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Autore: LadyMorgan    30/08/2011    4 recensioni
Ogni storia, grande o piccola che sia, ha un inizio. Un inizio a volte dimenticato, confuso, perduto. Ma non per questo meno importante. Questa è la storia di Lily Evans e del suo Inizio.
Dal Capitolo I:
"Non so quali pianeti si fossero messi d’accordo per rendere la mia nascita così difficile, ma fu così: trentasei ore di travaglio piene, in cui mia madre fece del suo meglio e del suo peggio per dare vita ad un essere di tre chili e mezzo che come primo ringraziamento la fissò con due occhi grandi come metà faccia."

Questa storia parla della vita di Lily Evans, raccontata da lei stessa in prima persona.
In particolare del suo primo anno ad Hogwarts e di come mano a mano si forma la sua brillante personalità.
Dal 3° Capitolo
"La cosa più irritante in assoluto, invece, erano Black e Potter, non necessariamente in quest’ordine: Remus aveva ragione, dovevano conoscersi già da prima, perché non passava momento senza che stessero insieme, normalmente al centro dell’attenzione. Erano diversi, però: Black più facilmente sogghignava invece di ridere, ed uno strano sguardo che ogni tanto gli spuntava negli occhi mi dava da riflettere, sembrava stesse cercando di trattenersi dall’urlare; Potter invece aveva sempre un sorriso che gli inghiottiva metà faccia, non uno di quei sorrisi che ti rendono spontaneo ricambiarlo, ma un sorriso che sembrava avvisarti che da un momento all’altro il soffitto ti sarebbe caduto addosso e lui avrebbe potuto sghignazzare in santa pace mentre tu ti liberavi delle macerie."
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Lucius Malfoy, Petunia Dursley, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Prima Parte, I Anno

Capitolo 17 – Spina nella Zampa

Febbraio portò con sé tanta nebbia e tanta apatia, almeno per me. Dopo le emozioni di gennaio non avevo più incrociato i miei presunti aggressori, le indagini, se di tali si poteva parlare, erano cadute nel dimenticatoio e io avevo ripreso il controllo della mia mente quanto bastava per avvicinarmi ad essere la Lily di prima.

Io e Sev non andammo a pattinare sul ghiaccio né a fare a palle di neve, ma un pomeriggio riuscii a convincere Alice e Frank ad accompagnarmi fuori e ci divertimmo per qualche ora tutti contro tutti, mentre Severus era nella sua Sala Comune con il gruppo di studio di cui mi aveva parlato la prima volta a fine gennaio.

Le lezioni proseguivano imperturbate come sempre, anche se le interrogazioni e i test si stavano facendo più serrati: i professori erano infatti risoluti ad avere un quadro di metà anno prima della fine di marzo, cosa che comportava parecchio studio extra per tutti. Se non fosse stato per il fatto che avevo Sev come migliore amico e Remus come coscienza probabilmente sarei rimasta indietro, vista la mia malsana tendenza a ridurmi sempre all’ultimo minuto.

In ogni caso, uscii fuori da quel periodo senza troppe difficoltà, anche se ricevetti un nuovo rimprovero da Severus per la mia scarsa serietà e uno più scherzoso da Remus che, testuale, “non se lo sarebbe mai aspettato da me”.

Black e Potter ovviamente non studiarono neppure per sbaglio, fecero quasi venire una crisi isterica a Remus quando la McGranitt li sgridò in classe perché i loro tre compiti erano identici e saltarono strategicamente i giorni in cui si sarebbero tenuti i test più difficili. Ovviamente passarono in punizione metà del tempo che non passavano in classe.

Dopo la tregua di gennaio, a febbraio si aprirono nuove ostilità per la loro decisa e ostinata avversione verso Severus. Tuttavia, siccome avevano deciso che io ero fuori dal mirino, ne approfittavano quando io andavo via con Remus per occuparsi di Severus, forti del fatto che era solo. Di conseguenza ogni accenno di buoni sentimenti gli uni verso gli altri andò democraticamente a farsi benedire.

Raggiungemmo il picco i primi giorni di marzo, quando stavo riaccompagnando Remus in Sala Comune dopo l’ennesimo malanno.

Stavamo chiacchierando di quello che si era perso in quei giorni, in particolare delle ultime consegne della McGranitt, quando arrivammo ad un corridoio scarsamente frequentato dove comunque c’era un drappello di persone che assisteva ad una scena che non riuscivo a vedere bene. Sia io che Remus, incuriositi, ci avvicinammo per capire cosa stesse succedendo.

In mezzo al cerchio c’erano Potter e Black che ridevano sguaiatamente, e dalla parte opposta c’era Severus che si stava muovendo dissennatamente, la bacchetta a terra lontano dalla sua portata.

Senza neanche accorgermene lasciai il braccio di Remus e mi mossi a suon di gomitate fino alla prima fila. C’erano studenti di tutte le età. E nessuno di loro aveva mosso un muscolo per aiutare Sev.

Tirai fuori la bacchetta e la puntai contro Severus. «Finite Incantatem!» ordinai mentre la rabbia montava progressivamente.

