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Autore: Ikumi91    21/09/2011    5 recensioni
[Remake della fanfiction "Obscure"]
Due anni sono passati dalla morte del dio Hades, ormai la pace regnava sulla Terra.
Almeno così sembrerebbe...
Un nemico ormai dimenticato da tempo reclamerà vendetta.
I Saint di Athena riusciranno a far ritornare la pace sul loro amato pianeta?
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un lampo squarciò il cielo plumbeo prossimo alla pioggia, il vento forte faceva smuovere la polvere del terreno arido e grigio senza alcuna traccia di vita, tranne per qualche ramo secco, residuo di quello che una volta, forse, era un terreno rigoglioso.
A parte l’ululare del vento e il fragore dei tuoni, non vi erano altri suoni.
In quell’immenso spazio vi erano due splendide donne l’una di fronte all’altra che con uno sguardo serio si osservavano, una delle due, quella con i capelli di un rosso molto acceso, cambiò espressione con una più divertita.
Iniziò a parlare l’altra donna, quella dagli intensi occhi azzurri:

“Lilith, non pensi che tutto questo sia sbagliato? Guarda come stai riducendo questa terra, non pensi che gli uomini abbiano bisogno di un’altra possibilità?” Aggrottò la fronte, sperava di riuscire a cambiare idea alla donna davanti a lei, non poteva lasciare che la sua Amata Terra andasse distrutta.
“Athena…” Pronunciò come prima cosa il nome della castana che aveva di fronte “L’uomo ha già avuto un’altra possibilità, ma guarda! Osserva con quale impertinenza stanno usufruendo di questa seconda opportunità! Devono essere distrutti una volta per tutte.” Asserì determinata nella sua decisione.
“Non te lo lascerò fare, io amo questa Terra e la difenderò fino a quanto avrò la forza di vivere.”
“Se è così allora diamo via a questa lotta per la distruzione o la salvezza dell’uomo...”



Un bambino dai capelli castano scuro stava fissando con interesse uno strano figuro situato a pochi metri da lui, quando lo vide comparire inarcò le labbra come se ne fosse entusiasta di guardare quello che aveva di fronte; una persona normale probabilmente ne avrebbe avuto timore, ma non lui. Ormai era abituato a vedere questo tipo di fenomeni.
Nell’aria si sentiva odore di bruciato e zolfo, segno che quella strana presenza non era di natura benefica, ma il bambino era troppo entusiasta quella notte per accorgersene, la strana forma prese le sembianze di una sagoma umana e l’unica cosa che si poteva intravedere in quell’ammasso di oscurità erano i suoi occhi bianchissimi, luminescenti per la precisione. I due non avevano ancora fiatato però il castano non aspettava altro che pronunciasse qualcosa, era curioso di sapere che voce avesse e così si tolse le coperte di dosso per sedersi in maniera più comoda rispetto a prima.
Il figuro assottigliò gli occhi verso il moccioso seduto sul letto, che fosse troppo stupido per comprendere l’attuale situazione? Se ne avesse avuto l’opportunità in quel momento gli avrebbe fatto provare un po’ di terrore, peccato che la situazione in un cui era implicato non glielo potesse permettere, non ora almeno. Il fattore positivo era il fatto di aver trovato finalmente qualcuno adatto per sé stesso, l’unico inghippo era che quel ragazzino fosse troppo giovane per i suoi piani. Ma se ne fregò, possedeva abbastanza pazienza per aspettare che crescesse.

