Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Koe    05/05/2006    3 recensioni
Un tempo Sirius aveva una fidanzata, una semplice ragazza babbana, che amava e con cui faceva progetti per il futuro. Ma poi è finito ad Azkaban. E di lei che ne è stato? Come reagirà al suo ritorno?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ricordi del passato

Ricordi del passato

 

Ricordo ancora perfettamente il giorno in cui lo incontrai la prima volta.

Non avevo ancora vent’anni e frequentavo il primo anno all’università. I miei genitori mi pagavano un piccolo appartamento a Londra che dividevo con alcune compagne di corso, ma per sentirmi un po’ più indipendente mi ero trovata un lavoretto part-time che mi permettesse di pagare almeno le spese personali. E così tutti i pomeriggi facevo la cameriera in un locale vicino ad Oxford Street.

Lo inquadrai perfettamente non appena mise piede nel bar: era il tipico ragazzo di bell’aspetto consapevole di suscitare l’interesse del gentil sesso con il suo fascino da bel tenebroso, e perciò convinto di potersi permettere qualunque cosa. Lo accompagnava un altro ragazzo, anch’egli molto bello, il quale però dava un’idea di maggior serietà, forse per via degli occhialetti tondi che indossava e che gli davano un’aria da intellettuale. E poi, come notai subito (essendo a quel tempo una giovinetta a caccia dell’anima gemella), portava un anello che pareva una fede, per cui si era probabilmente impegnato con una sola ragazza. Va bene, lo so che un anello non è una garanzia di fedeltà, ma a quel tempo, nella mia mente di fanciulla ingenua e sognatrice, il fatto che lo indossasse mi aveva dato di lui l’idea di una persona seria. Idea che il suo amico non dava affatto. Sarà stato anche perché la prima volta che mi rivolse la parola lo fece con un “Ehi, bellezza!”.

Mi avevano sempre dato fastidio i clienti che mi chiamavano con particolari appellativi solo perché ero una studentessa giovane e carina, tuttavia cercai di nascondere la mia irritazione e di mantenere un atteggiamento professionale quando mi avvicinai sorridendo al loro tavolo per prendere le ordinazioni. Sentii che il ragazzo con gli occhiali lo stava rimproverando, infatti poi mi chiese di scusare quel cafone del suo amico e mi si rivolse con molta gentilezza. Nel frattempo l’altro, per niente pentito, mi guardava con un sorrisino strafottente, certo che sarei presto caduta ai suoi piedi. Ma io non avevo nessun intenzione di dargli quella soddisfazione. Infatti, quando mi allontanai dal loro tavolo e mi sentii richiamare ancora con un “bellezza”, gli rivolsi uno sguardo gelido e lo pregai gentilmente di evitare di usare quell’appellativo.

“Allora dimmi il tuo nome,” mi disse con voce suadente.

“Non serve, se ha bisogno di qualcosa basta che attiri la mia attenzione con un banalissimo ‘mi scusi’,” risposi lasciandolo interdetto.

Il resto del pomeriggio fu quanto di più stressante io riesca a ricordare. Non so per quale motivo, forse perché avevo avuto l’arditezza di non cedere al suo fascino, aveva deciso di impiegare tutte le sue energie nell’infastidirmi, o nel corteggiarmi, dipende dai punti di vista. Ogni volta che mi avvicinavo al loro tavolo se ne usciva con complimenti e frasi a effetto da corteggiatore esperto, che io mi sentivo in dovere di smontare, giusto per evitare di dargli qualsiasi soddisfazione. In tutto questo, il suo amico si godeva beatamente la scena ridendosela sotto i baffi, motivo per cui anche tutti i pensieri positivi che avevo fatto su di lui appena l’avevo visto scomparvero nel giro di mezz’ora. Dopo tutto avrei dovuto aspettarmelo, visto che era amico di quel rompiscatole. Quando finalmente decisero di andarsene, fu per me un’immensa liberazione.

Pensavo che la storia fosse finita lì, ma dovetti ricredermi quando quella sera, mentre mi dirigevo tranquillamente verso la fermata della metropolitana, sentii alle mie spalle una voce ormai nota che mi chiamava “Ehi, bellezza!”. Feci un sospiro alzando gli occhi al cielo e mi voltai rassegnata. Lui era lì appoggiato al muro che mi guardava con un sorriso vittorioso. Era davvero irritante, però non riuscivo assolutamente ad essere arrabbiata con lui. Il suo fascino diabolico stava ormai facendo effetto, accidenti!

“Ciao,” mi salutò.

“Ciao,” risposi, cercando di mostrare un po’ di disappunto.

“Ti posso accompagnare per un pezzo di strada?”

“Servirebbe a qualcosa se ti dicessi di no?”

Mi rispose col suo solito sorrisino, e non potei fare a meno di lasciarlo venire con me. Camminò in silenzio per un breve tratto, forse stava meditando la nuova tattica da adottare, ma presto ricominciò a parlare.

“Adesso me lo dici il tuo nome?,” provò a chiedere.

“E va bene. Elizabeth,” risposi rassegnata.

“Bel nome. Regale. Posso chiamarti Lizzy?”

“Ma tu non puoi proprio chiamare le persone con il loro nome? Hai appena detto che il mio è bello!,” esclamai esasperata.

“Bello ma banale. Invece un soprannome è più originale perché rappresenta la vera essenza di una persona, tutti dovrebbero averne uno,” spiegò con serietà.

E tu ce l’hai?”

“Certo. I miei amici mi chiamano Felpato.”

“E perché, scusa?” chiesi perplessa.

