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Autore: RachelDickinson    06/05/2006    1 recensioni
"Prendersi cura di una ragazza malata di cancro, che neanche con la magia può guarire, costretta su una sedia a rotelle e prossima alla morte". Draco Malfoy é un mangiamorte, catturato dagli auror viene sottoposto al giudizio del Wizengamot, e la sopracitata é la pena da scontare per gli omicidi commessi.

Fece un mezzo giro sulla coperta di velluto, categoricamente verde, rotolando su di essa e ritrovandosi ora pancia in su, gli occhi grigi puntati sulla stoffa verde che ricadeva dal baldacchino. Si portò una mano sul viso, stropicciandosi un po' le palpebre, mentre lo colse uno sbadiglio. Non era propriamente sonno. Piuttosto era noia. Ormai tutto gli era venuto a noia. Aveva trovato noioso persino prendere in giro Potty e co. all'ospedale. Questa era davvero una rottura bella e buona. Non gli andava per nulla a genio il doversi occupare di quella sporca babbanofila, e tanto meno dover essere costretto a frequentare quei perdenti. D'altro canto non poteva fare a meno di pensare che questo era meglio che il trovarsi in una cella sudicia ed umida di Azkaban, con dissennatori ovunque e costretto ai lavori forzati.
Si, decisamente prendere Ginevra Weasley sotto la sua ala protettiva era molto, molto meglio.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 1

 

Una sottile ciocca di capelli biondi sfuggì ribelle ricadendo disordinatamente sulla fronte, e mentre ancora osservava incredulo la più piccola dei Weasley sorridere flebilmente bloccata in quel letto d’ospedale, si portò una mano ai capelli, cercando di sistemarli invano, e tentando di scrollarsi di dosso quella strana sensazione di angoscia che lo stava opprimendo. I tre ancora non si erano accorti della sue presenza, e per ora gli faceva comodo, stava ancora cercando di comprendere bene la situazione in cui si era imbattuto, o meglio, in cui lo avevano fatto imbattere con la forza. Raccolse i pensieri, mentre ascoltava i loro discorsi seri, eppure fatti con tanta leggerezza, quasi superficialità. Sentiva la rossa fare addirittura battute autoironiche sul proprio stato. Per quale motivo? Tipico dei Weasley era, forse, umiliarsi a quel modo? Magari non aveva neanche un po’ di amor proprio...

 

Non riusciva a capacitarsi di ciò a cui stava assistendo, pensava che i suoi stessi occhi gli stessero mentendo. Come potevano ridere e scherzare con tanta allegria?

 

“... ma cosa dici Harry?” sentì le due ragazze esclamare all’improvviso, entrambe poi scosse da un eccesso di risatine per qualcosa che aveva detto il moro. Da quando in qua Harry Potter era in possesso di una simpatia così frizzante? Inconcepibile, più del resto anche.

 

Comunque decise di mettere fine a quella situazione al limite della realtà e simulò qualche colpetto di tosse, attirando l’attenzione degli astanti. I tre si voltarono verso di lui, ma solo Ginevra Weasley fu sorpresa di vederlo. A quanto pare non era a conoscenza della situazione come gli altri due, che si limitarono a guardarlo freddamente. Harry fece un piccolo cenno del capo, ma non si sprecò a salutarlo in modo più approfondito. Invece fu Hermione a prendere in mano le redini della situazione. Si avvicinò al biondo, allungando la mano verso di lui per salutarlo civilmente.

 

“Ti stavamo aspettando, Malfoy.” disse, accompagnando il gesto ‘amichevole’ con un piccolo sorriso.

 

Draco lanciò un’occhiata sprezzante alla brunetta, ignorò la mano che gli stava porgendo e disse qualcosa senza neanche guardarla, il suo sguardo era completamente concentrato a studiare la ragazza seduta a letto, la schiena appoggiata al cuscino, la manica del pigiama alzata sul braccio destro lasciava visibile l’ago infilato sotto pelle, in vena, che iniettava il medicinale con una lentezza estenuante.

