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Autore: Arthemisia    02/09/2011    2 recensioni
Un gruppo di fan fiction, su due dei miei pairing preferiti, basate sui prompt previsti dall'ormai conosciuta Big Damn Table.
Stralci di vita quotidiana di due coppie - a mio parere - perfette che condividono momenti felici, divertenti oppure tristi.
...
#45 - Luna
Ted odiava la luna piena. L’aveva odiata quand’era bambino e non conosceva le sue origini e continuava ad odiarla anche in quel momento, ben consapevole di essere stato fin troppo fortunato nel non dover diventare un grosso ammasso di pelo con una coda a ciuffo.
...
. « Jimmy? Sei… sei tu? » domandò, sentendosi un idiota nel parlare con un cane. Cane che, contro ogni sua previsione, annuì

...
#56 - Colazione
Quando si svegliò, Neville si rese conto di non trovarsi nella sua stanza, a Villa dei Paciock...
Accadde tutto così velocemente che quasi non se ne rese conto: la porta che si spalancava, qualcosa di chiaro davanti ai suoi occhi ed un forte dolore alla nuca, seguito dal buio...
Dopo aver deglutito quello che sembrava essere il suo cuore, Neville si ritrovò ad annuire, senza fare bruschi spostamenti « Si, certo… io… sì »

{Neville/Luna - Teddy/James Sirius}
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
Capitoli:
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# 74 - Oscurità

# 74 - Oscurità

 

C’erano i fulmini, quella notte, e l’elettricità - invenzione babbana che Harry si era ostinato ad avere a casa sua - era andata via a causa del terribile temporale. Teddy sapeva, placidamente assopito sul suo letto a Casa Potter, che di li a poco avrebbe ricevuto visite, com’era, ormai, da cerimoniale.

Passarono, infatti, pochi minuti prima che James Sirius, forte dei suoi sei di età, entrasse lentamente nella sua camera, trascinando con se l’enorme pupazzo a forma di Ippogrifo che Hermione gli aveva regalato quand’era bambino.

Teddy aveva provato a chiedere al suo padrino perché avesse sorriso in quel modo tanto triste, nel vederlo, ed aveva ottenuto solo una pacca sulla spalla ed un veloce “te lo dirò quando sarai più grande”. Quanto più grande? Oramai aveva superato i dodici anni! Si ripromise che la mattina dopo gli avrebbe fatto il terzo grado.

« Teddy? » la vocina del bambino arrivò tenue, proprio al suo orecchio, ma lui si impose di mantenere la serietà e far finta di dormire. Conosceva James, si sarebbe infuriato come Ginny se non gli avesse dato ascolto. Molto, ma molto velocemente.

« Ted? Teddy! » il piccolino cominciò a smuoverlo, sempre delicatamente, sbuffando furioso quando lui continuò a fingere di essere nel cuore di un meraviglioso sonno. Mantenendo la sua finta, però, Ted non si rese conto che l’adorabile primogenito dei Potter si fosse impossessato impropriamente di un trenino giocattolo che giaceva nella stanza da quel pomeriggio, quando Albus era andato da lui per giocare. Il dolore che provocò quel piccolo pezzo di plastica babbana a contatto con la sua povera fronte lo prese così alla sprovvista, da fargli scappare una colorita imprecazione sentita nei corridoi di Hogwarts.

« Jim! Sei diventato pazzo? Aspetta che lo sappia tua madre! » sbottò il metamorfomagus, balzando sul letto e tastandosi il danno, mentre il bambino sbiancava visibilmente alle sue parole. Nessuno, neppure Lord Voldemort, sarebbe sopravvissuto a Ginny Potter in versione “Banshee delle brughiere arrabbiata”.

Questo, prima che si riprendesse dallo shock e gonfiasse le guance con una certa ed evidente irritazione. « Fallo, ed io le dico cos’hai detto prima! Lo so che è una parolaccia, quando la dice papà lei lo affattura! » sbottò il piccoletto, che non sembrava arrivare neppure alla spalla del giovane Lupin ma che possedeva una furbizia degna di suo zio George e di sua madre.

Harry sosteneva, comunque, che fosse il degno erede dei due di cui portava il nome, gli amici di Remus.

