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Autore: Mary West    14/09/2011    2 recensioni
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14) Perché non hanno bisogno di confronti ma Lily e James approverebbero;
15) Perché Harry e Hermione agiscono molto come Lily e James;
75) Perché Hermione sarebbe disposta a infrangere le regole per Harry.
“Cerchi Hermione?”
“Hermione? Perché dovrei?!”
“Ah non lo so. Forse perché state sempre appiccicati.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock, Ron Weasley, Seamus Finnigan | Coppie: Harry/Hermione, James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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III - La festa di Seamus

“Mi raccomando, non fate troppo tardi” ripetè Lily per l’ennesima volta “Mi affido soprattutto a te, Hermione” sorrise alla ragazza “Con Harry, le raccomandazioni, più che altro, sono un riepilogo di tutto ciò di cui farà il contrario”
Hermione annuì tra le risate: “Non preoccuparti, Lily”
“Spero verrai di nuovo a trovarci”
“Oh, volentieri”
“Sarà un piacere. E poi, è confortante avere un’altra donna per casa”
Entrambe scoppiarono a ridere, mentre Harry le raggiungeva nell’ingresso.
“Ok, allora noi andiamo mamma. Sta tranquilla” le disse, come ogni volta che usciva di casa. Le schioccò un delicato bacio sulla guancia e seguì Hermione lungo il vialetto che portava a casa di Seamus. Lily rimase sulla soglia ad osservarli incantata finchè, svoltando un angolo, non scomparirono alla sua vista.
“Quanto dista casa di Seamus?” chiese Hermione, stringendosi nella felpa scarlatta.
“Una decina di minuti, più o meno” replicò Harry.
Benchè fossero appena le nove, il cielo era già un manto scuro, illuminato dalla luce fioca e opalescente della luna quasi piena. L’oscurità della notte non lasciava spazio neanche ad una stella. Una brezza leggera e fresca si era levata e soffiava pigra tra le foglie dei maestosi salici che costeggiavano il vialetto.
“Sai, non sapevo fosse così bella, la tua piccola città” disse dopo qualche istante Hermione, guardandosi intorno incantata.
Harry sorrise, rivolgendo uno sguardo carico d’affetto al paesaggio che li circondava.
“Sì, io ci sono molto affezionato. Sai, non molto lontano da qui, c’è anche il mare. Qualche volta ci sono anche andato”
“Davvero? Non me l’avevi mai raccontato”
“Be’, non è venuto il discorso” si giustificò, sorridendo.
“Questa già l’ho sentita” sussurrò Hermione, pensierosa.
Harry scoppiò a ridere fragorosamente.
“Oh, sì che l’hai sentita! E sono certo che, mia cara Miss so-tutto-io, che ricordi anche quando”
Hermione rimase per un attimo a riflettere, osservando con espressione concentrata il facciale della chiesa che avevano appena superato.
Poi, improvvisamente ricordò.
Al quinto anno, il precedente, ad Hogwarts era arrivata un’insegnante inviata dal Ministero per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Poiché il ministro Caramell aveva deciso di estromettere. Silente a causa del potere che stava acquistando sempre di più e della sua popolarità, la professoressa, Dolores Umbridge, si era comportata in maniera dispotica e feroce, limitandosi a non insegnare la materia e punendo senza motivo le persone che si schieravano a favore del Preside.
