Era
ormai notte fonda quando decise di alzarsi e scendere in cucina per
mangiare
qualcosa.
Non
era riuscito a chiudere occhio e lo stomaco reclamava ancora cibo.
Sussultò
quando vide la luce della cucina accesa ed una testa rossa china su un
libro di
pozioni.
Lily.
“Ehi.
Neanche tu riesci a dormire?”mormorò Sirius.
Lily
alzò lo sguardo, sorpresa di vederlo lì.
“No,
neanche io. Stavo segnando alcune importanti pozioni per Harry. Tra
qualche
giorno i professori di Hogwarts daranno a lui, Ron ed Hermione la
possibilità
di fare gli esami e avere il diploma. Quindi gli sto dando una mano in
pozioni.
Non credo abbia preso da me in questo campo.”
Sirius
rise.
“Credo
che nessuno tranne te e Piton siano portati per quel campo!”
Si
sedette accanto a lei, versandosi un bicchiere di latte per
sé ed uno per lei.
“Hai
litigato con James, vero?”disse Lily, dopo un po’,
lasciando perdere il libro.
“Ci
hanno sentiti tutti?”
“Solo
mezzo vicinato.”rise lei, poi tornò seria
“Non vuole che tu parta. È normale.”
Sirius
annuì, con un sospiro.
Se
l’aspettava.
Aveva
accettato d’impulso la richiesta di Keira ed ora se ne stava
pentendo perché
non aveva riflettuto abbastanza.
“E
tu?”
“Neanche
io voglio che partiate. Vorrei che lei si dividesse tra noi e la sua
musica,
vorrei che non dovesse andarsene, vorrei che
tu non te ne andassi.
Sei
della nostra famiglia, Sirius ed anche Keira ne fa parte.”
“Ed
Harry?”
Lily
lanciò a Sirius un breve sguardo.
“Credo
che voglia tenerci tutti uniti. Credo che non sopporti l’idea
di vedere andare
via nessuno, anche se solo per una lunga vacanza o per lavoro. Vuole
proteggerci. Sirius, Harry ha passato la sua vita senza una famiglia ed
ora che
ce l’ha non vuole perderla in nessun modo.
È
sempre stato un ragazzo forte, lo è ancora. Solo che non
vuole perdere nessuno
di noi. E tu sei come un secondo padre per lui. E credo che veda Keira
come una
minaccia, perché tenta di portarti via da qui e da lui. Ed
anche James la pensa
così.”
Sirius
guardò la giovane.
“Dovevi
fare la psicologa.”
Lily
abbozzò un sorriso.
“E’
mio figlio. Capisco cosa sta passando, anche se lui non dice
nulla.”ammise lei,
dolcemente.
“Ora
dorme?”
“Sono
le quattro del mattino, spero per lui di sì!”rise
piano Lily. “E so che James
spesso si comporta come un bambino viziato nei tuoi confronti, ma sei
come un
fratello per lui. Vi adorate. È difficile lasciarti andare
via, come è
difficile per me lasciare andare via Keira.
È
stata la mia migliore amica per tantissimo tempo ed ora che
l’ho ritrovata…non
posso perderla.”
“Allora,
cos’ha deciso di fare?”
Hermione
guardò Harry, sottecchi, in attesa della risposta.
Era
inutile specificare di chi stessero parlando, perché i loro
discorsi, esami a
parte, vertevano ormai solo su Sirius.
Harry
scrollò le spalle.
“Non
ne ho idea.”
“Non
gli hai ancora parlato?”insistette l’altra.
Harry
scosse il capo.
“No.
Lui e papà hanno litigato ieri ed io non voglia di parlare
con Sirius. Non
saprei cosa dirgli.”
“Potresti
dirgli che non vuoi che parta.”disse Ron, la bocca piena di
panino al
prosciutto.
“Ron
ha ragione. Capisco che sia innamorato di Keira…”e
pronunciando quel nome lei
sorrise.
Adorava
quel genere di amori, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
“Ma
questa è la sua casa. Siete la sua famiglia.”