Lui barcollò e cadde, vittima probabilmente di un incantesimo Tarantallegra. Corsi verso di lui e lo aiutai ad alzarsi, mentre intorno a me gli altri cominciavano a protestare.

«Evans, che stai facendo, per Merlino?» mi chiese seccato Potter tenendo la bacchetta alzata.

Black, dal canto suo, spedì nuovamente Severus per terra rendendogli scivoloso il terreno sotto i piedi.

«Smettila! Smettetela subito, tutti e due! Non è divertente!»

«Questo lo dici tu, Evans» commentò Black mentre con uno sbuffo allontanava la bacchetta dalla mia portata. Uno dei ragazzi del drappello la prese al volo e la tirò a Potter, che la afferrò al volo senza distogliere lo sguardo da Severus.

«Ridammela!» gli ordinai perentoria.

Entrambi risero, accompagnati anche dagli altri. Mi guardai attorno: erano pure più grandi di noi, possibile che si divertissero ancora in quel modo infantile?

«Altrimenti, Evans?»

Alzai la bacchetta. «Ridammela, Potter» ringhiai mentre pensavo a quale incantesimo fosse più opportuno usare.

Vidi Black avvicinare la testa a Potter in un sussurro udibilissimo. «Ah, stai attento ora Jim, questa ha tirato fuori gli artigli…»

Tutti attorno a noi risero e io mi sentii arrossire. Finsi di non accorgermene e mi chinai verso Severus, aiutandolo nuovamente ad alzarsi e cercando di ignorarli.

«Tutto a posto?» gli sussurrai mentre si rimetteva dentro. Se io ero arrossita non era niente in confronto a lui: era praticamente viola, e negli occhi aveva un bagliore omicida che non mi ricordavo di avergli mai visto.

«Tu…» ringhiò guardando Potter che continuava a sventolare la sua bacchetta come trofeo.

Lui per tutta risposta sogghignò e la agitò più platealmente.

Tornai ad alzare la mia. «Potter, ridammi subito quella bacchetta!»

Dal nostro pubblico si alzarono nuovi risolini e la mia stretta sulla bacchetta aumentò mentre sentivo il sangue affluirmi alle guance.

«Non riesci nemmeno a dargli uno scontro alla pari? Bravo, davvero, coraggioso a prendertela con un avversario disarmato…»

«Ma bene, Mocciosus, ora ti fai difendere dalle ragazzine?» chiese Black beffardo guardando Severus.

«Che cosa sta succedendo qui?»

Gli studenti si aprirono subito in due per lasciar passare il possessore di quella voce. Molti se ne andarono più discretamente possibile, prevedendo guai.

Sentii ogni muscolo del mio corpo contrarsi mentre cercavo di illudermi di aver confuso la sua voce, di essermi ingannata in qualche modo…

«Evans, Potter, Black, incantesimi nei corridoi? Sono proibiti dal regolamento, dieci punti in meno a Grifondoro.» Alto, pallido e sogghignante, Malfoy stava avanzando verso di noi spalleggiato dai soliti Rowle e Selwyn. «Ma bene, ci si batte anche?» aggiunse beffardo guardando le nostre bacchette puntate gli uni contro gli altri. «Altri dieci punti in meno a Grifondoro. Potter, credo che quella sia la bacchetta di Severus. Usare incantesimi contro gli altri studenti è proibito, quindi questi sono altri cinque punti in meno a Grifondoro. Congratulazioni, credo che nessuno sia mai riuscito a fare una tale tripletta in una sola ora al primo anno…»

Ero paralizzata: anche se era passato più di un mese, il mio corpo stesso si ribellava all’idea che Malfoy fosse così vicino e per di più in una posizione di potere. Avevo i muscoli talmente rigidi che temevo mi sarebbe venuto un crampo.

«Severus, grazie per il coraggioso tentativo di interromperli ma era superfluo» aggiunse avvicinandosi a Sev e passandogli una mano sulle spalle.

Mi accorsi che stavo trattenendo bruscamente il respiro e lo rilasciai andare più lentamente possibile, cercando di essere silenziosa. Non mi ero ancora mossa, non ci riuscivo.

«Evans, se non abbassi subito quella bacchetta i punti diventeranno venti.»

In qualche modo mi riscosse: abbassai di scatto il braccio e altrettanto velocemente mi girai verso di lui, alla mia sinistra; mi stava guardando sogghignando, come Rowle e Selwyn, il braccio ancora attorno alle spalle di Severus, che stava accuratamente evitando il mio sguardo.

«Sei veramente un idiota platinato, Malfoy.» La voce di Potter era fredda, sprezzante. «Bravo a rigirare la situazione come ti fa comodo, ma qui ci stanno circa venti testimoni che ti possono dire…»

«Non mi sembra che nessuno di loro sia intervenuto per fermarvi» gli comunicò dolcemente Malfoy, tirandomi inconsciamente una scudisciata: era vero. «E non si insultano i Prefetti della scuola: altri dieci punti in meno a Grifondoro. Vogliamo proseguire fino ad arrivare a cinquanta? Siete sulla buona strada, mi pare…»

«Va all’Inferno, Malfoy» ribatté per tutta risposta Black.

