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Autore: Lyla Vicious    04/09/2011    2 recensioni
Ad un tratto sentì una mano toccargli il cappotto:” Ho scelto te, nel silenzio della notte, ho scelto te, nello splendore del firmamento ho scelto te…”
Matt alzò il capo, era quella ragazza, la sua voce….sentì per la prima volta dopo tanto tempo lo stomaco attorcigliarsi, non riusciva a proferire parola davanti a lei, il timido ragazzo.
“C-come fai a conoscerla?” le chiese.
“è la mia preferita, sono Vivienne.”
“Vivienne, io sono Matt.” si diedero una stretta di mano.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene si, questo è il terzo capitolo della mia storia. Ringrazio moltissimo Gloria Jailbird perché segue la storia con interesse e la recensisce,Oggi non ero molto ispirata, ma spero che gradiate comunque.
Enjoy it

Black


Camminarono qualche chilometro tenendosi per mano, guardandosi negli occhi che brillavano ogniqualvolta si incontravano. Erano giovani e innamorati. Si sarebbero seguiti in capo al mondo piuttosto di perdersi. Fuori la pioggia scrosciava imperterrita senza lasciare un attimo di tregua, ma nei loro cuori splendeva un sole estivo che nulla avrebbe fatto cessare.
“Taxi!”: Vivienne sbracciò energicamente per far fermare l’auto.
Il conducente, un uomo corpulento con una sigaretta accesa tra le labbra, bloccò il veicolo e li fece salire con un frettoloso cenno della mano.
I due si sedettero.
“Dove siete diretti?” chiese l’uomo con fare burbero.
“Via Schwartz numero 28.” Rispose Viv totalmente tranquilla.
Il tassista percorse una moltitudine di viali in velocità supersonica quasi bruciando l’asfalto.
Una volta arrivati pagarono e uscirono trafilati dal taxi.       
Giunsero all’ingresso di una discoteca elegante, ciò che per la ragazza sarebbe stato all’ultimo grido.
Appena entrati, Viv davanti e Matt dietro di lei, la ragazza si fece trascinare dalla musica dance e dal ritmo cadenzato sparata a tutto volume dalle casse del DJ. Il ragazzo rimase in un angolo a guardarla ballare e muoversi in mezzo alla pista, si sentiva un pesce fuor d’acqua. Gli sarebbe bastata una serata con lei davanti alla TV, non chiedeva altro che la sua compagnia, invece era costretto ad osservarla con il resto della gente che le puntava gli occhi addosso come se fosse una sgualdrina qualsiasi, ma dentro di lei c’era di più e loro, tutti loro, non lo sapevano.
Forse nemmeno lei lo sapeva.
Si mosse verso il bar e chiese un drink, tanto per fare qualcosa e non starsene solo a guardare.
Tutte le volte che uscivano insieme era la stessa storia: prima o dopo l’itinerario avrebbe sempre e comunque compreso una discoteca, si era rassegnato all’evidenza.
Osservò nuovamente Viv, danzava e beveva, beveva e danzava come se non ci fosse stato un domani.
Voleva respirare, respirare la vita a pieni polmoni.
Vivere l’attimo.
Si sentiva inaspettata e travolgente come la vita, era la vita.
La sua vita.
E la musica continuava nella stanza, senza mai fermarsi, senza mai perdere il suo ritmo ipnotico, senza mai smettere di far muovere le membra della giovane.
Questa, per lei era la vita.
Vivere incondizionatamente, senza preoccupazioni per il futuro, con il sorriso sulle labbra, con una luce degli occhi che solo pochi avevano la fortuna di possedere  e quel bagliore non era intenzionato a spegnersi.

Ad un tratto accadde qualcosa.
“Fermate la musica!”
Tutt’intorno si creò un cerchio, la musica cessò come un cuore cessa di battere, solo qualche voce flebile e sconcertata echeggiava nella stanza.
Se ne accorse anche Matt che si fece strada tra la folla.
“Oh no, Vivienne! Cosa le è successo!” fu sconvolto nel notare che quel corpo inerme apparteneva a colei che poco prima sprizzava di vita davanti ai suoi occhi. I capelli scuri le coprivano il viso divenuto incolore e smorto.
Giaceva a terra svenuta.
“La conosci?”
“Si, è la mia ragazza! chiamate un ambulanza, un medico, qualcosa!” Urlò disperato mettendo da parte la timidezza.
Qualcuno allora, sollecitato da lui, si diresse a una cabina telefonica.

Non dovette attendere molto che la sirena di un’ambulanza si fece sentire. Caricarono Vivienne su una barella e il ragazzo salì nel furgone alla volta dell’ospedale più vicino. Il suo cuore era a mille. Tremava tutto, era preoccupato per la vita di lei, appesa ad un filo. Trattenne le lacrime che premevano per inondargli il viso, doveva fare l’uomo. Pensava al peggio e a tutti gli istanti passati con lei fino a quel momento, ma cercava di non mostrare come si sentiva.
Intanto la guardava.
Chissà se avrebbe rivisto quel sorriso, quel viso d’angelo, quella gioia di vivere che solo lei, solo lei possedeva.
  
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