“Mi sto annoiando, chi sei?”  Disse con sfrontatezza il più giovane dei due.
L’altro si lasciò sfuggire una risata. “Io?” Parlò, fingendo di essere sorpreso. “Un tuo amico.”
“Davvero? ” Sorrise.
“Certo, ti puoi fidare di me…” Disse il più gentile possibile.
Il bambino l’osservò per parecchi secondi prima di rispondere “Non ti credo.” Sorrise maggiormente.
“Che impertinente.” Ridacchiò, non a caso era sangue del suo sangue. “Allora che ne dici se ci conoscessimo? Anzi, facciamo un gioco.” Si sedette sul letto ed appoggiò un suo braccio sulle spalle del giovane, poi con una mano prese quasi con forza la mascella del bambino e fece girare il volto verso di lui e lo avvicinò. “Mhh, no… una proposta.” Disse.
Al fanciullo faceva male quella presa e con le sue due mani cercò di levarsi quella mano dal viso “Lasciami!” Gli ordinò. “Cosa vuoi da me?”
Il figuro iniziava a divertirsi e con un dito fece un piccolo taglio sulla guancia del bambino, e da quella ferita uscì del sangue, benché in piccolissime quantità. Mollò la presa e con il pollice asciugò il piccolo taglio, si leccò il dito. “ Già, dopotutto non siamo così estranei.” Commentò a bassa voce. Si alzò dal letto “ Bene, pidocchio, dato che non posso ucciderti e torturarti, non ora almeno,  te lo dico chiaro e tondo: tu mi servi, quindi facciamo un patto, che ne pensi?” Fece un sorriso sardonico che fu totalmente ignorato dal piccolo poiché in quella forma dell’essere sovrannaturale si potevano intravedere soltanto gli occhi.
Al bambino bruciava quella ferita, come se del fuoco ci si fosse appoggiato sopra ed iniziò a lamentarsi, “ahia…” d’istinto si massaggiò la guancia ed iniziò a lacrimare dal dolore.
“Ma come! Ti metti a piangere per così poco? Dai che sto iniziando a stufare, allora accetti?” Non gli piaceva essere ignorato, anche se per futili motivi.
“Cosa?” Sussurrò.
Grugnì  infastidito, “E pensare che ero venuto qui con buoni propositi.” Già, solitamente lui era di tutt’altro carattere ma per questo genere di cose aveva deciso una tattica più tranquilla, ed era sicuro di riuscirci. Si avvicinò nuovamente al giovane e gli curò la piccola ferita ed infine gli prese la piccola mano sinistra “ Vedi, se tu mi aiuterai, tu, ne ricaverai molti benefici”
“E quali?” Chiese diffidente, dopo quella stretta e la ferita aveva perso un po’ di coraggio, infondo era solo un bambino di otto anni, cosa bisognava pretendere?
“Quando sarai più grande capirai cose come donne, soldi, salute e molte altre cose… Allora?”
“No.” Prese un po’ di audacia.
L’essere sgranò gli occhi luminescenti. “Cosa?” Certo che ne poteva venire fuori uno meno problematico, la cosa lo tediava terribilmente, forse era meglio se gettava la maschera che si era costruito appositamente per il moccioso e usare i soliti metodi, la prossima volta non avrebbe più dato retta a sua sorella.
“Beh… Le bambine mi fanno schifo, i soldi non m’interessano e la salute sinceramente non la vorrei, così eviterei di andare a scuola. E poi non faccio patti con voi.”
“E allora che ne pensi se con me riceveresti forza e potere?” Pronunciò la frase con fare suadente in maniera tale lui accettasse la proposta. Solitamente questo tipo di cose allettavano non poco la gente, stupidi esseri umani, pensò. “Non vorresti essere più forte? Uhm?”
Il bambino rimase in silenzio e si mise a guardare le coperte sfatte: non sapeva che fare. Nessuno gli aveva mai fatto richieste del genere però, anche se aveva otto anni la forza la desiderava comunque, ma come la poteva desiderare solo un bambino, e quella voce che lo invitava ad accettare era una  tentazione in più per lui… Che fare? Si disse mentalmente. Poi rivolse lo sguardo verso il figuro ed aggrottò la fronte. Fece un lungo respirò e con aria decisa disse: “Accetto.”
Il figuro ridacchiò soddisfatto della sua risposta; era sicuro che avrebbe accettato e senza indugiare oltre strinse una mano del piccolo dalla quale iniziò a bruciare la forza vitale del ragazzino che in parte si stava trasferendo verso di lui e man mano che accadeva rideva sempre più sguaiatamente. Dopo qualche minuto mollò la presa. “Ahaha… Bene moccioso, ora abbiamo un patto. Tra nove anni ritornerò qui da te e riceverai quello che hai desiderato, ma con una piccola clausola che non ti sto a spiegare: Troppo noiosa. E fino ad allora non avrai più alcun ricordo di quello che è successo stanotte… Vabbeh, si è fatto tardi! Ci sentiamo, Edgard Steiner.” E svanì nel nulla, facendo venire un tremendo giramento di testa che fece svenire il bambino.

