« pronto? » risposi al telefono con voce squillante
« non ci pensi proprio a chiamare la tua mammina eh! » la voce di mia madre arrivò dall'altra parte del telefono quasi stonandomi un orecchio.
« ciao anche te, mamma. e si, sto bene, grazie per averlo chiesto. » le risposi di rimando.
« lo so, lo so. non avrei dovuto risponderti così, ma cosa ci posso fare se mi preoccupo? » disse, addolcendo la sua voce.
« dai mamma, sai che se mi rapissero e mi portassero in un covo nascosto nel sud dell'India le mie urla si sentirebbero anche fino a lì!» risposi ridendo.
« non scherzare Seraphine! come va il lavoro? »
« tutto bene mamma, Katherine è sempre la solita rompiscatole, ma va tutto bene. » dissi pensando alla figura autoritaria di quella donna che ogni santo giorno non faceva altro che ripetermi "sorridi Seraphine, per bacco, sembri un zombie! che impressione vuoi dare ai nostri clienti?" feci una piccola smorfia ripensando a quelle parole.
« oh, andiamo Ser, quanto può essere irritante questa Katherine? » mi disse ingenuamente. non lo sai cara mammina, non lo sai.
« lasciamo perdere » dissi sedendomi sul divano.
« e invece con quel ragazzo? com'è che si chiama? Jonatan? » scoppiai a ridere sentendo le sue parole e poi risposi.
« Joseph, mamma si chiama Joseph. e comunque, come vuoi che vada? sai benissimo che è solo un cliente. » dissi sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
« certo Ser, continua a mentire a te stessa, lo sappiamo tutte e due che è innamorato pazzo di te. » quell'affermazione mi fece arrossire.
« mamma! sai che non è così. va bene, magari viene molto spesso al cafè ma non significa che io gli piaccia! » dissi muovendo freneticamente le mani.
« mi darai ragione quando lui ti chiederà di uscire e dopo qualche mese sarete una coppia! » se prima le guance avevano assunto un colorito tendente al rosa, questa volta erano diventate completamente rosse al pensiero di me e Jospeh insieme.
« si si, va bene mamma hai ragione. adesso devo andare però, ti prometto che ti chiamo!» dissi dirigendomi verso il bagno pronta ad asciugare i capelli.
« voglio credere che mi chiamerai questa volta! ci sentiamo presto, ciao tesoro. » sorrisi e la salutai.
« ciao mamma, ti voglio bene. » dissi posando il telefono sulla mensola e accendendo il phon. pochi minuti dopo mi vestii e mi fiondai in quel piccolo salone, estraendo dal cassetto del mobiletto il mio album da disegni. mi sedetti sul divano e aprii il disegno non ancora finito. oltre alla passine per la recitazione, avevo sempre amato il disegno e l'arte, in ogni sua forma. la figura del bel volto di Joseph era su quel foglio. avevo deciso di ritrarlo quando per la prima volta entrò nel bar, forse per la sua strana ordinazione e il modo in cui mi guardò quando se ne andò, o per i suoi tratti del viso così particolari e belli, quasi fossero stati disegnati da chissà quale pittore famoso.
prima che potessi appoggiare la matita sul quel foglio il mio telefono squillò di nuovo, e sicura che mia madre si fosse dimenticata di farmi le solite raccomandazioni, risposi in italiano.
« cosa c'è mamma? » dissi appoggiando il telefono sulla spalla e tenendolo fermo con la testa. la risposta dell'altro interlocutore ci mise un po' ad arrivare.
« oh, ehm, Seraphine? » riconobbi la sua voce e saltai giù dal divano, rischiando di rompermi la testa.
« si Joseph?» dissi cercando di assumere il tono più calmo e deciso che in quel momento potessi avere.
« scusami se ti disturbo a quest'ora, è tutto okay? ».
« oh no no, non mi disturbi affatto, è tutto okay. » dissi mentre il cuore cominciava a dare segni di squilibrio, quasi quanto il mio stupido cervello.
« volevo chiederti se ti va di venire a pranzo insieme a me, domani. » morta. credevo di essere morta per davvero, e non so da dove trovai la forza di rispondere.
« certo, va bene. » mi limitai ad acconsentire in quel modo.
« fantastico! allora ti passo a prendere io. » disse. avrei giurato di sentire un pizzico di entusiasmo nella sua risposta.
« va bene, ci vediamo domani. buonanotte. » dissi aprendo la finestra e cercando di respirare aria pura.
« buonanotte anche a te. » prima che potessi rispondere chiuse la chiamata. chiusi la finestra prima che tutta quell'aria fresca potesse farmi prendere un accidente, e mi rituffai sul divano a completare quel disegno, con un sorriso da ebete disegnato sul mio volto.