“Hermione,
è la sua vita! Non posso mettermi a protestare come un
bambino capriccioso
perché non voglio che parta! Deve essere una sua scelta ed
ha sofferto così
tanto in passato…dopo tutto quello che ha vissuto, dopo che
è…”
Harry
tacque, ma tutti e tre sapevano a cosa si riferisse.
“Dopo
che è morto.”pensarono.
“Non
credo sia giusto costringerlo a rimanere.”concluse, anche se
avrebbe voluto
farlo.
“Ho
creato un casino!”
Keira
affondò il viso nelle braccia, afflitta.
Era
stata stupida a chiedere a Sirius di partire con lei.
La
partenza era imminente, ma l’unica cosa cui riusciva a
pensare era che per
colpa di quella proposta James e Sirius non si parlavano, Remus e Tonks
evitavano l’argomento, Lily era dispiaciuta perché
non voleva che partissero ed
Harry non rivolgeva la parola al padrino.
Era
tutto un completo caos.
Lily
le cinse le spalle con le braccia.
Erano
al parco, Keira imbacuccata con cappello che nascondeva capelli ed
enormi
occhiali da sole per non farsi riconoscere e Lily in compagnia di
Teddy, che
Dora gli aveva affidato.
“Non
è colpa tua.”
“Sì
che lo è! Sirius è legatissimo a voi
e…”
“Anche
tu fai parte della nostra famiglia, Keira. E lo dovresti
sapere.”
La
ragazza la guardò.
“Lily,
sono passati 17 anni.
Non
posso spuntare all’improvviso e portare via Sirius, ok? So di
aver sbagliato e
Sirius è stato idiota a dirmi di sì.”
“Forse
vuole costruire una vita con te.”
“Vorrei
riuscire a conciliare le due cose. Non vorrei partire, ma devo
farlo.”
Sbuffò.
Non
trovava soluzione, a meno che non imparasse di nuovo tutta la magia per
poter
viaggiare da un lato all’altro del mondo in meno di una
settimana.
“Harry
sarà a pezzi se Sirius partisse, non è vero?
Sirius l’adora. So che è un figlio
per lui.”
Lily
annuì.
“Gli
ha fatto da padre per quasi due anni, prima…prima di venire
ucciso. Ed Harry è
già molto fragile perché vi ha appena riavuti ed
ha paura che qualcosa vada
storto. Non lo ammetterebbe mai, è maledettamente orgoglioso
come suo padre
James, ma non vuole perdere Sirius. E vede la partenza come una
perdita.”
“E
me come la cattiva della storia.”concluse Keira, sconsolata.
Lily
rise.
“Non
ti conosce. Non sa nulla di te e di Sirius. Di noi. Ha bisogno ancora
di
conoscerci, ma chi conosce meglio di tutti è Sirius e non
vuole…”
“Sì,
rinunciare a lui. Ho capito. Lo so.”
“Keira,
sei la mia migliore amica. Dobbiamo solo trovare una
soluzione.”
Lily
la guardò, piena di dolcezza.
Le
era mancata moltissimo.
Ricordava
i pomeriggi passati a chiacchierare, le lettere lette e spedite, i
giochi
d’estate…ogni cosa come se fosse successa il
giorno prima.
Non
voleva che lei se n’andasse, neanche per due mesi.
Ma
se anche fosse accaduto, l’avrebbe accettato.
Era
la loro vita d’altronde.
Harry
stava impazzendo.
Il
pensiero di dover affrontare quegli esami lo stava consumando.
Sfogliò
distrattamente i libri di Pozioni, Incantesimi, Storia della Magia e
tutto il
resto, ma il cervello si rifiutava di collaborare.
Era
come in tilt.
“Credo
che dovresti smettere e provare a rilassarti.”
Una
voce lo fece sobbalzare ed Harry alzò lo sguardo su James.
Era
appena entrato nel salotto ed osservava con aria critica il tavolo
sommerso di
libri, fogli, appunti sparsi ovunque.
Si
stupì per l’ennesima volta di vedere quanto
fossero simili i loro lineamenti.