 

 

1988

Era una splendida mattinata di primavera, il tutto procedeva per il meglio e questo faceva rallegrare Athena: erano passati ben due anni dalla morte del Dio degli Inferi e durante quel periodo vi era stata la calma, sperava solo che continuasse pure nei prossimi anni avvenire.
Ormai Saori non usciva quasi mai dal Santuario, se non per qualche affare importante di lavoro riguardante la fondazione Grado e le giornate le passava quasi sempre all’interno del Tredicesimo Tempio, dove riceveva o impartiva ordini ai Saint. L’unica cosa che la rattristava è il non aver potuto riportare in vita i suoi fedeli Saint, poiché trai i suoi poteri divini non era in grado di far resuscitare nessuno. Oltre ai cinque Bronze Saint dalla quale l’hanno sempre seguita ciecamente gli altri Bronze ed alcuni Silver, ed infine si era salvato, in modo alquanto miracoloso, Kanon, il Gold Saint di Gemini.
Però durante questi due anni si erano aggiunte nuove leve per cercare di ricoprire i posti vacanti e magari riuscire a trovare un nuovo Gran Sacerdote, anche se al momento non vi era nessuno in grado di ricoprire l’incarico. E ci fu quasi il completo restauro di tutto il Santuario perché, durante la Guerra Sacra, era stato danneggiato in molte parti, specie le Dodici Case, ovviamente la ricostruzione fu possibile grazie ai finanziamenti della Dea Athena.
Saori si alzò dal trono di marmo in cui vi era seduta ed uscì dal Tredicesimo Tempio per prendersi una boccata d’aria che sicuramente le avrebbe fatto bene e quando fu fuori poté vedere gran parte del panorama, nello stesso istante si era alzato un leggero venticello che fece smuovere qualche foglia situata sul pavimento in marmo.
Da quel punto riusciva a vedere tutte le Dodici Case, e le prime volte pensava  sempre ai Gold periti, ma sapeva che era inutile farsi venire mille rimorsi, quindi era meglio andare avanti e continuare ad andare avanti… E possibilmente per un futuro migliore.
Sperava realmente che tutto fosse finito, così non vi sarebbero stati più alcun tipo di sacrifici.


Nel frattempo, nei campi d’addestramento, si svolgevano le solite attività giornaliere: scontri, allenamenti e via discorrendo. C’era sempre qualcuno che si rompeva qualche arto per gli eccessivi sforzi, ma essendo una cosa abbastanza regolare nessuno ci badava più di tanto, a parte i diretti interessati.
Oltre a questo vi erano molto spesso dei piccoli episodi e non certo piacevoli causati da due Saint, questi fatti continuavano da quasi due anni ed era meglio defilarsi se non si voleva rimanere coinvolti poiché ci si poteva rimettere la propria vita, sebbene nessuno dei due aveva mai alzato le mani contro l’altro, quindi meglio evitare. Però nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere trai due suddetti Saint, essendo due persone ligie al dovere e seri, tranne per gli atteggiamenti leggermente rissosi della donna.
E come accadeva quasi tutti i giorni, i due avevano iniziato a discutere:

