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Autore: ryuzaki eru    19/09/2011    7 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Ecco il nuovo capitolo. Non mi dilungo questa volta. Buona lettura!
Grazie di essere qui!

 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 



 

  4. Mal di testa...
 

 
(Dal capitolo precedente)
I genitori continuavano a mangiare ascoltando il seguito del servizio.
Emma ingoiò la saliva.
La forchetta poggiata sul bordo del piatto.
I grandi occhi fissi sullo schermo…


La regolarità del respiro iniziò ad alterarsi, poi a velocizzarsi, a farsi sentire.
Allora cominciò a respirare piano, ponderando i tempi.
Inspirare ed espirare.
A volte, se si inizia a pensarci, incredibilmente si perde il ritmo di queste due semplici azioni; se si tenta razionalmente di controllarle non si riescono più a definirne gli intervalli giusti. Quel processo istintivo e perfetto diventa troppo lungo o troppo breve e ad un certo punto si sente la necessità di fare un respiro grande, come se si fosse rimasti in apnea per un po’. E ciò è strano perché in fondo si è respirato lo stesso.
Il problema è che ci si è pensato. Si è tentato di controllarlo con la mente. Il respiro non si deve controllare.
Alla tv erano già passati al servizio successivo.
Elle. Il detective del secolo. Esiste davvero?
Quando nel mondo si presenta un grave e difficile caso da risolvere sembra apparire questo fantomatico detective, che come lo Sherlock Holmes del nuovo millennio, risolve le questioni più complesse.
Questo personaggio senza volto e senza nome è il frutto di rarissime notizie giunte alla stampa mondiale nel corso del tempo, in modo silenzioso e anonimo. Riesce difficile immaginare che sia una leggenda, perché le notizie combaciano in tutti i paesi.
Da quel poco che si sa lui sembra agire nell’ombra e pare che neppure le forze dell’ordine conoscano il suo volto o la sua voce.
Sembra essere lui a non volere essere nominato. Sembra essere lui a desiderare il completo anonimato. E la verità è che sembra essere lui stesso a non volere mettere in piazza neppure la sua esistenza! E così nessuno lo conosce e nessuno può congratularsi con lui. L’opinione pubblica lo ignora e lui agisce per il bene di tutti senza pubblicità, né fama.
Sembra che il suo interessamento abbia reso possibile il risolversi di migliaia di casi ed abbia permesso di scongiurarne numerosissimi altri. Cerchiamo di capirne qualcosa di più…
Il padre di Emma scosse il capo.
«Ma che diavolo, due servizi su di lui! Figuriamoci se non ci sguazzavano subito! Esiste, non esiste… Ma perché devono indagare! Meno ne parlano e meglio è secondo me.
Insomma, per me alla fine c’è veramente qualcuno dietro tutte queste indiscrezioni… Non può trattarsi di un complotto architettato in tutto il mondo per creare una figura immaginaria inutile, che peraltro adombrerebbe l’operato della polizia… E se questo Elle esiste, è meglio non parlarne! Avete idea di quanto rischia uno come quello!? Pensate a quanti lo preferirebbero sottoterra.
Negli ultimi anni sembrerebbe aver messo i bastoni fra le ruote a tanti di quei criminali che si sarà creato un bel gruppetto di nemici. Non può fidarsi di nessuno! Direi che la sua incolumità dovrebbe essere tutelata da tutti ed invece non fanno altro che cercare di scoprire qualche cosa! E ci riescono ben poco per fortuna!»
Il padre di Emma era abbastanza schifato.
La mamma commentò la questione, con un’espressione dolce e divertente.
«A me sembra tanto Batman! Un uomo normale che si cela dietro un nome che è una semplice lettera ed agisce in nome della giustizia! Non sembra vero, dai!
Quando ne ho sentito parlare la prima volta ho pensato che si trattasse di una di quelle leggende da trasmissione televisiva di serie B. Insomma come gli avvistamenti di UFO e i fantasmi.
Però adesso… magari è vero… Insomma, abbiamo un Poirot reale e tutto questo mistero contribuisce a renderlo più un personaggio da film di fantascienza che un uomo in carne ed ossa.
Questa cosa mi piace. È come toccare con mano che le fate esistono. È bello no?»
E sorrise, guardando Emma.
Emma, in tutto quel tempo, aveva continuato a tacere, immobile.
A quel punto, come un automa, riprese lentamente la forchetta e portò alla bocca la pasta.
Masticò adagio, silenziosamente.
Ingoiò a fatica, tanto aveva la bocca asciutta.
Lo sguardo rivolto sul piatto, ancora praticamente intonso, e la fronte bollente.
Poi con la voce rauca disse, senza sollevare gli occhi, parlando tra sé e sé.
«Sì. Come toccare con mano che le fate esistono…»
La mamma corrugò la fronte.
«… Ti senti male? Sei sempre la prima ad esprimerti su queste cose… non hai veramente niente da dire? Hai una faccia…C’è qualcosa… »
 