Avevano
la stessa bocca, le stesse sopracciglia, gli stessi capelli
perennemente
arruffati…
Harry
vedeva sé stesso da adulto nel guardare il padre.
“Non
posso. Domani ho l’esame. Gli esami. Ed anche Ron ed Hermione
sono nel mio
stesso stato.”
“Scommetto
che Hermione starà dando di matto, ma che andrà
eccezionalmente come al
solito.”
James
s’avvicinò al tavolo e chiuse il libro che Harry
aveva davanti.
“Ehi!”
“Esci
di qui o ti uscirà il fumo dalle orecchie. Per la barba di
Merlino, Harry!
C’è
una bellissima giornata lì fuori e tu vuoi startene qui a
studiare? Sei così
teso che non ci riesci neanche, scommetto.”
“Dopo
mi aiuterai con Trasfigurazione?”
“Dopo
verrò a fare l’esame al posto tuo se esci di qui,
ok?”
Harry
rise, sollevato.
Suo
padre era ben determinato a distrarlo.
“Quidditch!
Ecco cosa ci vuole!”esclamò James, alzando lo
sguardo al cielo limpido ed
azzurro.
Giocarono
per un po’, ma Harry era così distratto che un
Bolide lo gettò giù dalla scopa.
“HARRY!”
James
sussultò, spaventato, vedendo il figlio cadere.
Fortunatamente
si trattava di meno di un metro di distanza ed Harry cadde solo
dolorosamente.
“Harry!
Santo cielo! Stai bene?”
James
smontò dalla scopa e corse verso di lui, sorreggendogli le
spalle.
Harry
si passò una mano sul volto, dolorante ed intontito.
“Qualcosa
di rotto? Ti porto all’ospedale?”
James
lo guardò, apprensivo.
Harry
scosse il capo.
“N-no.
Sto bene, papà. Sono solo caduto. Mi sono
distratto.”
James
sedette sull’erba del giardino e lo guardò.
“Pensi
agli esami?”
“No,
a Sirius.”
James
tacque.
Erano
passati due giorni da quando Sirius aveva detto di voler partire e
James aveva
smesso di parlargli, testardo come un mulo.
E
neanche Harry l’aveva ancora affrontato.
“Tu
non vuoi che se ne vada, vero?”
“No.”
“Dovresti
parlargli.”
“Come
hai fatto tu?”
James
rise e si stese sul prato.
“No,
io gli ho urlato contro. È diverso il rapporto che ho con
Sirius, Harry.
È
mio fratello e detesto essere separato da lui.”
Harry
annuì.
Non
sarebbe mai riuscito a capire il rapporto che c’era tra suo
padre ed il suo
padrino, ma sapeva bene che era molto profondo.
“Hai
paura di perderlo, vero?”
“Sarei
egoista a chiedergli di restare, papà.”
Harry
si stese accanto a lui.
“Credo
che abbia tutto il diritto di essere felice, anche se questo significa
andare
via con Keira.”continuò.
Lo
pensava davvero, anche se non avrebbe mai voluto vederlo partire.
James
annuì.
Si
stava comportando da egoista e lo sapeva e suo figlio Harry era molto
più
saggio di lui.
“Sei
davvero una persona incredibile, Harry.”disse ed Harry
arrossì.
“E
tu dovresti parlargli. Senza urlare, stavolta.”
“Grazie
a Dio per certe cose hai preso da tua
madre.”sospirò James, facendolo ridere.
Harry
s’addormentò sul divano, lasciando cadere il libro
di Incantesimi, che gli
scivolò dalle dita, a terra.
Il
libro cadde con un tonfo, ma Harry era profondamente addormentato da un
po’ e
non s’accorse di nulla.
Sirius,
attratto dal rumore, entrò in salotto, vedendo James chino
sul figlio, intento
a coprirlo con un lenzuolo.
James
sussultò quando vide l’amico sulla soglia.
“Sta
bene?”
“E’
solo stanco.”disse James, sistemando i libri con un colpo di
bacchetta e
facendoli apparire nella stanza di Harry, al piano di sopra.