“E’ una storia lunga…” rispose facendo un vago cenno con la mano. “Comunque il mio nome è Sirius.”

“Sirius? Anche questo non è proprio normalissimo…”

“E’ il nome di una stella” rispose sfoderando un sorrisetto che sembrava voler dire ‘Non è forse adatto a un bel ragazzo come me?’. Gli rivolsi un’occhiata scettica, e lui, scrollando le spalle, precisò “E’ solo che nella mia famiglia hanno la fissa dei nomi delle stelle. E’ una famiglia strana,” aggiunse. Ebbi l’impressione che preferisse evitare l’argomento, per cui non feci altre domande.

Dopo aver rotto il ghiaccio fu semplice proseguire la conversazione, così continuammo a chiacchierare animatamente per tutto il tragitto. In fondo era simpatico. Era egocentrico, montato, strafottente, irritante. Ma simpatico. E anche galante: quando arrivammo alla stazione, mi salutò regalandomi una rosa fatta apparire dal nulla. Gli domandai stupita come avesse fatto, ma lui sorrise e rispose semplicemente “Sono un mago”, poi fece un inchino e si allontanò infilandosi in una viuzza. Dopo un attimo di esitazione provai a seguirlo, dopotutto era stato gentile e io non lo avevo neanche salutato decentemente, ma quando arrivai all’inizio della via in cui aveva svoltato la trovai vuota, sembrava che fosse scomparso nel nulla.

Sarà stato per quella sua sparizione misteriosa, o perché tutta la situazione era piuttosto assurda, che per un po’ ebbi la sensazione di essermelo solo immaginato. Illusione che, purtroppo, scomparve il pomeriggio successivo, quando la porta del bar si aprì e una voce mi salutò dicendo “Ehi, bellezza!”. Quando mi voltai a guardarlo capii che ero ormai caduta nella sua rete.

Da quel giorno cominciammo a vederci regolarmente, anche se non ci davamo mai un vero e proprio appuntamento. Ogni tanto veniva al locale, ma più spesso mi aspettava dopo il lavoro e mi accompagnava fino alla stazione della metropolitana, salutandomi sempre con una rosa fatta apparire dal nulla. Non sono mai riuscita a capire come facesse.

Col passare del tempo le passeggiate diventarono sempre più lunghe, poi mi decisi ad accettare i suoi inviti a cena, e alla fine mi ritrovai a trascorrere quasi sempre la notte da lui. Un giorno, quando ormai stavamo insieme da qualche mese, mi invitò a pranzo a casa del suo amico James, quello che era con lui la prima volta che c’eravamo incontrati. Come avevo intuito da subito, era felicemente sposato con una ragazza molto simpatica, e aveva anche un figlio di pochi mesi. Per quanto poco conoscessi la vita di Sirius, mi resi subito conto che erano loro la sua famiglia, e non quella di cui era tanto restio a parlare, quindi l’avermeli fatti conoscere era stato il suo modo per rendere ufficiale il nostro rapporto, per dirmi che io ero l’unica con cui volesse stare.

I mesi successivi sono stati i più felici che io abbia mai avuto. Ero giovane e spensierata, e non desideravo altro che trascorrere la mia vita con la persona che più amavo al mondo. Con la mente piena di sogni, non mi fermai neanche per un attimo a riflettere su quanto poco lo conoscessi in realtà. Non sapevo niente del suo passato, della sua famiglia, dei suoi studi o del suo lavoro. Lui esisteva solo quando era con me, il resto della sua vita era avvolto nel mistero. Avevo capito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di strano. Mi rendevo perfettamente conto che sia lui che James erano preoccupati da qualcosa di molto grave, ma nessuno dei due sembrava volerne parlarne, e io non volevo distruggere tutte le mie illusioni facendo troppe domande. “Un giorno ti spiegherò tutto,” mi disse Sirius una volta, e io gli credetti, perché non avevo motivo per dubitare, perché mi fidavo di lui. Ma poi ci fu l’incidente.

 

E’ strano come a volte basti un attimo per cambiare completamente un’intera esistenza. Tutti i miei sogni, tutti i miei progetti, sono andati in fumo in un solo istante, saltati in aria insieme a una stupida conduttura del gas difettosa. Tutto distrutto, no peggio, tutto scomparso come se non fosse mai esistito. Non sapevo niente di lui e non avevo idea di come poter avere sue notizie o contattare chi lo conoscesse. Ma la cosa veramente assurda è che non sono più riuscita a trovare neanche la sua casa. So che è impossibile da credere, ma nonostante ci fossi stata così tante volte, non riuscivo assolutamente a ricordare dove si trovasse. E neppure riuscivo a ricordare come arrivare a quella di James. Tutto quello che li riguardava sembrava lontano, confuso, come avvolto nella nebbia. Sembrava che tutto il tempo trascorso con lui fosse stato solo un sogno, non era rimasto niente a dimostrare che fosse esistito realmente, niente eccetto una rosa secca posata sul comodino, che mi aveva regalato facendola apparire come per magia, e il suo nome sul giornale tra quelli delle altre vittime dell’incidente.

* * * * * * * * * * * * * * * *  * * * * *

Mi scuso per il tremendo ritardo, ma il mio computer è morto per ben un mese lasciandomi isolata dal mondo. I prossimi capitoli sono però già quasi pronti, quindi prometto che aggiornerò presto. Ma voi recensite!

Approfitto dello spazio per ringraziare mimmyna e micia, spero che continuiate a leggere nonostante la lunga attesa.

A presto!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Koe