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Autore: Snafu    14/09/2011    3 recensioni
Autori: la Cath feat. B.
Desclaimers: I Guns 'n Roses ed i Mötley Crüe non ci appartengono. Eventuali canzoni citate non ci appartengono (il titolo è dei Nirvana, si sa del non proprio roseo rapporto tra Axl e Kurt). Roxy e Grace sono personaggi nostri, quindi vantiamo su essi tutti i copyright. No infringement of copyright intended.
Note: Eventuali sbalzi temporali. Uso della tecnica del flashback. What if? Crossover.
Ai lettori: Non abbiamo avuto occasione di visitare le sezioni dei Guns 'n Roses o dei Mötley Crüe prima. Speriamo di riuscire a farlo presto e soprattutto che il prodotto della nostra collaborazione rientri nei generi di vostro gradimento.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Spaghetti Incident'
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19 settembre 1987


Era piuttosto sicuro di sé, quel tour sarebbe andato bene, meglio di tutti gli altri.
E lei sarebbe andata con lui.
«Saremo in concerto con i Guns a novembre» esordì
«Bello no?» rispose Roxy
«Tu vieni con me»
«Non dirlo con quell'aria da stronzo»
«Non puoi fare come una qualsiasi persona normale che poteva sposarsi con me e non lavorare mai più nella sua vita? No. Tu vuoi fare il tuo fottuto lavoro di aiutare persone che hanno problemi con la droga...» si lamentò Nikki
«Problemi di tipo sociale in generale...» lo corresse la donna e lui soprassedette deliberatamente sul fatto di non sapere che lavoro facesse sua moglie
«Comunque. Voglio che lasci il tuo lavoro. Per me» la dottoressa sgranò gli occhi e si accomodò sulla sedia cercando di radunare tutta la pazienza che aveva in corpo
«Perché non lo lasci tu, per me?» a quella proposta della moglie, Nikki si sentì stringere un nodo alla gola «Nessuna donna, nessuna droga. Nessuna tentazione, insomma»
«Io non rinuncio alla mia musica!» strillò il bassista, con il tono di una donnicciola acida
«Io non rinuncio al mio lavoro!» replicò Roxy
«Ti troverò un altro lavoro che puoi fare venendo in tour con me»
«Non farò la groupie, ti avverto. Quando ho accettato di sposarti, ho promesso a tua sorella che ci avrei tenuti fuori dai guai»
«Quella maledetta strizzacervelli di periferia. Ha appreso l'arte del ricatto alla perfezione da suo fratello. Sai cosa pensavo?»
«Ho iniziato a capirti, a fatica per giunta, qualche mese fa, figurati se so cosa pensi»
«Ti ricordi l'albergo dove siamo andati a fare il ricevimento per il matrimonio?»
«Sì...»
«Potrei comprartelo...»
«E cosa me ne faccio io di un albergo?» la psicologa si massaggiò le tempie
«Beh, non ci vuole mica un genio a fare il direttore d'albergo, sono sicuro che Tommy ci riuscirebbe ad occhi chiusi... dopotutto devi delegare tutto agli altri.»

15 novembre 1987


La conversazione telefonica andava avanti da ore, as usual.
«Tranquilla, ho fatto io la valigia a tuo fratello...» Roxy cercò di calmare Grace, che recentemente sembrava implacabile
«Non so perché mi preoccupo, adesso che ci sei tu a badare a lui. Forse sono più preoccupata per te... Tieni gli occhi aperti che con lui non si sa mai» suggerì l'amica
«Guarda che ci abito con tuo fratello. So cosa devo fare»
«Sì, scusa»
«E poi ci vediamo tra tipo dieci ore, non c'è bisogno di tutte queste raccomandazioni» sbuffò la psicologa
«Non ci sarò all'aeroporto, né in albergo: la conferenza finisce verso l'ora di cena, mettici il classico buffet e... vi raggiungerò direttamente nel backstage»
«E il pass come te lo diamo, però?» domandò prontamente Roxy
«Lasciatemelo all'hotel, lo passo a prendere lì»
«Mh, sì, d'accordo»

