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Autore: deliradubbiosa    14/09/2011    1 recensioni
Alcuni miei sogni :D
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In realtà non sono più sicura che si tratti di un solo sogno, anzi, probabilmente si tratta di tre sogni staccati. Tuttavia, la somiglianza delle atmosfere mi induce spontaneamente ad unirli.
E' mattina. Sono in un bus scolastico,non molto diverso dagli autobus di linea - forse un po' più piccolo. Il cauto arancio dell'esterno e i sedili rosso scuro si fondono nella mia mente con il grigio da giorno piovoso che scorgo dai finestrini. Sono con una bambina delle elementari, una ragazzina delle medie e una maestra (io ho la mia età e non ha molto senso la mia presenza lì); ci troviamo, l'una accanto all'altra, in piedi, aggrappate alle sbarre, nonostante i posti a sedere siano vuoti. D'altra parte, il tragitto è breve: siamo dirette verso i luoghi storicamente o paesaggisticamente rilevanti del mio paese. Di tutti, ne ricordo uno.
Siamo in una zona di montagna - ma, parliamoci chiaro, tutto il mio paese è costituito da zone di montagna. Il cielo è limpido, c'è tanta pietra, dal selciato - il terreno era pavimentato o asfaltato - spunta erbetta fresca (cielo!, mi sembra di essere Virgilio o qualcuno del genere a scrivere qualcosa di bucolicheggiante come "erbetta fresca", ma, per quanto mi ripugni usare un'espressione simile, era proprio erbetta fresca). L'oggetto della nostra attenzione è una non meglio definibile roccia marmorea, squadrata, poco lavorata o resa ruvida dal tempo, su un fianco della quale, leggermente inclinato, stanno pietre quadrate, in file, sulle quali era probabilmente inciso qualcosa. La struttura, per quanto singolare, in apparenza non presenta particolari motivi perché ce ne interessiamo; a quel punto, la maestra chiama un prete. Nel mio inconscio, i preti sono depositari di antiche conoscenze e tradizioni: tale penetrata convinzione, seriamente messa in difficoltà di recente per cause che non sto a spiegarvi, mi deriva dalla lunga permanenza nel mio paese di un parroco, ora morto, che ha messo tanta passione (che termine ipocrita, passione! Sembra proprio che oggi non sia in grado di scrivere qualcosa di passabile) nel suo ruolo da finire per trascenderlo e per conoscere il mio paese meglio dei suoi abitanti. Il prete, insomma, solleva una lastra di pietra che copre la fila di sassi più bassa - eccoci iniziate ai segreti del paese come i membri di una misteriosa setta -, poi la maestra toglie l'ultima pietra a destra di tale fila, che, ci spiega con un tono da vecchio saggio, è denominata "pietra di san Tommaso": tolta quella, è possibile muovere le altre come nel gioco dei Quindici e creare spazi vuoti in cui inserire altre pietre "o, ad esempio, un quadro" (e ne incastra uno, anch'esso molto bucolico, ma un po' più alpino, come esempio). La lastra viene rimessa al suo posto, sulla fila più bassa, a suggellare il segreto.
Non ricordo esattamente cosa succede dopo: mi resta solo l'immagine di una ferita sulla mia gamba, fattami inciampando su del filo spinato in un'occasione di una parata stile Columbus Day, e di una casa vicina dall'atmosfera marroncina in cui sono entrata per curarmi. Le mie compagne, maestra compresa, prendono a deridermi a tal punto che mi allontano, orgogliosa e risentita.
Sono in giro per il paese, è pomeriggio, si avvicina il tramonto. Va detto che tutte queste cose che vedo non sono disposte né appaiono come nella realtà, ma sono vicine, in una stradina secondaria, solo pietra e intonaco. Stavolta i punti chiave non sono i luoghi rilevanti del punto di vista culturale, ma quelli che mi danno l'idea di una spensieratezza felice - il campetto di calcio, l'anfiteatro in cui i ragazzini giocano a pallone e dove, nei nero tardi pomeriggi invernali, mi è tanto caro andare a delirare con la mia migliore amica, le case dove andavo a giocare da piccola, i gruppetti di adolescenti che parlano attorno a una moto. Contemplo tutta questa meraviglia di un grigio quasi bianco, appena rosé-lavanda per il tramonto - anche il cielo è grigio, ma più vicino all'azzurro cupo che assume verso sera che a una giornata piovosa. Non sono sola, ma non ricordo chi c'è con me: una ragazza, comunque.
Infine, sono in un labirinto di pietra, una pietra di colore più scuro e intenso che negli altri sogni. Un ragazzino che conosco, con una maglia rossa, mi conduce fuori con una leggiadria tale che mi sembra stia inseguendo una farfalla.
   
 
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