È il caso di dire, senza esagerare, che Emma fosse realmente sotto shock? Forse no.
Come potrebbe definirsi allora la sua condizione… Mi riesce alquanto difficile descrivere ciò che le stava passando nella testa.
Vediamo se ci riesco.
È possibile fermare i pensieri? Sembrerebbe di no.
Tuttavia, quando gli esseri umani si trovano di fronte ad un evento inaspettato, spesso rimangono muti; alcuni esclamano anche “Sono senza parole!”.
Ne deduco che, in quel momento, non siete semplicemente senza parole, ma siete anche senza pensieri, tanto da non riuscire a tramutarli neppure in suoni inarticolati.
In realtà credo che, in quell’attimo, di riflessioni ne facciate fin troppe contemporaneamente; allora la mente va in tilt ed ha bisogno di un reset.
Quindi, in conclusione, per qualche istante, siete senza pensieri.
Ora, in casi eccezionali, ma comuni, basta qualche attimo ed i neuroni riprendono a girare.
Credo però che il caso di Emma non sia così comune.
L’unico sentimento, se così si può chiamare, che mi abbia mai toccato è quello della curiosità. Quindi non posso “capire” Emma.
Conosco però le emozioni umane perché ne ho visto le manifestazioni in miliardi di occasioni e sono in grado di riconoscerle abbastanza bene.
Voi invece potete “capirla” ed io posso aiutarvi ad immedesimarvi.
Pensate al vostro personaggio preferito di quando eravate bambini o al vostro mito adolescenziale morto prematuramente, oppure al vostro idolo della carta stampata creato dalla mente geniale del vostro autore preferito, o ancora al vostro eroe rivoluzionario ucciso o ai tanti geni della storia del mondo che hanno lasciato il segno nella vostra civiltà.
L’importante è che si tratti di qualcuno “assente”, o perché personaggio di fantasia o perché trapassato all’altro mondo. È infatti piuttosto comune che un personaggio “assente” abbia un impatto carismatico immensamente superiore a quello di uno vivo e reale.
Insomma uno come Jim Morrison, come Che Guevara, come Leonardo da Vinci, come Naruto, come Superman o, perché no, Elle stesso!
Sono certo che ognuno di voi ne ha almeno uno. Non c’è giudizio sulla “serietà” o meno del soggetto in questione.
Ci siete? Lo avete focalizzato?
Bene.
Se io vi dicessi all’improvviso che lui è vivo, che esiste, che respira, che in fondo potreste riuscire ad incontrarlo o che, perlomeno in potenza, c’è la possibilità che questo accada, semplicemente perché lui adesso cammina su questo mondo.
Come vi sentireste?
Senza pensieri?
Emma si sentiva così, con l’aggravante che la notizia della reale esistenza di Elle era una cosa assolutamente straordinaria solo per lei.
Vi prego soltanto di non criticare il suo “eroe”. È ovvio e superfluo dire che non può essere messo allo stesso livello di Ghandi, ad esempio, ma questo lo sa benissimo anche lei. Ci sono diverse categorie di idoli: quelli dei bambini, quelli degli adolescenti, quelli degli adulti, quelli “impegnati”, quelli divertenti, quelli che si amano, quelli che si ammirano come persone, quelli che fanno sognare, quelli che “vorrei tanto essere come lui”, quelli che servono a staccare la spina…
Detto questo, credo che ora si possa proseguire.