 

“Invece io non mi aspettavo di trovare VOI qui.” sottolineò il voi con tono quasi disgustato. “Ora capisco come mai mi abbiano tenuta segreta fino ad ora l’identità della malata. Sapevano che non avrei accettato e firmato il contratto se avessi saputo prima che si trattava di una schifosa babbanofila.”

Harry scattò in avanti, ma Hermione allungo un braccio, fermandolo, gli occhi puntati sull’ex mangiamorte.

 

“Ti saresti rifiutato di accettare i termini del contratto? Ma davvero? Caspita, sei coraggioso. Avresti preferito Azkaban a questo?” chiese con un piccolo sorrisetto beffardo. Malfoy non rispose, Harry sorrise compiaciuto: come al solito Hermione sul piano psicologico non aveva rivali.

Ginny cominciò a chiedersi seriamente cosa stesse succedendo. Contratto? Azkaban? Ma di cosa stavano parlando?

 

Disse qualcosa con la sua vocina flebile, irriconoscibile dall’antico tono di voce allegro ed effervescente che l’aveva sempre caratterizzata. “Qualcuno qui può spiegarmi cosa sta succedendo?” chiese aggrottando la fronte.

 

Hermione aprì bocca per dire qualcosa, ma Malfoy fu più veloce.

 

“Si dia il caso che ... mi è stato ‘gentilmente chiesto’ di occuparmi di te... o meglio: di pagare le spese per la tua terapia. Dato che appartieni ad una famiglia di pezzenti, difficilmente arriveresti viva alla fine dell’anno se qualcuno non pagasse il conto.” Un sorriso maligno increspò le sue labbra, mentre senza accorgersene si era avvicinato al letto ed ora era appoggiato alla sbarra ai piedi di questo.

 

Ginny incassò il colpo con un piccolo sorriso. “Come vedo la gentilezza è ancora una delle tue priorità, vero Malfoy?”

 

“Oh.. si... gentilezza... sincerità... chiamala come vuoi.” Rispose con un tono di voce colorito da una piccola nota di sarcasmo.

 

“Beh allora dici a chi te lo ha ‘gentilmente chiesto’ che non ho bisogno dei tuoi schifosi soldi e che non li accetterò mai.”

 

“Caspiterina” disse lui dopo un lungo fischio di approvazione “Sei molto coraggiosa Weasley. Peccato che senza i miei schifosi soldi andresti incontro a morte certa.”

 

Ginny scosse il capo, guardandolo stancamente “Anche CON i tuoi schifosi soldi, accadrebbe comunque, non mi interessa allungare i tempi, mi basta vivere quel che mi rimane da vivere il più lontano possibile da te e da quelli della tua razza.”

 

Draco la osservò un attimo, quindi alzo le mani rassegnato. “Mettiti l’anima in pace, stupida, perché a quanto pare saremo costretti a vederci tutti i giorni, volenti o nolenti.”

 

Ancora Hermione cercò di dire qualcosa, ma fu interrotta nuovamente, stavolta da Harry.

 

“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, eh? Sei sempre il solito bastardo...” disse il moro, o meglio, il termine più appropriato sarebbe vomitò.

 

“Oh, stà zitto Potter. Non avrai creduto lo facessi con piacere? Ma, come mi ha gentilmente ricordato la tua amichetta mezzosangue...” lo sguardo si posò un attimo su Hermione, quindi nuovamente sul ragazzo “... l’unica alternativa sarebbe andare ad Azkaban. No, grazie!”

