# 74 - Oscurità
C’erano i fulmini, quella notte, e l’elettricità
- invenzione babbana che Harry si era ostinato ad avere a casa sua - era andata
via a causa del terribile temporale. Teddy sapeva, placidamente assopito sul
suo letto a Casa Potter, che di li a poco avrebbe
ricevuto visite, com’era, ormai, da cerimoniale.
Passarono, infatti, pochi minuti prima che James
Sirius, forte dei suoi sei di età, entrasse lentamente nella sua camera,
trascinando con se l’enorme pupazzo a forma di Ippogrifo che Hermione gli aveva
regalato quand’era bambino.
Teddy aveva provato a chiedere al suo padrino
perché avesse sorriso in quel modo tanto triste, nel vederlo, ed aveva ottenuto
solo una pacca sulla spalla ed un veloce “te lo dirò quando sarai più grande”. Quanto
più grande? Oramai aveva superato i dodici anni! Si ripromise che la mattina
dopo gli avrebbe fatto il terzo grado.
« Teddy? » la vocina del bambino
arrivò tenue, proprio al suo orecchio, ma lui si impose di mantenere la serietà
e far finta di dormire. Conosceva James, si sarebbe infuriato come Ginny se non
gli avesse dato ascolto. Molto, ma molto
velocemente.
« Ted? Teddy! » il piccolino cominciò
a smuoverlo, sempre delicatamente, sbuffando furioso quando lui continuò a
fingere di essere nel cuore di un meraviglioso sonno. Mantenendo la sua finta,
però, Ted non si rese conto che l’adorabile
primogenito dei Potter si fosse impossessato impropriamente di un trenino
giocattolo che giaceva nella stanza da quel pomeriggio, quando Albus era andato
da lui per giocare. Il dolore che provocò quel piccolo pezzo di plastica
babbana a contatto con la sua povera fronte lo prese così alla sprovvista, da
fargli scappare una colorita imprecazione sentita nei corridoi di Hogwarts.
« Jim! Sei diventato pazzo? Aspetta che lo sappia tua madre! » sbottò il metamorfomagus, balzando sul letto e tastandosi
il danno, mentre il bambino sbiancava visibilmente alle sue parole. Nessuno,
neppure Lord Voldemort, sarebbe sopravvissuto a Ginny Potter in versione “Banshee
delle brughiere arrabbiata”.
Questo, prima che si riprendesse dallo shock e
gonfiasse le guance con una certa ed evidente irritazione. «
Fallo, ed io le dico cos’hai detto prima! Lo so che è una parolaccia, quando la
dice papà lei lo affattura! » sbottò il piccoletto,
che non sembrava arrivare neppure alla spalla del giovane Lupin ma che
possedeva una furbizia degna di suo zio George e di sua madre.
Harry sosteneva, comunque, che fosse il degno
erede dei due di cui portava il nome, gli amici di Remus.
I due si guardarono per un lungo istante, come a
soppesarsi a vicenda, prima di sorridere e far scorrere tutto dietro le spalle.
Si sarebbero perdonati qualunque cosa, pur di non incombere nelle ire della
signora Potter.
« Perché sei venuto qui,
Jim? » domandò Teddy, che comunque conosceva benissimo
la risposta ma si divertiva troppo ad estorcergliela.
Il piccolo lo fissò, imbarazzato, borbottando un « lo sai perché » che fece aumentare il sorriso del
metamorfomagus.
« Voglio sentirtelo dire, altrimenti puoi
tornartene in camera tua » lo riprese il più grande, accomodandosi meglio nel
suo letto e guardandolo con aria di sfida, che venne subito ricambiata al
primogenito dei Potter. Quello scambio durò qualche minuto, prima che proprio
il giovane si arrendesse.
« Ho paura del buio, va bene? Ho paura e non voglio dormire da
solo » piagnucolò, sbattendo il piedino a terra e
fissando l’amico, pieno di rancore ed imbarazzo. Vederlo così debole e
risentito fece stringere il cuore del giovane metamorfomagus. James era un
fratellino e lui l’aveva praticamente fatto piangere per metterlo in imbarazzo.
Si sentiva un idiota.
« Salta su, Jimmy » gli disse, facendogli un po’
di spazio, che il piccolo non tardò ad occupare. Coprì bene entrambi e solo
allora si distese a sua volta, fissando il soffitto della camera. Ci fu qualche
attimo di silenzio, prima che riprendesse a parlare. « Sai, non dovresti avere
paura del buio »
« Uhm? » James era già per metà nel mondo dei sogni, gli dedicò solo
un piccolo verso per fargli intendere di avere tutta la sua attenzione.
« L’oscurità non esiste, c’è solo mancanza di luce. Qualcosa
che ci fa apprezzare la presenza della luce. Non devi avere paura » disse il
metamorfomagus, riflettendo su quello che gli aveva detto più di una volta lo
stesso Harry, quando aveva avuto lui stesso paura del
buio.
« Ma il buio è cattivo, mi sembra di essere
mangiato ed inghiottito da qualcosa » borbottò il bambino, che sembrava essersi
improvvisamente svegliato.
« E allora tu… tu chiudi gli occhi e pensa al luogo in cui ti
trovi. Ed hai una… una candela, sì. Quando sei in luoghi bui, tu chiudi gli
occhi ed accendi la luce della tua candela » borbottò
il metamorfomagus, meditabondo, per poi chiudere il discorso e mettersi a
dormire.
Fu il rumore di qualcuno che bussava forte alla
porta che lo fece risvegliare dal torpore in cui era caduto, sul divano. Sul suo divano, a casa sua. Ted era estremamente orgoglioso della sua nuovissima e
personale abitazione, nonostante avesse pensato, inizialmente, di condividerla
con James, Dominique e Frank, nel periodo che avrebbero passato da lui, in
Scozia.
