Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: ryuzaki eru    12/09/2011    10 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eccolo… Ma sei veramente qui al secondo capitolo???!! Be’…Grazie infinite!!
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 

2. Death Note

 
«Che si organizza domani sera?» Disse Pietro, accartocciando la carta del panino che aveva appena finito di mangiare.
«Non ne ho idea. Ma facciamo qualcosa perché ho una gran voglia di divertirmi! Niente birretta e quattro chiacchiere! Mi hanno detto che c’è un locale dove in gruppo puoi giocare con delle pistole tipo laser e fare la guerra!» Rispose Emma, entusiasta.
«Uhm. Non è che mi attiri tanto, l’avrei buttata più sulla serata tranquilla…»
«Che strazio che sei! Ma dopo una settimana passata a scartabellare documenti e pubblicazioni che altro ti ci vuole di così tranquillo?!» Commentò lei sospirando.
«Magari avrai pure ragione, ma è un periodo che sono stanco e di fare la lotta non è cosa… Io non lo so tu come fai, a volte mi sembra di parlare con un ragazzino di sedici anni. Beata te!»
«E meno male che ti capita solo qualche volta! Sì, sedici anni, però posso tornare a casa all’alba e non devo avvisare nessuno. È il massimo no? E dai, vecchione, come fai a resistere senza giocare! Ah già, tu sei quello di Warhammer… E ti stimo. A proposito, all’ultima fiera c’era uno stand di Warhammer, mi ero dimenticata di dirtelo! … In effetti ognuno ha il suo… di “gioco” intendo!»
«Appunto!»
«Caffè?» Chiese Emma, alzandosi.
«Assolutamente sì! Oggi è il turno mio!»
Emma e Pietro avevano mangiato un panino sulle panchine dei giardinetti di piazza Venezia. Era una bellissima giornata, col cielo azzurro e terso ed il sole caldo, era ottobre.
Si avviarono verso il solito bar, quello un po’ triste, ma più di quartiere.
Dopo si rinchiusero di nuovo nel silenzio del loro lavoro.
Be’ in fondo anche questo è un modo per non pensarci…
 
Il monitor si era spento, toccò il mouse e riapparse la pagina di word su cui stava lavorando.
Ricominciò ad appuntare tutti i dati che aveva trovato prima della pausa pranzo e ci mise parecchio, perché erano veramente tante cose. Buona parte del pomeriggio passò senza che lei se ne accorgesse…
Quando ebbe finito, riprese a spulciare il periodico che aveva davanti.
Dopo un po’ trovò qualcos’altro che le interessava e che doveva nuovamente essere annotato. Alzò gli occhi ed era partito lo screensaver.
Ma chi cavolo è questo!
Sullo schermo, per qualche secondo, rimase l’immagine di un personaggio sconosciuto…
Poi si dissolse e dal basso la foto nota dell’ultima vacanza a Londra si posizionò al centro del monitor…
Emma drizzò la schiena poggiandola allo schienale della sedia e sollevò lo sguardo.
Pietro a testa bassa di fronte a lei continuava a sfogliare indici.
Qualche ticchettio qua e là di tasti.
Un colpo di tosse.
Riabbassò gli occhi ed aprì la cartella delle immagini caricate appositamente per lo screensaver.
Aveva scelto le più belle e le più assurde, così poteva godersele casualmente più spesso e in fondo continuare a “giocare” anche mentre lavorava. Charlot ed il monello, la linguaccia di Einstein, lei e Viola adolescenti con un paio di occhialoni di plastica super fashion e super colorati davanti ad una bancarella di Granada, Hawl ed il suo folle castello errante, Jhonny Depp nelle vesti del grande Willy Wonka, Capitan Harlock… e poi… e poi quel perfetto sconosciuto!
Era certamente il personaggio di un qualche cartone animato, di un anime… ma quale?
Seduto a gambe incrociate, appoggiato alle braccia che teneva distese dietro, capelli scuri, cortissimi ma scompigliati sotto il cappuccio di una felpa nera, sul viso l’ombra appena accennata di una barba non rasata quotidianamente, espressione stanca e sorrisetto ironico. Non era male… ma chi diavolo era?!
Emma rimase un po’ a fissarlo, poi prese il portatile e lo girò verso Pietro rimanendo in silenzio.
Lui alzò la testa e osservò per qualche istante lo schermo. Poi rivolse lo sguardo su Emma che lo osservava seria.
La scena era un po’ buffa: lei tutta presa, con gli occhi tondi tondi. Pietro con la bocca fece la strana smorfia di chi sta per ridere e bisbigliò.
«Siamo proprio arrivati eh!» Normalmente, in una situazione come quella, sarebbe potuta scattare la risata isterica da stanchezza, incentivata dal fatto che semplicemente non potevano farlo lì dentro.
Allora Emma prese lo stesso registro di Pietro e serrò le labbra come per contenersi, poi avvicinò ancora di più il computer verso di lui, per incitarlo a dire qualcosa.
«Ancora? Vuoi gli applausi? Mezzo milione di teenagers se l’è appeso a grandezza naturale sulla porta della camera. L’altra metà ha pensato che fare il ladro fosse una vera forza! L’ho pensato pure io…»
Quel tizio disegnato era un personaggio abbastanza famoso da essere conosciuto anche da Pietro, che non era appassionato di manga e anime…
Non si tratta allora solo di semplici differenze o assenze… C’è anche qualcosa in più… Soprattutto qualcosa che mi piace, se l’ho scelta per lo screensaver… Questa sì che è mancanza di memoria… Riguarda i miei gusti, le mie passioni, insomma la mia vita!
Non ho la più pallida idea di chi sia un personaggio apparentemente stranoto dei fumetti che, a quanto pare, io stessa dovrei adorare!