 

***

 

Buttò la giacca zuppa d'acqua disordinatamente sulla sedia, quindi si avvicinò al letto e si lasciò cadere  su di esso, stancamente. Chiuse un attimo gli occhi, ascoltando il ticchettio dell'orologio e il tintinnio provocato dalla pioggia battente sul vetro della finestra. La luce era spenta e, nonostante fossero appena le tre del pomeriggio, la stanza era quasi buia, poca luce filtrava attraverso le tende verdi e all'esterno il sole era completamente assente, coperto da nuvoloni grigi gonfi d'acqua. Fece un mezzo giro sulla coperta di velluto, categoricamente verde, rotolando su di essa e ritrovandosi ora pancia in su, gli occhi grigi puntati sulla stoffa verde che ricadeva dal baldacchino. Si portò una mano sul viso, stropicciandosi un po' le palpebre, mentre lo colse uno sbadiglio. Non era propriamente sonno. Piuttosto era noia. Ormai tutto gli era venuto a noia. Aveva trovato noioso persino prendere in giro Potty e co. all'ospedale. Questa era davvero una rottura bella e buona. Non gli andava per nulla a genio il doversi occupare di quella sporca babbanofila, e tanto meno dover essere costretto a frequentare quei perdenti. D'altro canto non poteva fare a meno di pensare che questo era meglio che il trovarsi in una cella sudicia ed umida di Azkaban, con dissennatori ovunque e costretto ai lavori forzati.

Si, decisamente prendere Ginevra Weasley sotto la sua ala protettiva era molto, molto meglio.

 

Fece un lungo sospiro, quindi senza sforzo si diede un piccolo slancio in avanti e si alzò a sedere. Si guardò un po’ intorno senza in realtà vedere nulla di cò che gli si parava dinnanzi allo sguardo. Era troppo perso tra i suoi pensieri.

 

Si chiedeva quale fosse il senso di tutta quella messa in scena. Perché affidare una Weasley proprio a lui? La McGranitt e Lupin stavano SICURAMENTE tramando qualcosa alle sue spalle. Il problema era scoprire cosa.

 

Si alzò e cominciò a sbottonarsi la camicia nera, quindi la sfilò, la buttò distrattamente da qualche parte dietro di lui e si avviò verso il bagno.

Si avvicinò al lavandino dove aprì il rubinetto, raccolse abbondante acqua ghiacciata tra le mani e se la gettò sul volto. Quindi rimase un attimo immobile, con la schiena ricurva, le mani appoggiate ai bordi del lavabo.

“Cazzo!” era il suo pensiero da quando aveva messo piede in quella dannata stanza d’ospedale. Era stato freddo. Era stato cattivo e ironico come sempre. Aveva cercato di rimanere indifferente. Eppure ora si ritrovava sconvolto. Ma perché?

Alzò il volto e osservò il proprio riflesso nello specchio. Erano passati sei anni da quel maledetto giorno, quando si diplomò ad Hogwarts. Aveva dimenticato l’accaduto...

 

La paglia era quasi esaurita, un po’ di cenere cadde sull’erba umida, l’aveva accesa qualche minuto prima ed aveva fatto solo due tiri, poi era rimasto fermo, immobile, a contemplare qualcosa in lontananza, la schiena appoggiata al salice in riva al lago, l’espressione pensierosa. Si era appena diplomato. E dunque? Cosa aveva concluso? Il padre morto, la madre ad Azkaban, un vistoso marchio nero nascosto alla bell’e meglio sotto il mantello, che si costringeva ad indossare nonostante fosse estate, calda, afosa, quasi soffocante. Lo sguardo grigio si fermò un attimo sulla sigaretta, quindi sbuffò e la lanciò lontano, in acqua. Quindi gli occhi tornarono ad osservare alcune ragazze Grifondoro che giocavano sulla sponda opposta, ridendo, scherzando, schizzandosi acqua. Così allegre e spensierate, alcune di loro finalmente diplomate, liete di poter entrare finalmente in società, altre semplicemente contente fossero giunte le vacanze estive.

Draco non riusciva ad essere così allegro come loro. Sarebbe entrato a tutti gli effetti nei mangiamorte. E non per suo volere, bensì per ordine di sua padre, che seppur rinchiuso ad Azkaban, aveva ancora una certa influenza su di lui.

Qualcuno interruppe il flusso dei suoi pensieri, sedendoglisi accanto. Non si voltò ad osservare il nuovo arrivato, lo riconobbe dall’inconfodibile profumo della sua acqua ommioddio-quanto-l’ho-pagata di colonia. Era Blaise.