Avevano già programmato tutto, dal momento stesso
in cui lui aveva ottenuto le chiavi. Tutti e tre sarebbero passati lì a passare
le vacanze estive ed avrebbero fatto feste e festini ogni notte, fino all’alba.
Avrebbero bevuto, cantato, amato… vissuto.
Poi, come un castello di sabbia spezzato dalle
onde del mare, l’idillio si era concluso, nel peggiore dei modi. Frank, la
roccia di tutto il gruppo, li aveva abbandonati. Tutto per salvare lui. Per permettere
a James di salvarlo.
Lo stesso James che, in quel momento, si era
ritrovato alla porta. Era tutto bagnato per via della pioggia incessante che
aveva flagellato la Scozia nell’ultimo periodo. Era arrivato con la sua scopa,
probabilmente.
« Jim, cosa… » solo in un secondo momento, però,
Ted realizzò un’altra cosa. Gli occhi
del suo ragazzo erano troppo rossi, il suo viso troppo pallido e la sua
espressione troppo atterrita. James aveva pianto, parecchio. Ed aveva paura. Non
aveva visto quell’espressione sul suo viso da quando, anni prima, se l’era
ritrovato in camera durante un temporale.
« Sono… sono andato da Dominique » iniziò il
maggiore dei Potter, con l’aria stanca e la voce flebile, interrotta da
sporadici singhiozzi. Era ancora fermo sulla soglia di casa e non sembrava
intenzionato ad entrare.
« Come… come sta? » Ted si diede
subito del cretino. Come poteva fare una domanda del genere? A lui? Lui come si
sarebbe sentito se il suo James fosse morto? Come sarebbe stato lui, a ruoli
invertiti?
James scosse il capo, somigliando al cane che era
stato e di cui non riusciva più a prendere le sembianze. «
Louis… Louis dice che non parla e non mangia. Non esce mai dalla sua stanza e
se lo fa è solo per andare… da Luna e Neville »
Ted annuì, facendosi da parte. « Vieni dentro,
sei tutto… »
« Ho paura, Ted » sbottò all’improvviso il più
giovane, crollando in ginocchio e prendendosi la testa fra le mani. Le lacrime
avevano iniziato a scorrere velocemente sulle sue guance. Era dimagrito
tantissimo, Teddy se ne rese conto solo in quel momento, mentre si
inginocchiava al suo fianco. E se lui, che era quasi costretto a vivere da lui
e da tutti i suoi parenti, era ridotto in quel modo… Dominique doveva essere lo
spettro di ciò che era stata un tempo.
« Calmati, James, va tutto bene… » provò a
rassicurarlo, tirandolo verso di se ed abbracciandolo più forte possibile.
« Sto precipitando, Ted.
Sto precipitando nell’oscurità e non ho più la mia candela da accendere » singhiozzò il maggiore dei Potter, stringendosi al
fidanzato come se fosse stata l’ultima ancora per la sua salvezza. Probabilmente
lo era davvero.
Ted si sorprese che avesse ricordato quel confusionario
discorso fatto quand’era un bambino, ma si affrettò a stringerlo più forte,
consapevole di ciò che stesse passando. Frank era stato una delle colonne
portanti della sua vita, come di quella di Dominique e di molti altri. Perderlo
aveva fatto crollare quello che era il suo equilibrio.
« Jim… »
« Aiutami, Ted. Aiutami
a non cadere. Aiutami a sconfiggere l’oscurità, sii la mia luce »
» Per amor di
contestualizzazione
Questa shot, come
avrete notato, è suddivisa in due parti. La prima si svolge, più o meno, nel
2010, quando Ted ha dodici anni e James sei. Vi starete chiedendo: com’è che
Ted dorme da Harry e ha una stanza tutta sua? Semplice, Lily è ancora troppo
piccolina per avere una camera tutta sua e, nel frattempo, la usa Teddy.
La seconda, invece, è svolta circa un mese dopo
le vicende di due capitoli fa, alla morte di Frank. Sono rimasti tutti
sconvolti e, ovviamente, James e Dominique più degli altri. Non fraintendete
Ted, lui soffre tantissimo ma riesce ad elaborare, cose che il fidanzato e la
ragazza non sanno fare.
» Arthie’s Corner
Prima di tutto mi scuso per il ritardo, sono
stata in “vacanza” forzata dai nonni. Perdono!
Poi. Qualcuno ha avuto… uhm… qualche problemino
a concepire la morte del povero ed innocente Frank, me compresa, e con questo
capitolo spero di non aver aizzato nessuno ad uccidermi, perché giuro che mi
farò perdonare. Prima o poi.
Avrei potuto aggiornare già da qualche giorno
ma, il problema, è stata la mancanza di ispirazione. No, cioè… l’ispirazione c’è,
solo che sono stata troppo lontana da word è ho perso quella mia abitudine a
scrivere, che ha portato all’eliminazione dal mio cervello di tutte le idee che
avevo confezionato T.T
Motivo che mi ha spinta a sospendere l’altra mia
ff, appena iniziata (T.T) sulle Cronache di Narnia. Non
ho intenzione di cancellarla, ma avevo programmato un sacco di belle cose che
ho dimenticato. Ho bisogno di tempo per ristabilire tutto.
Uhm… dimentico qualcosa?
Grazie a chi ha commentato e soprattutto alla
mia suggeritrice ufficiale :D
Ps: Qualche novità sul fronte Pottermore?
Io sto impazzendo nell’aspettare la terza mail T.T Ho
perso davvero la salute!
Ricordo a tutti che per propormi un prompt basta andare nella mia pagina
autore e farmi sapere il numero corrispondente alla tematica che
desiderate!
Attendo i vostri suggerimenti!
A presto,
A.