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Autore: Struzzo    28/08/2011    4 recensioni
"Per un attimo gli balenò in mente l’immagine di suo nonno: baffoni bianchi e faccia rossa dopo qualche bicchiere di buon vino.
«Jack» ripeteva sempre agitando le mani come uno sciamano «Caro ragazzo, non devi aver paura delle donne! A parte di tua nonna, che sa essere tanto cattiva se la fai arrabbiare. Come quella volta che.. » e vagava nei suoi ricordi, ma alla fine tornava sempre al succo del discorso «Ho girato il mondo e ho visto tante donne, ma alla fine ho capito una cosa: a loro piace l’uomo deciso, capace di farle innamorare, sognare, pronto a portarle in cima ad una montagna con la sola forza di volontà» e giù un altro bicchiere.
«Ma nipote, fidati di me: fai sempre la cacca prima di uscire con una ragazza. Ti scappa ora? Eh, Jack? Ti scappa la cacca?».
«No, nonno, non mi scappa la cacca».
Momento di silenzio imbarazzante.
«Come scusa?» disse Zoe avvicinandosi al ragazzo «Hai detto “cacca”?» chiese lei sorridendo.
Jack realizzò di aver detto la risposta, che voleva dare al nonno nei ricordi, ad alta voce.
Arrossì."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao da Struzzo!
È l’ultimo saluto che vi do, visto che questo è veramente l’ultimo capitolo.
Mi è piaciuto scrivere questa storia e sono contento di aver avuto dei lettori.
È ora di ringraziarvi tutti per l’ultima volta.
Spero che la storia vi sia piaciuta e questo capitolo sia di vostro gradimento.
Con questo è tutto: grazie di cuore;

Andrea.





Il primo giorno corsero tutti giù dalle scale come un’orda di bufali spaventati, sovrastando i campi d’erba e calpestando i fiori alti e belli, fino a raggiungere la spiaggia di sabbia lucente. Si tolsero i vestiti di fretta e furia e diedero posto al costume che indossavano già sotto e si lanciarono con tuffi improbabili nell’acqua salata e pulita.
«YEAAAH! È una sensazione bellissima avere l’acqua che ti solletica le pal-»
La frase di Sean fu interrotta da una ginocchiata nella pancia da parte della sorella, che poi lo atterrò con un placcaggio contro le onde.
In fatto di cucina erano tutti un enorme disastro: il primo giorno si propose di cucinare Zoe, facendo esplodere (non si sa nemmeno come) la padella. Successe tutto in un attimo:
«È facile questa ricetta: accendi il fuoco, metti la pasta e-»
KABOOM!
La padella si ritrovò con un buco in mezzo, fumante.
Per dormire si erano disposti in tre stanze: Sean e Jack in una, dove dormivano in un letto matrimoniale; le ragazze in un’altra, dove passavano la notte a spettegolare e raccontarsi storie sui ragazzi e nell’ultima la coppietta felice di Adam e Fry – la stanza più distante dalle altre, per lasciare un po’ di intimità.
Jack e Sean erano i più scomodi: quest’ultimo non stava un attimo fermo nel sonno e per due notti consecutive gli infilò il piede nel naso. Dopo l’ultima volta, però, iniziò a controllarsi, perché il dito del diciottenne gli solleticò la parte inferiore del naso e dopo uno starnuto fragoroso, Sean si ritrovò il piede cosparso da muco verde di Jack, che rideva come un pazzo.

La seconda sera, tutti riuniti attorno al focolare che avevano acceso le ragazze (che si erano rivelate più abili dei ragazzi) osservavano le stelle in tutta la sua bellezza.
Jack si sentiva a suo agio con tutti, tranne con quella presenza dalla parte opposta del fuoco: Julia.
Ripeteva le stesse sensazioni in tutte le situazioni possibili e immaginabili e il suo cuore non ce la faceva più.
C’era bisogno di una svolta.
Doveva fare qualcosa..
Una cosa che aveva iniziato, ma non finito..
«Hell!» urlò e si alzò, afferrando un bastoncino teso verso il fuoco; il suo marshmallow si era bruciato.
“Cavolo” pensò “ecco cos’era la cosa importante che dovevo fare”.
Una cosa che aveva imparato era mentire a sé stesso.