Poiché sia James sia Sirius era noti al Ministero come essere molto vicini a Silente, Harry era stato una delle vittime preferite della Umbridge e i segni delle sue punizioni violente e senza scrupoli erano ancora impressi a sangue sul dorso della sua mano.
Quando anche Neville e Ron avevano cominciato a subire le sue angherie, Hermione aveva preso la decisione di intervenire. Era stata sua l’idea di fondare un gruppo segreto di Difesa clandestino, e per la prima volta nella sua vita, aveva violato le regole. Certo, non era una violazione vera e propria: non esisteva una regola che vietava un gruppo di studio del genere. O almeno, lei non era al corrente di quell’ennesimo decreto che aveva emanato la Umbridge e del quale Harry aveva fatto di tutto per tenerla all’oscuro,
Quando poi aveva dovuto confessarle la cosa, Hermione era rimasta sconvolta e anche parecchio arrabbiata, ma lui l’aveva liquidata con il suo solito sorriso malandrino e quella frase.
Non è venuto il discorso.
“Stupido!” esclamò, colpendolo al braccio.
“Ahia!”
“Te lo sei meritato! Per colpa tua, mi sono quasi fatta espellere!”
“Oh, andiamo Granger! Prendila con filosofia: sapevi perfettamente che non era regolare, quello che stavamo facendo”
Hermione arrossì, ma replicò altezzosa.
“Sì, ma non sapevo che lo fosse fino a quel punto”
“Questo non sminuisce la cosa: hai violato le regole” rise lui.
“Non riesco ancora a crederci”
“E non era neanche la prima volta: quante volte abbiamo girovagato di notte, senza permesso? E quando abbiamo derubato Piton nella sua cantina personale? Per non parlare del fatto che al terzo anno abbiamo proprio rischiato di brutto…”
“Ma non era colpa mia! Eri tu, che mi convincevi a farlo”
“Ah, ammettilo!”
“Cosa?”
“Che sei una cattiva ragazza”
Scoppiò di nuovo a ridere, della sua risata fresca e cristallina, contagiosa e dolce come una mora d’Agosto.
Hermione si fermò un istante ad ascoltare rapita quella melodia.
“Mai quanto te” ribattè poi, unendosi alla risata di Harry.
“Siamo arrivati”
Si avvicinò ad una piccola casa di un violento color verde bottiglia e bussò su una spessa porta di legno.
Passarono pochi istanti, poi una donna alta e slanciata, dal volto severo e intelligente, aprì la porta, sorridendo ai nuovi arrivati.
“Harry! Che piacere vederti”
“Anche per me, signora Finnigan” replicò lui, varcando la soglia con Hermione al seguito.
“Lei è Hermione, una nostra compagna di scuola”
“Piacere” esordì Hermione con voce sottile.
“Piacere di conoscere te, cara” sorrise di più “Venite, gli altri vi aspettavano”
Li guidò fino alle scale, fermandosi al primo pianerottolo.
“Io devo andare, vi lascio da soli. Conosci la strada, Harry”
Harry annuì, ricambiando il sorriso e salì lungo gli scalini di legno.
"
Buon compleanno, Seamus"