I due si guardarono per un lungo istante, come a soppesarsi a vicenda, prima di sorridere e far scorrere tutto dietro le spalle. Si sarebbero perdonati qualunque cosa, pur di non incombere nelle ire della signora Potter.

« Perché sei venuto qui, Jim? » domandò Teddy, che comunque conosceva benissimo la risposta ma si divertiva troppo ad estorcergliela.

Il piccolo lo fissò, imbarazzato, borbottando un « lo sai perché » che fece aumentare il sorriso del metamorfomagus.

« Voglio sentirtelo dire, altrimenti puoi tornartene in camera tua » lo riprese il più grande, accomodandosi meglio nel suo letto e guardandolo con aria di sfida, che venne subito ricambiata al primogenito dei Potter. Quello scambio durò qualche minuto, prima che proprio il giovane si arrendesse.

« Ho paura del buio, va bene? Ho paura e non voglio dormire da solo » piagnucolò, sbattendo il piedino a terra e fissando l’amico, pieno di rancore ed imbarazzo. Vederlo così debole e risentito fece stringere il cuore del giovane metamorfomagus. James era un fratellino e lui l’aveva praticamente fatto piangere per metterlo in imbarazzo. Si sentiva un idiota.

« Salta su, Jimmy » gli disse, facendogli un po’ di spazio, che il piccolo non tardò ad occupare. Coprì bene entrambi e solo allora si distese a sua volta, fissando il soffitto della camera. Ci fu qualche attimo di silenzio, prima che riprendesse a parlare. « Sai, non dovresti avere paura del buio »

« Uhm? » James era già per metà nel mondo dei sogni, gli dedicò solo un piccolo verso per fargli intendere di avere tutta la sua attenzione.

« L’oscurità non esiste, c’è solo mancanza di luce. Qualcosa che ci fa apprezzare la presenza della luce. Non devi avere paura » disse il metamorfomagus, riflettendo su quello che gli aveva detto più di una volta lo stesso Harry, quando aveva avuto lui stesso paura del buio.

« Ma il buio è cattivo, mi sembra di essere mangiato ed inghiottito da qualcosa » borbottò il bambino, che sembrava essersi improvvisamente svegliato.

« E allora tu… tu chiudi gli occhi e pensa al luogo in cui ti trovi. Ed hai una… una candela, sì. Quando sei in luoghi bui, tu chiudi gli occhi ed accendi la luce della tua candela » borbottò il metamorfomagus, meditabondo, per poi chiudere il discorso e mettersi a dormire.

 

 

Fu il rumore di qualcuno che bussava forte alla porta che lo fece risvegliare dal torpore in cui era caduto, sul divano. Sul suo divano, a casa sua. Ted era estremamente orgoglioso della sua nuovissima e personale abitazione, nonostante avesse pensato, inizialmente, di condividerla con James, Dominique e Frank, nel periodo che avrebbero passato da lui, in Scozia.

Avevano già programmato tutto, dal momento stesso in cui lui aveva ottenuto le chiavi. Tutti e tre sarebbero passati lì a passare le vacanze estive ed avrebbero fatto feste e festini ogni notte, fino all’alba. Avrebbero bevuto, cantato, amato… vissuto.

Poi, come un castello di sabbia spezzato dalle onde del mare, l’idillio si era concluso, nel peggiore dei modi. Frank, la roccia di tutto il gruppo, li aveva abbandonati. Tutto per salvare lui. Per permettere a James di salvarlo.

Lo stesso James che, in quel momento, si era ritrovato alla porta. Era tutto bagnato per via della pioggia incessante che aveva flagellato la Scozia nell’ultimo periodo. Era arrivato con la sua scopa, probabilmente.

« Jim, cosa… » solo in un secondo momento, però, Ted realizzò un’altra cosa. Gli occhi del suo ragazzo erano troppo rossi, il suo viso troppo pallido e la sua espressione troppo atterrita. James aveva pianto, parecchio. Ed aveva paura. Non aveva visto quell’espressione sul suo viso da quando, anni prima, se l’era ritrovato in camera durante un temporale.

« Sono… sono andato da Dominique » iniziò il maggiore dei Potter, con l’aria stanca e la voce flebile, interrotta da sporadici singhiozzi. Era ancora fermo sulla soglia di casa e non sembrava intenzionato ad entrare.