«Dieci punti in meno a Grifondoro, Black. Su, siete vicini, ormai siete a quarantacinque…» Ci guardò tutti con un mezzo sogghigno e incontrò i miei occhi. Ero di nuovo immobile, furiosa mentalmente e terrorizzata fisicamente, un misto niente affatto gradevole, che lui contribuì ad peggiorare aggiungendo: «Dovreste prendere esempio da Evans, se non sbaglio lei ha imparato la lezione…»

Mi parve una frase tanto mostruosa, contornata dalle risatine di scherno di Rowle e Selwyn, che per poco non gli lanciai una fattura. Sentii le dita contrarsi lungo la bacchetta e stavo per alzarla quando sentii una mano stringermi la spalla e mi voltai: era Remus, che mi stava facendo segno di no con la testa. Malfoy seguì divertito quello scambio.

«Ecco, siamo già diventate più brave a controllarci, vero?» sottolineò delicatamente quando tornai a guardarlo, rancorosa ma di nuovo immobile: Remus sembrava irradiare calma, o quantomeno pazienza. «Alla fine abbiamo imparato come trattare i superiori, vero?»

Sentii la mano di Remus attanagliarmi la spalla e dentro di me contai mentalmente fino a dieci. Non reagire. Non reagire, è giusto quello che vuole…

Guardai Severus, che dall’inizio del dialogo era rimasto fermo e si stava guardando le scarpe, senza dire niente. E ferendomi come le parole di Malfoy non avrebbero mai potuto fare.

«Questo è troppo!»

E prima che io o Remus avessimo potuto bloccarli, Potter e Black gli avevano lanciato contro un incantesimo a testa, che lui ovviamente parò. «Punizione, Potter, Black» comunicò con voce flautata. «Credo che la professoressa McGranitt non sarà molto lieta di sentire il mio rapporto…»

«Ficcatelo nel…!»

«James, no!» Remus alzò una mano verso di lui. «No» disse poi più a bassa voce mentre tutti e due lo guardavano furiosi.

Malfoy lo guardò. «Bene, se non fossi un Mezzosangue pezzente e Grifondoro, Lupin, credo che ti farei i complimenti per la sagacia» commentò facendomi girare di scatto furiosa, tanto da spingere Remus a darmi uno strattone per rimettermi a posto.

«Lily, per Merlino, non capisci che è esattamente quello che vuole?!»

Stavo ansimando pesantemente e sentivo che lo sforzo di restare ferma mi stava facendo dolere i muscoli. «Va’ via, Malfoy» dissi alla fine, cercando di controllare la voce. Non intendevo scoppiare davanti a lui. «Hai avuto quello che vuoi, ora vai via!»

«Non mi faccio dare ordini dalle Sanguesporco, Evans, pensavo l’avessi imparato» rispose lui con sufficienza.

«Lucius…» Mi girai a sentire la voce di Severus e lo vidi lanciare uno sguardo implorante a Malfoy, che per tutta risposta gli batté sulle spalle con aria compassionevole.

«Non farti tradire da un eccessivo amor di pace, Severus» lo ammonì quasi con delicatezza. Tornò a fissarmi con alterigia. «Non verso i Sanguesporco. Devono capire qual è il loro posto…»

Udii un mormorio di protesta alzarsi dai pochi ragazzi rimasti ad assistere, e vidi Potter e Black rischiare di scattare un’altra volta, frenati appena in tempo da Remus, che lasciò me per precipitarsi dagli altri due.

«Io sono lenta a capire» mormorai facendo voltare un esasperato Remus verso di me.

Malfoy scoppiò a ridere. «Sì, me n’ero accorto.» Mi guardò con disprezzo. «Ma dopotutto non potevamo aspettarci niente di meno, non credi?» E sempre ridendo cominciò a pilotare Severus e gli altri Serpeverde venuti fuori dal corridoio.

Io continuai a fissare Severus che si allontanava in silenzio, senza osare voltarsi in dietro.

Come aveva potuto? Come aveva potuto?!

«Perché ci hai bloccato?» Black stava praticamente urlando verso Remus. «Lo hai visto, quello schifoso… quello schifoso cane bastardo figlio di…»

«Sirius Black, metti in moto quell’unico neurone che non si è ancora fuso!» Non avevo mai sentito Remus parlare così aspramente: suonava quasi strano sentire la sua voce sempre pacata e gentile così graffiante. «Non capisci che non aspettava altro?»

«E allora?» chiese Potter con sufficienza. «Potevamo fargliela vedere a quel brutto…!»

«Non che non potevate, Potter!» ringhiai io voltandomi per la prima volta verso loro due. «Malfoy sarà pure un deficiente dalla testa montata, ma è del sesto anno, quindi puoi stare tranquillo che conosce incantesimi che tu ti sogni soltanto, non era solo, c’erano altri quattro Serpeverde, tutti più grandi di noi, e avrebbe avuto anche un discreto alibi per giustificarsi.» Lo guardai mentre il suo sguardo fiammeggiante si puntava su di me. «Non capisci che ci avrebbe guadagnato molto di più lui che non voi?»

Lo vidi contrarre la mascella. «È successo altre volte, Evans, e abbiamo vinto noi!»