Silenzio.
“James,
vorrei accompagnarlo io domani ad Hogwarts.”disse, le braccia
incrociate sul
petto.
“Non
credo gli serva altra pressione, oltre a quella che già ha
per gli esami.”
“Non
volevo fargli pressione, solo passare del tempo con lui.
Non
mi parla da giorni. E neanche tu. Possiamo smetterla, per
favore?”
James
uscì dalla stanza e trascinò via Sirius, per non
svegliare Harry.
“Di
fare cosa, esattamente? Sai benissimo che non voglio che tu parta e
neanche
Lily o Remus, ma loro non te lo dicono in faccia e non
s’arrabbiano con te! E
se Harry non ti parla non è colpa mia, ma della tua
decisione improvvisa di
mollare ogni cosa ed andartene dall’altro capo del
mondo!”
Era
la prima conversazione che aveva con Sirius dalla litigata di giorni fa.
“Che
cosa dovrei fare? Lasciare andare via Keira?”
“Ah,
non lo so? Conciliare le due cose?”
Sirius
si passò una mano sul volto.
Sembrava
tutto dannatamente difficile.
Keira
non sapeva padroneggiare più la magia ed andare sempre da un
luogo all’altro e
conciliare amore e la sua famiglia sarebbe stato difficile.
Ma
non voleva abbandonare nessuno.
“Credi
che Harry si senta abbandonato da me per questa mia
decisione?”chiese
all’improvviso.
James
lo guardò, irato, poi annuì, con un sospiro.
Sirius
si passò una mano tra i capelli.
“L’immaginavo.
D’accordo. Gli parlerò. Parlerò con
Keira. Cercherò di trovare una soluzione.
Ti va bene, così?”
Ma
James non aveva intenzione di rispondergli.
Sirius
lo vide andarsene a letto, nervoso, senza augurargli la buonanotte.
L’indomani
mattina l’attività era frenetica.
Harry,
Ron ed Hermione erano a casa Potter, nervosissimi per gli esami di quel
giorno.
“La
professoressa Mcgranitt mi ha assicurato che andrà tutto
bene. Siete ottimi
studenti e sarete in grado di cavarvela benissimo e prendere il
diploma.”li
rassicurò Lily, ma nulla servì a placare la loro
ansia.
James
e Lily li abbracciarono, augurando loro buona fortuna e stringendo
Harry un po’
di più.
Ron
ed Hermione s’avviarono per smaterializzarsi
all’entrata di Hogwarts, dove
Silente li avrebbe accolti.
Harry
fece per seguirli, ma qualcuno l’afferrò per un
braccio.
Era
Sirius.
“Vorrei
accompagnarti io, se ti va.”
Harry
annuì, prendendo la cartella.
Non
parlava con Sirius da quasi quattro giorni, decisamente un record dato
che
vivevano sotto lo stesso tetto.
Si
smaterializzarono presso i cancelli di Hogwarts ed il cammino per
l’ingresso
sembrò incredibilmente lungo.
“So
che non vuoi che parta. Vorrei solo riuscire a parlare con te un attimo
di
questa situazione.”
Harry
lo guardò, studiandolo.
Non
gli andava di affrontare l’argomento.
Non
in quel momento, comunque.
Aveva
in mente gli esami da affrontare.
“Fai
quello che vuoi, Sirius.”
“Io
vorrei sapere cosa vuoi tu.”
Harry
alzò lo sguardo verso il padrino, che era alto almeno dieci
centimetri più di
lui ed incrociò i suoi occhi grigio ghiaccio.
Era
davvero preoccupato.
“Non
ha importanza, Sirius. Hai sacrificato tantissimo per gli
altri…per me.”
“Non
voglio ferire nessuno, Harry. E tuo padre è furioso con me,
Remus non vuole che
parta e neanche Lily. E so che neanche tu lo vuoi.”
“Quindi
cosa intendi fare?”gli chiese.
Non
voleva perderlo, per nessun motivo al mondo, neanche per quella donna.