 
La madre si era un po’ preoccupata.
Emma cercò di uscire dallo stato in cui si trovava.
Iniziò ad articolare un discorso, mettendo insieme due o tre concetti che le erano miracolosamente venuti in mente.
Il tono di voce però non era squillante e faticava un po’ a sciogliere la lingua.
«…Penso che… che… siano riusciti a farvi parlare di lui, nonostante l’importanza del caso risolto e la fortuna di avere un pazzo in meno in giro… Insomma sembra che la cosa più importante sia l’ipotetico intervento di…ehm…di Elle» Faceva decisamente fatica a nominarlo così, come una persona vera, come se niente fosse «…E dubito che lui sia entusiasta di questo…»
La madre continuò a guardarla un po’ dubbiosa, ma poi il padre ruppe il silenzio.
«Emma, mangia, la pasta si sarà congelata. Sei pallida. Sei sempre molto acuta, quindi sensibile. Quello che hai detto è vero. Alla fine stiamo parlando di Elle e non del caso. Questo è il risultato del modo in cui vengono divulgate le informazione dai media e dei prodotti televisivi in generale. A parte questo però, è meglio parlare delle capacità di un uomo che pare sia riuscito finora ad imporsi sempre sulla crudeltà e la follia, piuttosto che rendere famosi i peggiori criminali esistenti.»
«Ma è bene anche conoscere il “male”… » Disse Emma.
«Sì. Ma non è bene descriverlo in modo morboso.»
La mamma intervenne.
«Ma, come hai detto prima, non è neanche bene attaccarsi morbosamente ad Elle e portare i “cattivi” ad interrogarsi su di lui e sulla sua identità, più di quanto non lo facciano già.
Comunque Emma ha ragione. Elle, se esiste, non sarebbe contento. Se c’è una cosa che mi piace di lui è proprio questa totale riluttanza alla fama, alla pubblicità e all’essere al centro delle attenzioni!»
Poi al telegiornale iniziarono a parlare delle solite diatribe di politica interna, il discorso su Elle cadde ed i genitori di Emma presero a commentare animatamente gli ultimi accadimenti, mentre Emma, in silenzio, tentava di finire la sua pasta, lentamente e faticosamente.
Era riuscita a cavarsela perché aveva omesso senza mentire.
Insomma, se non voleva parlare di qualcosa riusciva sempre a tirare fuori qualcos’altro, qualcosa di vero, che pensava realmente e sul quale era in grado di parlare ed esprimersi senza rischio di tradirsi o apparire costruita.
Il punto era che non sapeva assolutamente mentire o raccontare assurdità. Era troppo trasparente.
Si sentiva la febbre. Aveva il cuore in gola.
A differenza dei primi attimi di totale nebbia, ora i suoi pensieri viaggiavano rapidamente, troppo rapidamente…
Pensava, pensava, pensava…
Non è possibile! È assurdo! Non posso credere che mamma e papà ne stiamo parlando così! Sembra tutto finto… commenti, considerazioni su di lui… è una situazione quasi ridicola!
Esiste! C’è! La polizia non ne vuole parlare per tenerlo nascosto, perché lui non vuole comparire da nessuna parte, ma io so come stanno le cose… Lui entrerà platealmente in gioco solo con l’arrivo di Kira! Ma che cosa sto pensando…
Lui c’è! Ha risolto questo caso assurdo, ha salvato delle vite. Se lui non ci fosse stato, non sarebbero riusciti a fermare quel pazzo, o almeno non ci sarebbero riusciti ora, quindi qualche altra persona sarebbe potuta morire…
È tutto sbagliato quello che avevo pensato l’altro giorno: non c’è un equilibrio! Cambiano tantissime cose! Basta calcolare le vite umane che Elle ha contribuito a salvare e che invece sarebbero mancate senza di lui. Cioè, sono mancate senza di lui. Perché pochi giorni fa, nel mondo che mi ricordo io, Elle era solo un disegno e tante vite umane erano state stroncate perché non c’era nessuno in grado di risolvere casi tanto complessi. Ma se ora, qui, Elle esiste, ciò implica che tanti casi sono stati risolti, anche in passato, ma non il passato che ricordo io…Non si tratta solo dell’ipotetico depresso che decide di non suicidarsi perché ascolta Radio Ga Ga e che quindi si suicida nel momento in cui sembra che i Queen non l’abbiamo scritta. Nel momento… no… nel mondo in cui sembra che i Queen non l’abbiamo mai scritta…
Oddio, Elle c’è!
Io sto mangiando, mio padre chiacchiera qui accanto, io procedo col mio lavoro e lui esiste!
Questo è incompatibile con la mia esistenza. Io so chi è solo perché ho letto un fumetto… Gli altri sanno chi è perché hanno sentito qualcosa delle sue gesta, da anni sembrerebbe!
Un fumetto… Ecco perchè Death Note non c’è: perchè non può esserci!
Ma che diavolo sto pensando? È tutto così folle… però deve esserci un collegamento… è pazzesco, ma ha senso… Elle esiste veramente e non esiste ovviamente il manga che parla di lui…
Posso sentirmi felice? Se solo potessi condividerlo…
Elle c’è veramente… È meglio un mondo con il manga Death Note o un mondo in cui Ryuzaki esiste?
Ma il mondo in cui lui esiste è il mondo di Death Note… il mondo del manga… il mondo… un mondo… un mondo simile, ma con tante microscopiche differenze… e io che c’entro?
Però questa cosa mi fa pensare che non è nato tutto dalla mia mente, non sono pazza…
Forse ho qualche strana capacità, tipo sesto senso o qualcosa del genere che mi si è presentato ora per la prima volta…
Uhm… Mi scoppia la testa… Ma quali capacità…
Un mondo simile che corre affianco al mio… Una dimensione parallela… dove le giornate scorrono allo stesso modo, ma dove avvengono cose diverse…

