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Autore: RachelDickinson    06/05/2006    6 recensioni
"Prendersi cura di una ragazza malata di cancro, che neanche con la magia può guarire, costretta su una sedia a rotelle e prossima alla morte". Draco Malfoy é un mangiamorte, catturato dagli auror viene sottoposto al giudizio del Wizengamot, e la sopracitata é la pena da scontare per gli omicidi commessi.

Fece un mezzo giro sulla coperta di velluto, categoricamente verde, rotolando su di essa e ritrovandosi ora pancia in su, gli occhi grigi puntati sulla stoffa verde che ricadeva dal baldacchino. Si portò una mano sul viso, stropicciandosi un po' le palpebre, mentre lo colse uno sbadiglio. Non era propriamente sonno. Piuttosto era noia. Ormai tutto gli era venuto a noia. Aveva trovato noioso persino prendere in giro Potty e co. all'ospedale. Questa era davvero una rottura bella e buona. Non gli andava per nulla a genio il doversi occupare di quella sporca babbanofila, e tanto meno dover essere costretto a frequentare quei perdenti. D'altro canto non poteva fare a meno di pensare che questo era meglio che il trovarsi in una cella sudicia ed umida di Azkaban, con dissennatori ovunque e costretto ai lavori forzati.
Si, decisamente prendere Ginevra Weasley sotto la sua ala protettiva era molto, molto meglio.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 2

 

Le rimboccò un po' le coperte, sistemandole al meglio in modo che stesse calda e comoda. Prese una salvietta dal comodino e le asciugò la fronte madida di sudore, quindi tornò a sedersi sulla sedia accanto al letto, prendendo una mano sottile di lei tra le sue, grandi e forti. Era così minuta la sua Ginny. Così debilitata. Così magra... Eppure era ancora così bella.

 

Allungò una mano verso la lampada sul comodino ed abbassò d'intensità la luce, in modo che non infastidisse la giovane che riposava nel letto. Erano appena le sette di sera, ma fuori era buio come fosse mezzanotte, forse per quell'insistente brutto tempo che rispecchiava così tanto il suo umore.

Lo sguardo si perse ad osservare i rivoli disegnati sul vetro della finestra dai goccioloni di pioggia. Si chiedeva come mai il tempo peggiorasse di giorno in giorno, così come la salute di Ginny. La sua piccola Ginny. Osservò i delicati lineamenti del suo volto, ammorbiditi ulteriormente dalla luce ora fioca.

 

"Dio, perché proprio lei?" si ritrovò a sussurrare. Ancora non era riuscito ad accettare quella situazione. E la cosa peggiore era che sapeva perfettamente di non poter fare nulla per lei. Lasciò la mano della ragazza e si alzò dalla sedia. Aveva bisogno di uscire un po' dalla stanza. Erano giorni che era combattuto tra il rimanere sempre con lei o il cercare di non andare a trovarla troppo spesso per lasciarla riposare. Alla fine aveva trovato il giusto equilibrio, ed Hermione gli aveva riferito qualche giorno prima che Ginny era stata molto contenta della sua scelta. Era stata contenta di sapere che lui non era così ossessionato da quella cosa da smettere di vivere la sua vita. Quello che Ginny non sapeva è che se lui faceva ciò era perché ne era davvero troppo ossessionato, e non voleva diventare ossessivo e morboso. Ma si stava seriamente trattenendo dal non chiedere un permesso per rimanere con lei giorno e notte, sempre.

 

Il cigolio della porta, comunque, lo ripescò dai suoi pensieri. Si voltò verso questa e notò con disappunto Luna e Ron entrate con quell'essere di cui tanto detestava anche solo pronunciare il nome, Draco Malfoy.

 

"Malfoy..." disse in tono sprezzante, facendo un piccolo cenno col capo come per salutarlo. Ma neanche troppo accentuato fu questo cenno. Non voleva essere troppo educato con lui, se lo faceva era solo perché gli era stato chiesto da Hermione.

 

Era la seconda volta che Malfoy andava a trovare Ginny, e lui ne aveva già piene le scatole di questa situazione. Ma perché proprio lui? Perché non un altro? CHIUNQUE altro sarebbe andato meglio al posto di Malfoy.

 

"Sarà meglio che vada..." buttò lì il moro, e Malfoy non se ne dispiacque più di tanto. Harry recuperò la sua giacca di jeans, quindi si avviò verso la porta. Passò accanto al biondo, i due si guardarono chiaramente in cagnesco, quindi lo superò ed uscì dalla stanza, seguito da Ron che esordì in un allarmato "Aspetta devo parlarti" ed uscì anche lui, richiudendo la porta alle proprie spalle, lasciando a Luna il compito di assicurarsi che Malfoy non facesse cose 'strane'.