“Tenterò
di sistemare le cose e di non partire.”decise Sirius.
L’idea
gli balenava già in mente da un po’, ma quando
aveva capito che partire avrebbe
ferito molti, s’era concretizzata.
Erano
ormai arrivati al cancello e Silente li aspettava, con un lungo abito
color del
cielo.
“Sei
venuto anche tu a fare l’esame, Sirius?”sorrise,
gioviale.
“No,
Albus. Chiarivo le cose con suo nipote.”
Sirius
abbozzò un sorriso ad Harry e lo strinse brevemente a
sé.
“In
bocca al lupo.”disse, posandogli le mani sulle spalle.
Lo
guardò intensamente per un attimo, come per fargli capire
che lui era lì con lui
e che ci sarebbe sempre stato.
Gli
esami sembravano non finire mai.
Fu
il turno di Difesa contro le Arti Oscure ed Harry se la cavò
egregiamente, poi
Incantesimi, Trasfigurazione dove riuscì a fare un perfetto
esempio di
Trasfigurazione umana, Divinazione in cui diede sfogo alla sua
fantasia, Storia
della Magia, in cui si sforzò di ricordare tutte le guerre e
rivolte possibili
e così via…
Anche
in Pozioni andò bene, grazie agli insegnamenti della madre,
così bene che
Ashley, l’assistente di Piton, si congratulò con
lui e gli mise un Eccezionale.
Anche
Ron se la cavò bene, nonostante avesse sbagliato un
ingrediente per la pozione
che fece diventare i capelli di Piton rosso fuoco (Harry si
ricordò di dirlo a
suo padre James ed a Sirius!) e fece un pasticcio con Incantesimi e
sbagliò
date in Storia della Magia.
Hermione,
ovviamente, ebbe Eccezionale in tutte le materie e tutti e tre
riuscirono a
diplomarsi, saltando l’ultimo anno.
Harry
guardò Hogwarts, uscendo, un po’ malinconico.
Suo
nonno s’accorse dello sguardo e sussurrò:
“Questa
è e sarà sempre casa tua, Harry. Puoi tornare
quando vuoi, lo sai.”
Harry
annuì.
Il
resto della serata, gli esami erano finiti tardissimo, fu dedicata ai
festeggiamenti.
Harry
era così esausto che si limitò a sorridere ed a
ringraziare, facendosi strada
tra la folla.
Cercava
una persona in particolare, ma andò a sbattere contro
qualcuno.
“Scusa…”
Alzò
lo sguardo.
Era
Keira.
Harry
sentì la rabbia, seppur ingiustificata, lo sapeva, montargli
dentro.
Era
lei che voleva portare via Sirius.
Sapeva
che si amavano, ma la parte irrazionale di lui la vedeva comunque come
una
minaccia.
“Possiamo
parlare un attimo?”domandò lei, passandosi una
mano tra i capelli castani,
nervosa.
Harry
annuì, seguendola in disparte.
“Sirius
mi ha detto che ha litigato con James per via della partenza e che non
si sono
parlati per giorni. E che anche tu sei rimasto ferito dalla notizia.
Harry, so
di sembrarti egoista, di volerlo portare via da voi,
ma…”
“So
che vi amate. So che Sirius vorrebbe venire con te. Gli ho detto di
fare ciò
che vuole.”tagliò corto, lui.
“Ma
lui non vuole ferirvi. Soprattutto non te e James.
Ho
imparato a convivere con il legame che hanno James e Sirius, Harry,
perché è
molto speciale. Devono molto l’uno all’altro e
Sirius non fa nulla per ferirlo
e viceversa. Sono un po’ egoisti l’uno nei
confronti dell’altro.
E
ci sono abituata, davvero. Quindi se Sirius non vuole partire, mi sta
bene.
Troveremo un altro modo per vederci.”
“Mio
padre si comporta come un bambino viziato, vero?”ammise Harry.
“Con
Sirius sempre.”
Keira
sorrise e si sedette sul dondolo in giardino.