“Ti ho detto che questo campo l'avevo prenotato.” Lo ripeté per una seconda volta, verso la donna che aveva davanti.
“E dove starebbe scritto, di grazia?” Disse una Shaina infastidita. “Da quanto ne so è sempre stato a libero uso. E poi sono venuta prima io: quindi vedi di andartene!” Cercò di levarselo di torno, senza badare alla differenza del loro grado nella gerarchia del Grande Tempio.
“Ti ricordo che sono un cavaliere d'oro, per giunta più grande di te, ergo, vedi di mostrarmi rispetto e lasciami questo posto.”
“COSA? Io-”
“BASTA!” Ad interromperli fu Marin, la Silver Saint dell’Aquila, ormai stufa della sceneggiata era intervenuta poiché non era certo uno spettacolo molto consono all’immagine del Santuario e verso le reclute “Questo spazio è abbastanza grande per voi due e le vostre reclute: potete benissimo dividervi gli spazi.”
I due Saint rimasero zitti per qualche secondo, poi ribatterono all’unisono: “Guarda che io non c'entro nulla è stat-”
“Smettila di ricopiarmi!” Sbottò Shaina quasi urlandogli nelle orecchie, sebbene lei fosse più bassa di lui.
“Per favore, basta!”  La bloccò nuovamente, poi riprese facendo un grosso sospiro. “Shaina, dovresti mostrare più rispetto verso un tuo superiore, e voi, potente Kanon, la prego di non dare corda a Shaina.” Si prese una piccola pausa. “Perché così state dando il cattivo esempio.” Finì il rimprovero.
“...”
“Me ne torno alla casa a cui presiedo; tutto questo mi ha fatto passare la voglia di tutto.” Si incamminò verso la terza casa e pensare che stava facendo di tutto per migliorare quel suo caratteraccio, ma con una scocciatura del genere la vedeva difficile e ovviamente faceva mandare via tutti i suoi buoni propositi.
Ma qualcuno lo fermò: “Scusi, ma noi che facciamo?” Disse un giovane indicando se stesso e i suoi compagni d'addestramento che attendevano ordini dal loro allenatore.
“Avete la giornata libera.” Li congedò e i ragazzini fecero un lieve inchino di ringraziamento e se ne andarono. Mentre Kanon si dirigeva al tempio dei Gemelli, durante il suo tragitto sorpassò Shun, il Cavaliere di Andromeda e June del Camaleonte, seduti su un grosso masso intenti a chiacchierare.
“Ciao Kanon!” Fu Shun il primo a rivolgergli la parola, l'interpellato si voltò un attimo verso lui e con un cenno alla testa lo salutò mentre si allontanava e non degnò lo sguardo alla bionda vicino, anche perché non gliene importava. “Deve essergli successo qualcosa...” Disse pensieroso il Bronze Saint, mettendo la mano sotto il mento.
June era rimasta ad osservare la scena e non se la prese più di tanto per non essere stata presa in considerazione e riportò lo sguardo verso il ragazzo dai capelli verdi. “Mah, a me sembra lo stesso...” Commentò. Va bene che lei lo conosceva veramente poco, ma da quel che sapeva era sempre stato un tipo taciturno.
“Non credo...” Disse, e si mise ad osservare il cielo limpido ed era felice; finalmente da due anni non vi erano più guerre e si sentiva sollevato da tutto ciò perché non avrebbe più combattuto. “Che bella giornata” fece un respiro profondo, in modo da poter sentire il profumo delle foglie degli albero poco lontani da loro.
“Già...” Sorrise da sotto la maschera, e si mise a guardare pure lei il cielo. June dopo la Guerra Sacra si trasferì al Grande Tempio siccome all’Isola di Andromeda non vi era rimasto più nessuno. E tutto sommato si trovava bene al Santuario. “Ma tuo fratello?” Chiese.
L'adolescente sospirò. “Da qualche parte nel mondo... L'ultima volta che si è fatto vivo è stato Dicembre, a Natale... Ormai ci sono abitato”
“Oh....” Non sapeva che dire, la bionda voleva molto bene a Shun e si sentiva come una sorella maggiore verso in fratellino per cui le dispiaceva di questo fatto; le sarebbe piaciuto che Ikki, suo reale fratello maggiore, fosse più presente.

Dopo il piccolo dialogo rimasero in silenzio per parecchi minuti ascoltando i vari suoni che vi erano e la maggior parte non era certo il dolce suono degli uccelli o del vento, ma suoni di pugni, calci, urla e molta altra roba abbastanza comune nelle palestre. June non sapendo cosa dire si mise a giocherellare con una ciocca dei propri capelli creando delle piccole treccine, invece il cavaliere di Andromeda invece iniziò a dondolarsi. Ma la situazione fu salvata dall’arrivo del Bronze Saint del Cigno.