«Emma? Non vuoi l’insalata?» La mamma interruppe i suoi pensieri caotici.
«…Ehm… No mamma, grazie. Non riesco neanche a mangiare tutta la pasta… Mi è esploso un mal di testa tremendo, da quando mi sono seduta a tavola…»
«Ti sarai rilassata all’improvviso e la tensione e lo stress si sono scaricati così, capita. Non sarebbe neanche la prima volta per te. Hai una faccetta… Ho una pillola portentosa, ti darà un po’ di sonnolenza però. Mettiti sul letto in camera tua e fatti un sonnellino. Lascia stare qui, ci pensiamo noi a sistemare, approfittane quando puoi!» Le disse sorridendo.
«Ok, grazie…»
Emma andò nella sua vecchia stanza che era sempre stata piena di cose. E lo era anche il quel momento, perché da quando se n’era andata i genitori l’avevano trasformata in uno studio, quindi era piena di scartoffie, libri, documenti… Il letto però era rimasto lì dov’era sempre stato.
Ora c’era un odore asettico, di carta. Ma Emma vi riconosceva dietro il vecchio odore della sua camera, al quale era stata assuefatta per anni e che ora le faceva provare una lieve e dolce nostalgia. Il profumo del legno, quello tenue di lenzuola pulite…
Si sfilò le scarpe e prese la coperta, che era sempre poggiata al fondo del letto. Posò la testa sul cuscino…
Stando sdraiata le fitte alla tempia erano più violente. Chiuse gli occhi perché le dava fastidio la luce…
Mi fa malissimo… è come se all’improvviso si sia sciolto tutto lo stress dei giorni passati… come se avessi trovato la soluzione, ma non l’ho trovata…
Ma quando passerà, non lo sopporto… il dolore è veramente una cosa brutta…

Non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che non vedeva l’ora che le passassero quelle fitte praticamente continue.
Probabilmente dormire non le avrebbe fatto male, non solo per il mal di testa. Quando si hanno tanti pensieri, si può arrivare ad un momento in cui non si riesce ad arrivare a nulla ed allora, probabilmente, dormire può aiutare ad azzerare la mente.
Com’è che si dice? “Una buona dormita ti rinfrescherà le idee”.
Semplice, ma vero.
Quindi attese, sopportando, e piano piano il dolore cominciò ad attenuarsi ed a concederle intervalli di tregua più lunghi.
Si addormentò.
 