Eravamo rimasti soli.

«E credi che questo basti? Ah!» Mi ritrovai a ridere istericamente, sotto i loro sguardi stupefatti. «Li avevamo presti alla sprovvista, e ci avevano sottovalutati, ma ora l’hanno capito, non sono stupidi! Non lo sono…» Mi appoggiai al muro mentre mi accorgevo che stavo per mettermi a piangere.

Sev non era intervenuto. Non aveva fatto niente.

Vidi Potter cercare invano una risposta.

«E perché ti sei messa in mezzo, comunque?» intervenne di punto in bianco Black, guardandomi storto. «Stava andando tutto liscio prima che venissi tu ad aiutare quella serpe…»

«Una serpe che non ha alzato un dito mentre quel bastardo ti dava della Sanguesporco, aggiungerei…» puntualizzò Potter con ferocia.

Alzai la testa verso di loro: mi stavano guardando tutti e tre, e notai vagamente anche Minus avvicinarsi.

«Sta’ zitto…» sussurrai mentre mi accorgevo che stavo cominciando a piangere.

Remus mosse un passo verso di me, ma io stavo guardando Potter e Black. «State zitti!» urlai prima che la voce mi si spezzasse.

Raccolsi la bacchetta, che mi era scivolata fra le dita quando Severus e Malfoy erano usciti, e corsi via, corsi lontano da loro, senza ascoltare Remus che mi richiamava, o i passi che mi rincorrevano, senza sentire più niente…

Avevo le orecchie foderate di ovatta e il respiro spezzato dai singhiozzi mentre ripensavo alla scena appena avvenuta. Sev non aveva fatto niente. Niente. Era rimasto a guardare mentre quello mi dava della Sanguesporco, mentre mi ricordava del marchio praticamente sparito, mentre riapriva una ferita che Severus sapeva quanto era stata profonda…

Non provai a giustificarlo, ero troppo ferita per farlo. Non ci sarei riuscita.

Corsi fino ad uscire dal castello, al freddo, scansando chiunque incontrassi, cercando di non singhiozzare… Attraversai i prati di corsa, ansimando, cercando di recuperare ossigeno, sperando che lo sforzo fisico servisse in qualche modo a distrarmi…

Crollai vicino alle serre, dove mi sedetti e abbracciai le gambe, scoppiando finalmente a piangere. Cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia e rimasi lì, accogliendo l’acqua come un conforto perché nascondevano le mie lacrime. Nascosi la testa sulle ginocchia, lasciandomi andare fino a quando le lacrime finirono e singhiozzi cominciarono ad intervallarsi più raramente.

«Lily! Perdiana, cos’è successo?»

Alzai la testa e vidi Hagrid venirmi incontro; il cappotto di pelo che indossava lo rendeva ancora più enorme.

«Ciao Hagrid» mormorai alzando lentamente la testa.

Lo vidi aggrottare le sopracciglia. «Che ti è successo, Lily?» mi chiese mentre la pioggia cominciava a cadere più fitta. «Che ci fai qui fuori sola? Sta piovendo, sono quasi le sei…»

«Sto bene» dissi in un tono che non avrebbe convinto nessuno. «Sono solo stanca…»

«Sembri un Diricawl bagnato» mi disse aiutandomi ad alzarmi e stringendomi a sé. Emanava un calore confortante. «Vieni, prendiamo un tè.»

Mi accompagnò fino a casa sua, dove era acceso un fuoco, e mise il mio mantello ad asciugarsi mentre preparava il tè. Quasi non me ne accorsi: ero in piedi dietro una sedia e stavo scorrendo lo schienale con la mano, continuando a pensare a quanto era appena successo. Sev praticamente non aveva parlato. Non aveva fatto niente per aiutarmi. Io avevo provato ad aiutarlo…

Tirai su col naso e Hagrid si girò. «Che ti hanno fatto, Lily?» mi chiese mentre si infilava un grembiule rosa a fiori. Il suo sguardo si fece improvvisamente minaccioso. «Ti hanno attaccata di nuovo? Perché se è così io vado dal professor Silente e li faccio buttare fuori a calci nel…»

«No» dissi con un filo di voce. «Non proprio…» Mi guardai attorno. «Thor non c’è?» chiesi accorgendomi in quell’istante che il cane non mi era ancora zompato addosso.

Lui si avvicinò ad un angolo della stanza e sollevò una coperta: in un grosso cesto foderato di cuscini c’era Thor, semi-addormentato.

«Cosa gli è successo?» chiesi avvicinandomi per fargli dei grattini dietro le orecchie.

«Spina nella zampa» bofonchiò lui controllando la teiera. «Gli si è ficcata fino all’osso, ieri è stato malissimo, per poco non si infettava… era un po’ che zoppicava, doveva avercela da qualche giorno. Comunque, l’ho levata e ho chiesto a Madama Challoner un anestetico e ce ne ho dato un po’. Il peggio è passato, ormai…»

Levò la teiera dal fuoco. Io ero ancora vicina a Thor, assente. Il peggio è passato… la mia spina era stata davvero levata? Ripensai a Severus e riflettei amaramente che la mia spina era appena stata conficcata.