Emma si riavvicinò il pc e glissò le parole di Pietro.
Continuò invece a smanettare tra tutte le foto. Non sembravano esserci altre new entries…
Non poteva continuare però. Se si incastrava in quel modo non avrebbe combinato niente e si era prefissata di finire di controllare quei volumi per chiudere quella settimana. Era molto metodica in questo.
Cominciò allora a scribacchiare le annotazioni, senza molta concentrazione però.
Poi riprese a cercare nel libro e riuscì a dedicarsi con più attenzione.
Passò poco più di mezz’ora. Non vi aveva trovato nient’altro di utile e mise via il testo.
Aprì il successivo.
Dopo un po’ risollevò lo sguardo sullo schermo e, pur sapendo che era meglio non farlo, attese che il personaggio per lei senza nome riapparisse…
Eccolo…
Chissà se sul computer fisso di casa aveva qualcos’altro su di lui…
Basta! Non c’è verso di continuare! Cosa succederà mai se questi volumi li controllerò lunedì? Poche ore non mi cambieranno la vita, la scadenza di consegna è abbastanza lontana ed io ho già fatto buona parte del lavoro!
Salvò i dati e poi si rivolse a Pietro.
«Io abbandono un po’ prima oggi. Sono lessa, il venerdì si fa sentire più del solito.»
«Fai bene. Anche io sarei tentato, ma dato che lunedì mattina arriverò più tardi ed il pomeriggio qui sarà chiuso… Ora continuo ancora un po’ e vedo.»
«Ok. Allora ciao, in caso ci si sente per domani sera.»
 
Quando uscì era già quasi buio e faceva un po’ freddo. Sistemò meglio la sciarpa leggera, infilò le cuffiette, si accese una sigaretta e si incamminò verso via del Corso, con la musica ad alto volume nelle orecchie.
Imboccò una stretta traversa a destra ed entrò in fumetteria.
Come faceva a trovarlo lì in mezzo? Ci saranno state centinaia di serie… Non poteva neanche chiedere perché non conosceva il titolo… Forse era stata una perdita di tempo.
Cominciò comunque a guardarsi intorno. Andò dove si trovavano le serie più note, quelle che venivano ristampate più volte anche con veste migliore. Naruto, Bleach, Angel Sanctuary… Ok, queste se le ricordava tutte, nulla di nuovo… poi… He! Felpa nera, viso stanco…
Eccolo… E’ lui… Cavolo, è proprio famoso…
Più in alto c’erano tutti i volumetti in fila, dovevano essere 13 in tutto. Prese il primo volume. Lo sfogliò delicatamente. Sembrava un po’ noir, bellissimi ed accattivanti disegni. Le sarebbe piaciuto. Lo avrebbe quasi comprato, se non ci fosse stata tutta quella assurda situazione… ma lo rimise apposto e uscì…
Sembrava un po’assente mentre se ne ritornava indietro, stanca, ma avvolta da un turbinio di pensieri che i più attenti avrebbero percepito non sereni.
Non camuffava gli stati d’animo, non era intenzionata a farlo, non ci provava nemmeno, mai.
Non le importava.
Emma non ci pensava e non lo sapeva, ma in quel momento era stranamente e particolarmente bella.
Sguardi inavvertiti di uomini e donne accompagnavano la sua figura alta e sottile, catturati per qualche breve istante da un qualcosa che nemmeno loro sapevano spiegarsi.
Non c’era nulla di appariscente, di studiato o bello in quello che indossava. Jeans scuri, un po’ scoloriti per i troppi lavaggi, leggermente cedevoli e affusolati si appoggiavano morbidi sulle scarpe da ginnastica di camoscio verde scuro. Un cappotto di velluto nero, leggermente ampio, le arrivava un po’ sotto le ginocchia ed era coperto da uno sciarpone, avvolto ripetutamente intorno al collo, ma ancora lungo fin oltre le tasche. I lunghissimi capelli, scuri e morbidi, erano raccolti disordinatamente in alto con una matita e ciocche molli e lievemente curve ricadevano sulla schiena e le incorniciavano il volto ovale e pallido. Gli occhi non avevano un filo di trucco, ma erano grandi e, con la poca luce della sera, sembravano quasi grigi.
 