Nel silenzio della stanza, in quell’atmosfera ovattata che precede il risveglio, Emma sentì in lontananza la porta che si apriva e farfugliò.
«Ehi…»
«Volevo solo vedere come stavi, non ti preoccupare, dormi dormi… » bisbigliò la mamma.
«Mi stavo svegliando… entra…»
«Come va allora? »
«Il mal di testa sembra passato, ma ho fame…»
«Ci credo, non hai mangiato quasi niente. C’è un po’di prosciutto, andiamo di là.»
Andarono in cucina e la mamma preparò un panino. Poi si sedettero intorno al tavolino.
«A parte il mal di testa, va tutto bene?» Le chiese seria sua madre.
Emma ingoiò un boccone e fece un sospiro.
«Ho sentito Misao. Mi ha detto che il prof. Usui ha ottenuto i fondi per la pubblicazione definitiva dello scavo e per intraprenderne un altro. Ci sarà  lavoro per qualche anno. Probabilmente potrei entrare nello staff… Devo capire cosa dovrei rispondere se mi proponessero qualcosa.»
La mamma fece un respiro e cominciò a parlare.
«Emma. Tu conosci la mia storia e sai che ho deciso di vivere in questo paese e cambiare la mia vita. Quindi io non posso che dirti che dovresti andare.»
«Lo so. Ma trasferirsi dall’Italia al Giappone non è come farlo dall’Inghilterra all’Italia. È dall’altro capo del mondo. Voi, tutti i miei amici, Roma…»
«Lo so. Ma anche lì hai dei carissimi amici e saprai costruirti una vita altrettanto piena e potrai tornare ogni tanto. Il tempo volerà, vedrai, e senza rendertene conto sarai felice. E poi stiamo sempre parlando di archeologia classica e di una cattedra che, seppure a Tokyo, impronta tutto il suo lavoro sull’Italia. Tornerai per le campagne di scavo e non è detto che tu non possa tornare definitivamente a lavorare qui per loro. Emma, la Todai è una delle università migliori…Non sprecare le tua intelligenza…»
«Uhm…e lì "laurea" equivale a "ottimo lavoro"…Un'uguaglianza fantascientifica qui da noi!...Il giapponese è tosto…» aggiunse tra sé e sé.
«Non farti troppi problemi. Hai la fortuna di essere praticamente madrelingua inglese ed in ambito accademico è la lingua che conta di più. Con Misao e con il prof. comunichi forse in Giapponese? Riprendi già da qui quel corso che avevi iniziato e stando lì vedrai che non impiegherai molto a masticarlo meglio.»
Emma fece un sospiro.
«Sono tutte cose che ho pensato anch’io, ma avevo semplicemente bisogno di sentirmele  dire…  In realtà ho già controllato sul sito del corso quanta frequenza richiede il secondo livello intensivo…»
«Bene. Dopo ne parliamo anche con papà in modo più diffuso ed avremo modo di disperarci per la tua futura assenza.» Le strizzò l’occhio, palesemente contenendosi e cercando di non mostrarle il dispiacere che provava e che il padre avrebbe aiutato a lenire.
Emma lo capì.
«Grazie mamma…» e decise di cambiare argomento «Domani devo andare sul cantiere al Palatino. Mi hanno chiamato perché devono fare un piccolo sondaggio. È una cosa di una giornata.  Leveranno solo terra di riporto, quindi non salterà fuori niente. Speriamo solo che sia una bella giornata…»
«Sembra che lo sarà! A che ora hai gli allenamenti oggi?»
«Alle otto.»
«Allora abbiamo il tempo di fare i butter cookies, è parecchio che non mi cimento! Abbondiamo un po’ con le dosi, così te li porti anche a casa.»
«Sì!!! È tantissimo che non li mangio!»
Viveva sola. Era indipendente. Era adulta. Ma era una figlia…
 
 
 
Ho riletto questo capitolo mille volte, perché lo trovo vuoto e noioso… Avevo pensato anche di accorparlo al successivo, ma poi sarebbe stato troppo lungo probabilmente...Ma alla fine ho deciso di pubblicarlo ugualmente, più o meno così com’era, rischiando un flop mostruoso… Mi spiace che non ci siano grandi svolte, ma mentre lo scrivevo mi cullavo nell’assurda condizione dello scoprire che L fosse reale e volevo fantasticare su cosa la gente normale del nostro mondo potesse pensare di lui…Gente che non vedrà mai Death Note, come ad esempio i nostri genitori (in realtà a mia madre è piaciuto un sacco!).
Quindi mi scuso tanto e cercherò di pubblicare il prossimo capitolo il più presto possibile (sempre se sei ancora interessato a continuare)!

Grazie infinite a chi ha inserito questa storia tra le preferite ed a chi ha letto fin qui!!!
 

Eru

 
 

   
 
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