*

“Nev, spostati immediatamente: lì ci dormo io!”
“Te lo scordi, Ron”
“Nev, hai due secondi”
“Voglio proprio vedere”
"Neville…"
“Sto tremando di paura…”
Ron afferrò un cuscino dal letto al centro del contenzioso e si scagliò selvaggiamente contro Neville, che reagì coprendosi con un altro cuscino.
Dean sospirò esasperato, rivoltando gli occhi al cielo.
“Stop!”
L’urlo di Seamus li fece trasalire tutti: Ron e Neville si bloccarono a mezz’aria, con i cuscini ancora branditi a mezz’aria.
“Ron, tu e Dean dormite qui. Neville, tu stai in camera mia. Harry, condividi il letto nella stanza gialla con Hermione”
Ancora in preda alle risate, ognuno di loro si procurò un cuscino e si diresse verso la camera assegnata, gettandosi di peso sui propri letti.
“Non prenderti tutto lo spazio”
“Ma se ancora mi devo stendere” la rimbeccò Harry, stendendosi al suo fianco nel letto a una piazza e mezza al centro della stanza gialla.
“Meglio essere preventivi con te” sorrise divertita.
Harry rispose al sorrise e la guardò con attenzione: indossava un pigiama estivo a gamba lunga e maniche corte, di un chiaro rosa antico. Portava i capelli crespi legati in alto, dietro la nuca, con una ciocca che le cadeva su un lato del viso.
“Quand’è che posso ritirare i risultati?”
Harry sbattè le palpebre, rinsavendo.
“Di cosa?”
“Della radiografia”
Harry sospirò e sorrise, ironico.
“Ma che simpatica, Granger”
La risata di Hermione gli riempì le orecchie. La osservò di profilo, e non potè fare a meno di notare un ciondolo appeso al suo collo: era la sua medaglietta portafortuna, che James gli aveva regalato alla prima partita di Quidditch. Quando, al terzo anno, i Grifondoro avevano vinto la Coppa, Harry gliel’aveva regalata.
“La porti ancora” disse stupito.
Hermione arrossì, poi seguì il suo sguardo, e osservò a sua volta la medaglietta.
“Oh… be’, sì” balbettò a disagio.
Harry sorrise del suo imbarazzo e rimase ad osservarla ancora.
Dalla finestra in alto, un unico raggio di luna illuminava il suo volto roseo, così chiaro da sembrare tempestato di brillanti. Le guance risaltavano nella loro sfumatura scarlatta, e gli occhi color cioccolato apparivano luccicanti come le stelle che nel cielo non c’erano. Istintivamente, si mise a pancia in giù e si sporse verso di lei.
“E tu, porti ancora il pegno d’amore della Chang?”
Harry sentì le labbra incurvarsi in un sorriso spontaneo; vide lo sguardo di Hermione rivolto ostinatamente verso il soffitto.
Hermione si stava riferendo al boccino che Cho aveva regalato ad Harry al loro primo mese di fidanzamento. Era il boccino della finale del terzo anno, che Cho aveva recuperato, clandestinamente.
Approfittando del fatto che non lo guardasse, parlò con voce accattivante e disinvolta.
“Be’, lo conservo affettuosamente” disse con leggerezza.
Le gote di Hermione si arrossarono ulteriormente; eppure, quando parlò in tono disinteressato, respirando con un velo di nervosismo.
“Bene! Dopotutto, siete stati sempre molto legati”
“Infatti” ribattè Harry, sempre con lo stesso sorriso canzonatorio.
“Non pensavo fossi così gelosa” aggiunse dopo alcuni istanti di silenzio.
Hermione avvampò ancor di più; ormai, era quasi viola.
Gelosa?! Non sono affatto gelosa… stavo solo facendo alcune osservazioni”
“Certo, certo”
Finalmente, volse lo sguardo verso di lui: i suoi occhi emanavano scintille.
“Senti, se tu sei tanto in intimità con quella…”
Ma prima che potesse terminare la frase, le labbra di Harry erano finite sulle sue, dischiudendole con forza e delicatezza stravolgenti. Le sue mani finirono sul collo di lei, dietro la nuca ad accarezzarle il capo, dietro la schiena ad attirarla a sé.
E per la prima volta nella sua vita, Hermione si dimenticò del tutto della ragione; agì con il cuore. Poggiò le mani sul petto di Harry, avvicinandolo maggiormente.
Così vicini, sentiva il battito del cuore di Harry contro il suo, fuori controllo allo stesso modo, percepiva i loro profumi confondersi e inebriandoli a vicenda.
“Sei uno stupido, Potter”
“Sei una sciocca gelosa, Granger”
Aggrottando le sopracciglia, Hermione gli lanciò uno sguardo scettico.
“La Chang può anche sparire”
“Ha violato le regole, per me. Ha recuperato quel boccino, perché ci tenevo, anche se era contro le regole”
Il suo tono era divertito, intenzionalmente provocatorio.
“Anch’io l’ho fatto. E lo rifarei altre mille volte; per te, farei qualsiasi cosa”
Harry sorrise dolcemente, e le spostò quella ciocca crespa e ribelle dietro un orecchio.
“Sapevo che mi avresti fatto perdere la testa”
Hermione sorrise di nuovo, affondando tra le sue braccia, lasciandosi cullare in quell’oblio di dolce armonia.



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Ed ecco finalmente il finale della mia Armony!
Si tratta della prima FF che concludo (ne ho una long in attività) :D
Tra tutti, questo è stato il capitolo più difficile in assoluto: per gli altri, avevo un'idea, anche se non troppo chiara, di quello che sarebbe successo. Su questo, invece, zero totale.
Per fortuna, poi, l'ispirazione è arrivata (anche se un po' tardi) -.-
Spero, comunque, che il risultato sia gradito; a me, personalmente, non dispiace troppo ^^
La parola finale, credo sia evidente, è un chiaro richiamo al titolo che a sua volta richiama la ship *-*
In questo capitolo, ho voluto spargere un po' il terzo motivo dell'Auror-Ship che ho scelto, cioè la capacità di Hermione di violare le regole, per Harry.
Prima di chiudere, voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito, seguito, ricordato o preferito o anche solo letto questa storia: grazie di cuore <3
Un bacio, e alla prossima. Mary <3

   
 
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