 

La biondina si avvicinò ad una finestra e prese ad osservare fuori. "Che tempaccio..." disse con il suo solito tono di voce soave, quindi si voltò verso il biondo ed abbozzò un sorriso. "Mi dispiace tu l'abbia trovata che dorme, ti annoierai, ma purtroppo quando è sotto chemio dorme molto, finchè non finirà questo ciclo la troverai spesso a... diciamo così, sonnecchiare..." spiegò avvicinandosi al letto e prendendo una mano della sua migliore amica tra le sue. Era così fredda. Eppure sudata.

 

Draco era rimasto immobile ad ascoltare le parole di 'Lunatica' Lovegood, quindi si avvicinò al letto. Non era da lui essere curioso, tuttavia non aveva nient'altro di meglio da fare.

 

Scosse un po' il capo, osservando la figura minuta distesa nel letto. Ma a chi voleva prendere in giro? Se stesso, no di certo. Lui sapeva perfettamente che in realtà quella situazione lo interessava, in un certo senso lo incuriosiva.

 

"Cos'ha precisamente?"

 

Luna alzò lo sguardo elettrico su di lui, sbattendo un paio di volte le palpebre, pronta a buttar fuori una delle sue verità... beh... vere. E molto imbarazzanti. "Ti interessa la situazione di Gin. Perché?" chiese dimentica di rispondere alla domanda di lui.

 

Lui sbuffò un po', sedendosi sulla sedia accanto al letto. Era ancora calda, pensò che forse era stato seduto Potter lì, così si alzò subito, battendosi un paio di volte una mano sulla parte posteriore dei Jeans, come a voler scacciare via i germi che Harry aveva lasciato sulla sedia.

 

"Non mi interessa. Non ho nulla di meglio da fare, tutto qui, e dato che il contratto prevede visite giornaliere di due ore, non posso sottrarmi a questa agonia, se non cercando di far passare il tempo chiacchierando!" spiegò atono, eppure la sua voce tradì un vago senso di irritazione.

 

"E ora perché ti sei irritato?" chiese Luna, ancora buttandolo in una situazione imbarazzante.

 

"Ti avevo fatto prima io una domanda. Cos'ha precisamente questa sporca babbanofila?"

 

Luna storse un po' il naso. "Si chiama Ginny."

 

"CAZZO!" sbottò schizzando in piedi, guardandola truce. Ginny sussultò al suo tono di voce così alto e irritato e si guardò intorno confusa e spaesata.

 

"Che succede?" chiese col battito molto accelerato.

 

Luna guardò prima Draco, impassibile, poi Ginny, dolcemente.

 

"Niente. Solo che il nostro caro Draco ha bevuto troppo caffè ed è un po' nervoso. Vado a fargli una camomilla..." disse avviandosi verso l'uscio e lasciando soli i due, canticchiando sognante mentre richiudeva la porta alle proprie spalle. era così sbadata e svagata che si era dimenticata che Ron aveva categoricamente proibito a Malfoy di rimanere solo con Ginny.

 

La rossa osservò la porta un paio di secondi, quindi guardò il biondo. Cerco a fatica di alzarsi a sedere, invano. Odiava quella situazione, ma gli chiese comunque aiuto, odiava rimanere sdraiata quando era sveglia.

 

"Aiutami a tirarmi su..." disse acida.

 

"Aiutami a tirarmi su, PER FAVORE" disse lui prendendola un po' in giro.

 

"Perchè mi dici per favore? Non posso mica aiutarti a tirarti su!" rispose lei con un sorrisino furbetto.

 

Lui alzò un sopracciglio, perplesso.

 

"Sei sempre così simpatica Weasley?"

 

"E tu sei sempre così gentile con i malati terminali, Malfoy?"

 

Lui la guardò algido.

 

"Adesso mi aiuti, PER FAVORE?" chiese sbuffando.

 

Lui non aggiunse altro. Si avvicinò un po' di più al letto, si curvò verso di lei e passò due mani sotto le sue braccia, alzandola con molta facilità, quasi fosse una piuma. Fu sorpreso di sentire solo pelle e ossa sotto le sue mani. Insomma non era mai stata cicciottella, tuttavia ricordava perfettamente fosse molto formosa. Ora invece tra le mani si ritrovava uno scheletro. Per di più notò per qualche oscuro motivo che la sua taglia di reggiseno si era ridotta ad una seconda scarsa. Finalmente la osservava da vicino e così, nonostante la penombra che regnava nella stanza, potè rendersi conto fino in fondo di avere a che fare con una moribonda. Gli occhi scavati, le guance bianche, gli occhi neri più sporgenti di quel che ricordava e sicuramente meno allegri. La sistemò meglio seduta, ma non si mosse dalla sua posizione.