“Quei
due devono l’uno la vita dell’altro. Si sono sempre
sostenuti, hanno sempre
combattuto l’uno al fianco dell’altro e quando tuo
padre è morto…Sirius s’è
sentito morire dentro. Lo so perché è la stessa
cosa che ho provato anche io.”
Harry
la guardò, ma Keira sembrava persa nei suoi ricordi, gli
occhi leggermente
lucidi.
“E’
passato tanto di quel tempo e mi rendo conto di aver perso
tutto.”
“Non
perderai Sirius neanche se dovessi trasferirti su un altro pianeta.
Vedessi
come parla di te!”
Harry
sorrise.
Sirius
era al settimo cielo quando parlava o stava con Keira.
Non
lo vedeva così felice da…no, non
l’aveva mai visto così felice.
Il
Sirius che conosceva era coraggioso ed impulsivo, ma sempre malinconico.
E
tutto era cambiato quando aveva riavuto i suoi migliori amici e Keira.
Harry
si chinò in avanti, le mani giunte, pensieroso.
“Io
non vi conosco, Keira. Non conosco nessuno di voi. Non conosco il gusto
di
gelato preferito di Sirius, od il colore preferito di mia madre od il
libro che
mio padre adora leggere. Non so nulla di te e di loro.”
Cadde
il silenzio e Keira fece per parlare, ma Harry continuò.
“So
che siete uniti, so che vi volete bene voi quattro e so che Sirius
è felice con
te. Ed anche se so che mi mancherà, credo che debba venire
via con te.”
La
guardò, serissimo.
Lo
sguardo di Keira si posò su quel giovane uomo seduto accanto
a lei.
Era
molto più maturo di quanto non lo fossero stati lei ed i
suoi amici alla sua
età.
“E
James?”
“Credo
che terrà il broncio per un po’, ma poi
farà pace con Sirius.”fece Harry od
almeno lo sperava.
L’ultima
cosa che voleva era una rottura tra suo padre e Sirius.
Keira
si riavviò i capelli castani.
“Vuoi
che ti racconti un po’ di loro? O preferisci che siano i tuoi
a raccontarsi?”
Harry
scrollò le spalle.
Solo
di recente s’era reso conto di non sapere nulla di loro e
ciò era avvenuto con
l’arrivo di Keira.
“Conosco
tua madre da quando avevamo 5 anni. Abitavamo nello stesso quartiere e
le nostre
case erano l’una di fronte all’altra. Abbiamo
scoperto insieme di essere delle
streghe. Mio padre era un babbano ed io non sapevo nulla della magia,
come la
tua mamma.
Lei
è sempre stata molto diversa da me. Era timida, soprattutto
con chi non conosceva
affatto, generosa, sensibile, piena di vitalità e molto
testarda. Io ero quella
ribelle, impulsiva, esibizionista…mi facevo sempre notare,
in senso buono o
cattivo e spesso c’era lei a tirarmi fuori dai guai, magici e
non.”
Harry
la guardò, affascinato, mentre parlava.
Keira
era persa nei suoi ricordi.
“Mi
raccontava sempre di Hogwarts. Hogwarts di qua, Hogwarts di
là…era un tormento.
Io frequentavo una scuola di Svizzera, Gerlos e durante il settimo anno
la mia
preside e Silente organizzarono uno scambio culturale. Io sarei andata
qualche
mese nella scuola di Lily ed una ragazza di Hogwarts sarebbe venuta
nella mia.
La ragazza scelta era Jane, la fidanzata di Sirius di allora.”
“Credevo
che Sirius fosse uno sciupafemmine.”si sorprese Harry.
Era
strano sentire del suo padrino, innamorato di qualcuno.
“Lo
era. Ma s’era infatuato di Jane.”
“E
poi sei venuta tu.”
“Jane
aveva lasciato Sirius il giorno prima di partire per Gerlos e lui era a
pezzi
ed in breve tempo era tornato a farsi tutte le ragazze di Hogwarts. Lui
e tuo
padre erano molto popolari all’epoca e molto affascinanti.