“Perché non vieni anche tu a festeggiare, in sala comune?”

Draco non rispose, si limitò a guardarlo senza in realtà vederlo.

“Ok... ok... domanda stupida, lo so. Sono il tuo miglior amico dopotutto...” disse il moro, facendo spallucce e osservando le ragazze che  fio a quell’istante erano state oggetto di curiosità per l’amico. “Carine, peccato Grifondoro, eh?” chiese cercando di essere simpatico, voltandosi di nuovo verso di lui. In cambio ricevette un’occhiataccia truce. “Va bene, va bene, la smetto. Antipatico...” disse rassegnato, tornando a gaurdare le ragazze. La sua attenzione fu attirata dalla più carina, nonchè dalla più casinara. “Ginevra Weasley. Mi chiedo come mai tu stessi guardando proprio lei, Drakie...”

Stavolta Malfoy non si limitò a fargli un’occhiata di traverso, ma gli buttò l’accendino appresso, colpendolo su una tempia. “Ahi! Mi hai fatto male!”

Draco si alzò ed andò a recuperare l’accendino, borbottando qualcosa che suonava molto come “L’intento era quello.”

Anche Blaise si alzò e seguì l’amico, che si era avviato verso il castello. “Potevi semplicemente rispondere un ‘Non ti riguarda’ o ‘Ti sarai sbagliato’ anzichè lanciarmi quell’aggeggio addosso...” sbuffò massaggiandosi la testa. Improvvisamente Draco si fermò, Blaise gli finì addosso. “Insomma, che c’è ora? Perché ti sei fermato?”. Draco si voltò verso di lui, la stessa espressione pensierosa ed indecifrabile di poco prima. Lo sguardo vagò nuovamente verso l’altra sponta del lago, di nuovo su Ginevra Weasley. “Mi chiedo come faccia ad avere tanta gioia di vivere. Secondo te è normale amare così tanto la vita?” chiese chiudendo gli occhi, ascoltando la risata cristallina della ragazza che sembrava averlo colpito molto in fondo, scalfendo quella corazza da serpeverde che si era costruito negli anni. Blaise lo guardò interrogativo.

“Ti senti bene, Dra?”

Il biondo guardò l’amico. “Si... solo... mi chiedevo se l’essere tristi e musoni fosse una caratteristica di noi serpeverde, mentre l’essere sempre felici e grati anche di quel poco che la vita gli ha dato sia una priorità dei Grifondoro...”

Blaise abbassò un secondo lo sguardo sull’erba verde, riflettendo. Quindi rialzò il viso e fece spallucce. “Non so. Forse...”

Si guardarono, Blaise fece spallucce, quindi si avviarono verso il castello. Draco si fermò ancora un momento ad osservare la ragazza, che stava spruzzando acqua alle sue compagne che fuggivano ridendo. Per un istante, quando lei si fermò esausta ed alzò lo sguardo verso di lui, i loro occhi si incrociarono. Le inclinò un po’ il capo di lato, chiedendosi forse come mai lui la stesse guardando, ma non ebbe alcuna reazione spropositata, fece un piccolo sorriso, quindi si voltò di nuovo presa alla sprovvista da spruzzi d’acqua delle sue compagne, che cominciò a rincorrere, fingendosi arrabbiata.

Era bella Ginevra Weasley.

Ma scacciò subito quel pensiero e tornò nel castello, in seguito si sarebbe dimenticato di quegli attimi e non ci avrebbe più pensato fino a...

 

... fino ad ora. Si era dimenticato di essere rimasto profondamente colpito da quella ragazza in passato. Ed ora aveva realizzato improvvisamente che anche una persona come lei, con tanta gioia di vivere, poteva ammalarsi.

“... ammalarsi e morire...” sussurrò.

Scosse un po’ la testa, allontanando ancora una volta i pensieri su Ginevra Weasley.

Si sentì sopraffatto da uno strano senso di inquietudine.

 

Quella notte, Draco Malfoy non chiuse occhio...

 

...continua...

  
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