Stavano salendo le scale per raggiungere le proprie camere, quando Zoe spinse Jack contro il muro, puntandogli un dito accusatorio contro.
«Ti sei divertito abbastanza a far soffrire Julia?».
Il ragazzo dai capelli neri era spaesato, non sapeva cosa dire, quando intervenne Adam, che distanziò i due, dando un’occhiata a Zoe.
«Queste non sono cose che ti riguardano» era la prima volta che Adam lo difendeva in quel modo.
«Sono io che sento Julia tutte le sere. So quello che prova». Zoe aveva gli occhi infuocati.
«Sono io che capisco Jack tutti i giorni. So quello che prova».
«Perfetto. Fa continuare questa commedia ancora per un po’, Jack, come desideri».

Quella sera si abbandonò sul letto, osservando il soffitto così bianco da fargli venir la nausea.
Sean era di fianco a lui; voltò lo sguardo verso il ragazzo.
«Ti da fastidio se fumo?» chiese allungando la mano verso il comodino.
«È casa tua, mica mia» rispose lui, vago.
«Bè, i polmoni sono i tuoi» affermò lui.
«Lo sono anche i tuoi» terminò Jack mettendo le mani sotto il cuscino.
La fiamma dell’accendino illuminò la stanza per qualche secondo, dando spazio a una nuvola di fumo.
«Jack, non sono uno molto bravo con le parole..». Allungò le braccia, sporgendosi a lato e afferrando due birre, aprendole con i denti.
«..Ma ho intenzione di aiutarti».
Porse la bottiglia a Jack, facendo sbattere i due coni.
«Birra prima di dormire: perfetta».
Fecero lunghe sorsate, mentre Sean cercava di scavare nell’animo di Jack, duro, ancora sconcertato dalla scena accaduta prima; Julia soffriva ancora per lui. Eppure sembrava che fosse passato tutto, che l’unico a soffrire fosse Jack il mi-diverto-a-dire-le-cose-sbagliate-in-ogni-situazione.
«Le ragazze sono strane, ma vanno capite. In questo caso, però..» sbadigliò e fece rotolare la bottiglia vuota per terra, con tanto di mozzicone di sigaretta «..sei tu a dover essere capito».
E si addormentò, mentre Jack rifletteva su quelle parole.
Doveva capirsi.
Cosa voleva?

Il terzo giorno iniziò con le voci di Zoe e Julia che risuonavano nel corridoio.
«Non è colpa tua, è colpa sua»
«Non ti preoccupare, mi sono rassegnata».
Sean si svegliò con la bava alla bocca, girandosi verso Jack, che lo fissava ridendo.
«Cazzo, amico, hai un alito che sa di birra in un modo assurdo» disse grattandosi i capelli.
Poi ruttò e fece una faccia schifata.
«Oddio, pure io puzzo da far schifo!».
Scesero le scale uno dietro l’altro, quando Jack si accorse che Sean aveva le chiappe di fuori, con i peli che uscivano allegri.
Inizio a ridere, soffocando le sue risate e sperando che il diciottenne se ne accorgesse più tardi possibile.
Passò a lato di Julia e Zoe, che erano sedute al tavolo, quando andò verso il frigo, dando le spalle alle ragazze, che fecero un grido agghiacciante – stile horror, alla vista delle chiappe pelose, nemmeno avessero visto un mostro.
Jack non riuscì a trattenersi e iniziò a ridere come un babbo sulla cima delle scale, quando Fry e Adam corsero dalle loro stanze.
«Cos’è successo?!» chiese l’ultimo, spaventato.
Alla vista di Sean, si sbattè la mano sulla fronte, ridendo.

Jack era seduto in riva al mare, dopo aver bevuto (neanche fosse un amante della birra) cinque bottiglie, che aveva abbandonato sulla sabbia. La vista gli si era un po’ appannata, quando di fianco a lui comparì suo nonno, vestito da messicano.
«Nonno!» Jack iniziò a ridere da solo.
Da lontano Sean e Fry si godevano la scena sbellicandosi dalle risate: un ragazzo che ondeggiava in riva al mare parlando da solo.
«Ehi nipote» disse il vecchio agitando la mano e cingendogli le spalle con il suo possente e rossiccio braccio.
«Cosa mi stai combinando con quella ragazza?» l’espressione del Nonno si era fatta più dura, arricciando le sopracciglia in segno di disapprovazione. Eppure, era pronto ad ascoltarlo.
Intanto Sean stava già filmando la scena con il cellulare, con un sottofondo di risate.
«Nonno, io non so cosa fare» Jack osservava quella figura che rappresentava un padre per lui.
«Sono il tuo angelo custode, diavolo, non ti abbandonerò! Sarò la sicurezza per te! Fidati del tuo istinto. E.. scusa se ho abbandonato la vita terrena senza neanche salutarti. La Morte arriva senza neanche avvisare, che maleducata! Ohohoh» il fantasma iniziò a ridere, ondeggiando e Jack lo seguì.
«Ora è tempo di andare e fidati delle mie parole: segui l’istintooooooooo» e scomparve con il vento.
Jack vomitò per il troppo alcohol poco dopo.