«Lily! Lily!» Mi girai di scatto e scoprii Hagrid che mi fissava con una punta d’ansia. «Tu hai pianto» dichiarò osservandomi. «Che ti è successo, dimmi!»

Mi avvicinai al tavolo e presi una tazza di tè, fissando il liquido ambrato a lungo e soffiando lentamente per intiepidirlo. «Prima, Malfoy…» Sospirai e chiusi gli occhi. «No, devo partire da prima» mormorai mentre cercavo di raccogliere le parole.

Non mi mise fretta, rimase a guardarmi in attesa che parlassi.

E ovviamente parlai: almeno avevo davanti un ascoltatore imparziale, e dovevo fare ordine nella mia mente. Quando però arrivai al momento in cui Malfoy mi aveva chiamata “Sanguesporco” Hagrid saltò su indignatissimo. «Cos’ha fatto?» ruggì facendomi sobbalzare.

Mi strinsi nelle spalle. «Non è la prima volta» dissi evitando i suoi occhi.

Era furente. «La prossima volta che lo vedo ci penso io a spiegargli un paio di cosette» sputò, la barba fremente. Faceva davvero paura.

Poggiai la tazza. «Grazie, Hagrid.» Esitai un attimo e proseguii: «Ma ho paura che non servirebbe a molto, e potresti metterti nei guai…»

Si sedette e mi guardò arrabbiato. «È tutta colpa dell’aria. C’è cattiva aria in giro.» Si voltò. «La tensione si taglia con un coltello, sta per scoppiare…» Batté una mano sul tavolo tanto all’improvviso che sobbalzai, spaventata. «Sono secoli che gli idioti come Malfoy cercano di mandare via i figli di Babbani. Colpa di Serpeverde, quel vecchio pazzo…» Bevve una lunga sorsata di tè. «E ormai siamo lì, e poi salterà in aria…» Sospirò pesantemente. «Malfoy è solo uno spocchioso idiota che fa il galletto.» Mi guardò. «E nessuno ha detto niente?!» esclamò, di nuovo indignato. «Sono tutti così fifoni?!»

Scossi lentamente la testa. «I due ragazzi che stavano attaccando Severus… gli stavano per lanciare un incantesimo, ma Remus li ha bloccati.»

Borbottò un po’ ma poi osservò: «Sì, era la cosa più furba da fare. Ma mi fa attorcigliare il fegato pensare…» S’incupì di scatto. «E il tuo amico? Lui non ha detto niente?»

Trattenni bruscamente il fiato. «…No» dissi alla fine pianissimo.

Si arrabbiò parecchio. «Ma che razza di persona è?! E tu lo avevi appena aiutato…»

Bevvi il tè. «Lui è di Serpeverde, forse ha… ha avuto paura…»

«E allora è un coniglio» dichiarò lui senza mezze misure. «Serpeverde! Lily, non dovresti stare con uno di Serpeverde. Marci dentro, tutti quanti, ecco come sono…»

«Sev no…» dissi io in automatico, e mi morsi le labbra. Siccome mi stava guardando interrogativo, proseguii: «Insomma, mi ha sempre… sempre difeso. Solo che lo avevano appena attaccato, e umiliato…» Cominciai a parlare, più a me stessa che a lui. «E a un certo punto ha provato a parlare, ma Malfoy l’ha zittito…» Mi venne comunque un groppo in gola: aveva chiamato Malfoy “Lucius”… io non avevo mai chiamato Black o Potter “Sirius” e “James” perché l’avrei considerato un tradimento verso di lui, quasi un simpatizzare con il nemico… «E mi dice sempre che sono una brava strega, e che non ci sono differenze, che sto bene anche in questo mondo…» La mia mente, automaticamente, stava costruendo una difesa per Severus. «Credo che fosse spaventato, Malfoy ha molta influenza a Serpeverde e quella è la sua Casa…» Sì, questo poteva starci, era più plausibile. «Dopotutto siamo al primo anno, e ci… ci stiamo ancora costruendo un ambiente, non è facile stare contro uno del sesto anno…» E Malfoy sembrava esattamente il genere di persona da prendersela con uno del primo solo perché era stato contraddetto… «Sì, doveva essere una situazione difficile per lui, è per questo che… che non è riuscito a intervenire…» Tacqui, mentre riflettevo a questo aspetto della situazione.

Hagrid rispettò il mio silenzio, la sua esperienza con gli animali doveva avergli suggerito che quando un cucciolo inquieto si stava riprendendo era meglio lasciare tempo al tempo.

Alla fine, forse per distrarmi da tutto quello speculare ozioso, chiese: «Chi erano i due ragazzi che avevano attaccato il tuo amico? Non dovevano essere due simpaticoni…»

Sbuffai: decisamente non erano due simpaticoni. «Non so se li conosci, sono di Grifondoro anche loro, si chiamano James Potter e Sirius Black…»

Quasi si strozzò nel tè. «J-James e Sirius?» chiese guardandomi da sopra la tazza.

Lo guardai sorpresa. «Li conosci, quindi?»