Quando arrivò davanti alla porta di casa, sfilando le chiavi dalla borsa le cadde a terra il cellulare. C’erano una chiamata persa ed un messaggio di Viola. Entrò e chiuse a chiave la porta dietro di sé. Si tolse il cappotto e la borsa e prese il telefono di casa.
«Ehi, ciao. Scusa, ho visto ora che mi avevi chiamato, ma avevo dimenticato la suoneria spenta da quando sono uscita dalla biblioteca. … Un aperitivo eh? Non lo so, sono rientrata ora e sono veramente a pezzi, mi sa che stasera passo… Non vado neanche agli allenamenti. Ho bisogno di una doccia, di mangiare e piazzarmi sul divano a leggere… Tu esci? … Allora magari ti chiamo dopo cena  e chiacchieriamo. Ok allora a dopo»
Si infilò sotto la doccia.
Era vero che era stanca, ma in verità voleva stare da sola, perché non poteva proprio parlare con nessuno di quello che le stava succedendo… Voleva continuare a ragionarci e doveva, purtroppo, farlo in solitudine.
Con l’acqua calda che le scorreva addosso pensava.
C'è una serie di cose che sembra aver cambiato “etichetta”, tipo la Apple che è diventata Bite.
Ce ne sono altre che non sembrano mai essere esistite.
Col fumetto di oggi ho scoperto che ce n’è almeno una completamente nuova per me, almeno ora, ma dalle tracce che mi circondano è evidente che c’è stato un momento in cui la conoscevo.
Il sonno ed il risveglio mi creano uno strano stato confusionale… Comincio a credere che anche quest’ultimo disagio sia collegato al resto. Tutto è cominciato su per giù nello stesso momento. C’è una cesura temporale precisa…
Mi sto incastrando.   È
  da ieri sera che non penso ad altro… Ma che cavolo sto facendo?
Quando uscì dal bagno, con l’asciugamano addosso ritelefonò subito a Viola.
«Ho cambiato idea! Che cosa sto a fare da sola a casa! Carpe diem, giusto? … D’accordo, il tempo di mettermi qualcosa addosso. Allora aspetto che mi fai lo squillo. A tra poco.»
Tutto questo era molto da Emma.
 