 

"Hai intenzione di rimanere così per molto?" chiese la ragazza, aggrottando la fronte, perplessa.

 

Lui allontanò quei pensieri sulle condizioni della giovane, quindi si scostò da lei, tornando a sedersi sulla sedia, dimentico dei germi di Harry Potter.

 

La osservò sistemarsi il cuscino dietro la schiena, quindi fare un piccolo sbadiglio, nascosto goffamente da una mano.

 

"Da quanto sei qui?" chiese la ragazza, meccanicamente, per rompere il silenzio imbarazzante.

 

Lui lanciò un'occhiata all'orologio da polso. "Saranno una decina di minuti..."

 

Lei si grattò una guancia, abbassando lo sguardo sulle lenzuola di flanella. E neanche lui sapeva cosa dire esattamente. Gli sembrava tutto così assurdo che dire qualcosa gli sembrava una scelta banale. Non c'era molto da dire, quindi perché sforzarsi di farlo?

 

Ma dopotutto non riuscì a trattenersi e ripetè la stessa domanda che aveva fatto a quella svampita della Lovegood. Ok, non erano propriamente affari suoi... anzi si, lo erano! Dopotutto ci metteva i soldi, voleva almeno sapere per quale "buona causa" lo stava facendo.

 

"Cos'hai?"

 

Lei fu presa alla sprovvista. Alzò lo sguardo verso di lui. "Com... io ... non ho nulla!"

 

Lui sbuffò, già spazientito. "No, no! Intendo... cos'hai... che malattia... perché sei ricoverata?" ripetè cercando di contare fino a dieci per darsi una calmata.

 

"Ah..." lo sguardo nero come il petrolio di lei saettò attraverso la stanza, verso la porta. Era chiusa, non c'era nessun rumore che le facesse sperare nell'arrivo di qualcuno. Nulla. Doveva rispondere. Dopotutto lui aveva il diritto di sapere. "Cancro..." disse come fosse una cosa da nulla. "Mi hanno diagnosticato un cancro... alle ovaie... " arrossì un po' "... e... e nulla... metastasi... un po' ovunque..." terminò la frase in un soffio e con grande sforzo.

 

"E non possono fare nulla di più di questa stupida cura babbana?" chiese osservando accigliato la boccetta che pendeva in aria, appesa all'asta, e da cui si allungava un lungo tubo che finiva in un ago conficcato nella vena della ragazza. Patetico. Non avrebbe mai immaginato che al S. Mungo usassero ancora rimedi babbani.

 

"Purtroppo... non si può intervenire con la magia... Non è naturale... le mie cellule sono impazzite in seguito ad una fattura di un mangiamorte..." sottolineò la parola mangiamorte con fare sprezzante, quindi lo guardò risentita. Anche lui era un mangiamorte. E anche se indirettamente, anche lui era colpevole della situazione. Ma pensare così non la fece stare meglio.

 

"Credevo che voi Auror foste addestrati contro questo genere di cose..." disse lui aspro. Al diavolo le buone maniere. Quella tipa lo stava dando sui nervi.

 

"Beh ma se uno schifoso mangiamorte come quel tuo compare mi ha presa alle spalle io cosa posso farci? Ero circondata ed arrivò lui bello allegro a tirarmi una maledizione... non potevo ritirarmi o spostarmi, sarei finita proprio addosso agli altri tuoi compari."

 

"NON CHIAMARLI... " si rese subito conto di aver alzato troppo la voce, cosa che non era nei termini del contratto. Contò di nuovo fino a dieci e cercò di calmarsi. "Non chiamarli 'i miei COMPARI'" sibilò a denti stretti.

 

Lei fece spallucce. "come vuoi. La situazione non cambia comunque."

 

Lui si alzò ancora una volta dalla sedia e camminò un po' per la stanza. Un sonoro TOC-TOC mise termine a quella situazione assai imbarazzante, per non dire assolutamente irritante. Entrambi si voltarono verso la porta, Ginny notò con piacere Lupin e Tonks, quest'ultima aveva un piccolo fagotto azzurro tra le braccia: era la copertina in cui era raggomitolato Sirius, il loro primogenito, un neonato dolcissimo, ma tutto pepe, proprio come il suo defunto omonimo.