Si passò una mano sulla bocca. «Perdici se non li conosco!» esclamò con un sorriso. «Vengono spesso qui per un tè, mi fanno fare delle risate…»

Mi irrigidii. «Sono due ragazzini stupidi» fissi a denti stretti. «Stupidi e immaturi! Lanciano incantesimi su chiunque sia a portata di tiro e continuano a prendersela con Severus…»

Si accarezzò la barba, pensoso. «Be’, sono un po’ vivaci, quello sì, ma attaccare qualcuno così, come dici tu… be’, mi pare strano…»

«È dall’inizio dell’anno che lo hanno preso di mira» dissi cupa. «Fin da quando eravamo in treno, si comportano in modo veramente odioso, ogni volta che possono, e…»

«Ma dai!» esclamò lui incredulo.

«Giuro!» proseguii io infervorandomi. «Anzi, all’inizio avevano preso di mira anche me, ma quando poi li ho aiutati…»

«Sì, me ne hanno parlato.» Hagrid mi guardò sovrappensiero. Poi si batté una mano sulla fronte con quella che mi parve la forza necessaria per ribaltare un camioncino. «Era di questo che parlavano, allora!»

«Cioè?» chiesi io provando ad inzuppare un biscotto nel tè, sperando di ammorbidirlo un po’.

«Be’, quando parlano di te dicono sempre che ti ficchi in cose più grosse di te» disse lui scrutandomi con sguardo indagatore.

Poggiai la tazza e tirai fuori il biscotto, duro come prima. «Parlano di me?» chiesi sorpresa.

Lui annuì. «Quando mi raccontano delle baraonde che fanno c’entri spesso tu» commentò. «E dicono sempre che non dovresti immischiarti.»

Aggrottai le sopracciglia. «Io non mi immischierei se loro non lo rendessero indispensabile» dissi offesa. «Ma attaccano sempre Sev due contro uno, e…»

«Due contro uno?» ripeté lui aggrottando le sopracciglia. «No, Lily, qui devi averci capito male, loro dicono che si azzuffano più che altro con alcuni gruppetti di Serpeverde del primo o del secondo anno, e spesso sono pure di meno…»

Contrassi la mascella. «Non è affatto vero» risposi, risentita da quella ipocrisia. «Quando attaccano Severus è sempre da solo, ne approfittano quando non ci sono io, io li ho visti, Hagrid, lo stavano facendo anche questa volta, c’erano loro due che avevano disarmato Sev e tutti quegli idioti attorno a fare il tifo come se fosse stato un incontro di boxe, e Sev che non poteva difendersi e non c’era nessuno che dicesse niente, e loro avrebbero continuato a umiliarlo a quel modo e a…» La troppa rabbia mi bloccò le parole in gola.

Hagrid aveva ancora quell’espressione confusa, incerta. «Lily, ne sei sicura?»

Lo guardai incredula. «Certo che ne sono sicura, Hagrid, li ho visti!»

Sorseggiò pensosamente il suo tè, e dopo un po’ lo imitai.

 

Circa un’ora dopo mi avviai verso il castello più leggera, mentre pensavo nuovamente a giustificazioni o anche solo motivazioni che potessero scusare il comportamento di Severus. Ero giunta alla conclusione che il suo mancato intervento era giustificato dalle circostanze, ma che la sua apparente familiarità con Lucius Malfoy fosse qualcosa di cui avremmo assolutamente dovuto parlare.

Camminavo lentamente, cercando di capire…

Quando arrivai in Sala Grande la cena era già cominciata, perciò andai a sedermi vicina ad Alice e Frank e li ascoltai chiacchierare con la mente ancora assente, mentre scrutavo il tavolo di Serpeverde cercando Severus. Lo trovai che mangiava a testa bassa con i capelli che gli ricadevano davanti agli occhi.

Avevo pensato diecimila volte a quello che gli avrei detto e a come avrei affrontato l’argomento, ma quando lo vidi alzarsi, ben prima che l’ultima portata fosse servita, mi alzai così di scatto anch’io che i bicchieri tintinnarono, attirando l’attenzione di tutti i ragazzi più vicini. Non mi importava, ero totalmente concentrata su ciò che dovevo fare.

Scavalcai con un gesto automatico la panca prendendo la borsa che non avevo più riportato in Sala Comune e mi precipitai verso l’uscita. Misurai i passi senza guardarmi attorno, tenevo gli occhi fissi su un punto morto ignorando le poche teste che si alzavano al mio passaggio e mi guardavano interrogative. Tenni i miei muscoli sotto controllo fino a quando non fui uscita, poi allungai progressivamente la falcata fino a cominciare a correre, per raggiungere il mio migliore amico.

Quasi gli sbattei contro quando me lo ritrovai fermo in mezzo al corridoio che portava ai sotterranei, la testa abbassata e le mani strette a pugno. Lo evitai per un pelo e mi bloccai anch’io.

«Non dovresti correre nei corridoi» mi disse piano senza girarsi. «Rischi di scivolare e farti male…»

«Voglio che parliamo» dissi in un sussurro stranamente forte. «Ho bisogno che parliamo, e fra un po’ scatta il coprifuoco.»

Continuando a rivolgermi le spalle, lui annuì. «Nella… nella nostra stanza, allora?»

«Sì.»