Molte ragazze
correvano loro dietro, mandavano cioccolatini con pozioni
d’amore dentro…”
Harry
sorrise tra sé, pensando all’esperienza con
Romilda Vane.
“Ed
io ero diventata la sua migliore amica. Ero un tipo tutto pepe
all’epoca. Non
stavo mai zitta, organizzavo festini, combinavo
guai…”
“Eri
una vera Malandrina. E Sirius s’è innamorato di
te.”
Keira
annuì.
“Ci
sono voluti quasi tre mesi per farci ammettere, anche a noi stessi,
cosa provavamo.
Entrambi uscivamo da brutte esperienze amorose, Sirius era il tipo
orgoglioso
che mai avrebbe ammesso di stare soffrendo e via dicendo. Era tutto
molto
complicato.”
“Quanto
tempo siete stati insieme?”
“Tre
o quattro anni.”
“E
mio padre? Lo conoscevi bene?”
“L’ho
conosciuto solo quando ha smesso di essere un perfetto coglione, come
lo
definiva tua madre all’epoca. Per notizie sue e di Sirius
dovresti chiedere a
lui direttamente.”
Harry
annuì, passandosi una mano tra i capelli.
Vedendo
suo padre compiere quel gesto, inconsapevolmente lo stava facendo anche
lui.
Vide
Keira allontanarsi da lui per parlare con Sirius della partenza.
Ora
che lui aveva dato il via libero, Sirius si sentiva più
tranquillo a partire.
James
guardò Sirius in cagnesco per i successivi due giorni.
Non
voleva perderlo ed ecco che partiva per l’America.
“Harry
gli ha dato il via libera ed ha deciso di partire.”disse
Lily, guardando il
marito.
Anche
lei si sentiva male al pensiero di vederli allontanarsi.
“Credo
che mio figlio sia molto più saggio di
me.”mormorò James, incupito e sedette di
fronte alla moglie.
“Credo
che Harry abbia un sacco da insegnarti.”
“Ora
non esageriamo. Sono io l’adulto qui.”
“Non
da come ti sei comportato con Sirius e da come ti comporti ora. Non gli
parli
nemmeno. Sai che non è facile neanche per lui.”
Lily
guardò il marito negli occhi.
Lo
vedeva dispiaciuto.
“Keira
mi ha detto di aver parlato con Harry alla festa.”
James
alzò lo sguardo.
“Che
ti ha detto? Sta bene?”
Si
preoccupava sempre per Harry.
“Ha
detto che forse dovremmo parlargli più di noi.”
“Noi
come coppia o…”
“Crede
sia ferito perché non ci conosce abbastanza. In fondo, noi
abbiamo avuto modo
di osservarlo dall’alto ed Harry sa solo ciò che
Sirius o Remus o Silente o
Severus gli hanno riferito.”
James
annuì.
Doveva
immaginare una cosa del genere.
“Perché
non ce l’ha chiesto?”
Lily
sorrise e lo baciò sulla tempia, solleticandogli il viso con
i capelli.
“Perché
ti somiglia, amore. È orgoglioso.”
“E’
nostro figlio, Lil.”
“Che
ci conosce da meno di tre mesi. È normale che
sia…un po’ intimidito da noi.”
La
casa era stranamente silenziosa in quel momento.
Sirius
e Keira erano usciti, Harry era con Ginny, Ron ed Hermione.
“Mmmm…ci
hai pensato? Abbiamo la casa tutta per noi, una volta tanto.”
James
cinse la vita della moglie e la trasse a sé, posando la
fronte contro la sua.
La
baciò dolcemente sulle labbra, ispirando il suo buon odore
ed affondando le
mani nei suoi capelli lunghi e folti.
“Ti
amo.”sussurrò contro le sue labbra e vide le
guance di Lily colorarsi
leggermente di rosso.
“Anche
io ti amo, signor Potter.”
James
rise contro le sue labbra e la prese in braccio, stringendola a
sé.
Lily
ridacchiò, avvolgendo le braccia attorno al suo collo,
mentre James la portava
al piano di sopra nella loro stanza…