« Come… come sta? » Ted si diede subito del cretino. Come poteva fare una domanda del genere? A lui? Lui come si sarebbe sentito se il suo James fosse morto? Come sarebbe stato lui, a ruoli invertiti?

James scosse il capo, somigliando al cane che era stato e di cui non riusciva più a prendere le sembianze. « Louis… Louis dice che non parla e non mangia. Non esce mai dalla sua stanza e se lo fa è solo per andare… da Luna e Neville »

Ted annuì, facendosi da parte. « Vieni dentro, sei tutto… »

« Ho paura, Ted » sbottò all’improvviso il più giovane, crollando in ginocchio e prendendosi la testa fra le mani. Le lacrime avevano iniziato a scorrere velocemente sulle sue guance. Era dimagrito tantissimo, Teddy se ne rese conto solo in quel momento, mentre si inginocchiava al suo fianco. E se lui, che era quasi costretto a vivere da lui e da tutti i suoi parenti, era ridotto in quel modo… Dominique doveva essere lo spettro di ciò che era stata un tempo.

« Calmati, James, va tutto bene… » provò a rassicurarlo, tirandolo verso di se ed abbracciandolo più forte possibile.

« Sto precipitando, Ted. Sto precipitando nell’oscurità e non ho più la mia candela da accendere » singhiozzò il maggiore dei Potter, stringendosi al fidanzato come se fosse stata l’ultima ancora per la sua salvezza. Probabilmente lo era davvero.

Ted si sorprese che avesse ricordato quel confusionario discorso fatto quand’era un bambino, ma si affrettò a stringerlo più forte, consapevole di ciò che stesse passando. Frank era stato una delle colonne portanti della sua vita, come di quella di Dominique e di molti altri. Perderlo aveva fatto crollare quello che era il suo equilibrio.

« Jim… »

« Aiutami, Ted. Aiutami a non cadere. Aiutami a sconfiggere l’oscurità, sii la mia luce »

 

 

 

» Per amor di contestualizzazione

Questa shot, come avrete notato, è suddivisa in due parti. La prima si svolge, più o meno, nel 2010, quando Ted ha dodici anni e James sei. Vi starete chiedendo: com’è che Ted dorme da Harry e ha una stanza tutta sua? Semplice, Lily è ancora troppo piccolina per avere una camera tutta sua e, nel frattempo, la usa Teddy.

La seconda, invece, è svolta circa un mese dopo le vicende di due capitoli fa, alla morte di Frank. Sono rimasti tutti sconvolti e, ovviamente, James e Dominique più degli altri. Non fraintendete Ted, lui soffre tantissimo ma riesce ad elaborare, cose che il fidanzato e la ragazza non sanno fare.

 

» Arthie’s Corner

Prima di tutto mi scuso per il ritardo, sono stata in “vacanza” forzata dai nonni. Perdono!

Poi. Qualcuno ha avuto… uhm… qualche problemino a concepire la morte del povero ed innocente Frank, me compresa, e con questo capitolo spero di non aver aizzato nessuno ad uccidermi, perché giuro che mi farò perdonare. Prima o poi.

Avrei potuto aggiornare già da qualche giorno ma, il problema, è stata la mancanza di ispirazione. No, cioè… l’ispirazione c’è, solo che sono stata troppo lontana da word è ho perso quella mia abitudine a scrivere, che ha portato all’eliminazione dal mio cervello di tutte le idee che avevo confezionato T.T

Motivo che mi ha spinta a sospendere l’altra mia ff, appena iniziata (T.T) sulle Cronache di Narnia. Non ho intenzione di cancellarla, ma avevo programmato un sacco di belle cose che ho dimenticato. Ho bisogno di tempo per ristabilire tutto.

 

Uhm… dimentico qualcosa?

Grazie a chi ha commentato e soprattutto alla mia suggeritrice ufficiale :D

 

Ps: Qualche novità sul fronte Pottermore? Io sto impazzendo nell’aspettare la terza mail T.T Ho perso davvero la salute!

  

Ricordo a tutti che per propormi un prompt basta andare nella mia pagina autore e farmi sapere il numero corrispondente alla tematica che desiderate!

 

Attendo i vostri suggerimenti!

A presto,

A.

 

   
 
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