Senza guardarci, camminammo fianco a fianco lungo tutti i corridoi fino al quinto piano, nella “nostra stanza”. Io mi diressi filata fino alla finestra e mi sedetti lì a braccia incrociate, fissando risolutamente i suoi occhi.

Lui rimase in prossimità della porta a testa bassa, sfiorando con le dita la scacchiera più vicina.

«Sev?» lo richiamai abbastanza bruscamente, continuando a scrutarlo. Volevo arrivare fino in fondo una volta per tutte, ma ero anche abbastanza risentita da potermi dimenticare di essere gentile. «Vorresti avere l’estrema cortesia di spiegarmi cosa ti è successo oggi pomeriggio?»

Non era questa la domanda che gli volevo fare. Non era per quello che volevo spiegazioni, me ne ero già create abbastanza di mio, e inconsciamente non volevo vedere Severus incapace di darmi una risposta. Perciò aggiunsi subito dopo: «No, lascia perdere. Per quello posso capire che l’influenza di Malfoy su Serpeverde è troppo grande, e dopotutto tu sei di Serpeverde. Posso capire che era una situazione difficile per te, e posso anche accettare che non eri in condizione di fare niente.» Interruppi il mio monologo solo per lanciargli un’occhiata un po’ obliqua. I capelli gli ricadevano davanti agli occhi, contribuendo ulteriormente a nasconderli. «Sev, mi faresti il favore di guardarmi mentre ti parlo?» gli chiesi sforzandomi di mantenere la voce tranquilla. Con scarsi risultati. Sembrava piuttosto quella di una bambina stizzita.

Alzò la testa e mi guardò quanto bastava per farmi rimpiangere di averglielo chiesto. Forse che non conoscevo quello sguardo? Non avevo fin troppo presenti i suoi occhi neri, disperati, tristi?

Sev non lasciava quasi mai che le emozioni prendessero il sopravvento, ma i suoi occhi lo tradivano sempre.

Ed erano un’arma molto più potente contro la mia rabbia di quanto non lo sarebbero mai state scuse e giustificazioni.

Non ero fisicamente capace di restare arrabbiata con lui come avrei voluto quando mi rivolgeva quello sguardo. Mi sembrava che la mia rabbia, il mio risentimento fossero ben poca cosa comparati al suo dolore, alla sua paura.

«Sev, mi spieghi di preciso cosa ti ha fatto Malfoy?» chiesi stancamente, senza più ombra di stizza. Mi sentivo improvvisamente come se tutto il peso del suo sguardo si fosse poggiato sulle mie spalle.

Continuò semplicemente a guardarmi, senza dire niente.

«Sev, che ti ha fatto? È tutto l’anno che va avanti questa storia, cos’è successo?»

Di fronte al suo ostinato mutismo, sospirai e provai a indovinare: «È come aveva detto Debbie? Malfoy vi… vi parla e vi incanta con le sue parole, e siccome ha tanta influenza sulla tua casa vi sentite in dovere di fare quello che dice?»

«No» disse lui, quasi automaticamente. Poi si morse le labbra. «Lily, non è… facile.»

«Vedrò di essere all’altezza» risposi io inarcando un sopracciglio.

Abbassò nuovamente la testa e si appoggiò al muro. Il suo silenzio era tuttavia in qualche modo diverso, sembrava stesse raccogliendo le idee. Lo lasciai fare, cercando di reprimere la miriade di sensazioni che mi invadevano.

Alla fine cominciò, reticente e stranamente formale: «Serpeverde è sempre stata la Casa più impopolare di tutte e quattro, lo sai questo, vero?» Senza darmi nemmeno il tempo di rispondere, proseguì: «Ciò porta a una certa… introversione in noi stessi. La nostra amicizia è strana anche perché i Serpeverde di solito non hanno amici fuori dalla loro Casa, né le altre Case vorrebbero per amico un Serpeverde. Perciò, come ti dicevo, siamo molto… sulle nostre.» Fece un profondo respiro e proseguì: «Lucius… Malfoy è uno dei Serpeverde più anziani e, come anche tu hai capito, uno dei più influenti.» Si morse le labbra. «Quindi prende come parte dei suoi compiti anche il far coesistere a livello efficiente tutti i membri della nostra Casa, in modo che almeno al nostro interno siamo coesi e siamo quindi più forti.» Mi scoccò un rapido sguardo e vedendo che stavo per parlare aggiunse in fretta: «Siamo sempre attaccati dall’esterno, Luc… Malfoy semplicemente esagera nel reagire e nel prevenire questi attacchi. Ci aiuta tutti, è come essere in una specie di squadra, in un gruppo… con le sue regole, ovviamente.» Fissò un punto morto e proseguì: «Non contraddirci gli uni con gli altri, supportarci sempre, cercare di pensare sempre agli interessi della nostra Casa…»

«Come attaccare i Sanguesporco, Severus?» chiesi io gelida mentre, non richiesta, nelle mie orecchie risuonava la voce di Potter: vediamo se è già diventato così ipocrita…

Il suo sguardo si incupì e disperò, prima di abbassarsi. «No. Più che altro… più che altro gruppi di… studio… ricerche, interessi comuni…» Non avevo mai visto Severus così in difficoltà con le parole. Non era normale… «Sai, come tu con… Lupin…» Lo vidi contrarre automaticamente la mascella. «O quella MacDougal, qualcosa del genere…»

«Malfoy con gruppi di studio con voi?» chiesi io inarcando un sopracciglio.

