarò, prendendone un foglio in mano senza che io gli avessi nemmeno dato il permesso esplicito. Come previsto, le sue dita macchiarono le tavole di grafite, ed io dentro di me bestemmiai perché avrei dovuto toglierle prima dell’inchiostrazione a china.

- Sei un fumettista? – mi chiese ancora Mattia.

- No… non ufficialmente, almeno. Diciamo che è una passione. I miei mi vorrebbero avvocato. – e mentre dicevo quelle parole, feci un cenno con il sopracciglio ai miei libri di diritto sullo scaffale alto della libreria.

- Ah capisco… - disse annuendo Mattia, poi mi sorrise – Senti, il tuo amico è di là con il mio amico… che ne dici se io resto un po’ qui? –

Non sapendo bene cosa dire, mi strinsi nelle spalle. Era un ragazzo molto carino, biondo chiaro e dagli occhi celesti e curiosi. Lui interpretò il mio stringermi nelle spalle come un cenno affermativo, quindi si mise comodo sul letto, si tolse le scarpe e mi sorrise.

Io lo guardai, e gli sorrisi.

Ma quella notte non ci fu niente. Mattia si addormentò nel mio letto, ed io andai a dormire sul divano dell’altra stanza, quella che di solito rimaneva sfitta. Chiamatemi fesso, ma proprio non ce l’avrei fatta. È più forte di me, quando ho un’occasione tra le mani, non riesco a prenderla al volo. Davvero, chiamatemi fesso.

- Sai cosa penso? – la voce di Francesco interruppe il corso dei miei pensieri mentre guidavo. – Cosa? – domandai io, spingendo la frizione e cambiando marcia.

- Pensavo di presentarti un mio amico. A lui piacciono gli orsi, e magari… -

- Fra, ma devi per forza vedermi accasato, per essere felice? – lo presi in contropiede. Per la verità non mi piaceva l’idea che un ragazzo potesse provare dei sentimenti per me solo in base al mio fisico. Io ero qualcosa di più di un semplice ragazzo gay. Cazzo, ero un fumettista! Dilettante, ma pur sempre un fumettista.

Contrariamente alle mie aspettative, il buon Fra (che era un tipo parecchio alla mano), si mise a ridere.

- Eh ma come sei orso. Bravo, così mi piaci! E comunque no, non mi serve vederti accasato per essere felice – disse, con un tono un po’ più serio – voglio solo sdebitarmi con te per tutti i ragazzi che mi porto nel tuo letto. –

- Non sapevo ci fosse una clausola nel contratto che prevedesse che mi devi procurare da scopare per appianare i tuoi affitti… - dissi, sarcasticamente. Questa volta Francesco non rise.

- Dio, che palle di uomo sei. Ma hai idea di quanti nelle tue condizioni farebbero a gara per avere un amico come me, che gli presenta persone e porta a casa gente? Cavolo, non sei riuscito ad impapocchiare nulla nemmeno con Mattia, che è tanto un bel ragazzo! –

Evitai di rispondergli, non già perché la mia risposta sarebbe stata un sonoro “vaffanculo”, o perché nonostante la mole fossi un ragazzo pacifico, quanto perché sarebbe stato meglio non demolirgli la faccia a pugni proprio in quel momento. Eravamo arrivati.

 

Mi credereste se vi dicessi che posti come quello non fanno per me? La discoteca gay ha un qualcosa di strano, un’aura che soltanto quelli grossi come me riescono a percepire. Ti guardi intorno e ti senti guardato da tutti, per come sei vestito, per come ti muovi, per quanto pesi. Credete che sia facile per me entrare in un posto come quello senza essere preso dalle smanie di confronto? Come ho detto tante volte a Fiorella (la mia psicologa), in discoteca io mi sento un alieno!

- Ciaaaaao Fra! – sento dire all’improvviso. Questo era un ragazzetto sui ventitré, con i capelli castani sparati su con il gel ed un piercing a pallino al labbro inferiore, che si aggrappò a Francesco e lo baciò tre volte sulle guance.

- Ma ciao, puttanona – replicò Francesco, ridacchiando. Un altro ragazzo sopraggiunse, questo era più chiaro di carnagione e portava i capelli biondi pettinati alla moda Emo, ovvero con un frangione che copriva tutto l’occhio sinistro. Francesco salutò anche l’altro e poi, come per magia, si ricordò di me, dato che nemmeno le sue due “amiche” si erano degnate di salutarmi. Funziona così, nel mondo gay: se non sei attraente, puoi anche andare all’Eni, cospargerti di benzina e poi accenderti una sigaretta, che tanto non ti vedranno mai.

- Questo è il mio padrone di casa, Donatello. Donatello, i miei amici, Andrea e Gabriele. – questi ultimi mi guardarono con quella tetra indifferenza che una ricca signora userebbe quando passa un euro di elemosina ad un povero marocchino, e mi porsero la mano allo stesso modo. La stretta di mano era poco convinta, come al solito… Piacere, piacere… ed ecco che si erano di nuovo dimenticati di me, per concentrarsi sul vero bocconcino della serata: Francesco.

 

Secondo voi, è possibile che un ragazzo di vent’anni riesca a farsi tante avventure, senza che nessuna di esse possa influenzarlo a tal punto da fargli perdere la testa? Teoricamente è possibile, specie se questo ragazzo di vent’anni è carino e tutti lo vogliono. Se proprio dovesse entrare in crisi per via di uno che ama ma senza essere ricambiato, saprebbe di sicuro come consolarsi. Avanti un altro e via andare. Osservavo Francesco ballare dal cantuccio che mi ero scelto, su un divano nero di pelle. Tracannavo il mio drink e vedevo ogni scena strutturata come in uno dei miei fumetti. Francesco che ballava con questi due, questi che gli dicevano corbellerie in uno strano alfabeto muto, e lui che baciava prima uno e poi l’altro. Scossi la testa, sospirando. Per non cedere allo sconforto, spostai l’inquadratura più a desta, dove torme di uomini ultraquarantenni ballavano… soli. Oppure in gruppi di età omogenea. Mentre li guardavo, mi venne in mente che non sapevo disegnare bene le persone avanti con gli anni. Ero più portato alla perfezione, e le imperfezioni che sono patrimonio dell’età non mi appartenevano. Questo mio piccolo difetto mi spaventava non poco. E se un giorno fossi stato contattato da un grande editore, mi sarebbe stata sottoposta una storia da disegnare in cui c’erano degli uomini anziani? Cos’avrei potuto fare? Cercai di non pensarci, ripromettendomi ancora una volta di provare e riprovare a disegnare più persone anziane.

E un altro gruppetto che mi guardava.

Beh, e allora? Sono seduto, che c’è di strano. Non avete mai visto un ragazzo seduto su un divano?

Mi chiesi che cos’avrebbero mai fatto tutti questi qui se adesso ci fosse stato Dandy Landy al mio fianco. Avrebbero sorriso? Avrebbero riso? O forse sarebbero schiattati d’invidia?

Optai per la terza.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: StephEnKing1985