 

"Ginny!" disse Tonks contenta, rifilando il piccolo tra le braccia del marito e catapultandosi verso il letto, dove abbracciò la ragazza, tutto questo sotto lo sguardo di un contrariato Malfoy. Era odioso che qualcuno arrivasse a trovare la rossa proprio quando c'era lui. Non gli faceva piacere essere visto da lei, anche se ormai, tramite i quotidiani, la notizia della sua pena decretata da Wizengamot aveva fatto il giro dell'intro globo terrestre. Sentì la donna con quei terribili capelli rosa parlare animatamente con la piccola dei Weasley, che invero si era illuminata nel vedere entrare il suo ex professore e sua moglie. Spostò lo sguardo su Lupin, e si rese contro, ancora contrariato, che quest'ultimo lo stava osservando.

 

"Malfoy!" disse Remus con un sorriso cordiale avvicinandosi al biondo, il fagottino tra le braccia continuava a dormire beato.

 

"Lupin..." solito cenno del capo.

 

"Visita di routine?" chiese il capo del Wizengamot, soddisfatto.

 

Draco invece si sentiva come uno che voleva assolutamente scappare da un luogo che non gli andava particolarmente a genio. "Eh già..." disse solo, mantenendo lo sguardo sotto quello dell'altro, senza far trasparire alcuna emozione.

 

"Quando hai cominciato? Spero ieri come era stato da me predisposto..." disse alzando un po' la voce per farsi sentire dal biondo al di sopra degli schiamazzi delle due, che ora ridevano. Tonks aveva la rara abilità di mettere di buon'umore Ginny, che ormai rideva con pochi.

 

"Si... ieri..." l'ex mangiamorte non aggiunse altro, continuando a sostenere lo sguardo, senza titubanze.

 

Remus lo osservò ancora un attimo, il solito sorriso amabile dipinto in volto. Poi si allontanò da lui e, dandogli le spalle, si avvicinò al letto. Salutò la "dolce Ginny", come la chiamava lui, come un caloroso abbraccio, quindi le posò il piccolo Sirius tra le braccia, che si svegliò, osservò la ragazza qualche secondo poi rise. Era un bimbo allegro e gli piaceva molto giocare con Ginny. "Vogliate scusarci un attimo..." esordì ad un certo punto Remus e, ricevuta risposta dalle due ('Prego') trascinò Malfoy fuori dalla stanza.

 

Ora i due camminavano fianco a fianco, in corridoio. Draco fu il primo a prendere parola.

 

"Non ho voglia di ramanzine a quest'ora..." sbuffò frugando in una tasca, da cui estrasse una sigaretta e l'accendino. Si ficcò la paglia in bocca e cercò di accenderla, ma Remus gliela tirò subito via. "Non si fuma qui..." disse sempre sorridendo, gettando la sigaretta in un cestino poco lontano. Quindi si rivolse al biondo.

 

"C'è stato un piccolo cambiamento nelle disposizioni."

 

Malfoy lo guardò non troppo interessato. Tanto ormai cambiavano quando cavolo pareva a loro, quindi non vedeva come una sua qualsiasi reazione avrebbe potuto cambiare le cose.

 

Non ricevendo risposta dal ragazzo, Remus continuò a parlare.

 

"Alla fine della terapia, Ginevra verrà dimessa dall'ospedale, sarebbe inutile tenerla ancora qui fino alla terapia del prossimo mese.

 

Draco non sembrava ancora molto interessato.

 

"Verrà a stare a Malfoy Manor"

 

Il ragazzo si bloccò e ci mise qualche secondo prima di incamerare le informazioni nel cervello.

 

"CHE COSA?" disse infine, osservando il suo ex insegnante di DCAO come fosse un alieno.

 

NO! Questo no! Non avrebbe mai permesso a quella stupida moribonda babbanofila di mettere piede in casa sua.

 

Però poi osservò l'espressione irritata di Lupin, che col solo sguardo gli fece intuire la minaccia di mandarlo ad Azkaban.

 

"Ok... ok..." si arrese ancor prima di cominciare a sbraitare. Non sarebbe servito a nulla, se non a peggiorare la situazione.

 

Quando uscirono fuori un balcone, si passò agitato una mano tra i capelli, quindi prese una nuova sigaretta e tentò di accenderla.

 

"Ovviamente alcuni Auror verranno con lei per assicurarsi che tutto proceda bene" aggiunse Remus, pacato.

 

L'accendino scivolò dalle mani di Draco Malfoy, rimbalzando sul pavimento e scivolando giù dal balcone, infrangendosi al suolo, tre piani più sotto.

 

...continua...

  
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