«No…» Si morse le labbra e io lo guardai più da vicino. Era davvero strano tutto quell’imbarazzo, da parte di Severus. Severus non era mai imbarazzato con me. La mia mente pignola cominciò ad elencare le accezioni. «Lui… monitora, credo sia la parola. Ci controlla. E sorveglia. E se ritiene sia necessario ci… aiuta» concluse, scegliendo con gran cura le parole.

«A fare i compiti?» chiesi io ancora più scettica. E urtata. C’era qualcosa che Severus non voleva dirmi. Qualcosa che aveva a che fare con questi suoi gruppi di studio e con Malfoy che non riteneva opportuno condividere con la sua migliore amica.

«No…» Non gli piaceva la piega presa dalla discussione. Mi chiedevo cosa si fosse aspettato. «Ci aiuta… in situazioni… come quelle con… Potter. E Black. Prima» disse. I suoi occhi assumevano sempre una sfumatura più tempestosa quando anche solo il pensiero di quei due lo raggiungeva.

Se pensavo a tutta la sua filippica sulla solidarietà interna alle case il discorso filava. Però non mi era mai venuto che veramente si fosse infilato in pasticci così grandi da richiedere addirittura l’intervento di Malfoy. Contro Potter e Black?

Un pensiero mi colse all’improvviso. «Malfoy aveva già avuto scontri con Potter e Black?» chiesi incredula.

Mi guardò come se mi fosse sfuggito qualcosa di ovvio. «Luciu… Malfoy non si scontra con Potter e Black, non ne ha bisogno.» Mi rivolse una mezza occhiata. «È un prefetto. Di solito… aiuta solo a risolvere situazioni come quella… quella… quella di oggi.»

Di nuovo, sembrava tutto sensato; ma sembravo aver appena sviluppato una… repellenza alle spiegazioni sensate. Sembravano tutte mezze verità. Se non altro, questo spiegava perché i rubini nella nostra clessidra sembrassero sempre diminuire un po’ quando Severus veniva, per così dire, attaccato.

 

 

Angolo Autrice

Ebbene, nonostante questo capitolo abbia più di un anno, sto scrivendo le note dal presente presente. Non siete anche voi emozionati?

Potevate almeno avere la decenza di fingere eccitazione, io non chiedo tanto -.-

Ad ogni modo *ehm ehm*

Strascichi di quanto successo pochi capitoli fa – dopotutto, per quanto forte, non è pensabile che Lily esca dalla sua situazione con Malfoy completamente intonsa. Inoltre, dovevo darle un motivo nuovo di zecca per odiare meglio Potter e Black, e la scenetta di cui sopra mi pareva quanto mai appropriata, nonché simile a quello che, sappiamo, andranno avanti a fare per almeno i quattro anni successivi.

L’incantesimo Tarantallegra è una fattura di livello medio-basso, può essere usato anche come fattura offensiva per distrarre l’avversario se si è più esperti, ma siccome qui i nostri pargoli hanno solo dodici anni la fattura in questione ha provocato solo movimenti convulsi da parte di Severus. Molto divertenti se sei un bullo con un pubblico da divertire u.u

En passant, mi piace troppo scrivere di Malfoy come del viscido codardo che è. Non so, è una figura che mi ispira, punto. Soprattutto per dare un’occasione per mostrare le reazioni più probabili da parte dei futuri Malandrini, con James e Sirius che ovviamente lo mandano a quel paese e Remus che cerca di pacificare i deficienti. Laddove Severus serve a mostrare il loro lato più antipatico, quello prepotente e arrogante, Malfoy li riporta al loro ruolo più da eroi pazzi. Dicotomia che io trovo estremamente interessante.

Altro… ah, sì, ovviamente Hagrid conosce sia Sirius che James, mi sembra proprio il genere di persona che i due farebbero in fretta ad aggraziarsi, considerando conoscenze varie e carattere.

E per la cronaca i dirikawl sono i nostri dodo. “Sembri un Diricawl bagnato” ho pensato potesse essere una traduzione hagridesca del nostro “Sembri un pulcino bagnato”.

E immagino che questo sia tutto.

Vi lascio a rimuginare sui “gruppi di studio” dei Serpeverde e i loro scontri con James e Sirius.

Non che ce ne sia un gran bisogno, immagino…

 

Ma me ne devo andare perché ora che non ho più freni rischio veramente di fare note più lunghe del capitolo stesso – sarà che ho fatto in tempo a riprendermi dall’ultima volta.

Quindi ora sarà bene ringraziarvi per la costanza malgrado gli aggiornamenti discontinui e passare a pubblicare il capitolo – una volta trovata l’immagine adatta, ovviamente.

 

I miei speciali ringraziamenti, come sempre, ai 29 che hanno messo questa storia fra i preferiti, i 5 che ce l’hanno fra le ricordate e i 56 che la seguono :)

  
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