Roxy era nervosa. Quasi... arrabbiata.
Il corpetto di pelle nera, i jeans ed un paio di stivali col tacco erano quanto il suo sforzo massimo avesse potuto raggiungere. Si sentiva del tutto fuori luogo, viste le coriste che giravano con gli hot pants avanti ed indietro per il corridoio, e stava pregando affinché Grace la raggiungesse in fretta.
Si fermò di fronte ai camerini, con le spalle al muro, nell'attesa che almeno Nikki uscisse. Era stranamente preoccupata, quell'ambiente, era certa, non gli avrebbe fatto bene.
-Si narra che quando entri nel camerino dei Guns vedi una situazione particolare.- era tutto quello che era riuscita a pensare, passando distrattamente davanti alla porta. Non aveva mai visto nessuno di loro, non in carne e ossa perlomeno, non a pochi passi da lei.
Slash e Duff si stavano scaldando per lo show e ovviamente bevevano come spugne. Sembravano fatti, ma non si vedeva droga in giro, solo tanto alcool. Il primo la colpì perché dal vivo erano ancora più evidenti i suoi capelli a cespuglio, che insieme ai suoi lineamenti afro su un corpo totalmente da europeo-americano lo rendevano strano... era un accostamento particolare. Apprezzò la rarità. Il suo cappello era messo su una chitarra, l’avrebbe di sicuro preso prima di uscire. Il secondo, con i capelli lunghi biondi e la sua altezza, sembrava quasi fuori luogo messo vicino a Slash. Certo, la catena con il lucchetto al collo gli dava un'aria trasgressiva, anche se il viso mostrava tutto il contrario.
Bevevano, suonavano e ridevano.
Steven Adler le passò accanto, entrò nella stanza e poi subito di nuovo uscì. Era strano, sembrava un po’ stralunato, probabilmente era in preda a droga e alcool, ma non era dato sapere:gli stupefacenti sembravano inesistenti in quel camerino. 
Ecco Izzy Stradlin. Tranquillissimo, prese la chitarra e iniziò a suonare. Non aveva un bella cera e, a dirla tutta, sembrava un po’ assente. Anche lui si attaccò alla bottiglia, tracannando una buona dose di Jack e finalmente decise di mettersi gli occhiali da sole.
Mancava Axl. Sembrava non essere da nessuna parte.
«Principessa, ti sei persa?» disse una voce cavernosa e quasi spaventosa. Roxy sussultò. Era Grace, che scoppiò a ridere nel vedere che stava anche cercando una risposta convincente da darle. «Ma come ti sei vestita?» proseguì, indicano il suo abbigliamento.
«Stavo per farti la stessa domanda» replicò. A vederla conciata in quel modo, nessuno avrebbe mai detto che era una dottoressa. Sotto il cappotto stava un micro-vestitino a macchie di leopardo.
«Credo che Nikki stia di nuovo morendo» farneticò Tommy, barcollando fino alla porta «ogni volta che ti vedo sta male» era veramente alto e magrissimo, con il risultato di sembrare ancora più imponente. Ovviamente era quasi nudo: portava indosso solo un paio di slip neri di pelle che ad occhio non dovevano essere nemmeno troppo comodi.
«Quello ad avere più l'aspetto dell'uccellaccio del malaugurio tra me e te, sei tu, caro il mio batterista... ad ogni modo anche per me è sempre un piacere vederti» ironizzò lei
«Se non eri la sorella di Nikki, il mio uccellaccio dalla bocca non te lo toglieva nessuno... comunque se sei interessata si può fare anche se sei la sorella di Nikki»
«Adorabile» Grace fece spallucce e guardò Roxy con gli occhi dolci «non trovi?» Roxy non rispose, ancora troppo intenta a digerire lo scambio tagliente di battute. «Beh, dov'è mio fratello? Devo dirgliene quattro!»
La situazione del camerino dei Mötley era molto diversa. Nessuno si sognava minimamente di suonare. In compenso chi più, chi meno, si truccavano e sembravano l’emblema delle rock stars del periodo: pantaloni di pelle con magliette e giacchetti in quantità industriali, collane e bracciali comprati all’ingrosso.
Vince, assolutamente inconfondibile con i suoi capelli lunghi biondi, spiccava molto rispetto agli altri, visto che era l’unico in una band di mori. Sembrava quello più attento a circondarsi della compagnia delle ragazze. C'era un gran via vai di donne per lui.
Nikki aveva i suoi soliti capelli nerissimi perfettamente messi in disordine con la lacca. Un trucco esageratamente bianco, con la matita nera sotto gli occhi e delle strisce nere dipinte sulla guancia. Lui e Tommy facevano casino insieme in maniera vergognosa. Bevevano e c’era cocaina sul tavolo, vicino ai trucchi, dove via via stavano andando un po’ tutti a tirarsi una striscia. Roxy si mosse in un tic nervoso. Se Nikki aveva tirato, a casa non gli sarebbe mancato niente. Lì vicino c’era Mick Mars, di primo impatto uno si chiedeva perché si trovasse lì, era davvero troppo tranquillo, totalmente sotterrato dall'appariscente follia dei primi due. Se ne stava da una parte a bere vodka liscia come fosse stata acqua: non aveva una bella cera, non sembrava in forma per niente.
«Razza di idiota, mi hanno fatto storie all'ingresso. Potevi scrivere qualcosa di credibile perlomeno» sbottò Grace, rivolgendosi al fratello
«Che ti ha scritto?» domandò Roxy
«"Strizzacervelli di Axl Rose." Sempre ammesso che esista, qualcuno che si chiami Axl Rose» la più alta la guardò sconvolta
«Dovresti comprare un giornale ogni tanto, anziché annegarti nelle tue riviste scientifiche» la rimbeccò
«Ma perché esiste davvero?» l'amica le fece cenno di sì con il capo «Vuoi smettere di fare la misteriosa e dirmi chi è questo...» fu costretta a riguardare il pass perché aveva dimenticato il nome «Axl Rose?»
«È...»
«Sono io. Sì, mi sono lanciato fuori dalla macchina di Slash una volta, sì, ho registrato un pezzo mentre scopavo con la mia ex fidanzata pornostar e, sì, la limo là fuori in doppia fila è mia»
A meno di un’ora dall’inizio del concerto, finalmente, eccolo arrivare. Capelli lunghi, lisci come spaghetti, rossi, con una bandana sulla fronte. Magro senza volerlo nascondere, all'interno dei pantaloni di pelle e adornato come un albero di Natale da un sacco di bracciali e collane.
«Svaligiato una gioielleria?» commentò Nikki, ma lui non lo considerò.
Axl sembrava una persona calma, tranquilla, a differenza di quello che raccontava con vanto di sé. Aveva una strana luce negli occhi, scrutava ciò che lo circondava, sembrava che volesse controllare tutto con un unico sguardo. Rispetto agli altri sembrava molto più cosciente, né drogato e nemmeno ubriaco.
   
 
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