Si divertirono e la serata passò. Anche il sabato trascorse. E Emma non pensò. Poi però arrivò la domenica.
Era mattina tardi ed alla tv stavano mandando i cartoni animati quando Emma, intorpidita, mise su la macchinetta del caffé e fece colazione col pane e la marmellata.
Quando la puntata finì, spense la televisione e telefonò a casa dei genitori.
«Ciao, che fate? … Ah bravi, salutatemeli. … Sì sì, ce l’abbiamo anche fatta ad organizzare la serata: ci siamo andati e ci siamo divertiti tantissimo, anche Pietro che era scettico. … No, domani mattina sarò rinchiusa come al solito lì dentro, però stavo pensando di venire a pranzo, visto che in biblioteca avranno una riunione e nel pomeriggio chiuderanno. Tanto poi ho solo gli allenamenti in serata, quindi posso rimanere e chiacchieriamo un po’. … Ok, allora ti lascio uscire, se no papà ti sbrana. A domani. Ciao mamma.»
Accese il pc e selezionò una manciata di brani da ascoltare.
Mise il latte e la marmellata in frigo ed il resto nel lavandino. Ritirò i panni dalla lavatrice e li stese.
Poi si guardò intorno. C’erano i vestiti di tutta la settimana poggiati qua e là. Osservò gli abiti sullo stendino. Erano sufficienti. Tirò su le spalle e si andò a lavare.
Forse ora la mente era più pronta.
Si appollaiò come al solito, a gambe incrociate sulla sedia, sistemò grossolanamente uno sopra l’altro i volumi aperti e le carte che stavano sopra la scrivania e sul pc aprì la cartella ricreazione, dove teneva tutto ciò che le piaceva e che contribuiva a rendere la sua vita piena e divertente, al di là degli affetti, di tutti gli interessi che la colmavano, delle vacanze… Aveva una cartella apposita.
All’interno c’erano altre cartelle divise per genere: foto divertenti, testi canzoni, costumi carnevale, teatro, immagini anime, disegni miei
Trapelava lo stesso modo di approfondire, lo stesso sistema analitico e lo stesso rigore che la caratterizzava in tutto, nello studiare, nel lavorare, nel leggere, nel prendere appunti…
Eppure non era affatto ordinata.
Metodo e ordine non sono necessariamente legati.
Come aveva supposto c’erano altre due immagini di He, oltre quella caricata sullo screensaver del portatile, ma erano sciolte, buttate nel mucchio di quelle isolate che salvava disordinatamente tutte insieme, perché troppo esigue per essere raggruppate sotto un comune denominatore. Dunque quel manga le piaceva…
Era inquietante dover fare considerazioni del genere su stessi, come se si dovessero trarre conclusioni sulla personalità di qualcuno che non si conosce e lo si dovesse fare senza poterci parlare, ma solo sulla base di quello che si trova in casa sua mentre lui non c’è.
E comunque sì, quel manga le piaceva, anche se non così tanto come…
Si aprì l’avviso di dialogo di msn.
In realtà non era una gran fan della comunicazione on-line in tempo reale, ma messenger era l’unica cosa a cui aveva ceduto ormai da qualche anno. Era infatti il solo modo di rimanere in contatto con persone che non voleva assolutamente perdere nella sua quotidianità solo perché vivevano dall’altra parte del mondo.
Bastava una mano per contarle: Misao, che viveva a Tokyo ed aveva fatto uno stage in Italia mentre faceva l’università, e gli amici londinesi che rivedeva ogni volta che partiva con i genitori per la terra natale di sua madre, la vecchia Inghilterra.
 
Misao scrive: Ciaooooooooo! Risorgo ora da due settimane incredibili, il prof. ci ha ucciso con la preparazione di quel convegno!
Emma scrive: Ehiiiiiiiii! Com’è andato?

Da quando si era laureata, Misao collaborava con il suo professore ed Emma faceva il tifo per lei.
Misao scrive: Molto bene, ma ero tesissima, avevo anche pensato di kiederti qualche consiglio, ma il tempo è stato così poco…
Emma scrive: No, che peccato! Mi trovi sempre pronta per qualke cavolata per tirare su il morale

Misao scrive: Sei sempre la solita! A parte quello ke penso io, ke altro dovrebbe dirti il prof., oltre quello che ti ha già detto, per farti capire ke sei un elemento molto prezioso!!!

Misao scrive: Ci sei?
Emma scrive: Scusa, sto controllando un attimo una cosa…
Misao scrive: Ok. Approfitto anch’io. Mi sta squillando il telefono. Rimani in linea comunque
Emma scrive: Ok