Quel pomeriggio conobbero un’altra compagnia di ragazzi: Kristin, Pierre, Leila e Ronald.
Ci volle poco per far sì che si studiassero a vicenda: si vedeva lontano un miglio che a Kristin piaceva Ronald e che gli altri due erano in cerca di avventure.
Quello che loro pensarono di Jack e gli altri, non lo seppe nessuno.

Julia imparò a cucinare dei piatti base dal terzo giorno e quella sera sbalordì tutti con un piatto di pasta al sugo (sembra semplice da fare, ma per loro era una bella sfida) che Pierre e gli altri trovarono banale, presentando un piatto di grigliata mista, che oscurò la pietanza cucinata da Julia.
Mangiarono, e non poco.
La serata continuò fino a tardi: il fuoco era acceso in mezzo alla spiaggia, liberando le sue fiamme e emanando una forte ondata di calore, che riempiva tutti gli animi di allegria. La musica prendeva il volo nell’aria, facendo ballare tutti i presenti.
Tranne Jack.
Era seduto su un muretto, poco prima della spiaggia, osservando tutte le sagome che si muovevano.
Guardò Zoe: l’amore verso Adam era già scomparso e si era già rifatta con Pierre, baciandosi davanti alla luce della Luna, che rifletteva sullo scuro mare.
Sospirò.
Non provava più nessun sentimento verso di lei.
Appoggiò il mento sul braccio, osservando Adam e Fry: stavano ballando allegramente, fregandosene di tutti quelli attorno. Loro avevano capito tutto.
Sorrise.
Era felice per loro.
Poi scosse la testa: Sean in lontananza stava cercando di conquistare Leila, con metodi abbastanza insoliti, come il video di Jack che parlava da solo e le vecchie storie sui topi parlanti nella fattoria.
Rise.
Era felice di avere loro come amici.
Poi, con il sorriso ancora stampato sulla bocca, spostò il suo sguardo verso Julia.
Era seduta, fissa sul fuoco che divampava davanti a lei.
I vari giochi di luce facevano risplendere la sua bellezza.
Fidati del tuo istinto.
Il nonno aveva ragione.

Jack si alzò, pugni stretti, denti serrati.
Il tempo attorno a lui si era fermato.
Il nonno dentro di sé lo faceva restare impassibile.
Era pronto.
Pronto a scoprire la verità sui suoi sentimenti.
Ora sapeva cosa voleva.
Si trovò davanti a Julia, che lo guardò dal basso verso l’alto.
Con un modo brusco le afferrò la mano, la alzò e trasportandola dietro di sé, camminando velocemente, scomparve nel buio.
Il cuore che batteva all’impazzata, la mano calda di Julia stretta alla sua.
Le sue parole di sottofondo: “dove mi stai portando?” – “Jack, Jack!”
Ma a lui non fregava niente.
Ora era sicuro.
Era finalmente sicuro di sé stesso.
Si voltò verso Julia e la fece accasciare a terra, poco più su della collinetta, in mezzo al buio.
Si mise sopra di lei e le loro labbra si unirono, infinite, con un calore innaturale, mentre i due cuori si congiungevano.
La mano del ragazzo si muoveva lungo la coscia di lei, mentre le loro labbra erano lo specchio dell’anima, il sentimento d’amore.
Julia allungò le mani e tolse la maglietta al ragazzo, stringendolo a sé.
Erano una cosa unica, ora che sapevano tutti e due la verità.
Cosa volevano veramente.
Le mani di Jack esploravano il corpo di lei, mentre i due respiri si incrociavano tra i due visi.
Gli occhi fissi sul volto dell’altro.
E ancora le labbra si univano, fondendo le due anime.
Tutto era fermo.
Tutto stava succedendo in un istante.
Un Big Bang d’emozioni.
«Perdonami se sono stato uno stupido»
«Non mi interessa più niente. Baciami»

Solo in quel momento Jack conobbe la vera felicità.
Essendo felice, sorrise.
Sorridendo all’amore.
  
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