“Hyoga! Credevo fossi in Siberia!” Si sorprese Shun, ed era molto felice di rivedere il suo amico.
“Infatti. Ma sono arrivato questa mattina e come prima cosa ho dato i miei saluti a Milady, poi mi sono messo a gironzolare per il Santuario fino a quando non ho visto Kanon e Shaina litigare... Credevo che dopo quella volta l'avrebbero smesso.”
“Allora avevo ragione...” Sorrise tra sé e sé. “Sono felice che tu sia qui”
“Anche io... Seiya e gli altri?”
“Seiya è qui al Grande Tempio, mio fratello Ikki è da qualche parte, come al solito e Shiryu si trova in Cina.”
A quelle parole Hyoga annuì, ed era felice che almeno Shun fosse in Grecia. “Che stavate facendo?” Chiese nuovamente il cavaliere del Cigno verso il ragazzo dai capelli verdi.
June era rimasta ad osservare i due Saint, e si sentiva lievemente fuori luogo in quei discorsi, poi decise di rispondergli al posto del suo migliore amico: “Chiacchieravamo del più e del meno, dato che non avevamo nulla da fare...”
“Capisco, senti Shun: Ti andrebbe di venire con me in città?”
“Ehm, mi piacerebbe, ma non voglio abbandonare June.” Poi gli venne un’idea. “June… Ti andrebbe di venire con noi, sempre se Hyoga vuole…”
“Cosa? No, no, no Shun, vai pure. Mi troverò qualcosa da fare. Davvero.”
“Ma June...”
“Ooh Shun, stai tranquillo dai, su, troverò qualcosa e divertiti!”
“Va bene, come vuoi.” Gli dispiaceva lasciarla da sola, ma se insisteva allora era meglio lasciar stare. Si alzò dalla roccia e raggiunge il biondo e prima di andarsene salutò la sua amica con la mano, poco dopo si allontanò insieme all'amico.

Già, qualcosa da fare, ma cosa?
Per mezz'ora rimase seduta sul masso senza nulla da fare, colta dalla noia decise di andare verso i campi d'addestramento per vedere come andava la situazione e se vi era bisogno di qualche aiuto. Quando arrivò in lontananza notò la figura di Marin intenta ad allenarsi da sola, in disparte da tutti.

“Ehy Marin!” Salutò alzando una mano.
Tra un calcio e l'altro sferrato nell'aria, la Sacerdotessa in questione le rivolse la parola: “ June, ciao...” Si fermò. “Sei venuta ad allenarti pure tu?”
“Nono... E che mi stavo annoiando ed ho deciso di venire qua a vedere se c'era qualcosa d'interessante...” Si guardò attorno. “Ho saputo del litigio tra Shaina e Kanon.” Sorrise da sotto la maschera.
“Oh sì... L'ennesimo... Sono dovuta intervenire per farli smettere.” Raccontò.
“Capisco. Chissà se un giorno riusciranno a smetterla...”
“Io lo spero, ma con dei soggetti simili la vedo dura...” Appoggiò entrambe le mani sui fianchi. Forse l’unica soluzione era quella di non farli mai incontrare, ma dovendo abitare entrambi al Santuario sarebbe stata un po’ dura. E scartò immediatamente la convivenza forzata poiché sicuramente si sarebbero autodistrutti l’un l’altra.
“Già, sarebbe più probabilmente un'invasione di locuste anziché una loro tregua...” E si misero a ridere. “ Ma Shaina?”
“Mmh, qualche metro più in là, sta letteralmente massacrando quei ragazzi.” Cosa che era abbastanza normale per una tipa come lei, ma quando finiva di litigare col Saint di Gemini era fin peggio del solito e qualcuno rischiava sempre le penne.
“Poverini, non vorrei essere nei loro panni.” Fortuna che era già diventata Cavaliere, anche se ancora oggi si domandava come ci fosse riuscita dato che non aveva grandi doti combattive. “Bella giornata, vero?”
“Già e dato che sei qui…. Che dici di allenarci insieme?” E dal tono di voce sembrava più un ordine anziché una proposta e June lo capì perfettamente.
“No! Ehm… Avevo deciso di andare a trovare una personcina, sai…” Si stava allontanando sempre più.
Marin, accorgendosene subito l’afferrò per un braccio “Ora tu ti allenerai, capito? Non puoi stare tutto il giorno a panciolle!” La rimproverò.
“Ma noo… Ti prego, odio fare esercizi fisici…” Piagnucolò.
“E invece sì che li farai, signorina; sei o no un Saint di Athena?”
“… Sì.”
“E allora alleniamoci.”
“…Ok…” Dovevo andare con Shun e Hyoga, lo sapevo! Pensò. E fu così che si allenò controvoglia con la Silver per tutta la giornata.

 

Note dell'autrice:
Eccomi, sì, come avete capito ho riniziato la mia vecchia Fict... L'ho fatto perché non mi piaceva più e non stava venendo come avevo inizialmente pensato, spero solo che abbiate gradito questo capitolo! Come avrete notato sto aggiungendo varie parti ed alcune scene invece, sono state anticipate, beh, spero che vi piaccia!

   
 
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