 
Solo dopo il primo scambio di battute Emma aveva notato che il nome con cui compariva su msn era semplicemente il suo.
Quando aveva creato l’account le era piaciuta l’idea che lì poteva inventarsi qualunque cosa, che non era vincolata ai dati anagrafici. Ad assidui frequentatori di chat, forum e simili questo potrà sembrare sciocco o ovvio, tuttavia l’attenta valutazione di un nickname appropriato è comune a tutti. Così Emma aveva optato senza dubbi per il nome del suo personaggio preferito e da allora non l’aveva mai cambiato, perché ormai tutti la riconoscevano con quello, perché in alternativa avrebbe messo semplicemente il suo nome vero, in mancanza di un ulteriore valido sostituto, e soprattutto perché in fondo adorava ancora quel personaggio che come un mito adolescenziale non riusciva a tramontare.
Quel nickname era semplicemente L.
Sapeva di non essere originale in questo, ma bisogna esserlo?
No.
E quel nickname ora non compariva, al suo posto c’era semplicemente Emma.
Si accese una sigaretta, si alzò ed aprì la finestra quel tanto sufficiente a far uscire il fumo e poi si rimise alla scrivania.
Tornò immediatamente alla schermata della cartella ricreazione e fece caso a ciò che non aveva ancora avuto il tempo di notare…
Tutti i files su Death Note, il suo manga preferito, le immagini più belle, le scans di tutti i volumi, che si trovavano solo su internet perché in Italia era appena uscito in edicola solo il primo volume, tutto quanto era sparito.
Non c’era proprio più la cartella in cui Emma aveva raccolto tutto.
Allora si alzò di nuovo e andò lentamente verso le mensole dove teneva i libri “no studio / no lavoro” ed i fumetti…
Niente… 
A quel punto sussurrò «No… non c’è… Da quando… come ho fatto a non accorgermene…».
Ma in fondo non era così strano che non l’avesse notato prima.
Sugli scaffali ci sono sempre dei volumi, ma non si controllano costantemente. Semplicemente sono lì, insieme agli altri, attaccati agli altri, al massimo se ne può distinguerne il colore o il formato diverso, se per caso ci cade lo sguardo. Quando se ne aggiungono di nuovi magari si riordinano un po’ le mensole e allora si ricordano anche gli altri, quelli che stanno lì da tempo, che sono sempre rimasti lì, in vista, ma non visti.
Ma affianco alle altre serie, l’edizione americana diDeath Note, faticosamente collezionata, non c’era veramente. Non era semplicemente passata inosservata per un po’.
C’era He però.
Emma ne prese un volumetto con un sorriso mesto sulle labbra e, guardandolo, mormorò.
«Ti sono pure andata a cercare in fumetteria e invece eri qui, uno sconosciuto in casa mia, al posto di Death Note
Chi diavolo sei tu? … »
Poi alzò lievemente il tono della voce.
«Chi sei?! Io non ti conosco!! Io non ti voglio!!! Sparisci!!»
Lo lasciò cadere e si accasciò a terra sconsolata.
No. Non Death Note.
Ma insomma, che tristezza un mondo senza Death Note… il mio mondo senza Death Note

Scoppiò a piangere.
Sarebbe troppo sciocco pensare che piangesse per un fumetto.
Piangeva perché fino a quel momento non l’aveva fatto.
Piangeva perché aveva paura, perché non capiva, perché non sapeva cosa pensare, perché quella era stata la goccia.
Perché ora doveva per forza accettare che tutte quelle stranezze, oggettivamente trascurabili, non erano più tali. E non lo erano non perché avrebbe dovuto fare a meno del suo manga preferito, sostituendolo con un altro.
Il punto era un altro.
Doveva forse pensare che tutto il tempo passato a leggere le scans del manga, quello impiegato a cercare di acquistare l’edizione americana on line e nelle fumetterie di Londra, quello trascorso ad attendere che uscisse il numero successivo e quello passato su internet a cercare curiosità, aneddoti, novità, quello  passato a chiacchierarne con Misao, che l’aveva spinta a leggerlo dopo la prima uscita in Giappone, doveva pensare che tutto quel tempo non era esistito, che se l’era sognato?
Quei momenti, che potevano apparire poco importanti, erano parte della sua vita. Avevano contribuito, nella loro misura, ad impiegare parte del suo tempo. Ed il tempo è importante. Tutto il tempo è importante. Il tempo è la vita.
Doveva pensare di essere impazzita… forse…
 


Per chi non ha intenzione di insultarmi (nessuno), ecco alcune noticine:
He è una mia invenzione, lo preciso se a qualcuno dovesse essere venuto in mente che poteva trattarsi di un titolo esistente (anche se ne dubito)!
La conversazione su msn con Misao, naturalmente, è tutta in inglese, ma ho evitato di specificarlo.
Il motivo per cui Emma ha l’edizione americana di DN e non quella italiana della planet manga sarà più chiaro nei prossimi capitoli.
 
 
Grazie di aver letto!
 

Eru

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ryuzaki eru